PAGANI, Herbert Avraham Haggiag

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PAGANI, Herbert Avraham Haggiag

Carlo Bianchi

PAGANI, Herbert Avraham Haggiag. – Cantante, autore e interprete di canzoni, disc-jockey, disegnatore, incisore e artista assemblatore, scrittore e attivista politico, ecologista e pacifista, nacque a Tripoli il 25 aprile 1944 da Clemente (detto Clem) e Giulia Arbib, due ebrei sefarditi di origine ispanico-berbera italianizzati dall’amministrazione coloniale in Libia.

Il cognome Pagani pare derivasse da una lettura distorta del soprannome del nonno Avraham Haggiag, detto ‘Bganni’ (‘zoppo’) a causa di una imperfezione alla gamba. La presenza della comunità ebraica concorreva a fare di Tripoli un calderone di genti e culture, nonché di idiomi disparati, dall’ebraico all’arabo, dall’italiano all’inglese al francese, con esiti spesso conflittuali nell’alternanza fra i vari governi ma soprattutto nella difficile coesistenza fra arabi ed ebrei, precipitata nel pogrom del novembre 1945. L’intreccio fra cosmopolitismo e ostilità, sensi di sradicamento e aneliti alla riconciliazione si sarebbe riverberato sulle vicende personali e sulle istanze artistiche di Pagani, come un’impronta delle caratteristiche sociali della terra natia, ma anche per via del burrascoso rapporto fra i genitori, separati poco dopo la nascita di Herbert e poi emigrati in Europa.

Nel 1947 il bambino fu portato in Italia dalla madre e subito sottratto dal padre in una clinica di Bologna. Il seguito fu per lui un lungo peregrinare in vari collegi di Svizzera, Austria, Germania e Francia, fra litigi e rancori dei genitori che finirono per fare del figlio uno strumento di ricatti. Negli anni d’infanzia, oltre alle prime esperienze musicali col flauto e col pianoforte, che rimasero a livello di rudimento, Pagani iniziò a misurarsi con l’arte del disegno, come un’urgenza espressiva silente che lenisse le rumorose sofferenze della vita familiare. All’inizio degli anni Sessanta, superata la fase adolescenziale, si stabilì a Parigi, dove terminò le scuole superiori ma rifiutò d’iscriversi all’università, contro il parere del padre, maturando invece i primi frutti artistici in qualità di disegnatore e illustratore. In quel periodo studiò all’Académie ‘Charpentier’ di Parigi. Pur risentendo di alcuni modelli evidenti, fra cui Maurits Cornelis Escher e Giovanni Battista Piranesi, egli ostentava uno stile visionario alquanto personale, ascrivibile alla coeva corrente francese del réalisme fantastique. Collaborò con la Galleria Pierre Picard di Cannes, con la mostra Les dessins fantastiques et paysages allucinatoires, nonché alla rivista Planète.

A Parigi si trovò a stretto contatto con la chanson francese. Trovò forti riferimenti in Jacques Brel e Léo Ferré, senza trascurare altri auteurs-compositeurs-interprètes quali Charles Aznavour e Charles Trenet. Il passaggio dall’ambito francese a quello italiano a metà anni Sessanta coincise con l’abbandono dell’arte grafica e l’avvio della carriera di cantante. Dapprima Pagani adattava in italiano chansons francesi, soprattutto da Brel, oltre che da Marcel Mououdij e Barbara (Monique Andrée Serf). Nel primo disco, Una serata con Herbert Pagani (1965), sono liberamente adattate da Brel Lombardia (da Le plat pays), Testamento all’italiana (da Le moribond) e Sai che basta l’amore (da Quand on n’a que l’amour). Anche quello che poi fu forse il maggior successo di Pagani, L’albergo a ore, era l’adattamento della nota Les amants d’un jour, cantata da Édith Piaf. Pagani scriveva anche canzoni originali, caratterizzate sovente, come in molti dei suoi modelli francesi, da temi dolenti e scomodi. Infine scriveva e traduceva canzoni per altri interpreti, fra cui Dalida (Iolanda Cristina Gigliotti) ed Edoardo Bennato. Dopo aver concorso al disco L’asse di equilibrio di Giorgio Gaber (1968: suoi i testi di quattro canzoni), concentrò e riassunse i suoi argomenti nel long-playing Amicizia (1969), che preludeva al suo ritorno nell’ambito francese.

