LIBRI, Guglielmo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LIBRI (Libri Carucci), Guglielmo

Livia Giacardi

Nacque a Firenze il 2 genn. 1802 da Giorgio, conte di Bagnano, e da Rosa Del Rosso, entrambi appartenenti a famiglie dell'antica nobiltà toscana. Per quanto fosse di salute cagionevole e sebbene la sua infanzia fosse stata turbata dal difficile rapporto tra i genitori, il L. ebbe un'educazione eccellente e si iscrisse all'Università di Pisa all'età di 14 anni. Dopo aver intrapreso studi giuridici, si rivolse ben presto alle scienze naturali, addottorandosi nel giugno 1820. In quell'anno pubblicò il primo lavoro scientifico, Memoria sopra la teoria dei numeri (Firenze 1820), che lo fece conoscere in Italia e all'estero attirò l'attenzione di C. Babbage, di A.-L. Cauchy e di K.F. Gauss. Dal 1821 fu membro dell'Accademia dei Georgofili e nel 1824 fu nominato socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino, essendosi fatto apprezzare con lo studio Mémoire sur divers points d'analyse (in Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino, XXVIII [1824], pp. 251-280). Appena ventunenne, nel 1823, il L. fu chiamato a insegnare fisica matematica all'Università di Pisa, ma nell'ottobre dell'anno successivo chiese e ottenne di essere sollevato dall'insegnamento, con conservazione del titolo e dello stipendio, per poter visitare i principali centri scientifici europei.

Si recò allora a Parigi facendo tappa a Torino e a Ginevra, dove si trattenne per sei mesi. Il L. stesso descrive in modo vivace nel suo diario l'ingresso nel mondo scientifico parigino e racconta gli incontri con celebri matematici e fisici quali D.-F. Arago, Cauchy, J.-L. Gay-Lussac, S.-D. Poisson, A.-M. Ampère, Sophie Germain, J.-B.-J. Fourier, P.-S. Laplace. Presentò alcuni studi di matematica e di fisica all'Académie des sciences ed entrò in contatto con importanti personaggi della Chiesa e della politica, fra i quali F. Guizot, con cui iniziò una duratura amicizia.

Tornato in Toscana nell'estate del 1825, nel giro di pochi anni pubblicò un buon numero di memorie matematiche e fisiche scegliendo come lingua il francese allo scopo di dare maggiore diffusione ai suoi risultati.

La maggior parte dei suoi studi sono raccolti nel volume Mémoires de mathématique et de physique (Pisa 1827), poi ristampato con l'aggiunta di altri lavori due anni più tardi (Firenze 1829). Queste memorie, tutte ripubblicate nel Journal für die reine und angewandte Mathematik (VII [1831] e IX [1832]), vertono sulla teoria dei numeri - tema poco coltivato in Italia -, sulla risoluzione di equazioni indeterminate con l'uso delle serie, sulle funzioni discontinue e sulla teoria del calore.

In questo periodo il L. iniziò a interessarsi di storia della scienza allo scopo, soprattutto, di riportare alla luce scoperte e fatti scientifici del passato dimenticati o sconosciuti. Il suo progetto iniziale era una storia della "riforma scientifica" nella Toscana del XVII secolo con il proposito, come scrisse all'amica Hortènse Allart, da un lato di mostrare come in campo scientifico l'Italia sia stata avanti rispetto a tutta l'Europa e di illustrare l'influenza delle scoperte scientifiche anche in campo applicativo e, dall'altro, di indurre gli storici a studiare le opere dei grandi scienziati italiani (Maccioni Ruju - Mostert, p. 59). Gli interessi storici lo indirizzarono in modo naturale alla ricerca di manoscritti e documenti d'archivio e alimentarono la sua grande passione per i libri.

