PAULUS, Heinrich Eberhard Gottlob

Enciclopedia Italiana (1935)

PAULUS, Heinrich Eberhard Gottlob


Teologo evangelico, nato a Leonberg (Württemberg) il 1° settembre 1761, morto a Heidelberg il 10 agosto 1851. Studiò a Tubinga e fu professore di lingue orientali (1789) e quindi (1793) di teologia a Jena. Passò poi alle università di Würzburg (1803) e di Heidelberg (1811). Nel 1807 fu nominato ispettore scolastico (Schulrat) per la Baviera.

Patriarca del razionalismo teologico, come è stato definito, fortemente influenzato dal pensiero religioso di Kant, il P. è noto soprattutto per i suoi scritti di esegesi neotestamentaria (Evangelien Kommentare, Jena 1800-1801; Exegetisches Handbuch über die drei ersten Evangelien, Heidelberg 1831-33) e per l'interpretazione da lui data dei fatti centrali del cristianesimo primitivo (Das Leben Jesu als Grundlage einer reinen Geschichte des Urchristentums, voll. 2, Heidelberg 1828). Partito dal duplice presupposto di salvare quanto più fosse possibile del patrimonio della tradizione cristiana e di tutelare in pari tempo i diritti della verità quale doveva apparire a un razionalista del suo tempo, egli non nega la necessità di distinguere i testi neotestamentarî dall'interpretazione teologica che di essi era stata data, ma, anziché dare dei testi ristabiliti mediante l'esegesi storico-filologica un'interpretazione storica obiettivamente ricavata dal contesto e dal pensiero degli autori, ne dà un'interpretazione naturalistica conforme alle sue vedute personali razionalistiche. Accettando in blocco la lettera dei fatti esposti nel Vangelo, egli afferma la necessità di distinguere questi fatti, obiettivamente certi, dal giudizio che di essi è stato dato. È pertanto storicamente accettabile, per esempio, il fatto che Gesù sia uscito dal sepolcro nel quale era stato posto come morto, ma mentre i discepoli interpretarono il fatto come miracoloso e parlarono di resurrezione, oggi lo stesso fatto va interpretato pensando che Gesù fosse morto solo apparentemente. Procedendo con questo sistema il P. "rinunciava alla conoscenza storica di quelle persuasioni religiose che erano state le forze costruttive della società cristiana" e riduceva il cristianesimo così "purificato" a una semplice venerazione spirituale di Dio attraverso la probità e la fedeltà alle proprie convinzioni. Il P. pubblicò numerosissimi altri scritti, fra i quali un'edizione delle opere di Spinoza (Jena 1803) e Skizzen aus meiner Bildungs- und Lebensgeschichte (Heidelberg 1839).

Bibl.: Oltre la citata autobiografia, v.: K. A. von Reichlin-Weldegg, P. und seine Zeit, voll. 2, Stoccarda 1853 (a p. 465 segg. del vol. II, elenco completo degli scritti del P.); A. Schweitzer, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, 2ª ed., Tubinga 1913, p. 49 segg.; L. Salvatorelli, Da Locke a Reitzenstein: l'indagine storica delle origini cristiane, in Rivista storica italiana, n. s., VI (1928), pp. 350-52.