INCENDIO

Enciclopedia Italiana (1933)

INCENDIO (dal lat. incendium; fr. incendie; sp. incendio; ted. Feuer; ingl. fire)

Ugo Enrico PAOLI
Filippo Ugolini
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È una combustione più o meno estesa di sostanze generanti calore. Le cause che producono gl'incendî sono date (secondo le statistiche italiane, tedesche, francesi e inglesi) per 1,5% da autocombustione; 52% da negligenza; 1,5% da dolosità; 12% da cattive installazioni; 33% da cause imprecise.

L'autocombustione è un fenomeno di ossidazione che si può verificare nei grandi depositi, per esempio di fieno, di ricotti (cascami di filanda), di stracci contenenti grassi per i quali l'umidità ha un'azione acceleratrice nel processo di ossidazione in quanto che essa, provocando l'idrolisi dei grassi, contribuisce ad aumentarne l'acidità.

Se l'incendio è doloso, costituisce una particolare figura di reato contro l'incolumità pubblica (v. incolumità pubblica). Per le assicurazioni contro gl'incendî, v. assicurazione, V, p. 6.

La storia ricorda numerosi incendî rimasti famosi. A Roma, sotto Tiberio, nel 27, bruciò il Celio, nel 36 l'Aventino e parte del Circo Massimo; diversi e gravi incendî son ricordati nei primi anni di Caligola; sotto Claudio, nel 54, un incendio scoppiato nel Campo Marzio vi distrusse una parte degli edifici; notissimo è l'incendio neroniano del 64. Un furioso incendio che durò tre giorni, imperversando soprattutto sul Campo Marzio, si ebbe sotto Tito nell'80, un altro gravissimo sotto Antonino Pio; uno ancor più violento sotto Commodo nel 192. Fra gl'incendî avvenuti in provincia il più terribile fu quello che nel 64-65 distrusse la città di Lione.

Nel periodo successivo si possono menzionare i seguenti incendî più famosi, in ordine cronologico: Londra 798 e 982 (la città fu entrambe le volte quasi completamente distrutta); Venezia 1106 (distruzione della maggior parte della città); York 1137 (totalmente distrutta); Dresda 1491 (totalmente distrutta); Venezia 1577 (incendio dell'arsenale ed esplosione che rovinò nuovamente gran parte della città); Oslo 1624 (la città fu quasi interamente distrutta: sul luogo sorse Cristiania, cui in tempi modernì è stato ridato l'antico nome); Londra 1665 (great fire); Edimburgo 1700; Copenaghen 1728 (quasi distrutta: 1650 case arse); Stoccolma 1751 (1000 case arse); Costantinopoli (incendî enormi nel 1750, 1756, 1782, 1784, 1870, e da quest'epoca quasi annualmente sino ai tempi moderni: ciò si deve al materiale infiammabile adoperato in genere nelle costruzioni); Mosca 1812 (è il celebre incendio causato dagli stessi Russi per arrestare l'avanzata napoleonica: 30.800 case arse); New York 1835; Amburgo 1842 (durato oltre tre giorni; oltre 4200 case arse; 100 vittime; anarchia completa nella città durante l'incendio); Marsiglia 1862; Pietroburgo 1862; Chicago 1871 (uno dei più grandi che si ricordino: 17.430 case arse, 250 vittime, 98.500 persone senza tetto, danno stimato 195 milioni di dollari; la città fu ricostruita in quattro anni); Parigi 1871 (durante la Comune); Boston 1872 (l'incendio distrusse il quartiere più ricco della città: 776 case, che furono ricostruite in 4 anni); Parigi 1897 (è il notissimo incendio del Bazar de la Charité, che fece 130 vittime); San Francisco 1906 (è lo spaventevole incendio che seguì al terremoto: in esso arse un'area di 7 miglia quadrate e morirono più di 1000 persone: circa 250 milioni di dollari di danni); Bruxelles 1910 (esposizione); Yokohama e Tōkyō 1923 (due terzi circa delle due città distrutti); Bacău (Romania) 1926.

Metodi e organizzazioni per la prevenzione ed estinzione degl'incendî.

