INGHIRAMI, Iacopo

Enciclopedia Italiana (1933)

INGHIRAMI, Iacopo

Camillo Manfroni

Uomo di mare italiano, cavaliere dell'Ordine di S. Stefano. Appartenente a una famiglia nobile di Volterra, entrò giovanissimo (1581) nell'Ordine militare navale fondato da Cosimo I di Toscana, ebbe importanti comandi come capitano di galera sotto gli ammiragli Montauto (1591) e Calafati (1599). Fu poi capitano-luogotenente (1002) dell'armatella dell'Ordine e delle altre navi del granduca Ferdinando I; sostenne numerosi combattimenti contro piccole squadre di Turchi o di Barbareschi. Fu promosso ammiraglio (1603) in seguito a un brillantissimo fatto d'armi presso le Bocche di Bonifacio contro il corsaro barbaresco Murād ra'īs, e capitanò le imprese della Prevesa (1605), le cui fortificazioni furono distrutte; di Laiazzo (1606), che non per sua colpa fallì; di Finica presso capo Chelidonio (1606). Fu ferito in un combattinento con navi bisertine, ma restò al suo posto di comando fino al conseguimento della vittoria; tentò nel 1607, alla testa di una squadra numerosa e agguerrita, la conquista di Famagosta, che fallì per colpa del comandante delle forze da sbarco, l'anno stesso conquistò però Bona con un'impresa celebrata in tutta la Cristianità. Morto Ferdinando de' Medici (1609), al comando delle galee dell'Ordine, continuò a prestar servizio partecipando a parecchie imprese, fra cui quella di Disto nell'isola di Negroponte, di Cos, di Acliman (1610) e vincendo poi in battaglia campale le galee del bey di Rodi (1616). Dopo 36 anni di navigazione, ottenne la carica di governatore di Livorno; riprese però il mare alla morte del granduca Cosimo II per ordine delle reggenti in nome di Ferdinando II; ma durante il triennio del suo rinnovato comando (1621-23) ben poco poté fare. Morì nel 1623.

Bibl.: C. Manfroni, Storia della Marina da guerra del Granducato Mediceo, II, Roma 1896.

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