KISSINGER, Henry

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

KISSINGER, Henry

Enzo Tagliacozzo

Uomo politico e studioso di scienza politica, nato a Furth (Baviera) il 27 maggio 1923, da famiglia ebraica, emigrata negli SUA nel 1938. Premio Nobel per la pace 1973. Studiò inizialmente al City College di New York, entrò nell'esercito (1943) e divenne cittadino americano. Rimase in Germania per molti anni come ufficiale del governo militare alleato e insegnante di storia tedesca. Tornato negli SUA s'iscrisse alla Harvard University, ove si laureò sotto la guida di W. Y. Elliott. Tra il 1951 e il 1969 K. diresse il seminario internazionale di Harvard, al quale parteciparono a turno molti studiosi europei, dirigendo pure la rivista Confluence. La sua tesi di dottorato fu pubblicata nel 1957 col titolo A world restored. Metternich, Castlereagh and the problems of peace, 1812-22 (trad. it., Milano 1973), che esamina i problemi dell'equilibrio europeo e l'apporto degli statisti conservatori al congresso di Vienna. K. si considera un liberale indipendente, ma è ritenuto dai suoi critici come un conservatore della tradizione di Metternich e Bismarck, mirante soprattutto al mantenimento dell'equilibrio tra le grandi potenze. Dopo la pubblicazione del suo libro Nuclear weapons and foreign policy (New York 1957), K. divenne consulente dei presidenti Eisenhower, Kennedy, Johnson, e del governatore dello stato di New York Nelson Rockefeller, poi assistente personale del presidente Nixon (1969) per la Sicurezza nazionale, e infine ministro degli Esteri di Nixon (ottobre 1973). Oltre a questa carica K. ricoprì quella assai importante di segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza. Professore alla Harvard University, divenuto assistente di Nixon, K. lasciò l'insegnamento. Tra gli altri libri da lui pubblicati spicca quello intitolato The necessity for choice: prospects of American foreign policy (Cambridge 1961), in cui mise in guardia contro una valutazione troppo ottimistica delle prospettive di distensione tra Russia e SUA. K. fu inviato dal presidente Johnson alle riunioni segrete di Parigi coi diplomatici nord-vietnamiti che portarono all'apertura delle conversazioni di pace nel 1968. Nel 1970 e 1971 fece una dozzina di viaggi a Parigi per incontrare in segreto i diplomatici del Vietnam del Nord. Nel luglio 1971 si recò a Pechino, per organizzare la visita di Nixon nella Cina popolare del febbraio dell'anno seguente. L'altro viaggio dell'aprile 1972 nell'Unione Sovietica ebbe il duplice scopo di porre termine all'inasprimento della guerra nel Vietnam e di preparare la visita di Nixon a Mosca.

Molte delle decisioni di politica estera di Nixon portano l'impronta della personalità del suo consigliere preferito. Ricorderemo fra le altre: l'inizio delle conversazioni per la limitazione delle armi strategiche (SALT); la decisione di limitare una rete difensiva di missili rispetto ai piani più ambiziosi del Pentagono; la rinuncia alla guerra chimica e batteriologica; la restituzione nel 1972 di Okinawa ai giapponesi; la "vietnamizzazione" del conflitto indocinese mirante al ritiro delle truppe americane senza causare il crollo del governo del Vietnam del Sud, crollo che tuttavia non poté essere evitato. Ad altre decisioni di Nixon assai criticate, come l'incursione delle truppe americane nella neutrale Cambogia, i pesanti bombardamenti aerei sul Vietnam del Nord, la politica cilena avversa al regime di Allende, non furono certo estranei i suggerimenti di Kissinger. Questi si adoperò pure con tenacia a trovare, mediante molti viaggi, una soluzione di compromesso alla crisi nel Medio Oriente. La mossa più abile di Nixon, certo dietro consiglio di K., fu il disgelo con la Cina popolare. Giocando di abilità, K. riuscì pure a restare estraneo alla crisi del Watergate che costò la presidenza a Nixon, cercando di controbilanciare coi successi della propria politica estera gl'intrighi e gli abusi di autorità in quella interna. Fu riconfermato segretario di Stato da Ford (sino alle elezioni del 2 novembre 1976).

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