HITTITI

Enciclopedia Italiana (1933)

HITTITI

Giuseppe FURLANI

Popolo che, con centro nell'Asia Minore, sviluppò nel terzo e secondo millennio a. C. una propria civiltà accanto all'egiziana e alla sumero-accada e costituì un grande impero, che dalle coste del Mar Nero arrivava fino alla Palestina. Il nome di Hittiti deriva dalla parola ebraica Hittīm, con cui l'Antico Testamento designa quel ramo degli Hittiti che insieme con gli Amoriti, Hivviti e altre stirpi formava la popolazione non ebraica della Palestina, e indirettamente dalla parola Khatti con la quale essi stessi si designavano e i Mesopotamici li chiamavano. Il nome è eguale a quello della capitale, chiamata Khatti o Khattushash, situata nel centro della Cappadocia, là dove ora si vedono vaste rovine presso il villaggio di Bogazköy. Nel senso più lato della parola, Hittiti sono tutte quelle popolazioni che formavano il vasto impero hittita, nel senso più ristretto però solo la popolazione che parlava la lingua hittita indoeuropea e che deve esser stata lo strato dominante. Col termine di Hatti designiamo l'impero hittita di Boǧazköy. Quando si parla della lingua hattica si suole intendere la lingua non indoeuropea, prehittita, indigena della città di Khatti, quella lingua cioè che alcuni studiosi invece chiamano protohattica per distinguerla dalla hattica, che secondo loro sarebbe invece la lingua da noi detta hittita. Qualche studioso chiama la lingua hittita lingua nescita, dalla città di Nēsha (Nissa), nella quale era originariamente, per quanto si possa sapere ora, parlata. La civiltà hittita è la civiltà sviluppata dagli Hittiti, civiltà che deriva in buona parte per il suo fondo dalle antichissime civiltà dell'Asia Minore ma ha attinto moltissimi elementi alle civiltà della Mesopotamia e della valle del Nilo. Essa è però una civiltà autonoma, e soltanto verso la civiltà degli Hurriti e Mitanni sfuma insensibilmente senza confini ben delimitati. Infatti larghi strati della popolazione dello stato degli Hittiti erano costituiti da stirpi di civiltà hurrita. Nella Siria, nella Mesopotamia settentrionale e fino nella Palestina Hittiti e Hurriti vivevano promiscuamente. In queste regioni vivevano altresì elementi di popolazione con una lingua molto affine, se non identica, all'indiano.

Il centro della potenza degli Hittiti era l'Asia Minore già da tempi molto antichi. Ma ben presto essi invasero la Siria settentrionale e sciamarono fino in Palestina. A N. gli Hittiti raggiunsero il Mar Nero, a E. si spinsero fino nell'Armenia, ma a O. non sembrano aver raggiunto stabilmente la sponda del Mare Egeo. Dopo il crollo dell'impero hittita verso la fine del secondo millennio sopravvissero nella Siria varî piccoli stati con dinasti d'origine hittita. In Palestina stessa gli Hittiti non sembrano aver costituito uno stato proprio: le indicazioni della Bibbia in merito - Gen., X, 15; Num., XIII, 29 - non dànno adito a ritenere che gli Hittiti fossero molto numerosi. Comunque, nella Palestina preebraica devono aver costituito un elemento importante.

Le fonti per la storia e la civiltà degli Hittiti sono abbondanti e di varia natura. Abbiamo anzitutto una grande quantità d'iscrizioni indigene hittite su tavolette scritte in caratteri cuneiformi tanto in lingua hittita quanto in lingua hattica, nonché ancora in altri linguaggi dell'Asia Minore antica (v. asia minore: Lingue). Abbiamo inoltre le iscrizioni storiche dell'impero egiziano, le quali si riferiscono ai rapporti per lo più guerreschi tra l'impero dei Faraoni d'Egitto e dei "Soli" (titolo dei re di Hatti) degli Hittiti; quelle degli Assiri, i quali ebbero a lottare precipuamente coi piccoli stati hittiti della Siria e della Mesopotamia, e le indicazioni dell'Antico Testamento. Ci sono stati conservati inoltre molti monumenti nelle rovine delle antiche città degli Hittiti. Le iscrizioni hittite in caratteri geroglifici non sono state ancora decifrate.

Storia. - Della storia più antica degli Hittiti non sappiamo che pochissimo. Sembra che nella prima metà del terzo millennio a Khatti abitassero già gli Hatti non indoeuropei e che gli Hittiti indoeuropei invadessero il paese nella seconda metà di tale millennio. Secondo un racconto forse, per il fondo, storico, conservato in una tavoletta babilonese, Sargon di Agade in Babilonia invase attorno al 2630 l'Asia Minore, e Narām-Sin di Agade combatté contro una coalizione di tredici re, tra i quali Pamba di Hatti, Zipani di Kanesh, Huwaruwash di Amurru.

Comunque, è certo che gli abitanti dell'interno della penisola erano in rapporti molto stretti con la Mesopotamia, segnatamente attraverso forti colonie di commercianti assiri che si erano stabiliti fra loro. Le città di Kanesh e Burushkhanda nella Cappadocia erano il centro dell'attività commerciale degli Assiri. Molte tavolette in caratteri cuneiformi, dette tavolette cappadocie, rispecchiano chiaramente la vita degli affari e dei commerci di quel periodo (v. cappadocia). È facilmente comprensibile quindi che la civiltà degli Hittiti dimostri impronta sì fortemente babilonese-assira. In quel tempo nell'interno dell'Asia Minore esistevano molti piccoli stati con proprî re. Il re Anittash di Kushshar al principio del secondo millennio vinse il re Piyushtish di Khatti, forse hittita, come lo era Anittash, il re di Nēshash, il re di Zalpa e i principi di Burushkhanda e Shalatiwara. Attorno al 1800 regnava nella città di Kushshar il re Tlabarnash, detto anche Labarnash.

