FLAUBERT, Gustave

Enciclopedia Italiana (1932)

FLAUBERT, Gustave

Luigi Foscolo Benedetto

Nacque a Rouen il 12 dicembre 1821. Il padre, Achille-Cléophas (1784-1846), dotato di tutte le qualità che il figlio attribuisce in Madame Bovary al dottor Larivière, era chirurgo primario all'Ospedale maggiore di Rouen; la madre, Anne-Justine-Caroline Fleuriot (1793-1872), proprietaria di beni terrieri considerevoli, era nativa di Pont-l'Eveque e figlia essa pure di un medico: il F. ha dato i suoi tratti, fisici e morali, alla Madame Aubain di Un cøur simple. Delle vaghe tradizioni familiari hanno tenuto il F. nell'illusione di avere nell'ascendenza materna degli antenati romanzeschi - un compagno di Roberto il Guiscardo nella conquista della Sicilia, un corsaro partecipe della scoperta del Canada, un capo vandeano - ma si ha oggi la prova che si tratta di pure leggende. Ebbe un fratello Achille, di sei anni maggiore, continuatore dell'arte paterna, il quale restò del tutto estraneo al suo sviluppo spirituale; e una sorella, Carolina, di due anni più giovane, che crebbe insieme con lui in una confidente intimità e che morì appena ventitreenne, dopo aver dato alla luce una bimba (Carolina Hamard, che fu poi Madame Commanville e da ultimo Madame Franklin-Grout). Compiuti gli studî secondarî a Rouen (1832-1840), il F. fu dalla famiglia indirizzato agli studi giuridici e mandato a Parigi. Ma non gli riuscì in alcun modo di adattarsi a un tal tipo di studî. Fin dai più teneri anni il suo ingegno impressionabile e ardente si era aperto alle seduzioni letterarie; la sua prima giovinezza, sotto le apparenze tranquille e nonostante la borghese solidità dell'ambiente, era stata tutta una romantica orgia della fantasia e del sentimento; si era inebbriato di poesia; si era dati per compagni e maestri gli assertori più augusti del credo romantico, Chateaubriand, Byron, Hugo; un amico più vecchio di lui di cinque anni, A. Le Poittevin, come lui innamorato di poesia e di pensiero, lo aveva iniziato alla vita delle idee, al culto di Goethe; dall'intenso fermento interiore era già scaturita, per gl'intimi, una produzione copiosa - forse senza l'uguale per precocità nella storia delle lettere - confessione di un'anima che si viene plasmando romanticamente e che già intravede come solo ideale la creazione solitaria dell'artista lontano dalle brutture quotidiane e dalle passioni transeunti. Già autore di pagine anche per noi non volgari (Mémoires d'un fou, 1838; Novembre, 1842), egli imprendeva durante il suo studentato parigino (febbraio 1843) una Éducation sentimentale, per concretare, nelle forme ampie e obiettive di un romanzo alla Balzac, le sue prime conclusioni sulla vita: lo sfiorire dei sogni giovanili al contatto col reale. Nel gennaio 1844 un gravissimo male nervoso (che fu dai famigliari, e certamente anche da lui, interpretato come epilessia) venne improvvisamente a troncare i suoi studî e a dare come il suggello della fatalità ai suoi propositi d'isolamento e di rinuncia, di esistenza tutta dedita all'arte. L'ultima parte della Éducation sentimentale (terminata il 7 gennaio 1845) traduce in un vero e proprio programma di vita la sua giovanile chimera: un'esistenza tutta interiore. Nel 1846, mortigli il padre e la sorella Carolina, egli si stabilisce con la madre e con la nipotina a Croisset, in una loro proprietà solitaria, sulle rive della Senna, nelle vicinanze di Rouen. Quivi trascorse, si può dire, tutta la vita, fedele alla disciplina, che s'era imposta, in uno sforzo appassionato di elevazione e di creazione. La sua vita esterna è povera di avvenimenti. Un viaggio in Bretagna (1847); un lungo viaggio in Oriente (ottobre 1849-maggio 1851); alcuni soggiorni invernali a Parigi (a partire dal 1857); l'amore procelloso di una Musa, Louise Colet (1846-principio del 1855); fervide amicizie intellettuali (Le Poittevin, Bouilhet, Du Camp, Turgenev, G. Sand, Maupassant); qualche animato convegno letterario; l'intelligente familiarità di una gran dama, la principessa Matilde; lo schianto, nel '70, per la Francia invasa e umiliata, per il suo Croisset profanato, per la caduta dell'Impero; la morte della madre; il dissesto finanziario della nipote idolatrata, generosamente arginato col sacrificio di tutta la propria fortuna; il disagio economico degli ultimi anni, ecco le sole grandi avventure della sua esistenza pratica.

