immigrazione In generale, l’ingresso e l’insediamento, in un paese o in una regione, di persone provenienti da altri paesi o regioni. Insieme con la corrispondente emigrazione rientra nel fenomeno più ampio delle migrazioni internazionali e interne (➔ migrazione).
A partire dagli anni 1970 in molti paesi industrializzati, in cui la popolazione non cresce più o addirittura diminuisce, si è verificata una massiccia i. da paesi sottosviluppati in molti dei quali, al contrario, l’incremento demografico prosegue con ritmo veloce. Tale fenomeno ha interessato gli Stati Uniti e diversi paesi dell’Europa occidentale, in particolare la
L’Italia si è trasformata rapidamente, a partire dagli ultimi decenni del 20° sec., da tradizionale paese di emigrazione verso l’America e l’Europa settentrionale in meta di flussi provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina. Quando ancora il paese alimentava un notevole flusso emigratorio, già rappresentava comunque una meta ambita da cittadini di aree arretrate, perché vi si andavano consolidando un’economia industriale e una società del benessere, ma soprattutto per una politica di i. che fino a tempi recentissimi è stata assai meno restrittiva di quelle adottate dalla maggior parte degli altri Stati dell’Europa occidentale. Ulteriore elemento favorevole nei confronti del fenomeno immigratorio sarebbe poi la diffusione in Italia dell’economia sommersa, che alimenta un mercato del lavoro svincolato da qualunque regola. Successivamente è però apparsa sempre più evidente l’attrazione esercitata da tutta una serie di segmenti dell’economia italiana che incontrano difficoltà nel reclutare manodopera locale, specie quando si tratta di svolgere mansioni a bassa qualificazione e di scarso prestigio sociale; al tempo stesso, gli elevati livelli di benessere diffusi nella società italiana, conosciuti attraverso la televisione, hanno stimolato le aspirazioni di mobilità sociale di molti potenziali migranti dai paesi della riva sud del Mediterraneo e dell’Europa orientale.
1.1 Cronologia e paesi di provenienzaSe si eccettuano casi particolari (come quello dei Cinesi presenti a
Benché il numero di stranieri residenti in Italia sia ancora notevolmente inferiore, in termini sia assoluti sia percentuali sulla popolazione autoctona, a quello registrato nei maggiori paesi europei (➔ migrazione), esso è costantemente in crescita e ha raggiunto (2008), la cifra di 3.433.000 cittadini stranieri immigrati; d’altro canto l’Italia si colloca, insieme alla Spagna e dopo la Germania, ai primi posti quanto a incremento annuo di immigrati.
1.2 Motivazioni e tipologieBenché il lavoro resti la motivazione prevalente dell’i., i dati di flusso documentano l’aumento degli arrivi per ragioni di ricongiungimento familiare, conformemente agli orientamenti europei e internazionali. Col passare del tempo si è anche manifestata una tendenza al riequilibrio nella composizione per genere della popolazione immigrata (le donne rappresentano circa il 50% degli stranieri presenti) e un deciso incremento del peso percentuale delle classi d’età più giovani – in particolare quella da 0 a 18 anni –, collegato alla stabilizzazione della presenza. I minori costituiscono più del 20% della popolazione straniera, di cui oltre la metà è nata in Italia.
1.3 Distribuzione sul territorioL’i. interessa tutta Italia, raggiungendo la massima concentrazione nel Nord (2/3); negli agglomerati metropolitani prevale la presenza di immigrati a
1.4 Tipologie di occupazioneLa forza lavoro straniera è impiegata per il 40% nell’industria e il 55% nel terziario, il restante nell’agricoltura. I lavoratori immigrati trovano collocazione prevalentemente nel lavoro domestico e di assistenza domiciliare, nell’edilizia, nelle pulizie industriali e nelle altre mansioni di servizio a bassa qualificazione (specie nel comparto turistico-alberghiero), nei rami metalmeccanico e siderurgico, oltre che in alcune attività del settore primario (raccolta di frutta e verdura, allevamento bovino), anche con rapporti di tipo stagionale. Solo una sparuta minoranza di immigrati raggiunge posizioni di elevata qualificazione, nonostante la diffusione dei livelli di studio medio-alti. Decisamente in crescita è invece il lavoro autonomo tra gli immigrati. Secondo le indagini previsionali, in corrispondenza di determinati mestieri e settori (in particolare l’edilizia e i servizi di pulizia) le assunzioni di stranieri coprono una percentuale altissima del totale dei nuovi avviamenti, dove gli andamenti demografici fanno apparire l’afflusso di manodopera d’importazione praticamente indispensabile per la sostituzione delle maestranze che raggiungono l’età del pensionamento. L’i. tende pertanto ad apparire funzionale agli interessi del sistema produttivo, anche se ciò non trova riscontro in misure adeguate per favorire l’integrazione: un’altissima quota di immigrati vive in condizioni disagiate, soprattutto dal punto di vista abitativo, mentre le indagini campionarie registrano una netta involuzione dell’atteggiamento degli Italiani nei confronti degli stranieri, determinata in buona parte dalla tendenza a vedere nella loro presenza la principale causa dell’aumento della microcriminalità e dell’insicurezza urbana.