Il vero fondatore dell'impero degli Hittiti deve esser stato Labarnash, poiché, da piccolo che era allora il regno hittita, egli lo fece grande, raggiungendo il mare. Verso occidente il confine del regno arrivava allora fino a Wilusha. I suoi figli regnavano quali governatori o re vassalli nelle regioni situate a mezzogiorno del fiume Halys. Il successo politico di Labarnash fu così importante che più tardi il suo nome si dava come titolo al re degli Hittiti. L'espansione politica diviene imperiale sotto suo figlio Hattushilish I, il quale varca il Tauro e cerca invano di sottomettere la città di Kalpa (Aleppo). Egli depone il principe ereditario in favore di Murshilish I. Questi distrugge Aleppo circa il 1880 e fa un'incursione contro Babele; guerreggia altresì contro gli Hurriti. Il suo successore Hantilish combatté sull'Eufrate in Ashtata e Gargamish, nonché contro gli Hurriti. Durante il suo regno i Gasghei fecero frequenti incursioni a mano armata contro le provincie centrali del regno e conquistarono le città sante degli Hittiti, tra le quali la più celebre era Nerik, città del dio nazionale della tempesta. In questo periodo la casa regnante degli Hittiti è funestata da varî omicidî, dopo i quali Huzziyash divenne re. Suo successore fu Telipinush, che regnò attorno al 1650 e che, impensierito per la situazione morale cui era pervenuta la casa regnante causa i continui omicidî tra i famigliari, emanò alcuni decreti coi quali fissava alcune regole per la successione al trono ed esortava i congiunti, membri della famiglia reale, all'unione e alla concordia. Per oltre duecento anni non abbiamo che scarsissime notizie sul regno degli Hittiti. È probabile che esso sia caduto o sotto stranieri, forse gli Hyksos, o in uno stato di profonda decadenza e si sia ridotto alle provincie centrali, poiché l'impero hittita è stato sempre debole, essendo basato su un conglomerato di popoli e nazioni di carattere e tendenze alquanto diverse e quindi sempre pronti a staccarsene. Quando cominciano di nuovo le fonti storiche ci troviamo in presenza del Nuovo Impero già costituito.

Intanto la politica degli Hittiti prosegue sulle stesse direttive che essa aveva seguito già durante l'Antico Impero: espansione verso mezzogiorno, la Siria e la Mesopotamia, e perciò cozzo d'interessi politici con l'Egitto, che proprio allora cercava di espandersi di là della penisola sinaitica verso la Siria. Dal 1500 circa fino alla caduta dell'impero degli Hittiti, nel 1200 circa, la lotta fra l'impero micrasiatico e la Valle del Nilo è, si può dire, continua, e riveste carattere storico universale, poiché gli Hittiti e gli Egiziani dominano la storia di quel tempo. Già il primo re del Nuovo Impero del quale abbiamo notizie sicure, Tudhaliyash II (dopo il 1450), il quale fu probabilmente un usurpatore, si rivolge verso il mezzogiorno, prende e distrugge Aleppo, e fa pure altre campagne nella Siria settentrionale. Però sotto il suo successore Hattushilish II Aleppo conchiude un trattato con Mitanni che allora era più forte di Hatti, tenendo esso soggiogata tutta la Mesopotamia e parte della Siria settentrionale. Il re riesce a far rientrare Aleppo e Nuhashshe nella sfera d'azione della politica hittita e riconquista Durmitta, Tegarama e Ishuwa a occidente dell'Eufrate. Tudhaliyash III combatté con successo contro Arzawa, Hayasha e i Gasghei. Verso la fine del suo regno però l'impero si era ridotto a poche provincie, poiché quelle esterne si erano tutte staccate e i Gasghei avevano conquistato persino la capitale Khattushash.

