SACHS, Hans

Enciclopedia Italiana (1936)

SACHS, Hans

Maryla Falk

Poeta tedesco, nato a Norimberga il 5 novembre 1494. Nella "scuola latina" annessa all'ospedale di S. Spirito acquistò anche alcune nozioni di lettere classiche, che però, a sua propria testimonianza, presto dimenticò. Infatti la sua conoscenza, assai estesa, di autori greci e latini, dai quali trasse argomento per moltissime composizioni poetiche, è tutta basata su traduzioni. Lasciata a quindici anni la scuola, imparò il mestiere di calzolaio: nello stesso tempo fu iniziato dal tessitore Leenhart Nunnenbeck alle regole del Meistergesang. Durante i tradizionali Wanderjahre, visitò molte città tedesche, ovunque cercando contatto con le scuole dei maestri cantori. Nel 1513, a Wels, come egli stesso ci narra in una poesia autobiografica, "le nove muse" consacrarono la sua vocazione poetica. Iniziò la sua carriera con un Lied in metro popolare che fu un canto d'amore e d'addio; ma nello stesso anno ancora diede la sua adesione all'arte scolastica del "canto" inventando due nuovi Töne (schemi di metro e melodia per la costruzione del Meisterlieder. Se ne costruì 13 in tutto, ma verseggiò in prevalenza secondo i "toni" di altri maestri). Conobbe in questo tempo, oltre a Ovidio, il Decameron nella traduzione di Steinhöwel, e ne mise in versi la storia di Lorenzo e Lisabetta nel suo primo poema recitativo (Der ermört Lorenz), seguito dappresso da un altro di tema più indipendente (Kampfgespräch von der Lieb), nel quale si afferma già la sua tendenza moraleggiante. Tornato nel 1516 a Norimberga, vi riorganizzò la scuola di canto, della quale in seguito divenne il capo, e ne diresse anche le rappresentazioni teatrali, prendendovi spesso parte come attore. Gli anni 1520-23 segnano l'unica tregua nella sua attività poetica; il suo animo è allora profondamente travagliato dai problemi della Riforma che costituisce l'avvenimento principale nella sua vita povera di fatti esteriori. Dopo un lungo esame di coscienza aderì alla Riforma e se ne fece ardente propugnatore: il suo poema allegorico Die wittembergisch Nachtigall (1523) gli valse in breve tempo una larghissima popolarità, che si accrebbe ancora con la pubblicazione, nell'anno seguente, di quattro dialoghi in prosa che formano la sua replica alle violente accuse lanciategli contro dal clero; in essi la vivace polemica cede al pacato tono del ragionamento. Diffusi in innumerevoli fogli volanti per tutta la Gemania, questi scritti del S. contribuirono non poco alla divulgazione della dottrina di Lutero, dal quale furono apprezzati favorevolmente. Nel 1527 il S. tornò invece a una polemica più aspra, illustrando con quartine una serie di antiche xilografie, che profetizzavano la prossima caduta del papato. Il consiglio della città di Norimberga, che non aveva ancora preso pubblicamente partito per Lutero, credette bene di distruggere, per misura di prudenza, tutti gli esemplari in vendita della "profezia" e d'interdire al calzolaio ogni ulteriore attività letteraria, almeno pubblica. Al che il S. si attenne solo in parte: serbò l'anonimo fino al momento in cui la città si dichiarò per la Riforma. Allora, considerando, forse, compiuta questa parte della sua missione, si dedicò di nuovo alla poesia pura e non tornò sull'arena politica se non nel 1552 per combattere con satire il margravio Alberto di Brandeburgo; cinque anni dopo, alla notizia del suo decesso, il S. ne descrisse l'"ascensione" all'inferno. Anche questa volta il prudente consiglio cittadino si oppose alla stampa e non esitò, subito dopo la morte del poeta, a mutilarne i manoscritti. Dopo gli anni della milizia religiosa il resto della lunga e laboriosa vita di H. S. è riempito, oltre che dalle cure del mestiere, da una ininterrotta e prodigiosamente copiosa produzione letteraria, per cui la sua ricca biblioteca gli fornisce sempre nuovi argomenti. Nei trent'anni seguenti egli si dedica ancora in prevalenza al Meistergesang, per quanto già nel 1527 scrivesse la prima tragedia di soggetto classico (Lucretia), seguita presto da altri drammi e commedie, il cui numero (specie dal 1545 in poi) va aumentando con ritmo accelerato. Abbandonato quindi il Meistergesang, il poeta rivolge tutta la sua attenzione allo Spruchgedicht. Nel suo talento prevale ormai la tendenza umoristica: è il periodo del massimo sviluppo della farsa poetica e della commedia carnevalesca. Già allora il S. inizia la raccolta delle sue opere per un'edizione completa. Dopo la morte della moglie Cunigunde Kreutzer, che aveva sposata nel 1519, decide di rinunciare alla poesia; ma la peste scoppiata nel '62 gli appare come un richiamo a consolare gli afflitti con la poesia religiosa, a distrarli con la poesia burlesca. Il secondo matrimonio contratto nel 1561 con la quindicenne Barbara Harscher rinvigorisce la sua vena. Nel '67 prende una seconda volta congedo dal pubblico. È di nuovo un falso allarme: egli continua a scrivere fino a pochi anni prima della morte, sopraggiunta il 19 gennaio del 1576.