Come norma generale ogni incendio si combatte curandone l'isolamento e l'estinzione. Per l'isolamento valgono norme pratiche da attuarsi caso per caso: per l'estinzione è fattore principale la tempestività dell'intervento. I vigili usano macchine veloci trasportanti in media 10 vigili e materiale pompieristico, cioè: pompa per acqua (si costruiscono con portata fino a 4000 litri al minuto e prevalenze fino a 20 kg./cmq). Tale pompa può costituire tutto un insieme con l'autocarro (autopompa), cioè essere azionata dallo stesso motore dell'auto, o essere scarrabile (motopompa) cioè gruppo azionato da motore indipendente. Nel primo caso la portata è maggiore. Il tipo di pompa preferito è centrifugo perché più leggiero a parità di potenza, meno facile a guastarsi per l'assenza di valvole, e più difficile a provocare gli scoppî dei tubi di tela, al chiudersi dei rubinetti delle lance; usate anche pompe a mano (a stantuffi). Sono trasportati ancora come accessorî: 400 ÷ 800 metri di tubazione di tela (manichetta) a pezzi raccordabili di circa m. 12; lance (boccaglio da 10 ÷ 35 mm.) con le quali si possono raggiungere gittate fino a m. 50; maschere protettive antigas; deviazioni, corde, scale, ecc. Le maschere sono indispensabili nel caso d'incendî in ambienti chiusi o sotterranei ove si genera più fumo che fiamme per la mancanza d'aria, e in tutti quegli altri casi dove si generano gas tossici. Le maschere adoperate sono generalmente di tre tipi: a ossigeno, ad aria, a rigenerazione. Quelle a ossigeno consistono in un impianto indipendente a zaino trasportato dallo stesso vigile, il quale si rifornisce di ossigeno dall'apposita bombola. Speciali precauzioni sono necessarie per impedire le eventuali fughe di ossigeno, e la possibilità che una soprapressione possa danneggiare i polmoni. I migliori tipi sono a ossigeno solido e hanno un'autonomia di circa 2 ore. Si adoperano nei casi di generazione di gas tossici. Le maschere ad aria sono maschere collegate con tubo flessibile allo esterno, e mentre hanno azione a tempo illimitato, hanno però piccolo raggio d'azione (circa 20 metri) e divengono pericolose quando intervenendo crolli, ecc., il tubo di rifornimento può essere interrotto. Le maschere a rigenerazione sono fatte in modo che l'inspirazione si effettua attraverso una patrona (filtro), che ha lo scopo di depurare chimicamente l'aria esterna. Esistono a filtri polivalenti a filtri speciali, a seconda dei gas tossici che si sono sviluppati.

Nelle città generalmente esistono reti di idranti che forniscono direttamente alle manichette l'acqua sotto pressione (212 atm.); diversamente l'acqua viene fornita dall'autocisterna che segue l'autopompa, a meno che l'acqua si possa assorbire con l'assorbente della pompa da cisterne locali (utili, se con capacità maggiore di 1000 litri, e non più profonde di metri 7,50).

Quasi tutte le sostanze solide si spengono con acqua (escluse le sostanze alla nitrocellulosa); per i liquidi infiammabili (benzine, nafte, alcoli, ecc.) s'adoperano sostanze che, interponendosi tra la superficie infiammata e l'aria, li isolano: quindi sabbia, estintori a secco, apparecchi a schiuma. Si può ritenere che per spegnere un mq. di superficie infiammata, occorrono 200 litri di schiuma per benzine e petrolio, e 100 per nafta, adoperando la schiuma più efficace, ottenuta mescolando nei tubi all'acqua una polvere speciale. Con 100 kg. di polvere da schiuma si ottengono 7500 litri di schiuma.

Negl'impianti fissi di prevenzione e spegnimento si usa o anidride carbonica liquida o sistemi a sprinklers. L'uso dell'anidride carbonica (CO2) è ottimo per ambienti chiusi (navi, stabilimenti, reparti di miniere, ecc.). I pompieri, quando la usano, la trasportano in un carro speciale, chiamato vagone CO. L'anidride carbonica è conservata liquefatta in bombole: si utilizza il raffreddamento prodotto dall'espansione dell'anidride carbonica (1 : 450) e l'impossibilità per il combuslibile in fiamme di ossidarsi: un kg. di anidride carbonica satura 1500 litri d'ambiente (1 : 30°) ed è sufficiente la presenza del 25% di anidride carbonica. Occorre una speciale attenzione al termine dell'incendio, quando si arresta l'emissione dell'anidride carbonica: i piccoli focolai rimasti, possono riaccendersi immediatamente e generare scoppî. L'emissione dell'anidride carbonica può essere regolata (specie nelle navi) automaticamente con dispositivi sensibili al calore o (se nell'ambiente non sogliono andarci persone) con l'emissione di anidride carbonica a intervalli. Negli stabilimenti si preferisce fare l'impianto di prevenzione a sprinklers (meno costoso) e cioè predisporre tubazioni nei punti più convenienti in modo che ove nasce l'incendio la tubazione spruzza acqua dallo sprinkler. La segnalazione automatica può essere o locale con termostati (basati sull'aumento della temperatura ambiente o meglio sulla variazione di temperatura) o in cabina con quadri d'allarme, con o senza servocomando.