Gli successe sul trono suo figlio Shuppiluliumash (1395-1355 circa), uno dei più valorosi e importanti re degli Hittiti, vero restauratore dell'impero. Egli riuscì a riconquistare le regioni perdute e non solo a tener testa agli Egiziani e al re di Mitanni, ma a sottomettere buona parte della Siria. Già nella sua prima campagna egli combatte contro il paese di Hurri, col cui re Artatama egli poi conchiude un trattato, poiché questi si era inimicato con Tushratta di Mitanni, il quale era entrato, per difendersi dagli Hittiti, in buoni rapporti con l'Egitto. Tushratta invase perciò il territorio hittita, ma fu respinto e dovette retrocedere fino al Libano. Per rappresaglia egli attacca Sharupshi e Nuhashshe, ma è respinto anche qui dal re degli Hittiti. Questi riesce a far entrare nel suo dominio Kizzuwanda e invade poi la Siria settentrionale, divisa in molti piccoli stati che si barcamenavano fra Egiziani e Hittiti secondo le circostanze e il prevalere dell'impero settentrionale o meridionale. Nella Siria settentrionale, però, l'opposizione al dominio hittita si era cristallizzata attorno all'importante città di Gargamish. Per ricondurre all'obbedienza la provincia ribelle il re intraprese varie campagne, durate ben cinque anni. La Siria fu allora riorganizzata in due stati: Gargamish e Aleppo. Il re riesce a sottomettere la Siria, nonché la città di Gargamish, dove installa quale re suo figlio Biyashshilish, e Aleppo il cui regno egli affida all'altro suo figlio Telipinush. Il re hittita penetra, in conseguenza di atti ostili di Tushratta di Mitanni, nel paese di quest'ultimo e ne raggiunge la capitale Washuganni che egli distrugge dopo la fuga del re di Mitanni. Il faraone d'Egitto Amenofi III prese in moglie Giluhepa, sorella di Tushratta, e strinse con ciò rapporti cordiali con la casa regnante dei Mitanni. Il re Tushratta è ucciso però poco dopo da un suo figlio e il regno mitannico è diviso tra gli Assiri e gli Alshei. Shuttatarra di Hurri vuole uccidere Mattiwaza, figlio di Tushratta. Il principe mitannico si rifugia prima in Babilonia e poi presso Shuppiluliumash, il quale gli dà in moglie sua figlia e gli conferisce il regno di Mitanni. L'impero hittita è in questo torno di tempo una grande potenza che a mezzogiorno confina sul Libano col territorio sottomesso all'Egitto. Esso vede sorgere però un nuovo nemico potente negli Assiri, i quali ora riescono a espandersi e a fondare il secondo loro grande impero. Subito dopo la morte di Shuppiluliumash scoppiò in Asia Minore una grande ribellione, in conseguenza della quale i Gasghei, Palā, Arawanna, Kalashma, Lukka, Pitashsha, Arzawa e Mitanni si staccarono dall'impero hittita. Suo figlio Arnuwandash morì durante la sedizione delle provincie, e il compito di ricostituire l'impero passò al fratello di lui, Murshilish II (1353-1325 circa). Siamo abbastanza bene informati sugli avvenimenti del suo regno, poiché ce ne sono stati conservati tanto gli annali completi quanto quelli chiamati "decennali" perché si arrestano al decimo anno. Questi ultimi descrivono le gesta personali del re, mentre gli annali completi contengono altresì le gesta dei principi e dei suoi generali. Quando Murshilish inaugurò il suo regno i paesi nemici e vicini si levarono tutti contro di lui, anche quelli che non si erano staccati già durante la malattia del suo predecessore. Per cominciare bene il regno e conciliarsi il favore degli dei egli celebrò la grande festa della potente dea di Arinna ogni qual volta si mise in marcia contro i suoi nemici e la pregò di abbattere davanti a lui i paesi vicini e nemici. La dea esaudì le sue preghiere e gli fu sempre larga di aiuti. Egli si diresse anzitutto contro i Gasghei del paese di Durmitta, ne conquistò le città principali e li batté "con l'aiuto della dea di Arinna, la sua signora, di Teshup, il potente, il suo signore, di Mezzullash, e di tutti gli dei". Il paese si sottomise di nuovo e fornì truppe. Nel Paese Alto egli prese alcune città, e poi passò l'inverno ad Ankuwa (Ancira). Nel terzo anno del suo regno il re si diresse contro Arzawa per regolare alcuni conti con Uhhatozzish, re del paese, il quale aveva la sua residenza ad Apāsha. Murshilish prende pretesto alla guerra dal rifiuto del re di Arzawa di consegnargli alcuni fuorusciti hittiti e invocando il giudizio di Teshup gli dichiara la guerra. Teshup colpì il re nemico con una malattia, cosicché questi fu costretto a mandare un suo figlio dal nome "Dono d'Inarash" contro il re di Hatti. La battaglia ebbe luogo presso il fiume Ashtarpa vicino a Walma e finì disastrosamente per gli Arzawiti. Uhha-tozzish dovette fuggire dal suo paese sul mare e gli abitanti del paese si dispersero. Poca fortuna ebbe altresì il paese di Millawanda che, istigato dal re di Arzawa, aveva attaccato il re di Akhiyawa. Il re di Hatti gli mandò contro un esercito che lo sconfisse. Il figlio del re di Arzawa era stato d'altronde battuto poco prima dalla città di Mahshilwash del paese di Mirā: città e paese entrarono ora nell'orbita dell'impero hittita. Dopo le numerose vittorie il re degli Hittiti ritornò sulle sponde del fiume Ashtarpa e là celebrò la Festa dell'Anno. Nel seguente anno Dapalazunawlish, figlio di Uhha-tozzish di Arzawa, riprese la guerra, ma fu sconfitto, inseguito, rinchiuso in Purauda. Riuscì però a fuggire. Un alleato di Uhha-tozzish era stato Manapa-Tattash, figlio del re del Paese del Fiume Sheha. Egli riuscì, per le preghiere di sua madre, dei sacerdoti e delle sacerdotesse del suo paese, a entrare nelle buone grazie di Murshilish. Questi andò poi nel paese di Mirāche affidò insieme col paese di Kuwaliya a Mashhuilwash, mentre il paese di Hapallash egli diede a Targashnallish. Dopo che il re fu ritornato alla capitale, vi ricevette l'omaggio di suo fratello Sharru-irah, re di Gargamish, e celebrò la Festa Sessennale. L'anno di poi il re avanzò anzitutto contro i Gasghei, poiché questi avevano tagliato le strade verso il paese di Palā. Contro i Gasghei egli dovette intraprendere ancora altre campagne, nelle quali riuscì a infliggere loro parecchie sconfitte. Nell'anno nono del suo regno egli batté il paese di Kizzuwadna. Dopo aver celebrato a Comana la festa dell'incoronazione di Hepa, Murshilish stesso andò nel paese di Kizzuwadna, dove accorse altresì suo fratello Sharru-irah. In questo tempo fu presa anche la città di Kiuza e ricondotta nella sfera d'azione hittita. A Gargamish il re investì del potere regale il figlio di Sharru-irah, Ashmisharma. A re di Aleppo egli nominò Rimisharma, figlio di Telepinush. Murshilish fu avversario di Seti I d'Egitto da cui sembra forse battuto e col quale conchiuse un trattato menzionato nel trattato di Hattushilish III con Ramsete II.

