DI NARDO, Ignazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DI NARDO (De Nardo), Ignazio

Giuseppe Fiengo

Non si hanno notizie relative alla formazione giovanile, all'ambiente di origine, alla nascita ed alla morte di questo architetto, operoso a Napoli tra il 1778 e il 1800. Secondo i contemporanei (Sigismondo, 1788, e Napoli Signorelli), suo primo impegno fu la decorazione, con marmi e stucchi, dell'interno della cinquecentesca chiesa napoletana di S. Maria Regina Coeli.

Progettò ed esegui tra il 1778 e il 1789 la nuova veste settecentesca, che integrava e portava a compimento la generale trasformazione già avviata dalle monache fin dal 1634, parzialmente alterata nel 1843 dai restauri di G. Genovese; a causa delle contese insorte con gli artefici per questioni economiche, furono chiamati i periti G. Mauri e N. Carletti. Nel 1797 il D. era ancora al servizio delle suore, per interventi di varia entità nel convento (Borrelli, 1979).

All'epoca dell'avvio dell'intervento in S. Maria Regina Coeli, il D. doveva disporre già di un cospicuo bagaglio di esperienze professionali e di un certo prestigio, dal momento che era anche intento a dirigere, per conto della Corona, tra il 1780 e il 1782, lavori di manutenzione nei palazzi reali di Capodimonte e di Portici (Nappi, 1982), entrambi fatti erigere da Carlo di Borbone poco dopo la sua venuta, dandone incarico a G. A. Medrano e ad A. Canevari. A Capodimonte lo troviamo occupato, ancora nel 1799, a sovrintendere urgenti riattazioni "alle mura del bosco. al tetto del palazzo, alle case abitate, ecc." (Venditti, 1961, p. 126 n. 112). Poi, dopo la morte di F. Fuga (7 febbr. 1782), estese la sua influenza di addetto alle fabbriche regie della capitale, subentrando, a cominciare dal 1783, al prestigioso collega, di cui fu forse allievo, nel restauro del Laboratorio delle pietre dure, dell'accademia del nudo e di talune case, site a S. Carlo alle Mortelle, di professori ivi docenti (Monnone, 1956).

Altre attività svolte in quel periodo accreditano l'ipotesi che egli fosse sin da allora ingegnere camerale. Nel 1780, infatti, fu affidata a lui e ad Antonio Winspeare la sistemazione dell'importante arteria che va dal ponte della Maddalena a Portici e da Resina a Torre Annunziata (Russo, 1966). L'anno dopo curò la selciatura, con i caratteristici basoli vesuviani, della strada Torre Annunziata-Boscotrecase, per migliorare l'accesso alla "real caccia del Mauro" (Nappi, 1982).

Nel 1781, architetto della Real Azienda di educazione di Napoli (denominazione assunta nel 1773 dall'abolita azienda gesuitica destinata alla creazione di istituti di educazione), il D. completava il Banco di S. Eligio. Cronisti ottocenteschi (Chiarini, agg. 1856-60, in Celano [1692] 1970) attribuiscono a lui il fronte dell'Educandato verso la piazza del Mercato, la quale, proprio nell'anno in questione, veniva riorganizzata con unità di disegno da F. Sicuro. Purtroppo, la pregevole opera è oggi in pessime condizioni a causa dei danni ricevuti durante la seconda guerra mondiale e, soprattutto, nel corso del restauro dell'attigua chiesa di S. Eligio. Allo scopo di rendere visibili parti della fabbrica angioina, sono state arbitrariamente demolite l'ala laterale dell'edificio in questione e una campata della stessa facciata.

Come dipendente dell'Azienda di educazione, invece, il D. fu coinvolto da protagonista nella vicenda della cupola del Gesù Nuovo, la cui sorte fu a lungo dibattuta tra i maggiori tecnici attivi nella capitale del Regno borbonico, al tempo di Ferdinando IV.

Crollata l'originaria e sianciata struttura seicentesca durante il terremoto del 5 giugno 1688, la cupola era stata ricostruita, tra il 1688 ed il 1717, da Arcangelo Guglielmelli e affrescata da Paolo De Matteis. Nel 1769 la giunta di Economia - preposta all'amministrazione dei beni dei gesuiti dopo l'espulsione della Compagnia di Gesù -, avendo constatato che essa era in preoccupanti condizioni statiche peraltro rilevate sin dal 1767 da L. Vanvitelli, diede incarico a F. Fuga, Vanvitelli e P. Manzo di approfondire l'analisi e proporre rimedi. Dopo alteme e complesse vicende, il 31 luglio 1774, la giunta degli Abusi decise di procedere alla demolizione della struttura lesionata e alla costruzione, in sua vece, di "un semplice scodellone". Nell'autunno del 1775 iniziarono le operazioni di smantellamento, alla fine delle quali (1776) seguirono varie perizie sulle riparazioni da farsi nella chiesa, ma solo nel 1782 si pensò di dar corso al progetto elaborato dal D. che aveva pensato di ridurre sensibilmente i costi realizzando la scodella mediante una finta volta ad incannucciata, protetta all'estradosso da un tetto. A causa di difficoltà di vario ordine soltanto nel 1786 il suo disegno fu messo in atto (Errichetti, 1962-63). Si concluse così una stimolante vicenda, nella quale il D. svolse probabilmente il ruolo di esecutore di un'idea non sua. Va ancora aggiunto a conclusione che la dignitosa soluzione settecentesca, da intendersi come un ripiego dettato da ragioni economiche, è stata replicata in gran parte nel restauro concluso nel 1976 circa.