Gli estintori sono apparecchi portatili della capacità di 1 ÷ 10 litri che, a seconda delle sostanze che contengono (acqua, schiuma, anidride carbonica) sono più particolarmente adatti nei piccoli ambienti dove si manipolano rispettivamente: carta, legno, tessuti, ecc.; benzine, alcoli, nafte, ecc.; acetilene (bombole), ossigeno, idrogeno e gas compressi in generale.

Metodi di Prevenzione ed estinzione degl'incendî più comuni. - Acetilene, gas compressi, ecc., saldature autogene. - Per evitare il pericolo, non frequente, di scoppî di bombole di gas compressi che si trovano in ambienti in preda alle fiamme, è bene mettere le bombole possibilmente all'aperto o in luogo separato. Si osservi che l'acetilene è cinque volte più esplosivo (con effetti laceranti) del gas idrogeno, risultando la miscela sempre esplosiva pur nella proporzione variabile del 2 al 55% (gas idrogeno dall'8 al 22%). Si tenga infine presente che le bombole d'acetilene lo contengono disciolto nell'acetone (a 20 atm., 13,5 litri di acetone assorbono 4000 litri d'acetilene). La miscela sarebbe esplosiva se non vi fosse nell'interno una massa porosa che la rende inerte: se ne accerti quindi la manutenzione. Anche per gli altri gas compressi giova usare per lo spegnimento anidride carbonica e neve di anidride carbonica.

Boschi. - Gl'incendî dei boschi non si spengono con l'acqua, data l'estensione che assume l'incendio. Bisogna osservare i venti e le pendenze: il fuoco si estende sotto vento e risale le pendici. Interrompere perciò la strada al fuoco isolandolo con radure larghe almeno quanto l'altezza dei fusti. Soffocare dove si può il fuoco con la terra.

Cantine. - Non agglomerare mai combustibili nelle cantine, non tanto per il pericolo d'estensione dell'incendio al fabbricato, quanto perché i combustibili generano, per insufficienza d'aria, fumi intensi che rendono inaccessibili le cantine e i locali superiori. Munirsi quindi di maschere con patrona a filtro polivalente (a filtro di CO per incendî di carbonella). Mezzi di spegnimento: acqua, non estintori al tetracloruro.

Cabine cinematografiche. - Come prevenzione, osservare che le valvole elettriche siano corredate da fusibili tarati; non fumare. Interrompere subito il proiettore se si arresta la pellicola. Usare il parafiamma che taglia la pellicola. Estintori: neve di CO2; CO2; schiuma.

Corti circuiti. - Prevenzione: valvole tarate; non mettere mai fusibili in rame. Estinzione: interrompere la corrente.

Depositi di munizioni. - Prevenzione: distanziare il più possibile i depositi ed evitare la consistenza nell'immagazzinamento (vedere disposizioni del Ministero della guerra). Usare acqua e maschere.

Distributori automatici di benzina. - Prevenzione: il serbatoio della benzina sia insabbiato, e la sabbia a sua volta contenuta in cabina interrata, con muratura atta a contenere il tutto, e le eventuali imbibizioni della benzina. Se in vicinanza vi sono locali scantinati a livello più basso del serbatoio, non entrarvi mai con fiamme di luce ed effettuare pronte riparazioni se s'avverte odore di benzina. Riscontrare l'esattezza tra la quantità di benzina immessa e quella emessa dal serbatoio, per essere certi che non vi siano dispersioni. Non effettuare mai la distribuzione dalla colonnina con motore acceso, con fiamme prossime, o fumando. I disastri provocati dai distributori non dipendono da scoppî del serbatoio, ma da scoppî nei locali dove i vapori della benzina dispersa abbiano prodotto miscela tonante. Estinzione: estintori a schiuma e a CO2.