Gli successe nel regno suo figlio Muwatallish (1325-1305). Sotto questo re la lotta con l'Egitto per il possesso della Siria scoppia di nuovo violentissima. In Seti I e poi in Ramsete II egli trova avversarî tenacissimi. Prima deve ribattere gli attacchi dei soliti Gasghei, intraprende poi una campagna nel paese di Arzawa e conchiude un trattato con Alakshandush di Wilusha. Nel 1308 egli si batte con successo contro gli Egiziani a Qadesh sull'Oronte e li respinge verso la Palestina. In conseguenza del buon esito della battaglia lo stato di Amurru in Siria rimane in potere degli Hittiti. Il re rinnovò il trattato con Rimisharma di Aleppo. Gli Assiri avevano intanto conquistato tutto Mitanni, ma furono respinti dagli Hittiti. Muwatallish dovette però guardarsi altresì da nemici interni. Suo fratello Hattushilish, governatore del Paese Alto e delle regioni orientali dell'impero, era pervenuto a grande potenza, essendo anche re vassallo di Hakpish. Egli concepì il disegno di occupare il trono imperiale in luogo di suo fratello, ma vide frustrati i suoi disegni dalla morte del re. Egli riconobbe da principio il nuovo reggente Urhi-Teshup (1305-1291), suo nipote; quando però quest'ultimo, accortosi delle macchinazioni di Hattushilish, cominciò a sottrargli una regione dopo l'altra, il re di Hakpish si ribellò, prese il nipote e lo relegò prima a Nuhashshe e poi in un'isola.

Hattushilish III (1298-1260), riuscì a conservare l'impero del quale si era impossessato con la violenza. L'Assiria era salita a grande potenza e per difendersene egli fece un trattato col re Kadashman-Turgu di Babele. Con gli Egiziani egli conchiuse un trattato che ci è stato conservato in due redazioni, in egiziano e in accado. Con ciò egli ristabilì la pace con l'Egitto e l'equilibrio tra Hatti e l'Egitto sulla sponda orientale del Mediterraneo.

Il suo successore fu Tudhaliyash IV (1260-1230) suo figlio. Oramai la forza espansiva dell'impero hittita è già esaurita e il re pensa piuttosto a conservare l'impero che a ingrandirlo. I rapporti con l'Assiria, dove regna ora Tukulti-Nimurta I, non sono buoni. Tali si mantengono però i rapporti con l'Egitto. L'impero hittita ha ancora per confine in Siria il paese di Amurru. Sembra che l'invasione dei cosiddetti Popoli del Mare nel quinto anno di Merneptah di Egitto non sia riuscita a infliggere danni all'impero micrasiatico. Apprendiamo dalle fonti che in una ribellione nel Paese del Fiume Sheha il re di Akhiyawa sta dalla parte dei ribelli. Il paese di Akhiyawa, il cui nome da qualcuno è stato messo in rapporto con gli Achei, deve esser stato una regione che occupava una parte considerevole della costa occidentale dell'Asia Minore.

Seguì sul trono suo figlio Arnuwandash (1230-1215). Sembra che sotto questo principe il pericolo d'invasioni dall'occidente da parte di nuovi popoli si sia intensificato e che qualche principe audace abbia tentato di formare un vasto stato nella parte occidentale della penisola anatolica. Infatti Madduwattash di Zippashla, attaccato da Attarshiyash (secondo alcuni Atreo) di Akhiya, era fuggito in cerca d' aiuto alla corte del re di Hatti, che era allora Tudhaliyash, ed era stato ricondotto da questo nel suo regno. Ma Madduwattash concepì abilmente il disegno di fondare a spese di Hatti un vasto regno sotto il suo scettro. Egli cominciò ad annettersi alcune parti del territorio hittita, si riconciliò coi nemici dell'impero e insieme con essi raggiunse persino Alashiya sulla costa del Mediterraneo. Sembra che il re hittita non abbia reagito energicamente all'attacco subdolo.

Ad Arnuwandash successe sul trono suo figlio Tudhaliyash V. Le nostre fonti cessano con questo principe. Sappiamo però che in questo torno di tempo tutta la parte occidentale dell'Asia Anteriore ebbe a subire vaste invasioni di popoli rozzi provenienti dall'Occidente. Attorno all'anno 1200 l'impero hittita deve esser crollato sotto i colpi formidabili dei nuovi avversarî. Sta di fatto che più tardi troviamo stanziate nuove popolazioni nell'area occupata dall'impero: sono i Mushki, i Misi, i Frigi e altre nazioni di minor conto che succedono con stati più o meno grandi agli Hittiti, continuando però la loro antica civiltà in forma leggermente modificata. È certo anzi che non pochi monumenti hittiti micrasiatici che dimostrano l'azione spiccata dell'arte neoassira risalgono a questo ultimo periodo della civiltà hittita, quando non si può parlare veramente più di Hittiti, ma soltanto di quelle nazioni minori, parlanti in gran parte lingue indoeuropee, successe agli Hittiti.

Della composizione etnica dell'impero siamo ancora male informati. Non sappiamo neppure ancora con precisione a quale razza appartenessero i parlanti la lingua hittita, la casta dominante nell'impero micrasiatico. Se le immagini che di essi ci tramandarono sui loro monumenti gli Egiziani e gli Hittiti stessi sono fededegne, sembra che essi fossero di razza alpina orientale o armenoidi. Essi hanno cioè le fronti sfuggenti, la brachicefalia e il naso grande e ricurvo che sono caratteristici di questa razza. Sembrano insomma essere gli antenati degli odierni Armeni. Comunque, l'impero hittita deve essere stato molto composito anche dal punto di vista antropologico oltre che da quello linguistico.

