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Putnam, Hilary

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Filosofo statunitense (Chicago 1926 - Boston 2016). Filosofo dai molteplici interessi e dalla vasta produzione, P. è collocabile all'interno della corrente analitica così come questa si è venuta configurando negli Stati Uniti per la contaminazione con il pragmatismo. Influenzato principalmente da R. Carnap, W.V.O. Quine e N. Goodman, dai quali doveva ereditare molte delle problematiche che avrebbero condotto all'erosione del neoempirismo (la distinzione analitico-sintetico, il riduzionismo, lo status epistemologico della matematica), ha dedicato la sua attenzione a questioni di logica, filosofia della matematica, filosofia del linguaggio, filosofia della scienza, filosofia della mente.

Vita e opere

Laureatosi in filosofia nell'università di Pennsylvania (1948), conseguì il Ph.D. all'università della California a Los Angeles nel 1951. Docente all'univ. di Princeton (1953-61), al MIT (1961-65) e (dal 1965 al 2000, anno del suo ritiro) alla Harvard University. Formatosi nel momento di pieno sviluppo del positivismo logico e influenzato dal pensiero di R. Carnap e H. Reichenbach, P. si volse dapprima alla filosofia della scienza, intervenendo successivamente nella maggior parte dei settori oggetto di studio in filosofia analitica, dalla filosofia della matematica e della logica alla filosofia del linguaggio, della mente e della morale, nei quali ha fornito originali contributi, quali la cosiddetta teoria causale del significato e la concezione funzionalistica degli stati mentali. Nonostante alcuni notevoli cambiamenti concettuali, ha sostenuto una posizione antiriduzionistica e pluralistica in ambito gnoseologico che può essere considerata un nucleo stabile del suo pensiero e che, a partire dalla metà degli anni Settanta, ha applicato anche in metafisica, precisando la sua iniziale opzione realistica nel senso di un realismo «interno» o «pragmatico», secondo cui il mondo dipende da fattori tanto oggettivi quanto soggettivi. I suoi scritti, più che un corpus coerente e sistematico di dottrine, sono caratterizzati da un andamento problematico che spesso non esita a sottoporre a severa revisione i risultati precedentemente raggiunti. Tra i suoi numerosi contributi vanno ricordate un'originale teoria del significato (la cosiddetta «teoria causale del riferimento») e un'ipotesi di soluzione del problema mente-corpo (l'ipotesi «funzionalista»), concepita come alternativa tanto al comportamentismo quanto al materialismo e al dualismo. Tra le opere: Philosophy of logic (1971; trad. it. 1975), Philosophical papers (voll. 1º e 2º, 1975; trad. it. 1993 e 1987; vol. 3º, 1983), Meaning and the moral sciences (1978; trad. it. 1982), Reason, truth and history (1981; trad. it. 1985), The many faces of realism (1987; trad. it. 1991), Representation and reality (1988; trad. it. 1993), Realism with a human face (1990; trad. it. 1995), Il pragmatismo: una questione aperta (1992), Renewing philosophy (1992), Words and life (1994), The threefold cord: mind, body and world (1999; trad. it. 2003), The collapse of the fact/value dichotomy and other essays (2002; trad. it. 2004), Ethics without ontology (2004; trad. it. 2005); Jewish philosophy as a guide to life: Rosenzweig, Buber, Levinas, Wittgenstein (2011; trad. it. 2011).

Vedi anche
filosofìa della ménte Area di studio sviluppatasi nel contesto della filosofia analitica che dibatte questioni come il rapporto tra mente e cervello, l'intenzionalità, i modelli neurobiologici della coscienza, la concezione computazionale o modulare della mente. I principali esponenti sono D.C. Dennett (n. 1942), J.R. Searle, ... filosofia analitica Orientamento di pensiero sviluppatosi soprattutto in Inghilterra dagli inizi del 20° sec., e volto prevalentemente allo studio del linguaggio nei suoi vari aspetti (scientifici, quotidiani, etici, logici ecc.), privilegiando l’analisi di problemi specifici rispetto all’elaborazione di sistemi ampi e ... pragmatismo Indirizzo di pensiero sorto negli USA intorno al 1870 e diffusosi più tardi in Europa, dove ebbe il maggior successo nei primi decenni del Novecento. C.S. Peirce: dal pragmatismo al pragmaticismo Il termine (pragmatism) deriva, come disse il fondatore di questa corrente C.S. Peirce, dalla ripresa della ... realismo Filosofia Nella filosofia scolastica, l’attribuzione di una realtà oggettiva ai concetti universali. Nella filosofia moderna, ogni dottrina che consideri l’oggetto della conoscenza come esistente in sé, indipendentemente dall’attività conoscitiva. Il r. nella filosofia scolastica Il termine r. comincia ...
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