CALANDRELLI, Ignazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALANDRELLI, Ignazio

Ugo Baldini

Nacque a Roma il 22 nov. 1792 da Carlo e da Margherita Girella. Lo zio Giuseppe, fratello del padre, docente di matematica e direttore dell'osservatorio del Collegio Romano, vistolo dotato intellettualmente, lo aiutò a continuare gli studi; a 12 anni entrò così nel collegio annesso all'Università gregoriana, e a 15, per concorso, in seminario. Qui studiò brillantemente, e come docente per la materie scientifiche ebbe lo stesso zio. Pur proseguendo negli studi di teologia per avviarsi al sacerdozio, fece presto notevoli progressi nelle discipline matematiche, tanto che nel 1813, ancora studente, fu nominato professore ripetitore di quelle materie. Lo zio cominciò allora ad affidargli parte delle rilevazioni meteorologiche che compiva abitualmente.

Nel 1814 ottenne la laurea in filosofia e nello stesso anno il card. L. Litta, prefetto degli studi, gli concesse la qualifica di allievo dell'osservatorio, che lo inseriva stabilmente nel personale d'ufficio; oltre a ciò il Litta lo fece subentrare allo zio, ormai stanco, sulla cattedra di matematica del seminario. Nel 1816, infine, si laureò in teologia e fu consacrato sacerdote, concludendo in tal modo la fase formativa della sua vita e della carriera scientifica. Si dette allora allo studio dei grandi dell'astronomia moderna, soprattutto di teorici come Newton, Laplace e Lagrange, e cominciò a eseguire osservazioni e calcoli su Urano, Giove e Saturno, sulle occultazioni delle stelle dietro la Luna e su quelle dei satelliti di Giove. Osservò a fondo anche l'eclisse lunare del 1816 e la cometa del 1819, collaborando nel frattempo con lo zio e i suoi assistenti in un accurato lavoro di determinazione dell'esatta posizione geografica del Collegio Romano e di altri importanti luoghi della città.

Nel 1824 Leone XII, ricostituitasi la Compagnia di Gesù, le restituì il Collegio con l'annesso osservatorio, cosicché tutti i religiosi non gesuiti che v'insegnavano dovettero lasciarlo. Giuseppe Calandrelli si trasferì allora nella chiesa di S. Apollinare, annessa al seminario, e Ignazio lo seguì, vivendo appartato per alcuni anni, dedito al suo lavoro di ripetitore di matematica.

In questo periodo, nonostante l'indole schiva, il suo valore s'andò affermando con una serie di pubblicazioni, che s'inizia con i tre volumi degli Elementi d'algebra e di geometria (Roma 1836-37), opera che ebbe quattro edizioni vivente l'autore, e proseguì con gli Elementi di geometria analitica a due e tre coordinate (Roma 1842) e altre opere matematiche minori. Su tali basi il card. Luigi Lambruschini, successo al Litta, lo chiamò alla Sapienza a sostituire il Settele, docente d'ottica e astronomia, che era malato; avendo poi il Settele lasciato definitivamente la cattedra, il C. gli subentrò nell'aprile 1842. Connessa all'attività didattica di questo periodo è la conferenza Sulle proprietà analitiche di un sistema di linee rette non parallele, e loro applicazione ai fenomeni prodotti dalla luce riflessa, tenuta ai Lincei nel settembre 1838.

Nel novembre del 1840, essendo morto il direttore dell'osservatorio capitolino, il C. fu tra gli aspiranti alla successione; tra essi nacque un'accentuata rivalità, che parve venir meno con la sua nomina a direttore supplente nel 1841; tale atto, invece, non spense l'animosità verso di lui, che traeva alimento dal fatto che egli esercitava già un importante incarico didattico. Fu così indotto a chiedere alla Congregazione degli studi d'essere trasferito all'osservatorio di Bologna. La richiesta fu accolta, ed egli fu nominato direttore dell'osservatorio e professore di astronomia e ottica in quella università a partire dal 1845.

Sono documento dell'attività di ricerca del C. in questi anni due comunicazioni accademiche. Nella prima, Sul pianeta Urano, letta all'Accademia delle scienze di Bologna nel 1846, si discutevano le caratteristiche fisiche e le anomalie orbitali del pianeta, citando favorevolmente la tesi di alcuni che in tali anomalie vedevano l'influsso gravitazionale di un pianeta esterno ancora sconosciuto. Poco dopo il Le Verrier presentava all'Accademia delle scienze di Parigi le due ben note memorie dimostranti matematicamente l'esistenza e le caratteristiche del corpo perturbatore, cosicché nell'edizione a stampa del suo scritto (Bologna 1847)il C. accettò pienamente i risultati del Le Verrier.

Il periodo bolognese non durò molto, in quanto Pio IX, volendo riorganizzare l'osservatorio universitario di Roma, richiamò il C., che si pose all'opera con grande impegno ed in essa proseguì senza soste anche durante la Repubblica romana, dotando l'osservatorio di nuovi strumenti ed ottenendone l'ampliamento.

Compaiono in questi anni le Tavole orarie in tempo solare vero ed in tempo solare medio del nascere e tramontare del Sole (Roma 1850), le Osservazioni e calcolo delle orbite delle prime comete telescopiche dell'anno 1857 (Roma 1857), Sul movimento proprio di Sirio (Roma 1858), le Opinioni sull'antichità della sfera celeste (Roma 1860), la comunicazione ai Nuovi Lincei sulla Eclisse solare del 18 luglio 1860 (Roma 1861).Nel 1851il C. trascorse un nuovo periodo a Bologna, incaricato dell'ammodernamento anche di quell'osservatorio; in tale occasione compì numerose osservazioni sugli asteroidi, soprattutto Eunomia.

Come rilievo generale sull'impostazione delle ricerche del C. si può dire che, nonostante la sua formazione prevalentemente matematica egli non tese mai a forme di puro teoricismo, avversandole anzi quando si manifestavano in altri; egli fu convinto assertore della fusione nella pratica astronomica degli elementi osservativi con quelli matematico-deduttivi. Ritenuto nei suoi anni uno dei maggiori cultori di astronomia nello Stato pontificio, ottenne svariati riconoscimenti accademici: fu uno dei quaranta soci ordinari dei Lincei, membro e presidente per un anno dell'Accademia Tiberina.

Gli ultimi suoi anni trascorsero a Roma nella tranquillità della ricerca. Ammalatosi gravemente agli inizi del 1865, morì il 12 febbr. 1866.

Bibl.: S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori della Univ. e dell'Ist. d. scienze di Bologna, Bologna 1848, p. 75; C. Scarpellini, Biografia dell'astronomo don L. C., in Giornale arcadico, CXCII(1864), p. 186; L. Simeoni, Storia dell'università di Bologna, II, Bologna 1940, p. 190; J. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschschte der exakten Wissenschaften, ad vocem.

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