Lingua, scrittura, letteratura. - La lingua ufficiale dell'impero hittita, nella quale sono scritte le leggi, gli annali, moltissimi testi religiosi e altri scritti, è di carattere indoeuropeo per quanto riguarda la struttura grammaticale, appartiene anzi al ramo occidentale o di centum, ma non ha carattere indoeuropeo nel vocabolario. Sono poche cioè le parole d'origine indoeuropea. Il vocabolario è senza dubbio asiano. La grammatica stessa è ridotta di forme e alquanto lontana dall'esuberanza morfologica del sanscrito e del greco. Si tratta senza dubbio d'una lingua indoeuropea parlata da un popolo che prima parlava un'altra lingua di tipo linguistico alquanto diverso. È logico quindi ritenere che la stirpe che ha imposto questa lingua indoeuropea allo stato hittita debba esser stata composta di non grande numero di persone. Nell'impero degli Hittiti si parlavano altresì il hattico, il luvico, il palaico e ancora altri linguaggi (vedi asia minore: Lingue).

La scrittura dell'impero hittita era per le iscrizioni monumentali geroglifica, derivata probabilmente dai geroglifici egiziani. Questa scrittura è piuttosto antica, poiché alcuni segni geroglifici si trovano già sui monumenti più antichi. Non sappiamo però finora, siccome non si è riusciti ancora a decifrarla, in quale lingua siano scritte le numerose iscrizioni geroglifiche hittite. Può darsi che esse siano scritte in più di una lingua dell'impero. Gli Hittiti scrivevano però di solito su tavolette d'argilla con scrittura in caratteri cuneiformi, precisamente come gli antichi Babilonesi e Assiri. La scrittura cuneiforme hittita è quella della prima dinastia di Babele (v. Babilonia e assiria: Storia), e non quella della colonia assira antichissima di Kanesh nella Cappadocia. La scrittura hittita fa largo uso d'ideogrammi sumeri e accadi, i quali gli Hittiti pronunciavano in hittita, ma che non tutti siamo ancora in grado di leggere, poiché di non pochi non conosciamo ancora il termine corrispondente hittita. Nella corrispondenza diplomatica gli Hittiti facevano però uso dell'accado, come usava in quei tempi, e così pure per la redazione di trattati internazionali.

La letteratura degli Hittiti deve esser stata abbondante, con grande prevalenza dei testi di contenuto religioso. Essa non era limitata agli scritti in lingua hittita ma comprendeva inoltre composizioni nelle altre lingue più importanti dell'impero e segnatamente in hattico, nel quale erano composti specialmente testi religiosi. La letteratura hittita comprendeva annali e cronache, rescritti e decreti reali e documenti giuridici, concessioni di feudi e privilegi, testamenti politici, aretalogie, trattati internazionali, lettere, testi mitici, svariatissimi rituali, testi mantici, di medicina, oracoli, preghiere, giuramenti, inni agli dei, e anche grande quantità di composizioni d'altro carattere. In generale si può dire che essa rispecchia la letteratura babilonese.

Religione. - La religione hittita è politeistica, come le religioni delle grandi nazioni dell'antichità. Gli Hittiti adoravano, come gli Egiziani e i Babilonesi e Assiri, le forze della natura e i più importanti oggetti cosmici, come il sole, la luna, le stelle, il cielo, la tempesta, e così via. Tutte le loro divinità erano però perfettamente personificate, come era il caso degli dei della Mesopotamia. Non pare che le loro divinità abbiano avuto carattere zoomorfico.

Il pantheon era piuttosto folto, con a capo il dio nazionale e sua moglie. Gli dei erano divisi in famiglie, con i genitori, i figli, i servi e i loro animali. Esso era alquanto composito e le singole figure divine erano di origine diversa. Vi troviamo divinità antiche asiane, micrasiatiche, sumero-babilonesi, assire, hurrite, hittite, luviche, indiane. Il dio supremo, chiamato probabilmente Teshup, era il dio della tempesta, e identico di carattere ad Adad mesopotamico e ammaico e a tutti gli dei della tempesta e del fulmine dell'Asia occidentale antica, nonché a Zeus greco e a Iuppiter latino. Esso è raffigurato con nella sinistra la folgore, di solito trifida, e nella destra la mannaia o un martello, col quale abbatte e schianta gli alberi della foresta. Sua moglie era la dea del sole, chiamata Hepit o Hepa, adorata segnatamente ad Arinna. La stessa coppia divina ricorreva specialmente nel pantheon dei Mitanni, con la cui civiltà e religione degli Hittiti mostrano tante affinità. Gli Hittiti avevano inoltre un dio importante dei campi e della vegetazione, Telipinush, figlio della coppia divina suprema. Una figlia di Teshup e Hepit era la dea Mezzullash, invocata spesso dai re hittiti accanto agli dei più importanti del pantheon. La dea Zentushih era la loro nipote. Un dio importante era Inar o Inarash, il quale era adorato in non meno di centododici forme. Affini a questo dio sono gli dei Alash e Pirinkir. Il dio della frutta è Halkish. Come i Mesopotamici e gli Egiziani, gli Hittiti avevano elevato a divinità alcuni concetti astratti, a titolo d'esempio il peccato e la trasgressione, dal nome Washdulashshish. Quale padre degli dei era riguardato Kumarpish, identico a Enlil babilonese, il quale aveva per messaggero Mukishanush. Affini alla dea Ishtar erano Nenattash e Kulittash. La divinità tutelare della casa era Kulshesh. Gli Hittiti adoravano inoltre il cielo, la terra, le montagne, i fiumi, le fonti, i venti, le nubi. Oltre alle divinità generali, adorate da tutti e ovunque, gli Hittiti avevano anche numerose divinità locali e regionali. Nel paese di Luia si adorava segnatamente Shantash (Sandon) e accanto a questo anche Tarhunza. Nel pantheon hittita penetrarono altresì parecchie divinità babilonesi e assire, come Anush, Enlil, Ninlil, Ea, Damkina, Marduk, Nergal, Ishtar, Ilbaba. Gli Hittiti avevano una ricca mitologia. Un mito narrava della sparizione del dio della vegetazione Telipinush con la conseguenza di sterilità e carestia sulla terra. Un altro mito descriveva la lotta fra il dio della tempesta e il serpente Illuyankash. Un mito simile si riferisce al serpente oceanico Hedammush. In un altro mito la dea Ashertush tenta di sedurre il dio della tempesta; quando però si accorge che non riesce, cerca di far credere che sia stato il dio a volerla sedurre. Il dio della tempesta si reca allora dal marito della dea e gli racconta ciò che è successo. Gli Hittiti attinsero abbondantemente, come per il pantheon così per i loro miti, alla religione paleomesopotamica. Del mito di Gilgamesh ci sono stati conservati frammenti di versioni in accado, hittita e hurrita. Si avevano niente meno che quindici tavole in lingua hurrita dei Canti di Keshshesh, cioè Gilgamesh. Anche per quanto riguarda le cerimonie e i riti la religione hittita è molto affine alla babilonese. Ci sono stati conservati testi contenenti riti di purificazione, preghiere, giuramenti, esorcismi per liberarsi dai demoni, dalle malattie e dalle disgrazie. Abbiamo inoltre numerosi testi mantici, modelli di fegato per l'epatoscopia, trattati di medicina in lingua hittita e babilonese. La mantica si esercitava su vasta scala, e si prediceva dal fegato, dal volo degli uccelli e da numerosi altri indizî. Vi erano anche profetesse.

