FRANCESCO, Guglielmo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRANCESCO (Francescus, Francisius), Guglielmo

Fulvio Delle Donne

L'anno di nascita non è noto, ma probabilmente è da collocarsi intorno agli anni Sessanta o Settanta del XII secolo. In una pergamena del dicembre 1203, conservata presso l'Archivio di Montevergine (n. 1189), si menziona un Guglielmo del "quondam" Giovanni e fratello di un altro Giovanni, mentre in un'altra, dell'ottobre 1216, conservata presso lo stesso monastero (n. 1406), si parla ancora di un Guglielmo figlio "quondam Iohannis". Il F. potrebbe essere, allora, figlio di Giovanni "miles de Castello Cigale" ricordato nel maggio 1156 in un documento del monastero di Montevergine (Codice diplomatico verginiano, a cura di P.M. Tropeano, IV, Montevergine 1980, p. 183 n. 348) e fratello di quel Giovanni che nel febbraio 1172 appare in una cartula offertionis come marito di Mabilia (ibid., V, ibid. 1981, p. 68 n. 420; VI, ibid. 1982, p. 166 n. 544) e che sarebbe morto dopo il luglio 1204 (Arch. di Montevergine, perg. 1199). Il F. dovette nascere in uno dei possedimenti della famiglia Francesco, che si estendevano anche su Aversa e Capaccio. Se si tratta della stessa persona di cui si parla nel Liber inquisitionum Caroli I pro feudatariis Regni (B. Capasso, Hist. dipl., pp. 346 s.), fu signore di Postiglione ed ebbe due figli, Tancredi e Guglielmo.

Il F. è attestato come magister regis, ed è l'unico, presente a corte, che viene menzionato con tale titolo per il periodo dell'infanzia di Federico II di Svevia. Il titolo di magister non indicava un determinato cursus studiorum seguito presso una scuola superiore o uno Studium: denotava soltanto una più o meno precisa competenza in una determinata disciplina. Non è possibile sapere con certezza in che cosa il F. fosse magister, ma si può presumere che si trattasse della "grammatica", il cui insegnamento comprendeva sia la lingua sia la letteratura. Dovette essere lui il primo istitutore del futuro stupor mundi; l'istruzione da lui impartita non dovette, comunque, andare al di là di quella più propriamente elementare.

Il F. fu testimone della presa del Castellammare di Palermo nel novembre 1201 da parte di Marquardo di Annweiler, cosa di cui diede dettagliate informazioni, tramite un suo messo, a Rainaldo, vescovo di Capua, che a sua volta le trasmise ad Innocenzo III in una lettera di poco posteriore al 5 novembre di quell'anno (Hampe, pp. 592-595). La relazione del F. dovette essere precisa e ricca di connotazioni drammatiche: il 17 ott. 1201 Marquardo espugnò Palermo e il 1° novembre entrò nel castello, dove si era rifugiato Federico protetto dal F., magister regis. In quella relazione il F. raccontò a Rainaldo che Federico, tradito dalle guardie che dovevano provvedere alla sua protezione, oppose tutte le sue forze di bambino ai sacrileghi soldati che lo volevano catturare.

Un'altra attestazione del F. si ha in una quietanza del 28 genn. 1209 (Arch. di Montevergine, perg. 1270). In essa Dipoldo di Schweinspeunt, capitano e gran giustiziere di Puglia e Terra di Lavoro, e suo fratello Sigfrido, conte di Alife, rinunciano, in cambio di un risarcimento di 120 once d'oro secondo il peso di Salerno, a tutte le rivendicazioni nei confronti del monastero di Montevergine e degli homines di Mercogliano per l'aiuto e la protezione forniti al F. nella sua fuga. A quanto si può desumere da quello che viene brevemente detto nel documento, il F. era stato catturato da Dipoldo e, probabilmente, imprigionato all'interno del monastero e affidato alla custodia dell'abate e dei monaci. Dalla sua fuga era derivato un grave danno per Dipoldo e la liberazione del F. doveva essere riscattata con la consegna della rocca di Capaccio, di grande importanza strategica per il partito papale. Il fatto che il F. era stato imprigionato a Montevergine lascia pensare che egli si trovasse allora nei vicini possedimenti della sua famiglia, e quindi non più accanto al giovane sovrano. Si avvalora così l'ipotesi che il F. sia stato tutore e maestro di Federico II soltanto nella prima fanciullezza del sovrano. Non sappiamo, tuttavia, per quale motivo e in quale momento il F. venne catturato da Dipoldo.

