Cavalcanti, Guido

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Poeta (Firenze intorno al 1258 - ivi 1300). Di famiglia guelfa (dice Giovanni Villani che era una "delle più possenti case di genti, di possessione e di avere in Firenze"), figlio di Cavalcante, fu promesso in matrimonio nel 1267 a Beatrice, figlia di Farinata degli Uberti, per la pacificazione delle parti avverse. Prese parte alla vita pubblica di Firenze; e, nella divisione dei Guelfi, fu con i Cerchi (Bianchi) contro i Donati. Nel 1284 è, con Brunetto Latini e Dino Compagni, nel Consiglio generale del Comune. Il 10 maggio del 1300, in seguito a tumulti, fu esiliato a Sarzana con gli altri capi delle due fazioni. Ammalatosi e richiamato in patria, morì alla fine di agosto. Spirito aristocratico, abile dialettico ("cortese e ardito, ma sdegnoso e solitario e intento allo studio" lo definisce il Compagni) dominò tra la gioventù intellettuale del suo tempo per la nobiltà del suo filosofare (secondo motivi aristotelico-averroistici) e della sua arte. Il Villani dice che "era, come filosofo, virtudioso uomo in più cose, se non ch'era troppo tenero e stizzoso", e il Boccaccio lo definisce "un de' miglior loici che avesse il mondo ed ottimo filosofo naturale". Fu in sostanza il capo riconosciuto di quell'accolta di poeti raffinati che poi è stata chiamata dello "stil nuovo". Nella canzone Donna me prega diede fondamenti filosofici alla teoria dell'amante fedele d'Amore; ma oltre che per questa canzone e altre poche rime filosofiche, il C. è modernamente ammirato anche per alcune soavi e malinconiche poesie, specialmente ballate, nelle quali domina il tema della paura e della morte.

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