La sua storia è essenzialmente la storia dei suoi capolavori. Né alludiamo, naturalmente, alle sole vicende esterne dei suoi libri (per Madame Bovary esse furono particolarmente drammatiche: il romanziere evitò a stento, grazie al prestigio e all'eloquenza del suo difensore, il Senard, una condanna del tribunale penale). Nel silenzio operoso di Croisset egli viene prendendo sempre più netta coscienza della propria missione letteraria: completare e purificare la rivoluzione romantica, liberando dalle tare deformanti (autobiografismo, disordine passionale, asservimento ad interessi extra-artistici) il suo ideale di verità e di bellezza. Per il primo in Francia perviene al concetto di stile, inteso come forma, come creazione estetica pura. Con che intensità abbia vissuto il problema teorico dell'arte appare dalla sua Correspondance (specie dalle lettere a L. Colet e a G. Sand) oggi ancora, soprattutto per questo, una delle letture più suggestive. Fanatico, fino all'assurdo, della propria dottrina, egli vuole che le sue opere ne siano l'applicazione sempre più rigorosa: per evitare la "personalità" egli comprime il lirismo; per non sottostare come artista alle sue passioni di uomo egli si rifugia nell'ironia: maschera ingenua che non nasconde a nessuno il suo vero pensiero e che mette come una stonatura nella lirica purità delle sue fedi. Oltreché delle battaglie d'arte, tutte le sue opere - preparate con tenace lentezza, con lavoro di anni, senza indietreggiare dinnanzi a nessun sacrificio - sono per il F. il pretesto per crearsi, spiritualmente, una determinata forma di vita. Sono feste della fantasia, ebbrezze del pensiero; alle gioie dell'arte si mescolano le gioie della meditazione e della ricerca. Di là il sempre maggior frammentamento dei suoi libri: serie di episodî in sé autonomi, ché ogni particolare è vissuto con la massima intensità, con la pienezza emozionale che dovrebbe avere l'insieme. Di là parimenti, con l'aumentare degli anni, un'attenzione sempre maggiore ai problemi contemporanei e un più vivo contrasto - artisticamente funesto - tra la sua coscienza di uomo moderno e la sua dottrina intransigente di un'arte impersonale, impassibile, inattuale, fine a sé stessa. Il primo grande lavoro, dopo la crisi giovanile del 1844-45, fu la Tentation de Saint Antoine (1ª red., terminata nel settembre 1849, pubbl. postuma nel 1910 nella ed. Conard delle Øuvres compl.) magnifica espansione lirica, sintesi delle sue più alte rêveries giovanili, prima obiettivazione del turbinoso romanticismo che ingombrava il suo animo. Stranamente disorganica, con difetti evidenti, l'opera parve impubblicabile agl'intimi dello scrittore, il Bouilhet e il Du Camp, e l'A. si piegò al loro verdetto. Madame Bovary (1857) riprende il tema della prima Éducation sentimentale: l'urto dei sogni romantici con la realtà quotidiana. Infrenata la fantasia col legarla ad una storia reale e a un ambiente preciso, il F. riesce a inserire nella verità umana il poema del disinganno che l'ossessionava fin dall'infanzia. Riesce a dominare il suo sogno abbassandolo, incarnandolo in un'eroina troppo impari alla propria chimera. Ma la pietà e l'ironia restano mirabilmente congiunte. Il sogno conserva qualcosa del suo carattere divino; solleva Madame Bovary al disopra del minuscolo ignobile mondo che la circonda; l'illusione meschina ha la potenza e la fatalità di una fede. Il successo della Bovary incoraggiò il F. a tentativi più ardui. Salammbô (24 nov. 1862) e l'Éducation sentimentale (17 nov. 1869) segnano la piena maturità del suo genio. Bisogna, per comprenderle, non separarle. Salammbô è la vita come egli la sogna: incendio pittoresco di passioni grandi e inflessibili, libero spiegarsi degl'istinti nella gran festa del mondo, unità di tutto l'essere verso uno scopo degno: vita che solo l'antichità ha realizzato. L'Éducation sentimentale è l'umanità moderna: naufragio di piccole volontà dietro scopi meschini, indifferenza od ostilità alla libera bellezza delle forme e degl'istinti. Entrambe le opere sono un'attuazione piena della dottrina. Ciascuna raggiunge una prodigiosa potenza l'effetto d'insieme che il F. si è proposto: un violento barbaglio di luci, una grigia attediata penombra. Il F. crea per ognuno dei due mondi il suo stile (si confrontino il capitolo Sous la tente e l'incontro finale di Frédéric e Madame Arnoux; la pesante architettura di Salammbô e la dispersione del racconto nell'Éducation). Uguale per i due libri è l'illusione di raggiungere l'impersonalità mercé la più meticolosa documentazione. Ma per quanto mirabile sia stato nei dettagli lo sforzo del ricostruttore, in tutte e due le opere l'obiettività della visione storica resta illusoria: è troppo brutale e spasmodica l'antichità com'è troppo insignificante la vita moderna. Dopo quei due capolavori il F. più non si rinnova. Le due nuove grandi opere: la Tentation de Saint Antoine (aprile 1874, 3ª redazione; a un rimaneggiamento della prima aveva proceduto nel 1856, con l'intenzione di pubblicarla insieme con la Bovary, ma poi le persecuzioni giudiziarie contro quest'ultima ne lo avevano distolto) e Bouvard et Pécuchet (troncato dalla morte) confermano la sua potenza di stilista, ma riescono inferiori alla sua genialità di creatore. L'ironia pietosa si appesantisce in riso materiale, in sarcasmo. Nell'una e nell'altra opera è ritentato il prodigio della Bovary: ridere dell'ideale senza negarlo. Il povero eremita egiziano è sollevato ai vertici del pensiero moderno; i due modesti copisti s'innalzano a poco a poco fino al sommo della saggezza flaubertiana: il senso dell'universale bêtise. Ma in entrambe le opere è troppo penoso il contrasto tra la piccolezza dei protagonisti e la vastità delle loro esperienze: manca una ispirazione chiara e unitaria. Un cøur simple (1876) è ancora una conquista geniale: vi riappare più profonda ed austera la silenziosa pietà che aveva creato Charles Bovary e Madame Arnoux. Saint Julien l'Hospitalier e Hérodias, gioielli perfetti, riaffermano, contro il naturalismo positivista, il culto della forma, della pura bellezza. Dei progetti svariatissimi (tra gli altri quello di un romanzo sulle Termopile), dei tentativi teatrali (uno solo arrivò alla ribalta, ma senza successo, Le Candidat, 11-14 marzo 1874) provano il vivo fervore, fino all'ultimo, delle sue ambizioni letterarie.

