STRAFFORELLO, Gustavo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STRAFFORELLO, Gustavo

Marco Soresina

– Nacque il 12 luglio 1818 a Porto Maurizio (Imperia), da Leonardo, esponente di una numerosa famiglia che commerciava olii. Non si conosce il nome della madre.

Studiò nel collegio barnabita di Finale, sviluppando l’interesse per le lingue straniere, che rafforzò partecipando alle attività commerciali della famiglia e viaggiando per l’Europa. Già nei primi anni Quaranta collaborava con i giornali torinesi Il Subalpino (poi Rivista italiana) e Letture di famiglia, con il giornale popolare di Parma Il Facchino e con molti altri. Nel 1848 si trasferì a Torino ed entrò in stretti rapporti con l’editore Giuseppe Pomba; Lorenzo Valerio e Cesare Correnti lo coinvolsero nei giornali La Concordia e Il Diritto, e scrisse frequentemente anche per Il Cimento e poi per la Rivista contemporanea. Dopo l’Unità, si segnalano tra le più assidue collaborazioni giornalistiche quelle per la Rivista europea e La Civiltà italiana, quest’ultima diretta da Angelo De Gubernatis, che divenne suo amico.

Sulle riviste scrisse essenzialmente rassegne di letteratura straniera, traduzioni di racconti e saggi. La prima specializzazione del poligrafo Strafforello fu appunto la divulgazione della letteratura europea in Italia, con predilezione per i romanzi di argomento storico e per i prosatori romantici. Tradusse autori francesi (Alexandre Dumas padre, Edmond About), russi (Michail Jur′evič Lermontov), danesi (Hans Peter Holst), tedeschi (Paul von Heyse, Amely Bölte, Berthold Auerbach, Mathilde Raven ecc.) e di lingua inglese (Nathaniel Hawthorne, Ralph Waldo Emerson ecc.). Tra gli anglofoni, con una certa originalità privilegiò le scrittrici, come Diana Louisa Macdonald e George Eliot, della quale pubblicò Romola. Romanzo storico (Milano 1868), ambientato nella Firenze di Girolamo Savonarola. I romanzi in traduzione erano adattamenti piuttosto radicali dei testi, amputati e chiosati qua e là dove pareva opportuno al traduttore, il quale con lo pseudonimo di Spiritus Asper si dilettava anche nella scrittura di romanzi a imitazione dei suoi autori preferiti, Mark Twain soprattutto, come in Biscù. Romanzo comico dell’avvenire (Treviso 1902). Ridimensionando un progetto a lungo preparato, ma da nessuno finanziato, pubblicò il volumetto Letteratura americana (Milano 1884), che fu il primo lavoro di tal genere in Italia. Un’altra prova letterario-divulgativa fu Shakspeare [sic] e i suoi tempi. Romanzo storico-biografico (I-II, Torino 1870), nel quale una biografia romanzata di Shakespeare si intrecciava con riassunti e divagazioni storiche a partire dai suoi drammi e dalle sue commedie.

Dagli anni Sessanta divenne un protagonista del genere della letteratura lavorista, volta cioè a divulgare le virtù dell’operosità, dell’impegno nel lavoro e dell’attitudine al sacrificio.

Presso l’editore Treves tradusse le conferenze dello scozzese Samuel Smiles, Self-Help (1859), come Chi si aiuta Dio l’aiuta, ovvero Storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi in tutti i rami della umana attività (Milano 1865). Il titolo italiano stemperava l’etica individualistica del calvinista scozzese, suggerendo piuttosto un’interpretazione provvidenziale, più vicina al cattolicesimo italiano. La traduzione era molto libera, ometteva alcuni passaggi del testo originario, ne rivoluzionava l’organizzazione in capitoli, inseriva note esplicative e vi premetteva alcune considerazioni su religione e moralità. Il successo fu molto grande e le ristampe numerose, al punto che all’inizio del Novecento si erano vendute 150.000 copie dell’opera.