Diritto. - Gli Hittiti avevano un diritto piuttosto sviluppato, modellato in molti tratti su quello dei Mesopotamici, ma nelle sue sanzioni penali un po' più mite di questo. Finora si conoscono due tavole con circa cento articoli di leggi hittite o, secondo alcuni, di una raccolta privata di disposizioni giuridiche. Comunque, le due tavole ci mettono in grado di conoscere il diritto degli Hittiti al tempo del loro massimo splendore, poiché delle due redazioni rispecchiate dai frammenti trovati, la più antica sembra risalire al re Shuppiluliumash o a suo figlio Murshilish II. Le leggi hittite, dal punto di vista tecnico della disposizione sistematica e della dizione, sono superiori alle leggi, per esempio, medioassire. La maggior parte delle norme sono di carattere penale, ma alcune si riferiscono anche al diritto familiare, al diritto pubblico, all'economia, ecc.

Il matrimonio si conchiude mediante contratto seguito da una prestazione da parte di tutti e due i contraenti. Il fidanzato consegna alla fidanzata o ai suoi genitori un certo valore e questi gli dànno in cambio un altro valore, senza che con ciò si possa affermare che il matrimonio sia una semplice compravendita. Vi sono due specie di matrimonio, secondo che la moglie abiti in casa di suo marito o di suo padre. Tra schiavi non si esige per il matrimonio nessuna prestazione. Il matrimonio si scioglie per la morte di uno dei contraenti. Se muore il marito, suo fratello è obbligato a prender in moglie la vedova o, in caso di mancanza di fratelli, l'obbligo incombe al padre. Quando qualcuno alleva il figlio altrui, lo adotta in un certo senso. Quando qualcuno salva una persona da un incendio ma perisce nello stesso tempo, il salvato deve dare alla famiglia del salvatore perito uno dei suoi figli. Se la madre vedova vuole scacciare il figlio dalla casa, deve mettere fuori il suo vestito e deve compiere un'altra formalità quando lo riprende. La vedova prende nell'eredità la parte del marito. La proprietà presso gli Hittiti era privata; per diventare proprietario legittimo di un campo è necessario un atto formale religioso che consiste nella consacrazione dei confini da parte di un sacerdote sacrificatore; si perde la proprietà di un campo quando si cessa di coltivarlo e un'altra persona ne prende possesso a questo scopo. Il proprietario degl'immobili sottostà ad alcuni obblighi inerenti alla proprietà del campo o dell'immobile in genere: egli deve coltivarlo, fare servizî forzosi, pagare le imposte stabilite dalla legge. Chi prende uno schiavo fuggitivo e lo riconduce dal suo padrone ha diritto di ricevere due o tre sicli. Se lo schiavo è fuggito in paese nemico, l'Hittita che lo ha preso ha il diritto di conservarlo. La proprietà di alcuni animali è sottoposta ad alcune restrizioni. Gli Hittiti conoscevano altresì l'istituto del feudo. Il feudo è una terra il cui possesso e godimento sono attribuiti sia a un soldato sia a un sacerdote, o a degli artieri, con l'obbligo di eseguire un certo servizio, militare, religioso o civile. Mentre i soldati feudatarî servivano in guerra, altri individui erano adibiti alla coltivazione dei campi dati in feudo. Spesso il feudatario otteneva dal re l'esenzione da qualsiasi servizio. Si poteva acquistare un feudo anche soltanto parzialmente, nel qual caso il servizio del campo restava al soldato. L'immunità dal servizio del feudo era privilegio dei sacerdoti delle tre città sante degli Hittiti. I loro campi erano coltivati dai loro associati. Gli Hittiti conoscevano la schiavitù per debiti: lo schiavo poteva però essere liberato da un terzo, purché quest'ultimo desse in sua vece un altro schiavo. L'alienazione della proprietà avviene mediante la vendita, per la quale è da pagare un prezzo in argento. Le leggi hittite fissano il prezzo di molte mercanzie, dei servigi degli artieri, e così via. La legge stabilisce inoltre quando il locatario è responsabile per i danni subiti dalla cosa presa in affitto. Chi prende in affitto un animale è responsabile della sua perdita, persino se esso sia stato divorato da qualche animale feroce, ma non risponde se esso sia stato ferito per il fatto di un terzo. Le leggi hittite puniscono l'omicidio, le bastonature e ferite, l'aborto, il ratto, l'attentato ai buoni costumi, la bestialità. Si distingue tra l'uccisione intenzionale e quella causata per imprudenza. Inoltre la legge distingue tra il libero e lo schiavo. Se l'uccisore non è conosciuto, è responsabile verso la famiglia dell'ucciso la città nel cui territorio è stato commesso l'omicidio: essa deve consegnare alla famiglia della vittima un campo di una determinata grandezza. Se per i colpi inferti a qualcuno questo non è più capace di lavorare per un certo tempo, il feritore deve dare al ferito un sostituto che lavori per lui, nonché dargli l'indennità di sei sicli e pagare il salario del medico. Chi fa abortire una donna deve pagare secondo il grado della gravidanza dieci o cinque sicli. Per il ratto bisogna dare o la propria casa o dodici persone secondo il luogo dove esso è avvenuto. Chi usa violenza carnale a stretti parenti subisce la pena di morte. La legge contempla inoltre il furto, l'incendio, i danni causati ai campi o agli animali. È severamente punito il furto di animali: per il furto di un cavallo, di un bove, di un montone si devono pagare trenta capi della stessa specie. Per il furto di frutta, alberi fruttiferi, e così via si paga una composizione. Chi trova un utensile perduto deve restituirlo al proprietario. La persona presso la quale il proprietario trova il suo animale sbandatosi deve consegnargli sette bovi o cavalli per ciascun animale della stessa specie. Se un uomo libero incendia una casa deve ricostruirla nel caso che l'incendio non sia doloso. Se l'incendiario è stato uno schiavo, gli si taglia il naso. Il ribelle contro il re vedrà distrutta completamente la sua casa. La legge hittita punisce nel delitto anzitutto l'intenzione e distingue quindi tra il delitto commesso intenzionalmente e quello commesso soltanto per colpa o preterintenzionalmente. La vendetta privata è ammessa soltanto nel caso che il marito colga la moglie in fallo: in questo caso egli può uccidere tutti e due gli adulteri. Talvolta la responsabilità coinvolge la famiglia o la città del delinquente. Le composizioni si fanno in natura o in denaro, vale a dire in argento. Le pene corporali sono la morte, i lavori forzati, la mutilazione del naso e degli orecchi. In otto casi è stabilita la pena di morte.

