EYCK, Hubert e Jan van

Enciclopedia Italiana (1932)

EYCK, Hubert e Jan van

Marguerite Devigne

Pittori, nativi, secondo l'ipotesi più attendibile, di Maeseyck. Sono i più grandi artisti della pittura fiamminga primitiva, e si possono porre tra gl'iniziatori della moderna. Erano parenti, ma non si ha prova che fossero fratelli; Hubert era il più anziano. È ignoto in che anno nascesse; morì a Gand il 18 settembre 1426. I documenti che lo riguardano sono pochi, riferendosi soltanto a un anno e mezzo prima della sua morte. Nel 1425 è iscritto tra i borghesi di Gand: s'ignora dove vivesse prima. In quell'anno eseguì due abbozzi per un quadro commessogli dal Magistrato di Gand. Fra il 15 agosto 1425 e il 15 agosto 1426, il Magistrato visitò il suo studio, forse per vedervi il polittico dell'Agnello mistico, allora iniziato. Nel marzo 1426 erano nel suo studio una statua di Sant'Antonio, da lui colorata, e diverse altre opere destinate all'altare elevato nella cappella della Vergine (Chiesa del Salvatore di Gand) da Robert Poortier e consorte. Nessun'altra notizia precisa su di lui, che si può quasi certamente identificare con il "maestro H." autore di un quadro legato nel 1413 da Jan de Visch, signore di Axel e di Cappelle (Fiandra orientale), alla figlia. Inoltre, benché gli scrittori italiani del sec. XV abbiano parlato solo di J., H. doveva essere noto anche in paesi lontani. Nel 1426, un monaco del convento dei francescani di Thann (Alto Reno) scriveva che "il 18 settembre morì H. v. E., che fu il più eccellente di tutti i pittori e che da tutti è soprannominato l'Apelle dei Paesi Bassi".

La parte che H. ebbe nell'esecuzione del dipinto più grandioso dei van Eyck, l'Adorazione del mistico Agnello, è discussa; e nessun'altra opera gli può essere attribuita con certezza.

Anche di Jan è incerto l'anno di nascita; egli morì a Bruges verso il 9 luglio 1441. Alcuni documenti pemmettono di seguirne molto da vicino la vita dal 1422 in poi. Dal 24 ottobre 1422 all'11 settembre 1424 lavorava all'Aia per Giovanni di Baviera, conte d'Olanda, già principe-vescovo di Liegi. Il 19 maggio 1425 era al servizio di Filippo il Buono come pittore e famiglio con lo stipendio annuo di 100 lire parigine. Nel 1426-27 ebbe dal duca missioni segrete; nel 1428 accompagnò gli ambasciatori del duca in Portogallo, per negoziarvi il terzo matrimonio del suo signore ed eseguire dal vero il ritratto della fidanzata, l'infanta Isabella. L'ambasceria fu di ritorno a L'Escluse il 25 dicembre 1429. Nel 1436, nuova missione segreta per il duca. Il 24 giugno del 1441 il pittore riscoteva ancora i suoi onorarî, pochi giorni prima di morire.

L'opera principale di H. e di J., il polittico dell'Agnello mistico, fu commessa da Josse Vijd e da sua moglie, Elisabetta Borluut, per la loro cappella nella chiesa di S. Bavone a Gand. J. la finì il 6 maggio 1432.

Secondo notizie date da Marc van Vaernewyck, essa aveva una predella a tempera raffigurante l'Inferno, scomparsa prima del 1550, per imperizia di un restauratore. Nel 1816 gli sportelli del polittico furono venduti dai fabbricieri della chiesa e passarono nella collezione Solly, per finire poi al museo di Berlino. Dopo il 1861 le figure di Adamo ed Eva, già staccate dal polittico, furono esposte nel museo di Bruxelles. Col trattato di Versailles del 1919 furono restituite le parti che erano a Berlino, e la famosa opera ritornò completa sull'altare della cappella di S. Bavone.