Esercizî manipolanti eteri, petrolî, ecc. (farmacie, drogherie, colorerie, ecc.). - Prevenzione: tenere i liquidi infiammabili in separata cabina incombustibile e il liquido in appositi recipienti inesplodibili. Usare estintori a schiuma. I parrucchieri non dovrebbero usare eteri a basso punto d'ebollizione (35° ÷ 60°) né pettini di celluloide, galalite, corno, ecc., che possono elettrizzarsi e generare scintille e incendî, ma usare benzina rettificata (ebollizione 80°) e dopo la lavatura pettini di legno. Estintori di CO2.

Fieno, paglia, ricotti, ecc. - L'umidità ha un'azione acceleratrice dell'autocombustione. Prevenzione: misurare la temperatura interna e se sale oltre i 100° rimuovere il deposito: meglio è isolarlo completamente dall'aria, ed effettuarvi delle immissioni saltuarie di CO2. Estinzione con acqua.

Film. - Tenere i rotoli chiusi in scatole metalliche e almeno a 50 cm. l'uno dall'altro. Predisporre immediate uscite di sicurezza. In caso di incendio che risulta violento e istantaneo provvedere in primo luogo alla salvezza delle persone. Estinzione: usare coperte d'amianto, estintori a schiuma, neve di CO2; CO2. Non usare estintori al tetracloruro se non con maschere antifosgene.

Miniere. - Impianti fissi a CO2; usare utensili di sicurezza.

Nafte e derivati. - Curare al massimo grado l'aerazione per le benzine; norme come per i distributori.

Navi. - Prevenzione: impianti fissi come già si è detto.

Scuole, ospedali, ecc. - Predisporre estintori portatili idrici e al tetracloruro nei corridoi e in sale speciali.

Soffitte e sottotetti. - Evitare che vi si formino nidi con depositi di paglia (autocombustione dei nidi). Costruire le cappe lontano dalle armature in legno. Estinzione: estintori portatili e acqua.

Teatri. - Vedi norme ministeriali e regolamenti di polizia urbana. Prevenzione: vietare fiamme e bengala in scena; curare le ispezioni alle poltrone, sottopalchi e soffitte, specialmente dopo finito lo spettacolo. Numerose uscite di sicurezza indipendenti e con porte apribili verso l'esterno. Estinzione: predisporre impianti fissi di sicurezza con rete di idranti e sprinklers: abbondanti estintori idrici e al tetracloruro sulla scena.

Odierna organizzazione dei vigili in Italia. - Le organizzazioni pompieristiche italiane ripetono la loro origine dal Corpo dei pompieri costituito a Roma nel 1810, a somiglianza del corpo dei sapeurs-pompiers di Parigi; esso era composto di un ufficiale e di 25 artigiani. Da allora molto cammino si è fatto nel campo dell'organizzazione dei servizî di prevenzione ed estinzione degl'incendî e oggi non v'è agglomerato urbano di una certa importanza che non abbia il suo corpo dei vigili del fuoco; questi anzi sono imposti per legge ai centri che raggiungono i 40.000 ab. Tali corpi hanno carattere permanente, di vera e propria milizia (pompieri professionisti), oppure carattere temporaneo, nel senso che sono costituiti da individui che normalmente esercitano un qualsiasi mestiere, ma che al momento del bisogno prestano la loro opera come pompieri, avendo in precedenza ricevuto un'adeguata istruzione (pompieri volontarî). Di tali organizzazioni le prime si trovano soprattutto nelle città di grande o media importanza, mentre le seconde sono caratteristiche dei piccoli centri e degli agglomerati industriali (fabbriche, opifici, ecc.). Le varie organizzazioni pompieristiche delle singole nazioni fanno generalmente capo a enti nazionali che le inquadrano e ne dirigono l'attività: così in Italia si ha la Federazione tecnica nazionale dei corpi dei pompieri d'Italia, che ha lo scopo di promuovere presso tutti i comuni del regno l'istituzione del servizio di prevenzione ed estinzione degl'incendî; d'inquadrare in unioni regionali i varî corpi dei pompieri per unificare la loro organizzazione, e infine di provvedere alla necessaria assistenza morale e materiale dei componenti i corpi stessi, creando legami di collaborazione e di cameratismo. A loro volta i varî enti nazionali (per la maggior parte degli stati europei) fanno capo al Comité technique internat. de prévention et d'extinction du feu, che funziona nel campo internazionale come le federazioni nel campo nazionale.