Arte. - Gli Hittiti ci hanno lasciato parecchi monumenti e opere d'arte tanto nell'Asia Minore quanto nella Siria settentrionale.

Abbiamo rovine di città circondate di potenti mura, con palazzi e templi, rivestimenti in pietra degli zoccoli dei muri di palazzi reali, varî monumenti rupestri, vale a dire bassorilievi intagliati nella roccia, stele, cippi, altari, statue, basi di statue, leoni con o senza iscrizioni, pietre tombali, nonché una grande quantità di piccoli oggetti, come sigilli, statuine, lastre, oggetti di oreficeria, suppellettile funeraria, vasi numerosi e altri oggetti di argilla. Monumenti molto importanti sono nella capitale Khattushash; a settentrione si trova il villaggio di öyük coi resti di un palazzo reale. Presso Boǧazkoy sono grandiosi rilievi rupestri, i quali senza dubbio appartenevano a un famoso santuario. Vi è raffigurato quasi tutto il pantheon hittita assieme al re. I monumenti di Khattushash e di öyük risalgono al periodo del massimo splendore del Nuovo Impero degli Hittiti. Scendendo verso il mezzogiorno troviamo nuovi monumenti specialmente a Malatiyyah, l'antica Melidia, con un palazzo reale e i rivestimenti in pietra. Grandiose sono le rovine della città di Gargamish, risalenti a tutti i periodi della civiltà hittita. A Zengīrlī si sono trovate le rovine della capitale di un piccolo regno che subì fortemente l'azione della civiltà hittita, ma dimostra anche l'influenza della civiltà degli Hurriti e nella sua storia più recente di quella degli Aramei. Altre iscrizioni geroglifiche si sono trovate, specie nella Siria settentrionale.

L'arte degli Hittiti dipende in fondo specialmente da quella antichissima dei Sumeri e Accadi, ma ha subito altresì l'azione di quella dei Mitanni o Hurriti, cosicché è qualche volta difficile dire se un monumento o un'opera d'arte vada attribuito piuttosto agli Hurriti che agli Hittiti. Quanto affine sia segnatamente l'arte hittita della Siria settentrionale all'arte hurrita si vede da un confronto delle opere d'arte di quella coi monumenti scavati recentemente a Tell Halaf, monumenti di spiccato carattere hurrita. Gli Hittiti hanno avuto grande predilezione per i rilievi rupestri e hanno prodotto in questo campo opere d'arte non molto inferiori per l'eleganza delle forme e la finitezza del lavoro, alle opere corrispondenti dell'arte assira, che anzi nel periodo suo più recente mostra d'aver subito una certa azione dell'arte hittita. Quest'ultima a sua volta ha subito, scomparso l'impero degli Hittiti, l'azione dell'arte neoassira. La scultura a tutto tondo mostra un certo impaccio negli artisti, i quali non sono mai riusciti a dare scioltezza di forme e movimento alle statue. Squisiti sono invece gl'intagli nei cilindri-sigilli, con scene che riecheggiano in realtà scene corrispondenti mesopotamiche. Accanto all'influenza mesopotamica e hurrita è notevole anche quella degli Egiziani.