Il polittico è consacrato alla glorificazione del mistico Agnello. All'esterno, gli sportelli son suddivisi in tre scomparti: i donatori, Judocus Vijd e sua moglie, inginocchiati dinnanzi ai due santi Giovanni; l'Annunciazione in un interno, dalle cui finestre si scorge una veduta di città; le mezze figure dei profeti Zaccaria e Michele e delle Sibille Eritrea e Cumana. La parte centrale è divisa in due scomparti. Nel mezzo dello scomparto inferiore il mistico Agnello - dinnanzi al quale è la Fonte della Vita è circondato da quattordici angeli inginocchiati. A destra dell'Agnello stanno raccolti gli apostoli, i martiri della Chiesa e, in lontananza, incede un corteo di sante, mentre nei pannelli laterali gli eremiti sono guidati da Sant'Antonio e da San Paolo, i pellegrini da San Cristoforo. Dall'altro lato fanno riscontro a quei gruppi profeti, patriarchi e, probabilmente, filosofi e poeti dell'antichità che avevano predetto la venuta del Redentore; in lontananza, un corteo di santi e nei due riquadri a sinistra i Cavalieri di Cristo e i Giudici giusti. In quest'ultimo gruppo sembra esservi una serie di ritratti. Tutta questa parte inferiore del polittico ha per sfondo un paesaggio ove si profilano case e torri d'una città, tra le quali si è creduto riconoscere la torre d'Utrecht. La vegetazione ha elementi meridionali: palmizî, cipressi, limoni; e ciò ricorda i viaggi di J. van Eyck nel Mezzogiorno. Nella parte superiore è la figura dell'Eterno in gloria, tra la Vergine in atto di leggere nel suo libro d'ore, e il Battista, cui seguono ai due lati due gruppi di angioli musici e infine Adamo ed Eva accompagnati da finti rilievi della storia di Abele e di Caino. sul margine inferiore esterno degli sportelli si trova l'iscrizione frammentaria, che contiene nell'ultima riga la data in cui l'opera fu finita.

Pictor Hubertus.... Eyck maior quo nemo repertus

Incepit pondus quod Johannes arte secundus

Judoci Vyd prece fretus

VersV seXta MaI Vos CoLLoCat aCta tVerI

Nelle prime parole della terza riga ora mancanti il Van Huerne (secolo XVI) lesse o credette leggere: frater perfectus, ma è frase che non ha senso.

Quale parte ciascuno dei due van Eyck abbia eseguito nella grande opera è molto controverso. A H. certamente appartiene di aver cominciato il polittico, come è provato dall'iscrizione citata; e di averne disposto l'insieme. Sembra certo ch'egli abbia intrapreso a dipingere l'interno portando il lavoro a buon punto, perché impiegò solo due anni per finirlo. Nondimeno pare che J. abbia ripassata con piccoli tocchi di colore, leggieri e successivi, tutta la parte interna, salvo forse le grandi figure dell'Eterno, della Vergine e di San Giovanni Battista. Di lui sono le figure di Adamo ed Eva e tutta la parte esterna.

Oltre al polittico dell'Agnello mistico, eseguito dai due E., esistono alcune opere di J. van E. firmate o con iscrizioni che tengono luogo di firma.

Sono in ordine cronologico: 1432, 10 ottobre: ritratto del sedicente Tymotheos, Londra, National Gallery; 1433, 21 ottobre: ritratto d'un uomo con turbante rosso, Londra, National Gallery; 1433: La Vergine e il Bambino, Melbourne, National Gallery; 1434: ritratto di Giovanni Arnolfini e della consorte, Londra, National Gallery; 1436: ritratto dell'orafo Jan de Leeuw, Vienna, Kunsthist. Museum; 1436: La Vergine del canonico Giorgio van der Paele, Museo di Bruges; 1437: Santa Barbara, Museo di Anversa; 1439: La Vergine alla fontana, Museo di Anversa; 1439: ritratto di Margherita van Eyck, moglie del pittore, Museo di Bruges.

Gli vengono pure attribuiti con fondamento i seguenti quadri: 1422-1424 (?): L'uomo dal garofano, Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum; 1432: ritratto del cardinale Niccolò Albergati, Vienna, Museo; 1433 (?): ritratto di un giovane (un orafo?), Sibiu, Museo Bruckenthal; 1434 (?): ritratto di Giovanni Arnolfini, Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum; (?): ritratto di un donatore, Lipsia, Museo; (?): testa d'uomo, Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum; 1434 (?): L'Annunciazione, Leningrado, Hermitage; verso il 1434 e il 1436 (?): La vergine fra i Santi Michele e Caterina, Dresda, Museo; verso il 1436: La Vergine del cancelliere Rolin, Parigi, Louvre; 1437 (?): La Madonna di Lucca, Francoforte, Istituto Staedel; verso il 1438: Le stimmate di San Francesco, Filadelfia, Collezione Johnson (una copia antica se ne conserva al Museo di Torino); 1439 (?): La Madonna con Santa Barbara, Santa Elisabetta e un certosino, Parigi, Collezione Robert de Rotschild; verso il 1440: ritratto di Baudouin de Lannoy, signore di Molembais, Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum; 1441 (?): La Vergine di Nicolas van Maelbeke, prevosto di San Martino d'Ypres, già nella collezione Helleputte a Kessel-Loo; oggi in commercio, in Germania.

Inoltre vanno ricordati: un ritratto di monaco, Montauban, Museo, e il Calvario (opera di gioventù?), Berlino, Kaiser-Friedrich-Museum. Si hanno poi notizie di molte opere scomparse di Jan. Dei disegni attribuitigli uno solo è sicuramente suo: quello eseguito per il ritratto del cardinale Albergati, ora nel gabinetto delle stampe di Dresda (datato 1431).

