HONDURAS

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

HONDURAS (XVIII, p. 551; App. I, p. 715; II, 1, p. 1188; III, 1, p. 815)

Giandomenico Patrizi
Renato Piccinini

Tra i censimenti 1961 e 1974 la popolazione è salita da 1.884.765 a 2.653.857 unità, denunciando un incremento medio annuo del 3,1% (questo elevato valore, però, va accettato con riserva, perché pare che il dato del censimento 1961 sia scarsamente attendibile). Nel 1975, secondo una stima, la popolazione era di 3.037.000 unità e la densità media di 27 ab. per km2, cifra poco significativa dal momento che la metà occidentale del paese, corrispondente pressappoco ai tre vasti dipartimenti di Gracias a Dios, Olancho e Colón, ha appena 5 ab. per km2. La capitale Tegucigalpa (270.600 ab. nel 1974) resta il maggior centro urbano, ma il suo sviluppo è piuttosto lento a causa della posizione che rende difficili i collegamenti; accrescimento più rapido manifesta l'altra grande città, San Pedro Sula (oltre 100.000 ab.), sede di industrie e centro della principale regione bananiera.

Benché attenuato negli ultimi anni, ancora netto è il predominio delle attività rurali, che dànno il 35% del prodotto nazionale lordo e occupano il 67% della popolazione attiva. Le banane (16 milioni di q nel 1973) sono sempre il prodotto principale e la prima voce dell'esportazione; progressi sono stati compiuti dalla coltura del caffè (400.000 q nel 1973), anch'esso esportato; per il tabacco, che alimenta un'attiva industria nazionale, l'H. è al primo posto tra le repubbliche istmiche; il mais (3,4 milioni di q nel 1973) è diffusamente coltivato sia per il consumo interno sia per l'esportazione; la coltura del cotone è rimasta modesta, e così quella della canna, che, pur fornendo un prodotto vieppiù abbondante, non copre il fabbisogno interno. L'allevamento ha compiuto progressi e notevole è il numero dei capi bovini (1,6 milioni nel 1973), suini ed equini. Le foreste hanno fornito nel 1973 legname per 4,4 milioni di m3. Una legge di riforma agraria (1962) ha portato alla creazione di un Istituto nazionale agrario che provvede all'espropriazione e ridistribuzione di terre e a spostamenti di famiglie agricole. L'attività mineraria è di scarso rilievo: l'estrazione dell'argento e di altri metalli ha perduto importanza, e d'altra parte non è stata intrapresa l'utilizzazione dei giacimenti petroliferi della Mosquitia e di quelli ferriferi rinvenuti presso Tegucigalpa. Negli anni Sessanta è entrata in funzione la centrale di Cañaveral, la prima del gruppo del Río Lindo. Nel 1969 la potenza installata era di 90.000 kW; nel 1970 sono stati prodotti 310 milioni di kWh. Le industrie manifatturiere, sebbene in aumento, occupano ancora appena il 10% della popolazione attiva e forniscono non più del 14% del prodotto nazionale lordo. Sono prevalentemente fabbriche alimentari e tessili. L'esportazione di banane, caffè e legname è lungi dal compensare le forti importazioni di beni di consumo, e la bilancia commerciale permane passiva. Il principale partner è rappresentato dagli Stati Uniti, ma l'interscambio honduregno-statunitense diminuisce in percentuale per i sempre più stretti rapporti stabiliti, dopo l'istituzione del Mercato comune centroamericano, con i paesi vicini, in particolare Costa Rica e Guatemala. Nel 1972 l'H. ha ricevuto 140.000 turisti.

L'H. ha una marina mercantile assai minore di quella che risultava negli anni Cinquanta, perché la sua funzione di bandiera ombra è venuta declinando. Puerto Cortés è il porto principale. San Pedro Sula e Tegucigalpa hanno aeroporti internazionali. Le ferrovie si estendono per un migliaio di km, le strade per 5600, di cui 240 pertinenti alla Panamericana; nel 1971 gli autoveicoli erano 30.000.

L'H. rivela condizioni di sottosviluppo, riscontrabili nel basso reddito pro-capite (uno dei più bassi dell'America latina) e nello squilibrio demografico ed economico tra le varie parti del paese.

Bibl.: F. D. Parker, The Central American Republics, Londra 1964; G. Lasserre, Les Amériques du Centre, Parigi 1974.

Storia. - R. Villeda Morales svolse il suo mandato (1957-63) sulla linea tracciata dal presidente Juán Manuel Gálvez, nel tentativo disperato di creare strutture sociali in uno dei paesi più arretrati dell'America latina. Sostenne una legislazione avanzata in favore dei lavoratori, avviò la riforma agraria, progettò una rete stradale in grado di raggiungere zone fertili ma lontane, cercò di combattere la piaga dell'analfabetismo. In politica estera si mantenne neutrale verso il castrismo e lasciò che sparuti gruppi di sinistra esprimessero le loro idee. Questo suo atteggiamento gli procurò l'opposizione del parlamento, che avversò la sua azione di governo. Destò inoltre la diffidenza dei conservatori e dei militari, i quali, dieci giorni prima delle elezioni che dovevano designare il suo successore, lo destituirono sotto l'accusa di filo-comunismo e lo esiliarono a Costa Rica il 3 ottobre 1963. Il colpo di stato portò al potere il col. Oswaldo López Arellano e alla rottura dei rapporti con gli SUA, che considerarono il golpe un attentato alla democrazia. Le relazioni fra i due paesi furono ristabilite nel gennaio 1964 dietro formale promessa di un ritorno alla legalità. Le elezioni del febbraio 1965, vinte dal Partito nazionalista, diedero al Congresso la possibilità di designare presidente costituzionale, fino al 1971, il col. López Arellano, appoggiato dall'esercito. L'H. conobbe di nuovo il tallone della dittatura militare, vide sfumare le riforme in atto e ripiombò nei disordini e nei tentativi insurrezionali. Ricominciarono le dispute con i paesi confinanti, Nicaragua, Guatemala, El Salvador.

Con El Salvador l'H. sostenne una breve ma sanguinosa guerra (14-30 luglio 1969), soffrendo bombardamenti e invasione, con migliaia di morti. Il conflitto, noto come "guerra del foot-ball", scoppiò a pretesto di una partita di calcio a Tegucigalpa fra le squadre dei due paesi. I motivi più profondi sussistevano da vecchia data: infatti una massa di salvadoregni (circa 300 mila), emigrati nell'H., sottraggono lavoro alla mano d'opera locale. La guerra si concluse rapidamente, grazie all'intervento dell'OAS, con il ritiro delle truppe salvadoregne che avevano invaso l'Honduras.

Le elezioni del 28 marzo 1971 portarono alla presidenza della repubblica Ramón Ernesto Cruz, presto rovesciato da un colpo di stato che portò nuovamente al potere l'ex presidente López Arellano (4 dicembre 1972). L'usurpatore, a sua volta, accusato di corruzione, è stato deposto (22 aprile 1975) e sostituito alla presidenza dal col. Juán Alberto Melgar Castro. Un successivo golpe (8 agosto 1978) ha portato ora al potere il gen. Policarpo Juán Paz García.

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