HATHAWAY, Henry

Enciclopedia del Cinema (2003)

Hathaway, Henry

Fabio Giovannini

Nome d'arte di Henri Leopold de Fiennes, regista cinematografico statunitense, nato a Sacramento il 13 marzo 1898 e morto a Los Angeles l'11 febbraio 1985. Tipico professionista hollywoodiano, H. fu sufficientemente versatile da rappresentare una garanzia di successo per le majors. Poco apprezzato dai critici, realizzò tuttavia indimenticabili film di intrattenimento, che rivelano un ottimo gusto visivo e grande abilità nelle riprese in esterni. A partire dagli anni Trenta, Hollywood gli assegnò la direzione di innumerevoli western (genere da lui prediletto), di film d'azione e di commedie. La sua carriera si concluse nel 1974, lasciando alla storia del cinema una filmografia di oltre sessanta titoli.Figlio di attori, H. lavorò nel cinema fin da bambino, comparendo soprattutto nei brevissimi western muti girati a San Diego dal regista Allan Dwan agli inizi del secolo. Continuò a recitare durante l'adolescenza, lavorando tra l'altro per la Universal Pictures, ma con lo scoppio della Prima guerra mondiale abbandonò momentaneamente il cinema, occupandosi per un breve periodo di finanza, per poi tornare a Hollywood nel 1919. Negli anni Venti collaborò come assistente alla regia con grandi autori dell'epoca, dal suo maestro Victor Fleming a Josef von Sternberg. H. fu anche assistente per la celebre scena della corsa con le bighe nella versione di Ben Hur (1926) diretta da Fred Niblo. Assunto dalla Paramount, firmò la sua prima regia nel 1932 e si fece notare per vari western a basso costo interpretati da Randolph Scott, realizzati spesso rielaborando film muti degli anni precedenti. Di carattere scontroso, non aveva un buon rapporto con gli attori, anche se è nota la sua amicizia con Gary Cooper. I primi successi gli giunsero proprio con tre film interpretati da quest'ultimo: il dramma realista Now and forever (1934; Rivelazione), l'avventuroso The lives of a Bengal lancer (1935; I lancieri del Bengala), per il quale ottenne l'unica nomination all'Oscar di tutta la sua carriera, e una bizzarra storia d'amore a sfondo fantastico, Peter Ibbetson (1935; Sogno di prigioniero), film amato dai surrealisti francesi per la carica di delirio romantico che contiene. Negli anni Trenta si fece intensa la sua attività, tanto che si trovò a girare anche due opere contemporaneamente. Da ricordare di quel periodo il primo film in Technicolor prodotto dalla Paramount (per il quale v. anche colore), The trail of the lonesome pine (1936; Il sentiero del pino solitario), la commedia Go West, young man (1936) interpretata da Mae West, e l'avventuroso Souls at sea (1937; Anime sul mare). Con Spawn of the North (1938; Il falco del Nord), H. chiuse la sua stagione alla Paramount, passando nel 1940 alla 20th Century-Fox, lo studio al quale resterà fedele per un ventennio. Nel corso degli anni Quaranta firmò vari film polizieschi ai confini del noir; tra questi, quello di ambientazione gangsteristica Johnny Apollo (1940; Il prigioniero) e il thriller Kiss of death (1947; Il bacio della morte), storia di banditi newyorkesi magistralmente interpretata da Victor Mature e dall'esordiente Richard Widmark e considerata un classico del genere. Negli stessi anni, per il produttore Louis de Rochemont, diresse alcuni film in cui, utilizzando uno stile documentaristico, delineò vicende di spionaggio (The house on 92nd street, 1945, La casa della 92a strada; 13 Rue Madeleine, 1946, Il 13 non risponde) e si ispirò a fatti di cronaca (Call Northside 777, 1948, Chiamate Nord 777). La stessa tecnica di ripresa, asciutta e contraddistinta da rigore narrativo, tornò in Fourteen hours (1951; 14a ora), film imperniato sui tentativi per salvare un uomo deciso a suicidarsi e caratterizzato da una fine indagine psicologica. Conclusa questa fase influenzata dal Neorealismo italiano e riconducibile alla corrente espressiva definita dalla critica dell'epoca neonaturalismo americano, H. tornò a dirigere film molto spettacolari, senza restare confinato in specifici generi, ma spaziando dal film di guerra al thriller. Nel 1953 realizzò Niagara, destinata a diventare una delle sue opere più famose, le cui atmosfere evocano quelle di Alfred Hitchcock: tipica vicenda basata sul 'triangolo' noir (la moglie, il marito, l'amante), vede Marilyn Monroe impegnata in un ruolo di dark lady. I riferimenti a Hitchcock tornano anche in 23 paces to Baker street (1956; 23 passi dal delitto), incentrato sulla figura di uno scrittore cieco che viene a conoscenza del progetto di un omicidio.

H. restò sempre legato al western, anche quando il filone cominciò a manifestare i primi segni di declino. Lo dimostrano From hell to Texas (1958; L'uomo che non voleva uccidere) e l'episodio da lui diretto per How the West was won (1962; La conquista del West), diventato un classico. Non rassegnandosi alla crisi del genere da lui prediletto, a esso dedicò, nella seconda metà degli anni Sessanta, due nostalgici omaggi interpretati da John Wayne, The sons of Katie Elder (1965; I quattro figli di Katie Elder) e True grit (1969; Il Grinta), tratto da un romanzo di Ch. Portis. Tornò al film d'avventura con The last safari (1967; L'ultimo safari); volle affidarsi ad attori mitici del passato, come Gregory Peck nel violento Shoot out (1971; Il solitario di Rio Grande) e riprese in Raid on Rommel (1971; Attacco a Rommel) il personaggio del feldmaresciallo nazista Rommel, che aveva già 'riabilitato' in The desert fox (1951; Rommel, la volpe del deserto), fino ad affrontare, con il suo ultimo film Hangup (1974; Los Angeles squadra criminale), il filone della cosiddetta blaxploitation, costituito da b-movies diretti in prevalenza al pubblico afro-americano. Tuttavia i suoi ultimi film non ebbero il vigore delle sue prove migliori.

Bibliografia

Henry Hathaway, ed. R. Behlmer, New York 2001.

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