Al ritorno dal viaggio a Parigi l'Accademia dei Georgofili lo aveva nominato direttore della biblioteca, ma dopo poco più di un anno, nel dicembre 1826, il L. rassegnò le dimissioni e si rifugiò in campagna per dedicarsi esclusivamente allo studio. Nei pochi mesi del suo mandato erano venuti a mancare parecchi volumi e, invitato a rendere conto di ciò, il L. si giustificò in modo non troppo convincente; tuttavia l'Accademia preferì evitare lo scandalo e mise a tacere la vicenda.

Alla fine del 1829 lasciò di nuovo Firenze e si recò a Milano, dove si soffermò più del previsto a studiare e a copiare il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci presso la Biblioteca Ambrosiana. Dopo una breve permanenza a Torino, nel giugno 1830 raggiunse Parigi, dove riallacciò le amicizie annodate durante il primo soggiorno e riprese gli studi matematici continuando anche a coltivare gli interessi storici; in particolare si dedicò all'esame e alla decifrazione dei manoscritti di Leonardo da Vinci conservati nella Bibliothèque Mazarine.

Il clima politico parigino era notevolmente mutato. Carlo X aveva introdotto misure via via più reazionarie provocando un crescente e generale malcontento che culminò nella rivoluzione del luglio 1830. Il L. vi partecipò attivamente con molti altri intellettuali, e nel gennaio 1831 fece ritorno in Toscana imbevuto di spirito rivoluzionario. Il desiderio di ottenere dal granduca Leopoldo la firma di una costituzione lo spinse a organizzare con un gruppo di amici un'insurrezione che avrebbe dovuto sorprendere Leopoldo al teatro della Pergola la sera del "berlingaccio" (il giovedì grasso fiorentino), ma l'azione progettata fallì.

Il L. fu costretto, per disposizione della polizia, a lasciare Firenze e a non tornarvi senza autorizzazione. Dopo un breve soggiorno nel Sud della Francia, dove entrò in contatto con G. Mazzini, partì alla volta di Parigi con l'intenzione di proseguire lì la sua carriera scientifica.

Iniziava così una nuova fase della sua vita, quella dei successi accademici e della graduale affermazione degli interessi nel campo della storia delle scienze: bene inserito negli ambienti scientifici, culturali e politici parigini, nel febbraio 1833 il L. ottenne la cittadinanza francese e, nel marzo successivo, alla morte del matematico A.-M. Legendre, fu eletto membro della Section de géométrie dell'Académie des sciences. In quell'anno, grazie all'appoggio di Arago, iniziò, come supplente di S.-F. Lacroix, l'insegnamento al Collège de France, tenendo il corso di calcolo infinitesimale e anche lezioni sulla storia delle scienze. Nel 1843, alla morte di Lacroix, divenne titolare del corso e il suo insegnamento affrontò temi di geometria differenziale e di teoria dei numeri e delle funzioni ellittiche. Nel novembre del 1834 il L. fu chiamato alla Sorbona come professore supplente di calcolo delle probabilità sulla cattedra vacante a causa della morte di J.-N.-P. Hachette. Nel 1832 iniziò inoltre la sua collaborazione alla Revue des deux mondes, fondata e diretta da F. Buloz e, nel 1838, entrò a far parte del comitato editoriale del prestigioso Journal des savants.

Risalgono a questo periodo alcuni articoli di analisi matematica, fra cui quelli sulla teoria delle equazioni differenziali lineari (cfr. Mémoire sur la résolution des équations algébriques dont les racines ont entre elles un rapport donné et sur l'intégration des équations différentielles linéaires dont les intégrales particulières peuvent s'exprimer les unes par les autres, in Journal für die reine und angewandte Mathematik, X [1833], pp. 167-194; Note sur les rapports qui existent entre la théorie des équations algébriques et la théorie des équations linéaires aux différentielles et aux différences, in Journal de mathématiques pures et appliquées, I [1836], pp. 10-13; Mémoire sur la théorie générale des équations différentielles linéaires à deux variables, in Comptes-rendus de l'Académie des sciences, VIII [1839], pp. 732-741). Il merito principale del L. l'aver per primo attirato l'attenzione dei matematici sull'analogia fra le equazioni differenziali lineari e quelle algebriche, cosa che ha largamente determinato lo sviluppo della teoria nel XIX secolo. L'interesse per la matematica pura poco a poco lasciò il posto alle ricerche sulla storia della scienza ed è soprattutto in questo settore che il L. diede i contributi più rilevanti. Ritornò al suo primitivo progetto, e lo ampliò fino a comprendere lo studio della storia della scienza in tutta l'Italia fino al Seicento. La sua Histoire des sciences mathématiques en Italie, depuis la renaissance des lettres jusqu'à la fin du XVIIe siècle (Paris 1838-41) per quanto incompiuta - dei 6 volumi progettati solo 4 furono pubblicati - è un'opera classica nel settore. La stampa era iniziata nel 1835 e il primo volume era già pronto quando un incendio distrusse il magazzino dell'editore e le copie ivi giacenti. La ristampa del primo volume poté apparire solo nel 1838.