La morte lo colpì all'improvviso a Croisset l'8 maggio 1880. La grande villa "bianca, dal muro tappezzato di rose" che il F. tanto amò, fu demolita nel 1881 e c'è oggi al suo posto una cartiera. Sopravvive il piccolo padiglione in riva al fiume, oggi trasformato in Museo Flaubert. Ma finché visse la nipote Carolina Franklin-Grout, il vero Museo Flaubert fu costituito dalla villa Tanit di Cannes ove essa abitava e dove vennero conservati fino al 28 aprile 1931, con tutti gli oggetti che più gli erano stati cari, tutte le carte del romanziere. Eccettuati i manoscritti delle opere maggiori, lasciati per testamento a pubbliche biblioteche, tutto il resto fu allora messo all'asta e disperso (Nouvelles Littéraires, 16 maggio 1931).

Ediz.: Il F. ha avuto per principali editori M. Lévy (edizioni originali di Madame Bovary, Salammbô, Éducation sentimentale, Dernières chansons di Bouilhet) e Georgss Charpentier (edizioni originali della Tentation e dei Trois Contes). Hanno pubblicato le opere complete di F., oltre alla casa Charpentier (oggi Fasquelle), l'editore Lemerre (10 voll. in-16.1874-1885), l'edit. Quantin (8 voll. in-8, 1885), il Conard (18 voll. 2ª ed., 1921 segg.). la Librairie de France (ed. "del centenario", 12 voll. in-8 grande, 1921-1925). Per la Correspondance è da consultare il testo della ediz. "del centenario" o quello della 2ª ed. Conard. Quanto al carteggio tra F. e la Sand è raccomandabile il volume speciale, Correspondance entre G. Sand et G. F., edito da Calman-Lévy, s. d. Per le lettere alla principessa Matilde cfr. il volumetto curato dal conte Primoli: Lettres inédites à la princesse Matilde (Parigi 1927). Tra gl'inediti che vengono apparendo isolatamente si veda il Chant de la courtisane (in Le manuscrit autographe, maggio-giugno 1927); cfr. pure E. W. Fischer, Études sur F. inédit, Lipsia 1908. Sono numerose le edizioni separate delle singole opere; frequenti quelle di lusso. Da segnalare, tra le altre, le edizioni Ferroud di Hérodias (1892, con prefazione di A. France), di Un cøur simple (1894), di La légende de Saint Julien l'Hospitalier (1895, con prefazione di M. Schwob), di Salammbô (1900), della Tentation (1907); l'ediz. Quantin di Salammbô del 1887; la Madame Bovary e la Salammbô della casa editrice Le livre (1921 e 1923); l'ediz. Carteret di Madame Bovary (1927); l'ediz. di Un cøur simple a cura della Société Normande du livre illustré (1903); l'ediz. Piazza di Bouvard et Pécuchet (1904) ecc. Sono assai numerose le traduzioni, specialmente in inglese, in tedesco, in italiano. Nessuna delle versioni italiane è stilisticamente all'altezza dell'originale. È considerata come un capolavoro la traduzione russa che fece della Tentation il Turgenev.