Continuò con intensità la pubblicazione di testi didattico-didascalici volti all’educazione dei ceti popolari. Seguendo una moda del tempo per la letteratura paremiologica, nel 1868 pubblicò La sapienza del popolo spiegata al popolo ossia I proverbi di tutte le nazioni (Milano; poi ampliato in tre volumi, Torino 1883), che traeva origine da sentenze e aforismi già inseriti nel Giornale pel popolo. L’editore Pomba coinvolse Strafforello nella redazione della sua Nuova enciclopedia popolare (nata nel 1841), basata sulla traduzione di voci enciclopediche dall’inglese, francese e tedesco, e dopo il 1854 nell’attività della casa editrice UTET, presso la quale fu tra gli animatori della collana Biblioteca educativa per il popolo italiano, nel cui ambito pubblicò Il nuovo Chi si aiuta Dio l’aiuta (Torino 1870) e, tra gli altri, I fenomeni della vita industriale spiegati al popolo (Torino 1870); Storia popolare del progresso materiale negli ultimi cento anni (Torino 1871); Gli eroi del lavoro proposti all’imitazione del popolo italiano (Torino 1872); La questione sociale ovvero Capitale e lavoro. Ammaestramenti e consigli agli operai (Torino 1872).

In ognuno dei volumi, tra consigli pratici e aforismi si rendevano esplicite le intenzioni della pedagogia dell’autore, incentrata sulla razionalità della tecnica, l’ottimismo di una irremovibile volontà, la saggezza della vita e del pensiero semplice, il rifiuto dei ‘sofismi’ delle dottrine sovversive, a cominciare dal socialismo propugnato dall’Internazionale, poiché «il dualismo esiziale fra il capitale e il lavoro [...] è un semplice malinteso» (La questione sociale, cit., p. 3). Il lavoro non era avversario del capitale, anzi essi costituivano un unico mondo industrioso che esprimeva il vero eroe del tempo, l’homo faber, come illustrato per esempio in Storia di cinque lavoranti inventori ricavata dall’originale inglese di S. Smiles e annotata (Firenze 1869), o nel più tardo adattamento di altra opera di Smiles, Inventori e industriali (Firenze 1884).

L’illustrazione della scienza e della tecnica, intesa come storia del progresso e dell’operosità umana, venne perseguita anche con decine di altre opere pubblicate nell’ultimo venticinquennio del secolo per gli editori Barbera, Treves, Paravia, Bocca, Voghera di Roma, Giannotta di Catania. Partecipò anche all’esordio della fortunata serie dei Manuali dell’editore Hoepli, per i quali scrisse, tra gli altri, Errori e pregiudizi volgari confutati colla scorta della scienza e del raziocinio (Milano 1883) e Le battaglie per la vita e la scelta di una professione. Precetti, esempi ed aneddoti (Milano 1901).

Rispetto agli esordi, la posizione di Strafforello nella pubblicistica didattico-didascalica si era evoluta verso una più accentuata laicità, non scevra da motivazioni patriottiche. Già nel citato Il nuovo Chi si aiuta Dio l’aiuta aveva manifestato l’auspicio che la Chiesa si riconciliasse con la civiltà moderna e abbandonasse le pretese temporali; in seguito aveva resa esplicita la sua adesione ai principi del darwinismo, per poi subire decisamente l’influenza del mainstream positivista, tipico dell’ambiente della Torino di fine secolo in cui operava. Tali orientamenti erano evidenti nella sua produzione di divulgazione della scienza, della storia (traduzioni delle opere del francese Victor Duruy) e della geografia. In questi ambiti le opere più importanti furono: Nuovi principii di geologia e paleontologia (Roma 1872), perlopiù tradotti da scritti del geologo scozzese Charles Lyell, cui seguirono la direzione del Dizionario universale di geografia e storia compilato da una società di scienziati italiani, presso l’editore Treves (I-II, Milano 1873); la traduzione, con molti aggiustamenti, dell’opera del geografo austriaco Friedrich von Hellwald, La Terra e l’uomo (I-VI, Torino 1885-1886); e ancora la traduzione con rimaneggiamenti e aggiunte di Il commercio e i suoi mezzi (I-II, Torino 1890-1891), nell’ambito della pubblicazione dell’opera dell’ingegnere tedesco Franz Reuleaux, Le grandi scoperte e le loro applicazioni..., che la UTET realizzò in nove volumi. Rientrano in questo orientamento maggiormente positivista anche le opere più tarde, come La scienza ricreativa (Torino 1900), su astronomia e teorie cosmogoniche, e Il progresso della scienza (Torino 1902).

