GUGLIELMO di Champeaux

Enciclopedia Italiana (1933)

GUGLIELMO di Champeaux

Francesco Pelster

Insegnante a Parigi, arcidiacono di Notre-Dame, vi godé secondo Abelardo grande riputazione. Nella Pasqua del 1109 o poco più tardi, rinunziò alle sue cariche, e fondò la celebre scuola di San Vittore. Eletto vescovo di Châlonssur-Marne nel 1113, si dedicò con zelo al nuovo ufficio, e fu amico e difensore del nuovo ordine di S. Bernardo, che probabilmente da lui fu consacrato sacerdote e abate. Morî nel 1122.

G. è noto per il suo atteggiamento nella celebre disputa sugli universali, nella quale, secondo Abelardo, sostenne un realismo estremo, affermando che tutti gl'individui di una data specie concordano nell'essenza e si distinguono solo per gli accidenti. In conseguenza della risposta di Abelardo, il quale obiettò che in tale spiegazione una stessa essenza poteva avere nello stesso tempo accidenti contraddittorî, egli ricorse alla nuova dottrina dell'"indifferenza"; secondo cui gl'individui avrebbero non la stessa essenza, ma solo una somigliante. Nel campo teologico G., con Anselmo di Laon, è uno dei primi rappresentanti della cosiddetta "letteratura delle Quaestiones". Recentemente furono pubblicate sue quaestiones su problemi teologici, quali l'origine dell'anima (in cui G. sostiene il creazionismo), l'Eucaristia (su cui egli testifica che ancora ai suoi tempi veniva somministrata l'Eucaristia sotto forma di vino ai bambini battezzati), il matrimonio e la simonia.

Scritti: De sacramento altaris; De origine animae; e un Diploma, in Patrol. Lat., CLXIII, coll. 1039-1044; l'autenticità del Dialogus inter Christianum et Iudaeum non è punto sicura; le Quaestiones in G. Lefèvre, Les variations de G. de Ch. et la question des universaux, Lilla 1898.

Bibl.: M. Grabmann, Geschichte der schol. Methode, II, Friburgo 1911, pp. 136-157; P. Godet, in Diction. de théol. cath., VI, coll. 1976-1977; M. de Wulf, Histoire de la philos. médiévale, I, Lovanio 1925, pp. 139-141; Ueberweg-Geyer, Geschichte der patr. und schol. Philosophie, Berlino 1928, pp. 206-210.