IKHWAN AS-SAFAʼ

Enciclopedia Italiana (1933)

IKHWĀN AṢ-ṢAFĀ'

Carlo Alfonso NALLINO

. In arabo significa "amici sinceri" (non "fratelli puri" o "della purezza", come talora si traduce) ed è il nome degli appartenenti a una società segreta di carattere filosofico-religioso e collegata al movimento dei Carmati (IX, pp. 82-83; batiniti, VI, p. 377), della quale si ha sicura notizia per il 373 èg., 983 d. C. Il suo centro era al-Baṣrah nella Babilonide meridionale. Intorno all'epoca indicata compose una raccolta di 51 o 52 scritti, intitolata Rasā'il ("trattatelli") Ikhwān aṣ-Ṣafā', i cui singoli autori sono ignoti, e che costituisce un'enciclopedia filosofico-religiosa.

Il contenuto dell'enciclopedia è così distribuito: nn.1-14, scienze propedeutiche, ossia matematiche (incluse astronomia-astrologia, musica, geografia), classificazione delle scienze, arti e professioni, etica e logica (questa secondo l'Organon di Aristotele); nn. 15-31, le scienze della natura, incluso quanto si riferisce all'uomo e alla sua anima, agl'influssi astrologici, alla diversità dei linguaggi, all'uomo come microcosmo; nn. 32-41, il mondo spirituale, inclusi genesi e dissoluzione del cosmo, aspirazione dell'anima a Dio e mistica filosofica, risurrezione spirituale ecc.; nn. 42-52, il mondo della legge rivelata (nāmūs, dal greco νόμος, attraverso il siriaco nāmōsā), quindi il cammino verso Dio, le varie filosofie e religioni, l'immortalità dell'anima, i doveri degli ikhwān aṣ-ṣafā' tra di loro, la rivelazione ai profeti, vita spirituale e sociale, ordine del mondo, miracoli e arti magiche, angeli e demoni.

Il tutto è un'eclettica mescolanza, talora esposta in modo prolisso e involuto, di neoplatonismo, d'astrologia, d'islamismo, di gnosticismo d'interpretazioni allegoriche e audaci del Corano, ecc. Punto fondamentale: la derivazione delle anime individuali dall'anima universale e il loro ritorno a questa, che a sua volta si confonderà di nuovo con Dio nel giorno del giudizio universale.

Il trattatello 13°, di contenuto logico, fu tradotto in latino nel Medioevo. Ma soprattutto famoso è il lunghissimo racconto allegorico-morale, che forma l'ultima parte del n. 22 (o 21) e circola spesso a sé stante con il titolo di Tuḥfat Ikhwān as-Ṣafā' (Dono degli I.); è la disputa che le varie specie di animali sostengono contro l'uomo davanti al re dei ginn e che si conclude con la sentenza di quest'ultimo: dovere gli animali essere soggetti all'uomo e obbedirgli. Esso fu tradotto in catalano, con lievi ritocchi e come invenzione propria, dal francescano Anselmo de Turmeda nel 1417 (v. ‛abd allāh at-targiumān), in francese dal Garcin de Tassy (in Allégories, récits poétiques.... traduits, 2ª ed., Parigi 1876, p. 73-188), in tedesco da Fr. Dieterici (Berlino 1858) e in inglese, ma attraverso una versione in hindūstānī, da J. Wall (Lucknow 1863).

Il testo arabo di tutti i trattati fu pubblicato a Bombay (1305-1306 èg., voll. 4) e al Cairo nel 1347 èg., 1928, voll. 4, entrambe edizioni che lasciano a desiderare. Fr. Dieterici dal 1858 al 1886 pubblicò undici lavori (rimessi in circolazione con frontespizio supplementare e titolo: Die Philosophie der Araber im IX. u. X. Jahrhundert), i quali riassumono e in parte traducono in tedesco i suddetti trattati, con altro ordine e senza riconoscerne il carattere carmato.

Bibl.: G. Flügel, in Zeitschr. d. deutschen morgenländischen Gesellschaft, XIII, Halle 1859, pp. 1-43; Aug. Müller, in Göttingische Gelehrte Anzeigen, 1° dicembre 1884, pp. 953-970; T. J. de Boer, Geschichte der Philosophie im Islam, Stoccarda 1901, pp. 76-89; I. Goldziher, Die Richtungen der islamischen Koránauslegung, Leida 1920, pp. 186-196.