HARPIGNIES, Henri-Joseph

Enciclopedia Italiana (1933)

HARPIGNIES, Henri-Joseph

Jacques Combe

Pittore ed incisore, nato il 28 luglio 1819 a Valenciennes, morto il 28 agosto 1916 a Saint-Privé (Yonne). Cominciò molto tardi lo studio della pittura sotto la direzione del pittore Achard, con il quale lavorò molti anni. Nel 1850 si recò in Italia visitando Roma e Napoli. Esordì al Salon del 1853 con Veduta di Capri, Mulattiera; tra il 1855-57 dipinse animate scene infantili, concepite però con una certa meschineria (Si salvi chi può, 1857, Museo di Valenciennes); dipinse poi paesaggi delle rive della Loira e dell'Allier; nel 1859 lavorò nel Nivernese, eseguendo le prime opere importanti; nel 1863 riparti per l'Italia e vi si fermò due anni. Si trovava allora sotto l'influenza del Corot che lo dominò quasi per tutta la vita (Sera nella campagna romana, 1866; Marina di Sorrento, 1866, Museo di Douai; Il Colosseo, Salon 1878). Intorno al 1900 si allontana dal Corot dei paesaggi italiani, per accostarsi al Corot della città d'Avray. Dipinse di preferenza i paesaggi della Francia centrale. Dotato di una sensibilità finissima e duttile, ma privo di spirito creativo, risentì facilmente l'influsso altrui. Questa sua sensibilità gli concesse di dipingere opere di valore eccezionale, alcuni chiari e mirabili paesaggi eseguiti con impasti trasparenti; il Ponte del Museo di Nevers ne è un esempio tipico, ove si può vedere una passeggera influenza del Manet. Lo H. eseguì anche bellissimi disegni di alberi, particolarmente celebri quelli presi nella foresta di Tronçais.

Bibl.: H. Volmer, in Thieme-Becker, Künsl.-Lex., XVI, Lipsia 1923; L. Bénédite, H., in Gaz. des arts-beaux, 1917, pp. 207-35.