Nella vastissima mole della sua opera letteraria, che abbraccia tutti i generi allora noti, si rileva una certa unità di carattere. H. S. è soprattutto moralista: il giovane narratore elabora temi boccacceschi per trarne insegnamento morale; il vecchio drammaturgo, che ritrae i costumi del popolino, è ancora dominato dalla stessa preoccupazione; l'umorista si fa araldo del moraleggiatore. Nella sua carriera poetica H. S. è in primo luogo maestro cantore: la forma iniziale in cui elabora il suo materiale è quasi sempre il Meisterlied: in seguito il soggetto viene rielaborato in forma di poesia recitativa, di farsa, di dramma. Talvolta lo stesso argomento è trattato successivamente in tutte queste forme letterarie. Il campo del Meistergesang in origine limitato a temi religiosi, si era già andato estendendo, per opera dei precursori di H. S., Folz e Nunnenbeck, a taluni temi profani; S. non solamente continuò e svolse quest'indirizzo, che riavvicinava alle fonti della poesia popolare il poetare delle scuole irrigidito in vecchi schemi, ma, introducendovi la vasta corrente ideologica della Riforma, ne operò un profondo rinnovamento. Sicché, non solo a Norimberga, ma in tutta la Germania il Meistergesang rifiorì informato di nuove tendenze religiose e morali. Ma i Meibterlieder non andavano tra il pubblico: le severe regole della scuola ne vietavano persino la stampa, e H. S. conquistò la sua celebrità soprattutto come autore di farse popolari epiche (Schwänke) e drammatiche (Fastnachtsspiele). La sua importanza nella storia letteraria è costituita principalmente dal fatto che egli fu iniziatore dell'arte drammatica in Germania. Egli fu infatti il primo a concepire il dramma come "una storia che abbia principio, mezzo e fine e sia rappresentata nell'azione". Certo, la sua idea delle esigenze dell'azione drammatica é ancora molto imprecisa: la sua commedia risente del carattere narrativo delle fonti da cui è derivata; è una serie di avvenimenti consecutivi che non si stringono in episodî culminanti e il cui nesso non è reso evidente da alcuna necessità intrinseca. Talvolta l'azione di un'unica scena, scavalca lunghi periodi di tempo (Griselda). Questi difetti scompaiono nei Fastnachtsspiele (Der farend Schuler...; Die sechs Klagenden), dove la brevità del tempo di rappresentazione (hanno quasi sempre un atto solo) costringe l'autore a condensare l'azione in un episodio solo o in un breve seguito di episodî. E del Fastnachtsspiel egli fu maestro incontestabile. Il Decameron, i racconti popolari e anche le opere dei suoi predecessori gli offrono la materia. Ma alle rozze facezie dell'antico Fastnachtsspiel egli sostituisce la sua arguzia bonaria, col solo intento di rendere più accetta la tendenza didattica. Nella caratteristica dei suoi personaggi predomina il tipo: artificioso ed esagerato oltre ogni verosimiglianza, laddove nasce dall'esperienza puramente letteraria; affinato invece con molteplici elementi di osservazione psicologica, dove si tratta di figure popolari ricavate dall'ambiente prossimo al poeta. Un inconsapevole artifizio comune a tutte le sue elaborazioni poetiche ne rende familiari al pubblico anche gli argomenti remoti e inusitati: la trasposizione formale della vicenda trattata nell'ambiente e nei costumi della Norimberga cinquecentesca. Le condizioni particolari della rappresentazione del Fastnachtsspiel - le truppe di attori, girando di casa in casa, recitavano senza alcun apparato scenico - suggeriscono al poeta ancora un'ulteriore trasposizione della vicenda rappresentata nell'attualità della vita: una singolarissima fusione del palcoscenico con la platea con insensibili trapassi della realtà nella finzione, della finzione nella realtà. Tali trasposizioni non sono che riflessi esteriori del carattere fondamentale dell'arte drammatica di H. S.: l'intima compenetrazione del soggetto con la vita del suo tempo e del suo ambiente, con l'osservazione diretta, con la volontà di educare. Nel suo dramma religioso (Judith; Tragedia... des jüngsten Gerichtes; Der Abraham) H. S. rigenera l'istituzione decaduta del mistero medievale: sotto l'impulso della Riforma ne riconduce il contenuto ai temi biblici e sotto l'influsso del dramma classico ne trasforma la struttura. Ne conserva gl'intermezzi comici e ne carica il coloramento didattico. Trasformatore e rinnovatore nella farsa drammatica e nel dramma religioso, H. S. batte vie nuove anche in un altro ramo dell'arte scenica: nella tragedia profana, fino allora sconosciuta al teatro tedesco. Per le sue 61 tragedie (Virginia, Clitimestra, Der hörnen Sewfriedt, Magelona, ecc.) egli attinge gli argomenti dalle leggende del Medioevo germanico, dagli autori classici, dalla storia antica e contemporanea, e non per ultimo dalla sua fonte preferita, il Decameron. Se il dramma del S. non si libera in genere dall'andatura epica, il suo Schwank (e la favola, che qui non forma un genere distinto) rivela per contro certe tendenze drammatiche: la caratteristica dei personaggi è più netta che nelle fonti, l'azione narrata si traduce in azione descritta. Composto, sia nei metri del Meisterlied, sia nell'antica forma dei versi accoppiati, piena di anomalie ritmiche, per la sua brevità e la maggiore spigliatezza della narrazione, lo Schwank costituisce, accanto al Fastnachtsspiel, l'aspetto più felice della produzione di H. S.