Nell'Histoire non solo si intrecciano la passione del bibliofilo e l'erudizione storica, ma si assiste anche allo sforzo di conciliare la tradizione erudita con una visione dello sviluppo storico delle scienze in Italia, dagli Etruschi e i Romani sino a Galilei, inquadrato nella storia civile e politica. "L'historien - scriveva il L. - doit toujours faire connaître ce que les sciences ont reçu de la société et ce qu'elles lui ont donné" (I, p. XIII); pertanto deve "uscir de' libri e guardare agli strumenti de' mestieri, alle macchine mecaniche e alle opere di belle arti che serbaron viva la pratica delle osservazioni e l'applicazione delle scienze" (Discorso intorno alla storia scientifica della Toscana, in Antologia, novembre, 1831, pp. 1-17). Questo punto di vista giustifica le ampie digressioni su diversi aspetti apparentemente estranei a una storia delle matematiche, quali per esempio l'origine della lingua etrusca (I, pp. 14-16), i viaggi di Marco Polo (II, p. 140), l'arte militare (II, p. 224) o ancora C. Colombo e la scoperta dell'America (III, pp. 68-85). Nelle ampie note che occupano circa la metà di ogni volume il L. mette a disposizione degli studiosi importanti documenti inediti o difficilmente reperibili quali l'introduzione e la parte algebrica del Liber abaci di L. Fibonacci (II, pp. 287-304, 307-479) e il Trattato d'abaco, più tardi attribuito a Piero della Francesca (III, pp. 288-343).

La grande passione di bibliofilo consentì al L. di portare alla luce importanti raccolte di manoscritti. Fra queste particolarmente rilevante è la collezione del matematico L.-F.-A. Arbogast che conteneva lettere e manoscritti inediti del matematico P. de Fermat. A essi e all'opera scientifica del matematico il L. dedicò una serie di articoli apparsi nel Journal des savants (1839, pp. 539-561; 1841, pp. 267-279; 1845, pp. 682-694) e nella Revue des deux mondes (Fermat, sa vie et ses travaux, 15 maggio 1845, pp. 679-707) che costituiscono un altro importante contributo alla storia delle matematiche.

A Parigi il L. aveva ormai acquisito una forte posizione accademica e sociale, ma si era anche procurato dei nemici sia per lo spirito polemico, sia per le posizioni politiche e il suo dichiarato anticlericalismo. I frequenti scontri su temi scientifici e soprattutto le critiche sul modo di gestire le questioni dell'accademia gli valsero l'ostilità di Arago, segretario dell'Académie des sciences, e dei suoi protetti. Fra questi, il giovane e valente Joseph Liouville non esitò a segnalare errori e lacune nelle memorie scientifiche del L. e a colpire così la sua reputazione di matematico. Inoltre il repubblicano Arago non poteva condividere la posizione politica moderata di cui il L. si faceva sostenitore negli anni Quaranta dalle colonne del Journal des débats, ribadendo più volte l'importanza di realizzare con mezzi legali ogni progetto di riforma.

