GUIDO da Pavia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)

GUIDO da Pavia

Maria Luisa Ceccarelli Lemut

Di origine pavese, niente ci è noto della sua vita che sia precedente la sua comparsa nelle fonti in qualità di vescovo di Pisa. La prima notizia sul suo episcopato risale infatti al 15 ag. 1061, allorché Ildebrando del fu Alcherio gli donò le sue proprietà con il castello di Lari in Val di Cascina, nella diocesi di Lucca.

L'ultima attestazione del suo predecessore, Opizo, risale al 7 ott. 1059. Può darsi che alla designazione del nuovo presule non fosse estraneo il marchese di Toscana, Goffredo il Barbuto: possiamo anche ritenere che G., secondo la prassi allora in uso, abbia ricevuto sia la consacrazione per mano del metropolita, il pontefice Niccolò II, sia l'investitura da parte del giovanissimo re Enrico IV: quest'ultimo atto avrebbe dovuto aver luogo nei primi mesi del 1060. Si può osservare che nello stesso periodo vi furono altri due vescovi lombardi in importanti sedi toscane: il milanese Anselmo da Baggio a Lucca (1056-73) e il pavese Pietro Mezzabarba a Firenze (1058-68 circa). È stata anche avanzata l'ipotesi, per la comune provenienza lombarda, di un rapporto privilegiato tra G. e Anselmo da Baggio, eletto papa con il nome di Alessandro II il 1° ott. 1061.

La documentazione relativa all'episcopato di G. è prevalentemente di tipo patrimoniale, soprattutto livelli e alcune donazioni alla Chiesa pisana. Il primo documento noto, del 15 ag. 1061, lo vede appunto ricevere per la sua Chiesa una donazione, alla quale si riferiscono altri atti successivi, tesi a perfezionare e tutelare l'acquisto: il 15 genn. 1067 tale Enrico del fu Moro rinunciò a ogni diritto sui beni posti nei castelli di Colle (in Val di Fine presso Rosignano Marittimo) e di Lari, oggetto della donazione del 1061, e il possesso di queste medesime proprietà fu riconosciuto a G. e alla Chiesa pisana nel placito presieduto a Pisa il 31 ag. 1067 da Goffredo il Barbuto. Questi beni erano dislocati sia nella diocesi di Pisa (Colle) sia in quella di Lucca (Lari), segno di quella espansione del patrimonio vescovile al di fuori dell'ambito diocesano che rappresentò uno dei mezzi utilizzati dalla città di Pisa per ampliare il contado e affermare il proprio controllo territoriale. Le altre donazioni si riferiscono invece all'ambito diocesano: proprietà in Val di Tora presso l'odierna Collesalvetti il 18 e il 19 ott. 1065 e a Calci il 5 ott. 1069.

Tra i quattordici livelli concessi da G. a coltivatori (sei) e a non coltivatori (otto), particolarmente interessanti appaiono i due relativi a porzioni di chiese battesimali oppure al loro patrimonio, attribuiti a membri del clero e a loro figli, e i tre conferiti ancora a ecclesiastici ma riguardanti proprietà vescovili, secondo la prassi tradizionale della trasmissione di terre e uffici ecclesiastici ai chierici e ai loro discendenti nell'intento di assicurare la continuità dell'ufficiatura e la ricognizione delle terre ecclesiastiche.

Nei primi anni dell'episcopato di G., e precisamente nel 1064, fu dato inizio all'edificazione della nuova cattedrale, mentre i Pisani davano ulteriore prova della loro attività marittima antisaracena con la vittoriosa impresa contro Palermo. Un'indicazione del ruolo di rilievo assunto da G. nel progetto edilizio è data dall'epigrafe, attualmente apposta sulla facciata dell'edificio, che magnifica la costruzione e ricorda il prestigio di cui il presule godeva presso le supreme autorità, il re Enrico IV e il pontefice Gregorio VII, in un momento in cui ancora non era scoppiato il contrasto tra i due. È stata avanzata l'ipotesi che G. abbia potuto avere una funzione importante nelle vicende del monumento, sia nella fase di progettazione sia in quella di attuazione, magari designando l'architetto stesso e forse ispirando gli elementi lombardi presenti nella costruzione.

Se i documenti considerati sopra testimoniano la prosecuzione di aspetti tradizionali, altri elementi si collegano al movimento di riforma della Chiesa allora in atto. In primo luogo nel corso del suo episcopato si manifestarono a Pisa istanze riformatrici tese a promuovere la vita comune presso la canonica della cattedrale e lo stesso G., proseguendo il progetto di estendere l'ambito della vita canonicale già avviato dal suo predecessore Opizo (che aveva patrocinato il collegio canonicale della pieve dei Ss. Maria, Michele e Giovanni di Fine), istituì nell'anno 1072 (calcolato secondo il computo: 25 marzo 1071 - 24 marzo 1072) una canonica regolare nella chiesa cittadina di S. Pietro in Vincoli, dipendente dalla Chiesa vescovile. Nello stesso contesto riformatore s'inserisce anche l'installazione, in quegli stessi anni, di una filiale del monastero benedettino maschile di S. Gorgonio dell'isola della Gorgona nel suburbio orientale della città, nella chiesa dei Ss. Vito, Melchiade e Gorgonio, presso cui quei benedettini eressero poi un cenobio.

Conferme del prestigio goduto da G. vengono dalla sua presenza ai placiti presieduti a Pisa rispettivamente da Goffredo il Barbuto il 7 maggio 1063 e dalla sua vedova Beatrice di Lorena con il genero Goffredo il Gobbo il 17 genn. 1073. Infine, da una lettera non precisamente databile del papa Alessandro II apprendiamo che G. era stato incaricato di una legazione in Francia: è questa la prima attestazione di un tale ufficio attribuito a un presule pisano, segno dell'importanza della sede vescovile ma anche dell'autorevolezza del personaggio.

G. morì l'8 apr. 1076.

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