ILOTI

Enciclopedia Italiana (1933)

ILOTI (Εἱλῶται e Εἵλωτες; lat. hilōtae e ilōtae)

Luigi Pareti

Schiavi della gleba del territorio spartano, appartenenti allo stato, del tutto distinti dai servi e schiavi di proprietà dei privati.

Circa la loro origine, secondo Antioco ed Ellanico, si sarebbe trattato di abitanti liberi di Helos di Laconia, ridotti in schiavitù per non aver voluto partecipare alla prima guerra messenica; mentre per Isocrate, il quale si riferisce a epoca prossima alla migrazione dorica, la causa dell'ilotia sarebbe economica, in quanto i più nobili e ricchi dei Dori avrebbero ridotto il demo a perieci e iloti. Anche per Eforo gl'iloti erano in origine Dori liberi e isonomi di quattro delle sei regioni della Laconia, poi ridotti in schiavitù per una loro ribellione, a Helos, forse ai tempi del re Soos. Invece Teopompo considera gl'iloti (connessi con Helos) resti della popolazione predorica, ridotta a schiavitù dai Dori prima in Laconia e poi in Messenia. Pausania infine presenta contaminate le ipotesi di Antioco-Ellanico e di Teopompo. Che gl'iloti di Messenia fossero predori, ridotti a schiavitù al momento della conquista, non si può porre in dubbio; che anche quelli, più antichi, della Laconia sorgessero per conquista, invece che per cause economiche, come vuole Teopompo, pare risultare dalla loro appartenenza allo stato, dalla distribuzione artificiale con obblighi e diritti ben definiti e uniformi, e dalla loro condizione di "nemici" (v. oltre); ma nulla prova che gl'iloti laconi fossero predori invece che Dori, al pari degli Spartiati conquistatori (le prove linguistiche della tesi di Teopompo addotte dal Meister sono pomunemente ritenute erronee).

La connessione del nome degl'iloti con Helos è dubbia, perché v'erano iloti anche più prossimi a Sparta, e perché Helos non pare precisamente in zona ilota ma perieca; più verosimile è la connessione con ἕλος, termine comune, quali abitanti della zona piana e paludosa lungo l'Eurota i cui abitanti, vinti, furono dagli Spartani per primi ridotti a schiavitù della gleba.

Due erano le zone coltivate dagl'iloti: l'una dagl'iloti ἀρχαῖοι in Laconia, nella πολιτικὴ χώρα, divisa in lotti attribuiti ai dominatori, ma indivisibili e inalienabili; e l'altra degl'iloti μεσσηνιακοὶ, o anche solo "Messeni" in Messenia, divisa anch'essa per gli Spartiati in tariti "secondi lotti" alienabili. Per questa diversa condizione dei lotti, fissi in Laconia e mutevoli in Messenia, mentre per i primi era stabilita la quantità fissa di prodotti (grano, vino, olio, cacio) che gl'iloti dovevano fornire allo Spartiata possessore, per i secondi si richiedeva invece la metà dei prodotti. Tale condizione di mezzadria non doveva, economicamente, essere intollerabile, né impedire di tesaurizzare.

I confini della πολιτικὴ χώρα (ripartita in zone corrispondenti alle tribù locali spartane) si deducono in parte da quelli, più ampî, ch'essa ebbe con la riforma di Agide nel sec. III, in parte escludendo le zone che risultano perieche. Essendo poi perieche le zone a oriente del Pamiso, e al confine dell'Elide, gl'iloti di Messenia dovevano essere nelle parti centrali e occidentali, anch'essi divisi in cinque ripartizioni rispondenti alle tribù spartane.

Le ripartizioni degl'iloti, così laconi come messeni, servivano anche per inquadrarli nel servizio militare: essi servivano in genere come scudieri dei loro signori, ma anche in corpi ausiliarî d'armati alla leggiera o di opliti. Durante l'età di sviluppo della marineria spartana essi servirono anche come marinai e rematori. Oltre al lavoro dei campi e al servizio militare, erano obbligati ad altre corvées, su richiesta degli Spartiati: ad es., per i funerali dei re e dei magistrati.

Il numero degl'iloti si può dedurre da Tucidide, secondo cui essi superavano gli schiavi di Chio (a loro volta più numerosi di quelli ateniesi e corinzî); da Polibio che considera i Laconi e gli Arcadi le due popolazioni più numerose del Peloponneso; e da Erodoto che fa combattere a Platea 35.000 iloti, ossia 7 per ogni Spartiata; rapporto, questo, minimo, in quanto gli Spartiati dovevano militare in proporzione molto maggiore degl'iloti.

La grande sperequazione di numero tra iloti e Spartiati, e la indispensabilità degl'iloti per la vita e l'economia degli Spartiati, spiegano la vigilanza che sugl'iloti esercitava il governo spartano, e l'importanza che per la rovina dell'assetto interno potevano avere le ribellioni degl'iloti.

Quando, con le spedizioni di Epaminonda, specie del 369, liberata la Messenia, gli Spartiati perdettero metà dei loro possessi lavorati dagli iloti, andò rapidamente decrescendo il numero dei cittadini di pieno diritto od ὁμοῖοι, in grado cioè di portare ai sissizî i prodotti agricoli prefissi. Ma anche prima le ribellioni, per quanto ostacolate dalla dispersione degl'iloti e dalla difficoltà di dirigerle e organizzarle, non mancarono, specialmente in Messenia: si ricordino la guerra dei tempi di Tirteo, quella del 490 circa, quella del 466 e successivi, e le ribellioni del 425 e del 410. A sollevare gl'iloti pensarono pure più volte dei rivoluzionarî, come Pausania e Cinadone. Quanto gli Spartani sorvegliassero gl'iloti, spezzandone ogni velleità rivoluzionaria, risulta dalla simbolica dichiarazione di guerra fatta ogni anno contro di essi dagli efori; dalle spedizioni poliziesche notturne di giovani armati che uccidevano gl'iloti trovati fuori di casa (v. criptia); dalle norme che permettevano e promovevano il furto a danno degl'iloti considerati come nemici e dalle notizie delle fonti su singole azioni punitive o preventive.

Gl'iloti potevano essere liberati dallo stato, sia per meriti di guerra, sia per riscatto e, diventati neodamodi avevano una condizione símile a quella dei perieci. I figli di Spartiati e donne ilote divenivano μόϑακες e godevano dei diritti politici. Le fonti ci parlano anche di ἐπεύξακτοι e di δεσποσιοναῦται. Le riforme di Agide e Cleomene, nel sec. III, cambiarono tutta la distribuzione dei possessi spartani, ma non soppressero l'ilotia, ancora esistente ai tempi di Strabone (VIII, 365).

Bibl.: G. Busolt, Gr. Staatskunde, 3ª ed., II, Monaco 1926, p. 66 segg.; G. Gilbert, Gr. Staatsalterth., I, 2ª ed., Lipsia 1893, p. 32 segg.; U. Kahrstedt, Griech. Staatsrecht, I, Gottinga 1922, passim; Ch. Lecrivain, Helotae, in Daremberg e Saglio, Diction. d. antiq., III, pp. 67-71; J. Oehler, Heloten, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., VIII, coll. 203-206; L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, I, Firenze 1917, p. 187 segg.; V. Costanzi, Le costituzioni di Atene e di Sparta, Bari 1927, p. 80 segg.; G. F. Schömann-J. H. Lipsius, Gr. Alterth., I, 4ª ed., Berlino 1897, pp. 137, 200-207.

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