Cenni storici. - Antichità classica. - Per i Greci dell'età classica non abbiamo notizie sufficienti sui modi di prevenzione e di estinzione degl'incendî. Un'organizzazione di vigili del fuoco era in Alessandria, città che fu più volte teatro d'incendî gravissimi. Presso i Romani le case meglio attrezzate tenevano pronti in appositi magazzini i principali mezzi per estinguere il fuoco: pertiche, scale, larghe pelli, canne che servivano a lanciar l'acqua in aria (siphones), secchie e una grande quantità d'aceto, il quale serviva probabilmente a facilitare il crollo dei muri e a circoscrivere, così, l'incendio. Tali strumenti di estinzione si trovavano anche in pubblico, o per disposizione governativa (Tac., Ann., XV, 43), o per un uso suggerito dalla previdenza, ma non sempre osservato..

In caso d'incendio si contava di regola, come anche oggi nelle campagne, sul concorso di privati; ma vi erano magistrature e corpi destinati a ufficio di vigili del fuoco. In provincia, durante l'impero, l'estinzione dell'incendio era una mansione delle corporazioni (collegia) di fabri e di centonarii. In Roma, dove il pericolo dell'incendio era sempre gravissimo, si provvide in vario modo. Dapprima la vigilanza contro gl'incendî, insieme con la tutela generale della pubblica sicurezza, era affidata ai treviri capitales, ai quali, nel 186, furono dati come coadiutori i quinqueviri con l'ufficio specifico della sorveglianza degl'incendî. Nel 6 d. C., Augusto organizzò coorti di vigiles distribuite in varî punti della città sotto il comando di un praefectus vigilum, che perlustrava di notte le vie della città, imponendo le necessarie misure precauzionali e seguito dai suoi dipendenti armati di secchie e di accette. Sono note le disposizioni date da Nerone dopo l'incendio del 64: divieto di costruire case con pareti comuni, razionale distribuzione e piena efficienza delle bocche d'acqua, pubblici depositi, a portata di mano, dei mezzi d'estinzione. L'istituzione sotto Augusto di un regolare corpo di vigili del fuoco non impedì che anche dopo la morte di lui Roma fosse più volte devastata dalle furie dell'incendio.

Medioevo ed età moderna. - Istituzioni simili a quelle di Roma si ebbero senza dubbio nelle principali città dell'impero, e perdurarono per alcun tempo dopo la caduta di esso. L'esistenza di guardie notturne addette alla prevenzione e all'estinzione degl'incendî ci è attestata, tra l'altro, da un decreto di Clotario II (595). Ma tali istituzioni, anziché perfezionarsi, sembrarono subire un rapido declino fin verso la fine del sec. VIII; il disinteresse sempre più completo dell'autorità politica e civile determinò il sorgere di associazioni (gilde) private, a carattere religioso o laico, le quali annoveravano tra gli scopi previsti dai loro statuti il reciproco aiuto contro gl'incendî. Tali associazioni crebbero in potenza e, com'è noto, vennero finalmente vietate dai sovrani: il che non impedì loro di sussistere lo stesso, sebbene in forma più o meno larvata.

Al principio del sec. IX, con Carlo Magno, si ha il primo accenno a un ripristino delle misure protettive per lungo tempo neglette: in tutte le città più importanti gruppi di cittadini vengono designati d'autorità e incaricati di vegliare, durante la notte, alla sicurezza collettiva. Mancava sempre un corpo speciale, e specialmente organizzato, cui non spettasse altro compito che quello di reprimere gl'incendî. Nel 1254, peraltro, Luigi IX autorizzò la "gente di mestiere" parigina a esercitare un servizio di pattuglia (guet) a scopi di sicurezza pubblica (tra i quali appunto la repressione degl'incendî e la lotta contro gl'incendiarî). Questo servizio "borghese" era fiancheggiato e appoggiato da quello svolto dai militi che costituivano il guet royal, e venne poi anzi controllato da esso per ordine di Filippo il Bello, che aumentò notevolmente il numero dei militi. In caso d'incendio, coloro che componevano il guet bourgeois si mettevano a disposizione del prevosto di Parigi, che assumeva la direzione delle opere di soccorso.