Ai fratelli v. E. furono dal conte Durrieu assegnate anche le miniature del libro d'ore di Torino; frammento questo d'un manoscritto che apparteneva al duca Giovanni di Berry e che passò in seguito a Guglielmo IV di Baviera-Hainaut (Guglielmo VI d'Olanda), che ne fece compire la serie delle miniature. Nel sec. XVIII questo frammento fu nuovamente diviso: una delle parti fu acquistata da Casa Savoia, e passò poi nella biblioteca dell'università di Torino, dove andò distrutta (1904); l'altra si trova nella biblioteca del principe Trivulzio in Milano. L'attribuzione di queste miniature ai fratelli van E., confermata anche da G. Hulin de Loo, è stata messa in dubbio dal Friedländer, il quale ritiene che siano di Jan giovane le miniature credute di Hubert, la cui personalità resterebbe così del tutto indistinta, poiché gli sportelli già nel museo di Leningrado (Calvario e Giudizio Finale), la Madonna nella chiesa del museo di Berlino e le Pie donne al sepolcro della collezione di sir Herbert Cook, a Richmond, già attribuite ad Hubert, diventerebbero anch'esse opere giovanili di Jan. Ma è difficile accedere all'opinione del Friedländer, dato il dualismo nettamente marcato che si osserva nell'arte eyckiana e che deve esser dovuto alla profonda diversità del temperamento artistico dei due maestri.

L'arte dei van E. e la sua azione vanno considerate sotto due aspetti: l'uno puramente tecnico, l'altro stilistico. L'innovazione tecnica consisté nel nuovo modo di preparare e d'eseguire la pittura ad olio, d'altronde già nota e usata da tempo. Il procedimento, scoperto o perfezionato dai van E., conferendo ai loro quadri uno splendore inusitato e meraviglioso, diede loro un'infinita superiorità sulle pitture eseguite a tempera. La possibilità di ritoccare e di rifinire lentamente, a piacere, il quadro incominciato, permetteva all'artista di porre maggior cura nell'esecuzione e di studiare a fondo i particolari. Nello stesso tempo i van E. pongono i loro personaggi all'aria aperta, i fondi d'oro spariscono, gli oggetti, bagnati dalla luce, riacquistano il vero volume e le ombre osservate con esattezza ne accentuano il rilievo. Il paesaggio osservato con oggettività compare nello sfondo delle composizioni, mentre ogni figura è studiata nel suo carattere, nella sua espressione e nella sua stretta somiglianza. Questa nuova arte sembra voler trascrivere la realtà in maniera rigorosa, ma in verità è anch'essa un'interpretazione intima, stupefacente per finezza di particolari. Mentre nell'arte italiana Masaccio apriva una nuova era schiudendo alla pittura un uguale vastissimo mondo, i van F. iniziarono nella pittura nordica una tecnica e uno stile le cui qualità durarono lungamente, riflesse e modificate, ma non furono più uguagliate.

V. tavv. CVII-CX.

Bibl.: P. Durrieu, Heures de Turin. Quarante-cinq feuillets à peinture provenant des Très Belles Heures de Jean de France, duc de Berry, Parigi 1902; W. H. Weale, Hubert and John van E., Their life and work, Londra 1908; 2ª ediz., ridotta, del 1912; Georges H. de Loo, Heures de Milan. Troisième partie des Très belles Heures de Notre-Dame, enluminées par les peintres de Jean de France, duc de Berry, et par ceux du duc Guillaume de Bavière, comte du Hainaut et de Hollande, Bruxelles e Parigi 1911; M. J. Friedländer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915 (con bibl.); Sir M. Conway, The van Eycks and their followers, Londra 1921; E. Verlant, La peinture ancienne à l'Exposition de l'Art belge, à Paris, en 1923, Bruxelles e Parigi 1924; F. Winkler, Die altniederländische Malerei. Die Malerei in Belgien und Holland von 1400-1600, Berlino 1924; M. J. Friedländer, Die altniederländische Malerei, I: Die van E. Petrus Christus, Berlino 1924; A. Schmarsow, Hubert und Jan van E. (Kunstgeschichtliche Monographien, XIX), Lipsia 1924; M. Dvořak, Das Rätsel del Kunst der Brüder van E., Monaco 1925; F. Winkler, Die flämische Buchmelerei des XV. und XVI. Jahrhunderts. Künstler und Werke von den Brüdern van E. bis zu Simon Benning, Lipsia 1925; M. Devigne, Van E. (Grands Maîtres), Bruxelles e Parigi 1926; M. J. Friedländer, J. v. E's Altar aus Ypern, in Der Cicerone, XXI (1929), pp. 432-33; F. Winkler, Jan van Eycks Madonna von Ypern, in Pantheon, 1929, pp. 490-94; P. Post, Ein verschollenes Jagdbild J. v. E's, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., LII (1931), pp. 120-32.

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