Nonostante la popolarità di Pagani, e l’apprezzata, innovativa attività di disc-jockey intrapresa per Radio Montecarlo (si ricorda il programma Fumorama), in Italia le sue canzoni si scontrarono con ostacoli e censure, per via di testi che contrastavano con una certa mentalità benpensante di allora, laddove la Francia offriva maggiori libertà all’espressione. Negli anni Settanta i dischi realizzati oltralpe in francese (di cui in vari modi venivano fatte anche versioni italiane) portarono a maturazione le complesse istanze che Pagani trascinava con sé fin dall’infanzia. Momento nodale fu il visionario concept-album Mégalopolis (1972) ispirato a Medioevo prossimo venturo di Roberto Vacca e realizzato come spettacolo teatrale multimediale al Palais de Chaillot di Parigi e al Festival dei Due mondi di Spoleto. In questo progetto musicale e artistico Pagani descriveva le inquietudini e la conflittualità del moderno disagio metropolitano, preannunciava certe tematiche ecologiche, ma riandava anche alle radici della sua ascendenza ebraica, avvertita in modo sempre più impellente per via del conflitto col mondo arabo. Nel 1975, in coincidenza con la risoluzione ONU che assimilava il sionismo al razzismo, il testo musicato Plaidoyer pour ma terre / Arringa per la mia terra sancì la prima esplicita presa di posizione di Pagani su questo problema politico internazionale.

L’esigenza della scrittura si fece preponderante rispetto alle canzoni e ai dischi, che pure continuarono a uscire ancora per qualche anno sia in Francia sia in Italia. A partire dalla fine degli anni Settanta, ossia dalla lunga stesura del romanzo autobiografico Préhistoire d’amour (pubblicato postumo) venne emergendo un percorso di introspezione psicologica in cui il ritrovamento dell’identità ebraica e del luogo natio si intrecciava con la rievocazione dei conflitti familiari e con urgenze inespresse, fra cui quella della bisessualità. Sposato nel 1976 con Annie-Claude Toledano, nel 1978 aveva avuto un figlio, Marcos, ma nascose sempre meno le sue tendenze omosessuali. Abbandonò progressivamente l’attività musicale per rivolgersi, negli anni Ottanta, alla pop art, con intagli nel legno (la serie delle città), collages, assemblamenti di plastiche e di metalli e ritratti in stile art brut fatti con materiali poveri e di riciclo. Nel 1987 a Gerusalemme venne nominato direttore del Museo e del Centro mondiale del Giudaismo nordafricano. Portavoce degli ebrei di Libia, negli ultimi anni diede alle stampe e recitò in pubblico altri scritti sulla questione ebraico-palestinese, accorati appelli alla pacificazione: la Lettera al colonnello (Gheddafi), Gli ebrei del sole, la Lettera ai fratelli.

La prematura scomparsa, avvenuta a Miami (Florida) il 16 agosto 1988 a causa di una leucemia fulminante, interruppe un percorso che di Herbert Pagani stava facendo un personaggio sempre più rappresentativo per Israele nel mondo. Ai funerali, a Tel Aviv, partecipò Shimon Peres, allora ministro degli esteri.

Fonti e Bibl.: J. Rousselot, Un visionnaire de 20 ans: Pagani, in Planéte, n. 20, gennaio 1965, pp. 114-121 (ed. italiana. Un visionario di vent'anni: Pagani, in Pianeta - Planéte. La rivista per la biblioteca di tutti, n. 6, marzo 1965, pp. 95-101); A. Bercoff, H. P., Paris 1976; H. P. Œuvres 1963/1986, Roma 1986 (con alcuni scritti e saggi critici di P. Levi, A. Spirito, L. Aragon e J. Attali); A nostro fratello Herbert, in Secondo convegno internazionale degli ebrei di Libia, Roma 1989, pp. 30-57; H. P. : la scrittura della vita. Opere grafiche e plastiche 1958-1988, a cura di A. Schwarz, Milano 1989 (con alcuni scritti e un saggio critico di A. Schwarz); H. Pagani, Préhistoire d’amour: roman autobiographique, Paris 2003; G. Arbib, Shkav Benì (Riposa figlio mio), a cura di A. Jenček e dell’Assessorato al Decentramento del Comune di Milano, Milano 2006; Herbert Pagani. Canzoni, scritti, disegni, sculture, a cura di R. Castellani, Firenze 2010; C. Bianchi, Ricordando H. P. A colloquio con Marco Ferradini per il progetto "La mia generazione", in Critica minore, 13 aprile 2014,  https://www.academia.edu/38448220/Marco_Ferradini_ricorda_Herbert_Pagani_Critica_minore_13_aprile_2014_ (26 novembre 2014).

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