Come mostra l'episodio della presa del palazzo di Palermo, il F. era un fedele sostenitore di Federico II contro le pretese di Marquardo di Annweiler e doveva esser considerato un nemico anche di Dipoldo di Schweinspeunt. Quello della "minorità" di Federico fu infatti un periodo di torbidi e di confusione politica che vide spesso minacciata l'autorità del legittimo sovrano, descritto nelle cronache come "agnus inter lupos". Bisogna dire, tuttavia, che il citato documento del gennaio 1209 presenta alcune incongruenze: in esso, infatti, Dipoldo si dichiara capitano e gran giustiziere, e questo potrebbe significare che Federico II si fosse conciliato, in quel periodo, con il potente feudatario. Tuttavia, proprio allora Ottone IV, di cui Dipoldo era partigiano, stava preparando la sua spedizione in Italia. Nasce quindi il legittimo sospetto che il documento, una quietanza che liberava i monaci di Montevergine da ogni ulteriore obbligo (conservato, del resto, unicamente nell'archivio di quel monastero) sia un falso: questa possibilità appare, tra l'altro, ancora più plausibile in considerazione del fatto che spesso il sospetto di falsificazione grava sui documenti di questo tipo custoditi in quell'archivio e ne rende sempre problematica l'utilizzazione. Pur ammettendo che il documento sia un falso, non deve, però, necessariamente conseguirne un rigetto delle notizie relative al Francesco. La falsificazione, semmai, dovrebbe riguardare soltanto la dichiarazione di quietanza e quindi il pagamento delle 120 once d'oro. Era, infatti, proprio la sapiente inserzione di elementi non veritieri nella trama di eventi reali, a tutti noti, a rendere verosimile il falso e a corroborarne il valore probatorio. L'aiuto dovette, quindi, essere effettivamente fornito al F., e in un'occasione, comunque, cronologicamente non troppo lontana da quella dichiarata: probabilmente nel 1210, anno in cui Dipoldo fu nominato da Ottone IV capitano e gran giustiziere di Puglia e Terra di Lavoro. Nello stesso anno, del resto, era penetrato nel Regno alla guida dell'esercito imperiale, e in quell'occasione doveva aver fatto prigioniero il F., fedele del re Federico II.

Per gli anni successivi non disponiamo di altre attestazioni sicuramente relative al Francesco. Solo in un documento dell'ottobre 1225, in cui Giacomo Francesco, fratello del F., giustiziere imperiale, emette una sentenza in favore di S. Maria di Nocera, viene nominato procuratore "pro parte imperialis curie" il magister Guglielmo Francesco. È difficile, tuttavia, dire se si tratta proprio della stessa persona, dal momento che per molti anni del F. non si trovano altre testimonianze. Qualora questo documento si riferisse effettivamente al F., allora la data della sua morte sarebbe posteriore al 1225.

Fonti e Bibl.: Archivio dell'Abbazia di Montevergine, pergg. 1189, 1199, 1270, 1406; J.L.A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici II imperatoris, II, Paris 1852, p. 519; B. Capasso, Historia diplomatica Regni Siciliae inde ab anno 1250 ad annum 1266, Napoli 1874, pp. 346 s.; Abbazia di Montevergine, Regesto delle pergamene, a cura di G. Mongelli, II, Roma 1957, nn. 1189, 1406; K. Hampe, Aus der Kindheit Kaiser Friedrichs II., in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, XXII (1901), pp. 592-595; H. Niese, Materialien zur Geschichte Kaiser Friedrichs II., in Nachrichten der K. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, philol.-hist. Klasse, 1912, pp. 388, 398 s.; F. Schneider, Kaiser Friedrich II. und seine Bedeutung für das Elsass, in Elsass-Lothringisches Jarbuch, IX (1930), p. 148; T.C. Van Cleve, The emperor Frederick II of Hohenstaufen. Immutator mundi, Oxford 1972, pp. 46 s., 62; E. Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano 1976, pp. 23 ss., 34, 741; C.A. Willemsen, Sulla gioventù di Federico II, in Studi storici meridionali, I (1981), pp. 267-289; Id., Über die Kindheit Friedrichs II., in Potere, società e popolo tra età normanna ed età sveva (1189-1210) (Atti delle quinte giornate normanno-sveve, Bari-Conversano 1981), Bari 1983, pp. 117 ss.; R. Neumann, Parteibildungen im Königreich Sizilien währed der Unmündigkeit Friedrichs II. (1198-1208), Frankfurt a. M. 1986, pp. 120 s.; D. Abulafia, Federico II. Un imperatore medievale, Torino 1990, p. 83; W. Stürner, Friedrich II., I, Darmstadt 1992, pp. 98 s.; E. Cuozzo, La nobiltà dell'Italia meridionale e gli Hohenstaufen, Salerno 1995, pp. 157 s.

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