L'attività letteraria del S. ebbe un'importanza culturale non esigua: la sua vasta conoscenza della letteratura classica e il suo facile talento di rimatore e narratore, per cui tutte le letture gli si traducevano in forma poetica, ne fecero l'intermediario naturale tra le conquiste spirituali del ceto dotto e i larghi strati del popolo dove le sue opere, diffusissime, portarono il soffio dell'umanesimo. Trascurato e disprezzato nel sec. XVII, H. S. fu rivalutato dalla critica letteraria del secolo seguente, soprattutto dal Gottsched e dal Wieland, e celebrato dal Goethe (Hans Sachsens poetische Sendung, 1776), che ne portò anche una commedia sulla scena di Weimar. Dai romantici H. S. fu apprezzato in vario modo. Mentre L. Tieck imitava la sua poesia come esponente del romantico passato nazionale, il Novalis vi ravvisava "l'abbozzo di una mitologia allegorica e morale schiettamente tedesca" e lo Schelling proclamava per bocca di un personaggio sachsiano la propria reazione contro l'idealismo e affermava la sua religione della natura negli allegri Knittelverse dell'Epikurisch Glaubensbekenntniss Heinz Widerporstens (1799). Infine l'immagine del poeta calzolaio è stata ricreata nella glorificazione poetica e musicale che ne fece Riccardo Wagner.

Ediz: Ediz. critica a cura di A. Keller, E. Goetze, voll. 26, Stoccarda 1870-1908. E. Goetze curò inoltre l'ediz. completa dei Fastnachtsspiele e delle Fabeln u. Schwänke, Halle 1880 segg. Una scelta ne dànno K. Goedeke e J. Tittmann, voll. 3, 2ª ed., Lipsia 1883-85. Una serie di melodie si trova nel Singebuch di A. Puchsmann, riedito a cura di G. Munzer, ivi 1906.

Bibl.: M. S. Ranisch, Lebensbeschreibung H. Sachsens, Altenburg 1765; Ch. Schweitzer, Études sur la vie et les øuvres de H. S., Parigi 1887; R. Genée, H. S., 2ª ed., Lipsia 1902; P. Landau, H. S., Berlino 1924; H. S. Forschungen, a cura di A. L. Stiefel, Norimberga 1894; J. Hartmann, Das Verhältniss des H. S. zur sog. Steinhövelschen Decameronübersetzung, Berlino 1912; E. Geiger, H. S. als Dichter in seinen Fastnachtsspielen, Halle 1904; id., H. S. als Dichter in seinen Fabeln u. Schwänken, Burgdorf 1908; M. Herrmann, Die Bühne des H. S., Berlino 1923; H. Catanès, Les Fastnachtsspiele de H. S., Northampton 1923; J. Wohlrab, Die Bedeutung der Werke Boccaccios für die Werke des H. S., Diss., Lipsia 1924; F. Eichler, Das Nachleben des H. S., ivi 1904; G. Munzer, H. S. als Musiker, in Die Musik, 1905-06, IV, p. 31.