Ḥamas

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Ḥamas Sigla di Ḥaraka al-muqāwama al-islāmiyya («Movimento della resistenza islamica»), organizzazione estremista politico-religiosa palestinese fondata nel 1987 da A. Yasin (ucciso in un raid missilistico israeliano nel 2004), con l’obiettivo di liberare la Palestina dalla presenza israeliana e costruirvi uno Stato islamico. Sorta come filiazione del movimento della Fratellanza musulmana e presente soprattutto nella Striscia di Gaza, si è resa responsabile di numerosi attentati terroristici contro civili e militari israeliani e ha avuto un ruolo determinante nella crescita del radicalismo fondamentalista. Anche per l’impegno profuso nelle attività assistenziali, Ḥ. ha conquistato però una posizione sempre più importante nella società palestinese a spese di al-Fatàh, fino a vincere imprevedibilmente le elezioni per il rinnovo del Parlamento dell’ANP (Autorità nazionale della Palestina) del gennaio 2006 (➔ Palestina). Il controllo esclusivo della Striscia di Gaza imposto nel 2007 ha prodotto un inasprimento del conflitto con Israele, manifestatosi negli anni successivi con violenti scontri nonostante le dichiarazioni bilaterali di tregua. Nel maggio 2011 l'organizzazione e al-Fatàh hanno firmato un accordo di riconciliazione con la mediazione dell’Egitto, ma pochi mesi dopo Ḥ. ha riaffermato la sua posizione di forza nel negoziato con Israele concedendo la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit in cambio di quella di oltre mille prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Il 2012 ha segnato una svolta nelle strategie di Ḥ., che ha preso le distanze dai suoi tradizionali alleati – il regime siriano, Hezbollah e l’Iran – e si è avvicinata all’orbita filoccidentale. Nel maggio 2014, dopo il raggiungimento di un’intesa tra al-Fatàh e Ḥ., le due fazioni si sono accordate sulla nomina di R. Hamdullah a primo ministro del governo transitorio di unità nazionale, ufficialmente insediatosi il mese successivo; le dimissioni di Hamdullah, rassegnate nel giugno 2015 per l’impossibilità di rendere operativo l’esecutivo all’interno della Striscia di Gaza, e i continui dissidi interni hanno portato al rinvio delle elezioni, mentre la Cisgiordania e Gerusalemme hanno visto un drammatico aumento della tensione, sfociato nel settembre 2015 in una nuova ondata di violenza, poi rientrata anche grazie al mancato appoggio delle principali organizzazioni politiche palestinesi. Un passo decisivo verso la riconciliazione è stato compiuto nel settembre 2017 con lo scioglimento dell’esecutivo di Ḥ. a Gaza e con l’accettazione da parte del movimento islamista delle condizioni poste dall'ANP, tra cui l’indizione di elezioni generali che comprendano anche Gaza e Palestina.

Nel maggio 2021 violenti scontri scoppiati a seguito dell’allontanamento di alcune famiglie palestinesi da un quartiere di Gerusalemme hanno provocato una recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, nel corso della quale le due parti si sono affrontate con scontri di artiglieria e attacchi aerei che hanno provocato la morte di circa 200 individui. La tregua tra Hamas e Israele è stata raggiunta alla fine di maggio, quando è stato concordato il cessate il fuoco, sebbene negli anni successivi si siano alternate ricorrenti aggressioni e tregue temporanee, come nell'agosto 2022 e nel maggio 2023. Al tentativo di ostacolare il processo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e Paesi arabi intrapreso nel 2020 con la firma degli accordi di Abramo va invece ascritta l'inaspettata offensiva – evento senza precedenti nella storia del conflitto per modalità e strategie di esecuzione – lanciata nell’ottobre 2023 da Hamas contro diverse città israeliane attraverso incursioni via terra e raid aerei dei miliziani palestinesi dalla Striscia di Gaza – supportati dal Libano con reiterati lanci di razzi di Hezbollah – cui Israele ha risposto con attacchi via cielo e via terra e con l'assedio totale dell'area. L’escalation militare ha aperto uno scenario di guerra in cui al gennaio 2024 si è registrato a Gaza un bilancio di oltre 20.000 morti e la distruzione pressoché totale dell'area, mentre ogni tentativo di mediazione è fallito anche in ragione della ferma opposizione alla 'soluzione a due Stati' proposta dalla comunità internazionale.

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