HONG KONGGeografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Già colonia del Regno Unito e dal 1° luglio del 1997 regione amministrativa autonoma della Cina, H. K. è riuscita a mantenere invariato il sistema economico e sociale vigente sotto l'amministrazione britannica, grazie all'impegno assunto in tale senso dal governo di Pechino. La popolazione risultava di 6.708.389 ab. al censimento del 2001, e di 6.883.000 circa a una stima del 2004, con una densità di oltre 6200 ab./km2. La dinamica demografica è caratterizzata da un discreto tasso di crescita, determinato non tanto dal movimento naturale (nel 2006 il coefficiente di natalità e quello di mortalità sono stati rispettivamente del 7,3‰ e del 6,3‰) quanto dall'immigrazione di manodopera (+4,9‰), proveniente in massima parte dalla Cina continentale. L'economia è legata al settore dei servizi, che occupa oltre i due terzi della popolazione attiva: H. K. rimane, infatti, uno dei principali centri del commercio e dei trasporti in-ternazionali, con un porto ai primi posti nel mondo per traffico mercantile (207 milioni di t nel 2003), ed è anche una delle maggiori piazze finanziarie dell'Asia, con un sofisticato settore bancario che attira gli investimenti di numerose imprese multinazionali. L'industria del turismo vive un periodo di forte crescita grazie ai nuovi visti individuali, che consentono ai cittadini cinesi di visitare la città senza più l'obbligo di un viaggio di gruppo: nel 2004 hanno visitato H. K. 21,8 milioni di persone, il 40% in più rispetto all'anno precedente.
di Paola Salvatori
Nell'ultimo decennio del 20° sec. proseguì il processo di transizione previsto dall'accordo anglo-cinese del 1984 per il ritorno di H. K. sotto la sovranità della Repubblica popolare cinese. I rapporti economici vennero ulteriormente incrementati, ma rimasero difficili le relazioni politiche. La decisione dell'ultimo governatore britannico, Ch. Patten (1992-1997), di accelerare unilateralmente il processo di parziale democratizzazione previsto dalla Legge fondamentale per H. K. (approvata nel 1990 dal Parlamento cinese), suscitò infatti un prolungato contrasto con Pechino, che rivendicava la propria partecipazione alle decisioni riguardanti il futuro politico ed economico della regione. Fra i principali elementi di frizione vi fu l'ampliamento del suffragio (sett. 1995) in occasione del rinnovo del Legislative Council (il Parlamento di H. K., chiamato comunemente LegCo e totalmente di nomina del governatore fino al 1985, quando era stato reso per metà elettivo).
Il 1° luglio 1997 H. K. tornò definitivamente sotto la sovranità della Cina. Il LegCo in carica fu sostituito da un analogo organismo provvisorio, 'eletto' nel novembre 1996 da 400 notabili nominati dalle autorità cinesi. La guida del governo della regione (Executive Council) fu assunta da Tung Chee-hwa, un esponente di rilievo della comunità imprenditoriale di H. K., anch'egli 'eletto' nel 1996. Nel settembre 1997 il nuovo LegCo approvò un emendamento costituzionale che restringeva nuovamente il suffragio e, nei mesi successivi, nonostante le proteste delle forze di opposizione coalizzate intorno al Democratic Party (nuovo nome dal 1994 degli United Democrats), vennero regolamentate in maniera restrittiva le libertà civili e di informazione. Negli anni seguenti, la buona affermazione delle opposizioni nelle elezioni per il LegCo del maggio 1998 e del settembre 2000 venne drasticamente ridimensionata dal ruolo sempre più marginale ricoperto da tale organismo, in seguito all'accentramento del potere decisionale nelle mani del capo del governo, e dall'introduzione di nuove norme volte ad accrescere il controllo su H. K. da parte di Pechino.
Il clima politico di crescente chiusura accentuò il disagio della popolazione, già duramente provata dalla crisi dei mercati asiatici scoppiata alla fine degli anni Novanta e dalle difficoltà di ripresa che si erano manifestate in tutta la regione, e alimentò i timori che venisse meno il principio 'un Paese due sistemi', caposaldo dell'accordo raggiunto nel 1984. La situazione divenne particolarmente critica nel settembre 2002, quando il governo annunciò l'intenzione di promulgare una nuova legge 'antisovversione', indirizzata a reprimere qualunque atto di tradimento, secessione o tumulto e a potenziare, per il raggiungimento di tale scopo, i poteri di intervento delle forze dell'ordine.
Considerata un attentato alla libertà di espressione e di organizzazione per l'ampia discrezionalità di intervento che lasciava alle autorità, la proposta generò una forte ondata di protesta che sfociò, nel luglio 2003, in un'imponente manifestazione di piazza, cui parteciparono circa 500 mila persone. Benché il progetto venisse ritirato (sett.), la mobilitazione dell'opinione pubblica per una più compiuta democrazia interna continuò, e le manifestazioni si protrassero nei mesi successivi con la richiesta di elezione diretta del capo del governo e della totalità del LegCo. Su tali questioni, tuttavia, Pechino espresse decisamente il suo rifiuto, e in aprile approvò una norma che limitava espressamente la libertà di H. K. di perseguire proprie riforme politiche.
Le elezioni per il rinnovo del LegCo (sett. 2004), svoltesi in un clima di intimidazione e minacce, penalizzarono il Democratic Party, che vide ridursi i propri rappresentanti. Ciò non indebolì tuttavia l'opposizione, che continuò a manifestare in difesa delle libertà civili. Nel marzo 2005 Tung Chee-hwa si dimise, e fu sostituito da Donald Tsang, entrato ufficialmente in carica in giugno.