Bibl.: Per la bibliografia v. G. Contenau, Essai de bibliographie hittite, Parigi 1922, e dello stesso autore Supplément, in Babyloniaca, X (1927). Degli Hittiti trattano tutte le storie dell'antichità orientale; inoltre si veda E. Meyer, Reich und Kultur der Chethiter, Berlino 1914; J. Garstang, The Hittite empire, Londra 1930; A. Götze, Das Hethiter-Reich, Lipsia 1929; G. Roeder, Ägypter und Hethiter, Lipsia 1919; A. Götze, Kleinasien zur Hethiterzeit, Lipsia 1924; A. E. Cowley, The Hittites, Londra 1920; D. G. Hogarth, Kings of the Hittites, Londra 1926. Sulla lingua hittita v. F. Hrozný, Die Sprache der Hethiter, Lipsia 1916-1917; C. Marstrander, Caractère indo-européen de la langue hittite, Cristiania 1919; E. H. Sturtevant, On the position of Hittite among the Indo-European languages, in Language, II, pp. 25-34; E. Forrer, Die Inschriften und Sprachen des Hatti-Reiches, in Zeitschr der deutschen morgenl. Gesellschaft, LXXVI, pp. 174-269; J. Friedrich, Die hettitische Sprache, in Zeitschr. der deutschen morg. Gesell., 1922; L. Delaporte, Éléments de la grammaire hittite, Parigi 1929. Le iscrizioni in carattere geroglifici sono state raccolte da L. Messerschmidt, Corpus Inscriptionum Hettiticarum, 1901-1906. Per la loro decifrazione: R. C. Thompson, A new decipherment of the Hittite inscriptions, Oxford 1913; P. Meriggi, Die hethit. Hicroglyphenschrift, in Zeitschr. fur Assiriologie, XXXIX, pp. 165-212. Ed. di testi hittiti in caratteri cuneiformi sono state fatte in Keilschrifttexte aus Bo ghazköi, Lipsia 1916-1923; Keilschrifturkunden aus Boghazköi, Berlino 1921, segg.; i testi del Museo Brit. sono editi da L. W. King, Hittite texts in the cuneiform character from tablets in the British Museum, Londra 1920; E. Forrer ha edito testi hittiti importanti in traslitterazione, in Die Boghazköi-Texte in Umschrift, I-II, Lipsia 1922; A. Götze, Hattušliliš, in Mitt. Vord.-Ägypt. Gesellschaft, XXIX, Lipsia 1925, p. 3; id., Neue Bruchstücke zum Grossen Text des Hattušiliš, in Mitt. der Vord.-Äg. Gesellschaft, XXXIV, ii, Lipsia 1930; id., Madduwattað, in Mitt. der Vord.-Äg. Gesellschaft, XXXII, i, Lipsia 1928; E. Cavaignac, Les annales de Mursil, II, in Revue d'assyriologie, XXVI, pp. 145-48; J. Friedrich, Staatsverträge des Hatti-Reiches in hethitischer Sprache, I-III, in Mitteilungen der Vord.-Ägypt. Gesellschaft, XXXI, XXXIV, XXXVI; S. Langdon e A. H. Gardiner, The treaty of alliance between Hattušili, king of the Hittites, and the Pharaon Ramesses II of Egypt, in Journal of Egypt. Archaeology, VI, pp. 179-205. Per il pantheon hittita v. G. Contenau, Les divinités hittites et le panthéon sumérien, Congrès International d'histoire des religions tenu à Paris en octobre 1923, I, Parigi 1925, pp. 461-67. Sui miti: H. Zimmern, Der Kampf des Wettergottes mit der Schlange Illuyankaš, in Streitbergfestgabe, Lipsia 1924, pagine 430-441. Sul diritto degli Hittiti: F. Hrozný, Code hittite provenant de l'Asie Mineure, I, Parigi 1922; H. Zimmern, Hethitische Gesetze aus dem Staatsarchiv von Bogazköi, Lipsia 1922; G. Furlani, Leggi dell'Asia anteriore antica, Roma 1929, pp. 61-88; V. Korošec, Hethitische Staatsverträge, Lipsia 1931; É. Cuq, Études sur le droit babylonien, les lois assyriennes et les lois hittites, Parigi 1929, pp. 457-507. Le pubblicazioni più importanti sui monumenti e sugli scavi sono le seguenti: G. Perrot, E. Guillaume e J. Delbot, Exploration archéologique de la Galatie et de la Bithynie, d'une partie de la Mysie, de la Phrygie, de la Cappadoce et du Pont, I-II, Parigi 1862; Ch. Texier, Descr. de l'Asie Mineure, I-III, Parigi 1839-1849; O. Puchstein, Boghazköi. Die Buawerke, Lipsia 1912; Th. Macridy-Bey, La porte des sphinx à Euyuk, in Mitt. der Vord.-Ägypt. Gesellschaft, Berlino 1908, p. 3; Ausgrabungen in Sendschirli ausgeführt und herausgegeben im Auftrage des Orient-Comités zu Berlin, I-IV, Berlino 1893-1911; J. 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Furlani, Scene sacrificali hittite, in Aegyptus, XI, pp. 301-62; St. Przeworski, Monumenta Hethitica, Parigi 1929 e segg.; sulla glittica hittita è da consultare G. Contenau, Glyptique syro-hittite, Parigi 1922; G. Furlani, Il sigillo hittita del R. Museo Archeologico di Firenze, in Aegyptus, XII (1932), fasc. 2; D. G. Hogarth, Hittite seals, Oxford 1920. Gli studî hittiti hanno una propria rivista dal titolo Revue Hittite et Asianique, che esce a Parigi dal 1930.