La l. 39/1990 (nota come legge Martelli), ha rappresentato, nel quadro di una situazione di emergenza, il primo tentativo in Italia di una organica risoluzione dei problemi connessi all’i., ma la complessiva e rapida evoluzione del fenomeno migratorio e il ritardo nel processo di integrazione degli immigrati hanno presto imposto una più ampia e articolata regolamentazione della materia, che è stata dettata dalla l. 40/1998. In seguito, in attuazione della delega prevista da tale legge, le diverse disposizioni vigenti in materia di stranieri sono state riunite e coordinate tra loro nel testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’i. e norme sulla condizione dello straniero, approvato con il d. legisl. 286/1998. È stata così realizzata una disciplina di carattere generale dell’i. e della condizione dello straniero (a eccezione del diritto di asilo costituente oggetto di un separato disegno di legge), disciplina che è stata integrata da un articolato regolamento di attuazione emanato con d.p.r. 394/1999. Tale disciplina ha anzitutto mirato a disciplinare l’ingresso e il soggiorno degli stranieri nel paese (nel rispetto degli impegni assunti con la partecipazione dell’Italia all’accordo di
A riforma di tale normativa il legislatore è nuovamente intervenuto con la l. 189/2002 (nota come legge Bossi-Fini), che ha vincolato il permesso di soggiorno all’esistenza di un contratto di lavoro (con l’obbligo di lasciare il paese sei mesi dopo il mancato rinnovo del contratto) e ha introdotto l’espulsione immediata degli stranieri privi del permesso di soggiorno, nonché l’arresto per i clandestini fermati dopo due intimazioni. Oltre a prevedere la possibilità di regolarizzare la posizione delle collaboratrici domestiche (una per famiglia) e delle cosiddette badanti, immigrati (per lo più donne) che assistono a domicilio malati e anziani, la l. 189/2002 ha introdotto il reato di favoreggiamento e sfruttamento dell’i. clandestina, ampliando l’ambito di applicazione della fattispecie con la previsione di condotte concernenti l’ingresso illegale in territorio di altro Stato, e precisando la descrizione delle condotte punibili. In particolare, a seguito delle intervenute modifiche, l’art. 12 del d. legisl. 286/1998, ha previsto due autonome ipotesi di reato: a) il reato di favoreggiamento all’i. clandestina, destinato a colpire coloro che compiano atti diretti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato di uno straniero, ovvero diretti a procurare l’ingresso illegale in altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente; b) il reato di sfruttamento dell’i. clandestina, destinato a colpire coloro che, al fine di trarre profitto, anche indiretto, compiano atti diretti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato di uno straniero, ovvero diretti a procurare l’ingresso illegale in altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente. La relativa sanzione consiste nella reclusione da 4 a 15 anni e nella multa di 15.000 euro per ogni persona (art. 12, co. 3, d. legisl. 286/1998).
Fino al 2009 la presenza dello straniero nel territorio italiano integrava una violazione punibile ai sensi della normativa amministrativa, mentre costituiva reato il favoreggiamento all’immigrazione. Nel disegno di legge sulla sicurezza proposto nel 2009 l’i. clandestina costituisce reato punibile con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, secondo la stesura iniziale del testo, e con la multa da 5.000 a 10.000 euro, secondo la versione definitiva della proposta di legge. È prevista, inoltre, l’applicazione della pena accessoria dell’espulsione, la cui valutazione è rimessa alla competenza del giudice di pace, sia congiuntamente alla pena dell’ammenda sopra indicata, sia nell’ipotesi del mancato pagamento di questa.
Le Regioni, anche attraverso altri enti locali, promuovono invece programmi culturali per i diversi gruppi nazionali, anche mediante corsi effettuati presso le scuole superiori o gli istituti universitari.
Vedi anche: emigrazione, immigrazione e libera circolazione