Se la sua fama di matematico era un poco offuscata, invece la sua abilità a localizzare, leggere e datare i manoscritti e gli studi da lui pubblicati continuavano a essere apprezzati. Quando nell'estate del 1841 fu creata una speciale commissione con il compito di stendere un catalogo dei fondi manoscritti delle biblioteche e degli archivi francesi, il L. ne fu nominato segretario. Il lavoro svolto da allora fino agli inizi del 1846, quando rassegnò le sue dimissioni, risulta dal primo volume del Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques des départements (Paris 1849). Alla metà degli anni Quaranta la biblioteca del L. contava oltre 1800 manoscritti e 40.000 volumi a stampa provenienti da aste, da acquisizioni di importanti fondi privati e, in parte, come fu provato in seguito, da appropriazione indebita. Dopo la prima denuncia anonima di furto, il L. mise in vendita la sua preziosa collezione di manoscritti, che fu acquistata da lord B. Ashburnham. Nuove denunce anonime indussero il procuratore del re ad avviare indagini, ma il dossier prodotto - per la verità privo di prove consistenti - fu archiviato da Guizot.

La situazione cambiò drasticamente quando la rivoluzione del febbraio 1848, che portò alla proclamazione della seconda Repubblica, privò il L. della protezione di Guizot. Il dossier fu pubblicato in Le National, il giornale di Arago, ministro del governo repubblicano provvisorio, e il L. fu costretto a partire precipitosamente per l'Inghilterra, dove poteva contare sull'appoggio di amici quali A. Panizzi, conservatore al British Museum, e il matematico A. De Morgan. Pur nella fretta, egli riuscì a portare con sé la parte più importante della sua biblioteca.

I procedimenti legali contro il L. furono istituiti ufficialmente nel marzo 1848 e fu creata un'apposita commissione di indagine. Nel maggio 1850 fu pubblicato l'Acte d'accusation nei suoi confronti, nonostante egli avesse scritto in sua difesa vari pamphlet in cui, presentandosi come un perseguitato politico, evidenziava gli errori contenuti nel dossier e sottolineava la totale mancanza di prove. In giugno fu aperto il processo che comminò al L. in contumacia la condanna a dieci anni di reclusione. L'Acte era sicuramente meglio argomentato del dossier, ma dava adito a dubbi sulla regolarità dell'istruttoria. Comunque il L. non poté evitare le conseguenze immediate della condanna e fu rimosso dai ruoli della Légion d'honneur, dell'Università, del Collège de France e dell'Académie des sciences.

In quell'anno ottenne la cittadinanza britannica e sposò l'amica Mélanie Double Collins che lo aveva raggiunto a Londra e che generosamente lo sostenne fino alla sua morte. Grazie a Mélanie e all'aiuto incondizionato dei vecchi amici P. Mérimée e Guizot, il L. riuscì infatti alla fine del 1857 a rientrare in possesso delle sue carte e dei libri - circa 15.000 volumi - di origine non sospetta ancora conservati a Parigi. La petizione inviata al Senato imperiale con la richiesta di riabilitazione ebbe, invece, esito negativo.

Nonostante il tempo e le energie dedicate alla sua difesa, durante gli anni londinesi il L. continuò il commercio di libri, e per le dieci aste che tenne fra il 1849 e il 1865 preparò egli stesso i cataloghi, inaugurando un nuovo stile: la descrizione era arricchita con note storiche sull'autore e sullo stampatore, con dettagli sconosciuti e curiosità che fanno dei suoi repertori delle fonti utili per bibliofili, ma anche per storici.

Nella primavera del 1865 morì la moglie Mélanie; nel 1867 sposò la giovane inglese Helen de la Motte e con lei nel 1868 fece ritorno in Italia per rivedere i parenti e gli amici che avevano continuato a stimarlo.

Il L. morì a Fiesole il 28 sett. 1869 e fu sepolto a San Miniato.

