INDOCINA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

INDOCINA (XIX, p. 112; App. I, p. 727)

Luigi MONDINI
Mario TOSCANO
Luigi MONDINI

Indocina francese. - Popolazione. - Dal censimento 1936 risultavano 23.030.000 ab. (densità: 31,1 ab. per kmq.), e cioè: Tonchino, 8.700.000 ab.; Annam, 5.656.000; Cocincina, 4.616.000; Cambogia, 3.046.000; Laos, 1.012.000; la maggior parte (16,7 milioni) Annamiti, il resto Cambogiani, Cinesi, ecc.; Europei e assimilati: 42.345, di cui 38.800 Francesi. Nel 1943 una valutazione dava 26.643.000 ab. dei quali 43.000 francesi.

Condizioni economiche. - Risorsa principale dell'economia indocinese è tuttora il riso (5-6 milioni di ha. e 60-70 milioni di quintali nel 1938, scesi a 22 nel 1945 ed a 17 nel 1946), oltre al solo mais (3.400.000 ha. e 4-6 milioni di q. all'anno), ambedue esportati in gran copia. Fra le colture industriali, hanno un certo sviluppo il caucciù (12.000 q. nel 1945), il cotone (20-30.000 q. all'anno), il tabacco (100-130.000 q. annui). Minore importanza hanno il caffè (nel Tonchino e nell'Annam), la canna (Annam e Cocincina), il pepe (Cambogia). Le foreste (57% della sup. totale) forniscono essenze e legni pregiati. Poca importanza ha l'allevamento, ma la bachicoltura è in via di rigoglioso sviluppo. Il sottosuolo dà antracite (261.696 t. nel 1946, per gli 8/10 dal Tonchino), zinco (1.405 t., nel 1944; Tonchino), oro (321 kg. nel 1938), fosfati (25.000 t. nel 1940, nell'Annam), stagno (364 t. nel 1944), manganese (3444 t. nel 1944). L'industria è soprattutto manifatturiera, ma quella moderna possiede qualche centro, come Saigon, che è il maggiore (brillatoi, birrerie, distillerie, fabbriche di caucciù, colorifici, ecc.), Haïphong (industrie meccaniche e navali, vetrerie, cementifici), Hanoï (ceramiche, fiammiferi, saponi, colori).

Ferrovie. - Al momento della resa dei Giapponesi, a causa dei bombardamenti effettuati dalle aviazioni degli Alleati, le strade ferrate (3520 km. nel 1939), si riducevano a 1750 km.; il 50% dei ponti fu distrutto e così pure i due terzi delle locomotive, i due quinti dei vagoni ferroviarî e il 90% dei veicoli a trazione meccanica.

Commercio estero. - Durante il 1946 furono esportate dall'Indocina 211.852 tonn. di merci (riso, gomma, pesce, pelli, mais) per un valore complessivo di circa 9 miliardi di franchi.

Storia. - Il Giappone mise in allarme, una prima volta, l'Indocina, il 10 febbraio 1939, con l'occupazione dell'isola di Hai-nan. Nel giugno 1940, a pochi giorni di distanza dalla resa delle truppe metropolitane francesi, mentre truppe nipponiche operanti nella Cina meridionale raggiungevano, senza però oltrepassarli, i confini con l'Indocina, il governo di Tōkyō inviò al generale G. Catroux, governatore generale dell'Indocina, un ultimatum col quale esigeva, fra l'altro, la cessione di alcune basi nel Tonchino; ne ricevette un rifiuto ed uguale esito ebbe, il 10 luglio, la richiesta del gen. Nishihara, comandante delle forze giapponesi in Cina, di libero transito attraverso il Tonchino verso lo Yün-nan; ma il 30 agosto, Vichy dovette accedere ad un accordo di massima che consentiva al Giappone l'uso di tre aerodromi e il passaggio di truppe attraverso l'Indocina; il 21 settembre, nuove richieste giapponesi, appoggiate da una dimostrazione navale nel golfo del Tonchino, costrinsero la Francia a sottoscrivere un altro accordo che "regolava le condizioni per lo sbarco di forze giapponesi in Indocina": stipulazione non perfetta che portò, nei giorni 22 e 23 settembre, a scontri sanguinosi con le truppe giapponesi presentatesi agli avamposti francesi di Dong Dang, Phobin Gia e Than Moi; il 26, circa 2000 soldati giapponesi sbarcarono ad Haïphong.

Verso la fine di ottobre 1940 il governo della Thailandia, violando il patto di non aggressione con la Gran Bretagna e la Francia sottoscritto il 12 giugno dello stesso anno ma non ratificato, pretese la cessione di alcuni territorî ed avutane risposta negativa, dopo vane trattative, ordinò, il 23 novembre, alle sue truppe di passare il confine. In quel tempo, le forze francesi in Indocina comprendevano un paio di divisioni (circa 22.000 uomini, un quinto dei quali europei), una piccola flotta di 6 navi di medio tonnellaggio e 4 squadriglie di aviazione. Le operazioni, che si limitarono a località non lontane dalle frontiere, si protrassero fino al 31 gennaio 1941, giorno in cui fu firmato un armistizio cui, dopo alcune proroghe, seguì un accordo firmato il 9 maggio a Tōkyō col rappresentante del governo di Vichy (ammiraglio Decoux succeduto al generale Catroux) col quale, accogliendo le "proposte" mediatrici del Giappone, il governo di Vichy, cedette alla Thailandia alcune provincie del Cambogia nord-occidentale, i territorî di Ciampasak e di Meluprey e parte della regione di Luang-Prabang: circa 70.000 kmq., dei quali la Thailandia prese ufficialmente possesso il 27 luglio.