L'istituzione del guet fu più volte modificata: così nel 1363, sotto Giovanni II il Buono, così nel 1491, sotto Carlo VIII, ecc. Gli obblighi dei quarteniers, magistrati preposti, nei varî quartieri, al servizio contro gl'incendî, furono specificati dal parlamento, a Parigi, nel 1524. Altri editti modificatori dei deliberati precedenti vennero promulgati sotto Francesco I (1539), Enrico II (1559), ecc. In varî paesi furono stabilite istituzioni analoghe. Il guet funzionò, in modo piuttosto discontinuo, sino a quando Carlo IX non lo sciolse: esso riapparve però, in forma poco o punto mutata, all'epoca della Lega.

Ma il primo atto effettivamente volto a costituire uno speciale servizio di prevenzione e repressione degl'incendî fu la separazione della magistratura investita di tali funzioni da quella che aveva l'incombenza generica della pubblica sicurezza. Questa separazione. avvenne a Parigi nel 1667, allorché per editto reale l'ufficio di luogotenenza civile del prevosto fu scisso, e vennero nominati due luogotenenti, l'uno incaricato della giustizia contenziosa e distributiva, l'altro della sorveglianza e delle misure atte a prevenire e combattere gl'incendî. Una serie di ordinanze successive regolò le funzioni di coloro che dipendevano gerarchicamente dal nuovo ufficio: questi erano in genere artigiani (carpentieri e muratori specialmente), ricevevano un compenso per il servizio occasionalmente prestato, venivano multati in caso d'inadempienza, ecc.; ma non costituivano un corpo indipendente, e la pratica utilità del loro lavoro era bene spesso inadeguata.

Nel 1699, infine, l'industriale Dumourier du Perrier offrì di costituire egli stesso, valendosi dei proprî operai, un servizio completo e autonomo. L'offerta fu accettata, e il personale diretto dal Duperrier e dotato dapprima di scarsi mezzi, poi rinforzato nell'attrezzatura e nell'organizzazione, finì con il costituire il corpo dei sapeurs-pompiers, divenuto quindi, attraverso una lunga serie di miglioramenti e trasformazioni, l'odierna milizia pompieristica. Ora il personale dei sapeurs-pompiers comprende una parte fissa (ufficiali e graduati), che serve all'inquadramento generale del corpo e ha funzioni direttive; e una parte, tratta dalla leva militare e rinnovata periodicamente, che serve solo per la materiale esecuzione delle disposizioni impartite. A quella francese seguirono, nei varî paesi civili, organizzazioni analoghe.

Un cenno particolare meritano i mezzi d'estinzione usati nel corso dell'epoca qui considerata. Già Isidoro di Siviglia (principio del sec. VII) descrive pompe da incendio, ma le considera come alcunché di esotico, usato solo dagli Orientali (Origines, XX, 6), ciò non toglie che pompe manuali si usassero anche in Occidente a quell'epoca, come nei secoli precedenti e seguenti.

In varî testi del secolo decimosesto, e particolarmente nelle edizioni di Como (1521) e di Norimberga (1547) di Vitruvio, troviamo illustrati strumenti alquanto più perfezionati, e più ancora nel Théâtre des instruments di J. Besson (Lione 1578), che ci mostra, come assa singolare e tipica, una pompa montata sopra un carrello a due ruote in cui l'acqua viene via via immessa nella parte anteriore per mezzo d'un imbuto, e cacciata con forza mediante un tampone azionato da una vite senza fine. Un ulteriore notevole progresso venne realizzato da un tal Aschhausen, che nel 1602 vendette al comune di Norimberga una "neuerfundenen wunderbaren Sprütze" che lanciava un getto d'acqua all'altezza d'una casa. Un'altra pompa estintrice ad aria compressa venne ideata e costruita in Norimberga da Hans Hautsch (1655): ne riferiscono incisioni e libri dell'epoca, e se ne occupò persino il Leibniz in due lettere (1704 e 1707). Quasi contemporaneamente (1672) altre pompe assai efficienti venivano ideate dagli Olandesi Jan e Nicolaas van der Heide. Nel sec. XVIII si provvide a rendere continua l'immissione dell'acqua nel tubo di lancio. I musei di Rostock, di Colonia, di Norimberga, di Londra, ecc., contengono esemplari di simili macchine. Queste vennero ulteriormente perfezionate nel sec. XIX, in cui si ebbero le prime pompe azionate per mezzo del vapore (Ericsson, 1828) e poi le autopompe, la prima delle quali venne costruita in America nel 1860.

V. tav. CXCI.

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