ḤASHĪSH

Enciclopedia Italiana (1933)

ḤASHĪSH

Silvestro BAGLIONI

. Con questo nome, che in arabo significa "erba", è designata una droga molto diffusa tra i popoli orientali (specialmente maomettani), usata in modi diversi per ottenere una speciale ebbrezza narcotica dovuta ai principî attivi della canapa indiana (v.). Il nome della droga ha dato origine anche alla parola assassini (v.), per l'uso della droga inebbriante fatto dai seguaci del Vecchio della Montagna. Tutte le diverse parti della pianta contengono principî narcotici (in quantità variabili), e sono usate. Si masticano le foglie in India da tempo immemorabile; tale uso sembra che poi passasse in Persia, in Egitto e, in tempi più vicini a noi, anche fra i Negri dell'Africa centrale. Le sommità fiorite della pianta e i semi, ma soprattutto la resina che trasuda dalla pianta nel periodo della sua maturità (churrus), sono i componenti principali della droga. Con queste diverse parti della pianta si preparano bevande e confetture, mescolandole con mandorle, pistacchi, zucchero, grassi, caffè, aromi, ecc. In polvere si aspira per il naso, come il tabacco da fiuto; ma, come questo, il ḥashīsh è più largamente consumato in forma di fumo, mediante l'uso di svariatissime forme di pipe, mescolandolo talvolta alle foglie di tabacco. Tutti questi diversi mezzi conducono allo stesso fine, di introdurre nell'organismo i principî attivi della pianta i quali provocano una speciale ebbrezza, caratterizzata dal fatto che il ḥashīsh ha azione meno intensa dell'oppio sul sistema nervoso; pur avendo gli stessi stadî delle altre ebbrezze narcotiche, l'ebbrezza del ḥashīsh pare che possa servire da anello di congiunzione fra le gioie socievoli e tumultuose degli alcoolici e le voluttà profonde e solitarie della coca e dell'oppio; invece di togliere l'appetito, lo aumenta, invece di restringere la pupilla, la dilata: qualche volta produce la catalessi (Mantegazza). L'uso prolungato di questa, come quello di ogni altra droga voluttuaria, produce gravi fenomeni di intossicazione (cannabismo), e questa certamente non è l'ultima causa della decadenza fisica e morale delle popolazioni orientali. Nell'avvelenamento acuto giovano lo svuotamento gastrico e le bevande alcooliche. La cura dell'avvelenamento cronico richiede un metodico divezzamento.

Bibl.: P. Mantegazza, Quadri della natu. umana, II, Milano 1871.