Haiti

Dizionario di Storia (2010)

Haiti


Stato dell’America Centrale (Grandi Antille), che occupa la parte occidentale dell’isola di Hispaniola; ne fa parte anche l’Île de la Gonâve. Nella prima metà del 17° sec. bucanieri francesi si insediarono nella parte occidentale di Hispaniola, allora appartenente alla Spagna, dando così origine alla colonia di Saint-Domingue, nota anche con il nome indigeno di Haiti. La colonia, riconosciuta ufficialmente da Parigi nel 1661 e da Madrid nel 1697, conobbe nel 18° sec. una forte crescita economica e demografica e, a fine secolo, era la più ricca del Nuovo mondo. La rivoluzione nella madrepatria aprì la strada all’insurrezione generale degli schiavi (1791), cui si aggiunse l’intervento della Gran Bretagna e della Spagna (1793), entrate in guerra con la Francia. Abolita la schiavitù (1794), il capo degli insorti, P.-D. Toussaint Louverture, costrinse Spagna e Gran Bretagna al ritiro dal Paese (1795; 1798). Occupata la colonia spagnola di Santo Domingo (1801), Toussaint Louverture fu proclamato governatore a vita di tutta l’isola. Egli riconfermò la sovranità di Parigi sulla colonia, ma nel 1802 fu deportato in Francia per volere di Napoleone. Riprese allora la rivolta nera fino alla sconfitta delle truppe francesi (1803) e alla proclamazione dell’indipendenza di tutta l’isola (1804) con il nome di Repubblica di Haiti. Liquidata l’oligarchia bianca, i conflitti fra la popolazione nera e la minoranza mulatta, che tendeva a imporsi come nuova classe dominante assumendo il controllo dell’esercito, dell’amministrazione e delle attività commerciali, portarono a un lungo periodo di guerre civili, conclusosi soltanto nel 1820, quando il presidente mulatto J.-P. Boyer riuscì ad affermare il suo dominio. Nel 1822 annetté anche la parte orientale di Hispaniola, ma l’unità dell’isola ebbe termine nel 1844, in seguito alla ribellione degli abitanti dell’ex colonia spagnola che proclamarono la Repubblica Dominicana. La Francia riconobbe l’indipendenza di H. nel 1825, in cambio di un pesante indennizzo finanziario che contribuì ad aggravare le già stremate condizioni economiche del Paese. Dopo il rovesciamento di Boyer nel 1843, l’instabilità politica rimase assai elevata (quasi tutti i presidenti fino al 1915 furono deposti da insurrezioni o colpi di Stato). Dalla fine dell’Ottocento le difficoltà economiche e finanziarie favorirono la crescita delle ingerenze straniere: in particolare gli Stati Uniti stabilirono importanti interessi a H. e nel 1915 approfittarono di un ennesimo conflitto interno per invadere il Paese, che occuparono militarmente fino al 1934. Dopo il ritiro statunitense (ma Washington conservò un controllo indiretto sulle finanze di H. fino al 1946), l’oligarchia mulatta mantenne stabilmente il potere fino al 1946, quando si accese un nuovo periodo di instabilità politica, conclusosi solo nel 1957 con l’avvento alla presidenza della Repubblica di François Duvalier, esponente di una nuova classe media nera in ascesa. Avvalendosi di una feroce milizia a lui fedele, i tonton-macoutes («orchi» in creolo), Duvalier (soprannominato Papa Doc) si impadronì saldamente del potere e nel 1964 assunse il titolo di presidente a vita. Dopo la sua morte nel 1971, il figlio Jean-Claude (Baby Doc), succedutogli come presidente a vita, tentò di migliorare l’immagine esterna del regime, ma ne mantenne immutato il carattere violento e corrotto. La moderata ripresa economica degli anni Settanta non alleviò le condizioni di vita della popolazione, esasperata dalla disoccupazione, dalla corruzione e dalla iniqua distribuzione del reddito. L’esplosione del malcontento popolare nell’autunno 1985 sfociò in una rivolta che costrinse Duvalier a rifugiarsi in Francia (1986). Il potere venne assunto da una giunta presieduta dal capo di stato maggiore dell’esercito H. Namphy, deposto nel 1988 dal generale P. Avril, a sua volta costretto a dimettersi nel 1990. Nelle consultazioni generali indette nel 1991 sotto il controllo di osservatori internazionali fu eletto presidente della Repubblica J.-B. Aristide, ex sacerdote salesiano. Nel sett. dello stesso anno i militari ripresero il potere e costrinsero Aristide all’esilio, scatenando una repressione che causò oltre 2000 morti. Nel giugno 1993 il Consiglio di sicurezza dell’ONU impose a H. l’embargo commerciale e nel 1994 autorizzò l’intervento armato degli Stati Uniti. Aristide riassunse la guida del Paese e diede vita a un esecutivo di larga coalizione. Allo scadere del suo mandato (febbraio 1996), essendosi impegnato a non ripresentarsi, sostenne l’elezione di R. Préval. Subito dopo, però, i rapporti fra i due leader divennero conflittuali e in novembre Aristide formò un nuovo partito, che nel luglio 2000 prevalse nelle elezioni, riportandolo alla presidenza. Da subito l’opposizione cominciò ad accusarlo di corruzione e repressione dei diritti umani. Nel 2004 un’estesa rivolta costrinse Aristide ad abbandonare nuovamente il paese (sotto la pressione anche degli Stati Uniti e della Francia), ma gli scontri fra i suoi sostenitori e gli oppositori continuarono a lungo, inducendo l’ONU a inviare una forza di peace-keeping. In un clima di diffusa violenza, nel 2006 è stato rieletto presidente Préval. Un nuova crisi si è aperta nel 2008 quando ingenti movimenti di piazza hanno portato alla destituzione del primo ministro, J.-É. Alexis. Soltanto dopo alcuni mesi Préval poté nominare al suo posto M.D. Pierre-Louis, poi sostituito nel 2009 da J.-M. Bellerive. L’isola è stata colpita nel gennaio 2010 da un catastrofico terremoto, che ha provocato una situazione di emergenza umanitaria.

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