L’attenzione per la geografia fisica ed economica assunse forme decisamente più sistematiche con l’ambiziosa opera La patria. Geografia dell’Italia, che compilò «colla collaborazione di altri distinti scrittori» a partire dal 1890 in trentadue volumi (Torino 1890-1905). Con una dettagliata articolazione per province, La patria costituiva una celebrazione della bellezza e soprattutto della prosperità industriosa dell’Italia; una grandezza ormai compiuta, anche sotto il profilo della potenza militare.

Pure nei suoi anni più tardi la produzione di Strafforello fu molto eclettica. In Lettere ai morti (Torino 1896), attraverso l’artificio letterario dell’epistola a un grande del passato (da s. Agostino a Voltaire), attaccava con ironia alcuni miti e mode del suo tempo, dall’impiegomania all’urbanesimo, dal divorzio alla cremazione dei cadaveri. Esplicitamente politico fu Governi e partiti al principio del nuovo secolo (Catania 1902).

Con intenti educativi e moralistici, l’opera illustrava l’evoluzione storica di alcune grandi questioni dei sistemi politici moderni (imposte, libertà di stampa, forma di governo), passava in rassegna le principali dottrine socialiste e di riforma sociale per mostrarne «la vacuità e l’inapplicabilità» (p. VI), e complessivamente si inscriveva nell’ambito della letteratura antiparlamentare, poiché la polemica partitica e le mediazioni parlamentari avrebbero privato il sovrano del suo pieno potere esecutivo, indebolendo la patria.

Tutte le opere ebbero numerose edizioni; quelle enciclopediche subirono integrazioni e modificazione dei titoli, così da rendere sterminata la produzione editoriale di Strafforello, che è quantificabile in oltre trecento titoli.

Era coniugato con Teresa Cicala. Morì a Porto Maurizio tra il 3 e il 4 marzo 1903.

Opere. Oltre a quelle citate nel testo si segnalano: Il nuovo Monte-Cristo. Memorie d’un emigrato (romanzo, Firenze 1856); L’Italia nei canti dei poeti stranieri contemporanei (Torino 1859); la traduzione, cui aggiunse note e rettificazioni della Storia universale degli ultimi quattro anni, 1856-1860, di Wolfgang Menzel, Milano 1861; L’Europa in fin di secolo. Popoli e nazioni (Roma 1899); I vecchi e l’arte di prolungare la vita (Catania 1901).

Fonti e Bibl.: Raccolte di sue lettere si trovano a Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Carteggi vari, cass. 308 (10 lettere a Eugenio S. Camerini 1864-74); cass. 119 (109 lettere ad Angelo de Gubernatis 1870-93); a Milano, Museo del Risorgimento, Carteggio Cesare Correnti, s.v. (27 lettere, 1876-86). Alcune lettere all’editore Barbera sono pubblicate in Annali bibliografici e catalogo ragionato delle edizioni di Barbera, Bianchi e comp. e di G. Barbera, con elenco di libri, opuscoli e periodici stampati per Commissione, 1854-1880, Firenze 1904, pp. 245-247, 272-274. Necrologio in Almanacco italiano. Piccola enciclopedia popolare della vita pratica, Firenze 1904, p. 661. Inoltre: A. de Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, II, LUS-Z, Firenze 1880, s.v.; N. Marinangeli, G. S. poligrafo, in Id., Imperiesi nella storia, Oneglia 1979, pp. 198-201; A. Chemello, La biblioteca del buon operaio. Romanzi e precetti per il popolo nell’Italia unita, Milano 1991, ad ind.; Ead., La letteratura popolare e di consumo, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997, pp. 189-191; A. De Biasio, Appunti sui primi studi americanistici in Italia: G. S. e il suo manuale di letteratura americana, in Annali di Ca’ Foscari, 2000, n. 1-2, pp. 113-133; R.S. Di Pol, Istruzione popolare e self-helpismo nel tardo positivismo piemontese, in Il libro per la scuola tra Sette e Ottocento, a cura di G. Chiosso, Brescia 2000; F. Pontuale, In their own terms. American literary historiography in the United States and Italy, New York 2007, pp. 101-119; S. Lanaro, Retorica e politica. Alle origini dell’Italia contemporanea, Roma 2011, pp. 90-106.

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