Bibl.: Studî e fonti biografiche. Oltre alla Correspondance del F. stesso (cfr. R. Dumesnil, En marge de Flaubert, Parigi 1928), sono importanti i Souvenirs littéraires di M. Du Camp (circa la loro attendibilità, cfr. E. Maynial, Le jeunesse de F., Parigi 1913 e F. et son milieu, Paris 1927); il Journal dei Goncourt (da vedersi pure il loro Charles Demailly); la Histoire d'un soldat e Lui di L. Colet; i souvenirs intimes di Madame Commanville (preposti al 1° vol. della Correspondance). V. anche R. Dumesnil, F., son hérédité, son milieu, sa méthode, Parigi 1905; R. Descharmes, F., sa vie, son caractère et ses idées avant 1857, Parigi 1909; R. Descharmes et R. Dumesnil, Autour de F., Parigi 1912 (2 volumi di studî prevalentemente storici e documentarî con un saggio bibliografico generale); gli scritti sopracitati del Maynial; F. Seillière, Le romantisme des réalistes, G. F., Parigi 1914; L. P. Shanks, Flaubert's Youth (1821-1845), Baltimore 1927; A. Albalat, G. F. et ses amis, Parigi 1927. V. pure lettres inédites de Guy de Maupassant à G. F., a cura di P. Borel, Parigi 1929. Inaccettabile il tentativo psicanalitico di T. Reik, F. und seine "Versuchung des heiligen Antonio"), Minden 1912. Sugli antenati di F. v. Rouault de la Vigne, in Journal de Rouen, 24 dicembre 1921 e 8 marzo 1922; Gérard-Gailly, F. et les fantômes de Trouville, Parigi 1930.

Studî critici. Sainte-Beuve, Caus. du lundi, XIII (3ª ediz.), p. 346 segg.; Nouv. lundis, IV, p. 30 segg.; Bourget, Essais de psychologie contemporaine, Parigi 1917, I, p. 127 segg.; Moupassant, Étude (cfr. ediz. Conard di Madame Bovary, p. 540 segg.); E. Zola, Les romanciers naturalistes, Parigi 1881, p. 125 segg.; E. Faguet, G. F., Parigi 1899; A. Cassagne, La théorie de l'art pour l'art en France chez les derniers romantiques et les preimers réalistes, Parigi 1906; L. Bertrand, G. F., Parigi 1912; E. L. Ferrère, L'esthétique de G. F., Parigi, 1913; J. de Gaultier, Le génie de F., Parigi 1913; B. Croce, Flaubert, in Critica, XVIII (1920); M. Proust, A propos du style de F., in Nouv. Rev. franç, genn. 1920; A. Thibaudet, G. F., sa vie, ses romans, son style, Parigi 1922; G. Toffanin, F. critico e l'ultimo De Sanctis, in Cultura, 1921; V. Lugli, Flaubert, in Riv. d'Italia, 15 giugno 1926; L. Le Sidaner, G. F. son øuvre, Parigi 1931. Sulle opere giovanili da vedersi soprattutto: A. Coleman, F.s literary development ecc., Baltimora 1914; Some sources of. F. Smarh, in Modern Lang notes, aprile 1925; L. Degoumois, F. à l'école de Goethe, Ginevra 1925. Su Madame Bovary: R. Dumesnil, La publication de Madame Bovary, 3ª ed., Parigi 1928. Su Salammbô: L. F. Benedetto, Le origini di Salammbô. Studio sul realismo storico del F., Firenze 1921; sull'Éducation sentim. e su Bouvard et Pécuchet il citato En marge de F. del Dumesnil. Sull'Éducation sentimentale e su Un cøur simple il citato lavoro di Gérad-Gailly; R. Descharmes, Autour de Bouvard et Pécuchet, Études documentaires et critiques, Parigi 1921; la tesi recente di D.-L. Demorest, À travers les plans, manuscrits, brouillons de Bouvard et Pécuchet.