Iberi

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(lat. Iberi, Hiberi) Nome attribuito dapprima agli abitanti della parte orientale della Spagna prelatina (distinti dai Tartessi, abitanti nella zona meridionale) e poi esteso a tutta la penisola. Pur manifestandosi una maggiore unità nell’area orientale, un’affinità etnica si riscontra di fatto nel sostrato della popolazione di tutta la penisola, derivante dall’evoluzione di gruppi giunti dopo il Paleolitico dall’Africa settentrionale che, mescolatisi ai popoli preiberici, diedero luogo alla civiltà d’Almería (➔ Almería), fiorita dal Neolitico all’Età del Bronzo. A questi si sovrapposero in alcune regioni i Celti (6° sec. a.C.: la fusione dei due gruppi etnici nella parte nord-orientale e centrale diede origine ai Celtiberi). Dagli inizi del 1° millennio a.C. gli I. subirono l’influenza di Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani.

Gli I. sono descritti dagli antichi come rudi e selvaggi, coraggiosi e resistenti, specialisti nella guerriglia. Nel Sud e Sud-est si costituirono monarchie forti come quella dei Tartessi, ma in genere l’organizzazione politica non oltrepassava il clan; rito funebre fondamentale era la cremazione; il culto si svolgeva sui monti e nelle grotte; erano venerati gli spiriti della natura, un dio solare (Neto), divinità lunari e stellari.

Le lingue degli antichi I. rientrano nella famiglia delle lingue preindoeuropee parlate nel bacino del Mediterraneo, dette ‘mediterranee’, e presentano affinità con il basco e il berbero.

L’arte è variamente influenzata, nei paesi celtici dalla civiltà di Hallstatt e di La Tène, in quelli meridionali dalle civiltà greca e fenicia. Le manifestazioni artistiche dei paesi meridionali si designano con il nome complessivo di arte iberica, fiorita tra 8° e 1° sec. a.C., in particolare sulle coste mediterranee, frequentate dai Fenici (fondatori di Cadice e Malaga) e poi, dal 6° sec., dai colonizzatori greci. Nata in un ambiente di grandi scambi commerciali, ha come manifestazioni più genuine la scultura e la ceramica dipinta. La scultura, agli inizi, si ricollega a prototipi greci arcaici: altorilievi con animali (leoni a Boicarente, Alicante; sfingi ad Agost, Valencia, Villaricos, Almería); nel santuario di El Cigarralejo (Murcia) sono stati rinvenuti numerosi rilievi in pietra con figurazioni di cavalli; a Balazote (Albacete) appare l’eccezionale raffigurazione di un toro a testa umana barbuta; statue di guerrieri e di donne provengono dal santuario di Cerro de los Santos (Albacete). La datazione di questa produzione è dubbia e controversa. Per statue di grande bellezza si è supposta la presenza in terra iberica di artisti stranieri: è il caso della famosa Dama di Elche, busto policromo di donna con elaboratissima acconciatura (databile al 4° sec. a.C. o al periodo tardo ellenistico o romano). In Andalusia sono numerosi gli altorilievi, tra cui quelli di Osuna (Siviglia); in questa regione fiorì anche la scultura in bronzo, testimoniata da numerose statuette votive ed ex-voto. Copiosa la ceramica dipinta, in un primo tempo geometrizzante e derivata da quella ionica d’uso domestico. Alla fine del 6° sec. a.C. si sviluppò una decorazione floreale composita con spirali e animali, sempre più articolata fino a decadere nel 3° sec. a.C. L’architettura si sviluppò con caratteri propri nella Spagna meridionale, in Andalusia e sulle coste: grandi abitazioni di pianta rettangolare (Toscanos, Morro de Mezquitilla, Chorreras, 8° sec.) separate da larghe strade e talvolta provviste di moli di attracco per le imbarcazioni (La Fonteta, 8°-6° sec.; Cerro del Villar, 7° sec. a.C.); villaggi in cima a collinette (regione di Calaceite e Mazaleón). Solo con l’arrivo dei Greci i villaggi primitivi si trasformarono in città con strade, abitazioni e cinte murarie di più raffinata tecnica costruttiva (El Castellar de Meca, in provincia di Albacete, e Azaila, in Aragona). Le necropoli sono del tipo a fossa sotto tumuli (Bassa Aragona) o a camera con corridoio d’entrata (Andalusia); molto ricche sono quelle scoperte ad Almuñécar (8° sec. a.C.). Alcuni santuari sono stati rinvenuti in grotta (Castellar de Santisteban, Jaén; Despeñaperros), mentre altri al centro di nuclei urbani (El Cigarralejo). L’oreficeria appare piuttosto evoluta. La numismatica iberica fu dapprima a imitazione di quella greca o fenicia, mentre in seguito, durante il periodo romano repubblicano, quella indipendente fu una sopravvivenza dell’arte iberica.

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