Le responsabilità penali del L. furono provate in modo decisivo solo dopo la sua morte grazie al lavoro puntuale e alle ricerche minuziose di Léopold Delisle, amministratore generale della Bibliothèque nationale, che riuscì a ricostruire i furti e le falsificazioni (cfr.: Delisle; Fumagalli, pp. 95-106; Maccioni Ruju - Mostert, pp. 320-331) e a riportare in Francia nel 1888 i manoscritti rubati negoziandone l'acquisto dall'erede di lord Ashburnham. Il resto della collezione Libri posseduta dagli Ashburnham era stato acquistato nel 1884 dallo Stato italiano e depositato a Firenze nella Biblioteca Medicea Laurenziana.

Fonti e Bibl.: Un elenco dettagliato delle fonti archivistiche si trova in Maccioni Ruju - Mostert (pp. 407-410). Tra le sedi in cui tali fonti sono reperibili: Firenze, Biblioteca Moreniana e Biblioteca Medicea Laurenziana; Lewes, East Sussex County Archives; Londra, British Library e British Museum; Oxford, Bodleian Library; Parigi, Archives nationales, Bibliothèque de l'Arsenal, Bibliothèque Mazarine e Bibliothèque nationale. Si veda, da ultimo, A. Del Centina - A. Fiocca, L'archivio di G. L., dalla sua dispersione ai fondi della Biblioteca Moreniana, Firenze 2004.

La bibliografia sul L. è sterminata: bibliografie molto ampie e l'elenco delle pubblicazioni del L. sono in Fumagalli (pp. 169-186) e Maccioni Ruju - Mostert (pp. 410-434).

A. Stiattesi, Commentario storico-scientifico sulla vita e le opere del conte G. L., Firenze 1879; L. Delisle, Catalogue des manuscrits des fonds Libri et Barrois, Paris 1888; G. Loria, G. L. come storico della scienza (1918), in Id., Scritti, conferenze, discorsi sulla storia delle matematiche, Padova 1937, pp. 345-370; G. Candido, Il fondo "Palagi-Libri" della Biblioteca Moreniana di Firenze, in Atti del II Congresso dell'Unione matematica italiana, Bologna… 1940, Roma 1942, pp. 841-885; A. Procissi, Sopra una questione di teoria dei numeri di G. L., ed una lettera inedita di A. Cauchy, in Boll. della Unione matematica italiana, s. 3, I (1946), pp. 46-51; A. Procissi, Gli studi di E. Betti sulla teoria di Galois nella corrispondenza Betti-Libri, ibid., VIII (1953), pp. 315-328; F. Tricomi, G. L. - Carrucci, in Matematici italiani del primo secolo dello Stato unitario, in Memorie dell'Acc. delle scienze di Torino, s. 4, I (1962), pp. 66 s.; G. Fumagalli, G. L., Firenze 1963; S.S. Demidov, On the history of the theory of linear differential equations, in Archive of history of exact sciences, XXVIII (1983), pp. 369-387; M. Fubini Leuzzi, Gli studi scientifici in Italia nell'età della Restaurazione secondo l'ottica di G. L., in I due primi secoli della Accademia delle scienze di Torino. Atti del Convegno… 1983, I, Realtà accademica piemontese dal Settecento allo Stato unitario, Torino 1985, pp. 251-273; L. Giacardi, G. L., in Bibliotheca mathematica. Documenti per la storia della matematica nelle biblioteche torinesi, a cura di L. Giacardi - C.S. Roero, Torino 1987, p. 139; A. Procissi, G. L. come storico della matematica e amico di gioventù di G. Capponi, in Pietro Riccardi (1828-1898) e la storiografia delle matematiche in Italia. Atti del Convegno… 1987, a cura di F. Barbieri - F. Cattelani Degani, Modena 1989, pp. 171-179; S. Giuntini, Le carte Libri conservate alla Bibl. Moreniana di Firenze, ibid., pp. 239-253; A. Maccioni Ruju - M. Mostert, The life and times of G. L. (1802-1869), scientist, patriot, scholar, journalist and thief. A nineteenth century story, Hilversum 1995 (con ampia bibl.); La matematica in Italia, 1800-1950 (catal.), a cura di E. Giusti - L. Pepe, Firenze 2001, pp. 100, 103.

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