Negli anni immediatamente successivi il D. curò due consolidamenti: nel 1787 quello della cupola del Tesoro di S. Gennaro (Chiarini, in Celano [1692], 1970), rimasta seriamente danneggiata a causa del nubifragio abbattutosi su Napoli l'8 luglio 1786, e, nel 1792, quello dell'ospedale degli Incurabili, in cui si manifestarono lesioni di tale entità da imporre un drastico intervento (Catalani, 1845-53).

Il suo impegno di più ampia portata - sebbene mai investigato -, che lo qualifica anche come esperto di urbanistica, fu la redazione del piano per la ricostruzione di Torre del Greco, dopo l'eruzione del 1794.

Egli tracciò allora le vie "sulla stessa linea delle antiche", aggiungendone di nuove. Allargò, inoltre, la piazza del Carmine, ridisegnò il settore urbano marittimo denominato "mare seccato", ripristinò la strada "della Ripa" (Di Donna, 1912) e partecipò all'opera di riedificazione di chiese e palazzi, come conferma la testimonianza di cronache coeve (Napoli Signorelli). Finalmente, sotto la sua direzione tecnica di ingegnere camerale, i macchinisti N. Henzel e G. de Filippis eressero, sulla spiaggia della Favorita ad Ercolano, in occasione del ritorno a Napoli di Ferdinando IV dalla Sicilia (27 giugno 1802), uno sbarcatoio a forma di ponte, "simile al disegno del ponte Sublicio, nel Tevere ... ornato di trofei militari intagliati" (Strazzullo, 1962-63).

Fonti e Bibl.: G. Sigismondo, Descriz. della città di Napoli, Napoli 1788, I, pp. 171, 254; L. Catalani, Le chiese di Napoli, Napoli 1845-1853, I, pp. 54, 144, 154; II, p. 71; C. Celano, Notizia del bello, dell'antico ... della città di Napoli... [1692], con aggiunzioni di G. B. Chiarini [1856-1860], Napoli 1970, ad Indicem; G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, [1872], a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, pp. 52, 76; V. Di Donna, L'università della Torre del Greco nel sec. XVIII, Torre del Greco 1912, p. 94; P. Napoli Signorelli, Gli artisti napol. della seconda metà del sec. XVIII, in Napoli nobilissima, n. s., II (1921), pp. 92 s.; R. Mormone, in R. Pane, F. Fuga, Napoli 1956, p. 205; P. Di Monda, Da Resina a Torre Annunziata, in Ville vesuviane del Settecento, Napoli 1959, p. 313; A. Venditti, L'architetto G. Astarita e la chiesa di S. Anna a Porta Capuana, in Napoli nobilissima, s. 3, I (1961), pp. 84, 91, 177; Id., Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961, pp. 90, 126 n. 112; F. Strazzullo, Apparati e feste per il ritorno a Napoli di Ferdinando IV nel 1802, in Napoli nobilissima, s. 3, II (1962-63), pp. 113, 116; M. Errichetti, La cupola del Gesù Nuovo, ibid., pp. 182, 184; G. Russo, Napoli come città, Napoli 1966, p. 222; A. Venditti, Urbanistica e archit. angioina, in Storia di Napoli, III, Napoli 1969, p. 859; Id., Fra' Nuvolo e l'archit. napoletana tra Cinque e Seicento, in Barocco europeo, barocco ital., barocco salentino, Lecce 1969, p. 29; R. Mormone, Architettura a Napoli (1650-1734), in Storia di Napoli, VI, Napoli 1970, p. 147; A. Venditti, L'opera napoletana di L. Vanvitelli, in L. Vanvitelli, Napoli 1973, pp. 166 s.; A. Gonzáles Palacios, Il Laboratorio delle pietre dure..., in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, Napoli 1979, p. 107; G. Borrelli, Dati documentari..., ibid., pp. 33-35; E. Nappi, Reali siti ed opere realizzate dai Borbone di Napoli nel XVIII secolo, in Settecento napoletano, a cura di F. Strazzullo, Napoli 1982, pp. 70, 81 s., 84; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 345 (sub voce Nardo, Ignazio de).

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