Il 23 luglio 1941, il Giappone ottenne dalla Francia l'uso della base di Saigon e della vasta baia di Cam-Ranh e il permesso di inviare in Indocina un corpo di 40.000 soldati, col pretesto di dovervi prevenire un attacco da parte degli Angloamericani; il relativo accordo venne annunciato contemporaneamente a Tōkyō e a Vichy il 26 luglio e fu definito "protocollo per la difesa in comune dell'Indocina francese".

L'8 dicembre 1941 venne conclusa un'alleanza militare fra il Giappone e l'Indocina e in questa situazione equivoca, che malamente mascherava un effettivo protettorato nipponico, il paese rimase per oltre tre anni, durante la fase ascensionale delle fortune belliche giapponesi, finché il 9 marzo 1945 l'ambasciatore del Tennō, Matsumoto, indirizzava all'ammiraglio Decoux un nuovo ultimatum volto ad ottenere il passaggio delle forze armate francesi sotto il comando giapponese. Al rifiuto di Decoux, le truppe di occupazione del Tennō rispondevano attaccando gli esigui presidî francesi dei quali non tardavano ad avere ragione nel Cambogia, in Cocincina e nell'Annam e, dopo qualche tempo, anche nel Laos e nel Tonchino. Solo un paio di migliaia di soldati, coi generali Sabatier e Alessandri, riparò in Cina. Il 10 marzo la radio giapponese proclamava l'indipendenza delle popolazioni indocinesi; l'amministrazione francese veniva dichiarata decaduta, mentre nelle città di Saigon, Hué, Hanoï e Luang-Prabang elementi nazionalisti si insediavano al posto degli antichi amministratori.

Il 24 luglio 1945, tre settimane prima della capitolazione dell'Impero del Sol Levante, Tōkyō proclamava solennemente l'indipendenza dello stato unificato del Viet-Nam comprendente il Tonchino, l'Annam e la Cocincina - i cosiddetti Tre Ky - rimettendone il potere al governo di Bao-Dai, imperatore dell'Annam, il quale aveva di fatto accettato la protezione giapponese. Bao-Dai accettava e nominava capo del governo Trang Trong Kim, un conservatore di tendenze moderate. Senonché il partito comunista indocinese (Lega per l'indipendenza dell'Annam o Viet-Minh) a tendenza spiccatamente antigiapponese ma anche antifrancese, era riuscito nel frattempo a svolgere in tutto il paese un'abile e attiva propaganda che aveva svegliato nelle popolazioni dell'Annam, del Cambogia, della Cocincina e del Laos un sopito sentimento nazionalista e xenofobo. La mattina del 16 agosto 1945, subito dopo la radio-diffusione del rescritto imperiale nipponico annunciante la cessazione del fuoco su tutti i fronti, il Viet-Minh passava alla azione diretta. Il 26 agosto l'imperatore Bao-Dai abdicava e il Viet-Minh assumeva ufficialmente il potere sotto la presidenza del comunista Ho-Chi-Minh.

A metà settembre dello stesso anno le truppe anglo-americane sbarcavano a Saigon. Le truppe francesi erano ancora assenti in virtù degli accordi di Potsdam i quali stabilivano che l'Indocina sarebbe stata occupata a nord del 16° parallelo dalle truppe cinesi e a sud da quelle anglosassoni.

Il 5 ottobre 1945 sbarcavano a Saigon anche i primi contingenti di truppe francesi al comando del gen. Leclerc, mentre l'amm. Thierry d'Argenlieu veniva nominato Alto Commissario francese in Indocina. Poco dopo gli anglo-americani rimisero i poteri nelle mani del gen. Leclerc.

Le prime operazioni militari francesi furono volte alla riconquista delle posizioni perdute nonché alla graduale pacificazione del paese. Alla fine di febbraio del 1946 la situazione in Indocina poteva così riassumersi: i territorî della Cocincina ed il sud dell'Annam erano in gran parte occupati dalle truppe francesi, sebbene ancora teatro di guerriglia; l'ordine appariva invece ristabilito nel Cambogia e nel basso Laos. Il 6 marzo 1946 la Francia concludeva col governo di Ho-Chi-Minh una convenzione ai sensi della quale riconosceva lo stato libero del Viet-Nam con diritto ad avere esercito, parlamento e finanze proprie "nel quadro della Federazione Indocinese e dell'Unione Francese" (art. 10).

Con questo atto il governo di Parigi aveva inteso conferire al nuovo stato autonomia, ma non indipendenza, che invece il governo di Ho-Chi-Minh subito si affrettò a reclamare immediata ed assoluta. Il dissidio che ne risultò ebbe per effetto l'interruzione delle trattative in corso tra le due parti: gli arresti e le condanne a morte degli Annamiti simpatizzanti per la Francia subirono una recrudescenza; la propaganda antifrancese di Ho-Chi-Minh raddoppiò la sua violenza e l'incidente di Haïphong nel novembre 1946 fu il preludio ad una aggressione armata su vasta scala da parte dei guerriglieri del Viet-Nam, scatenata il 19 dicembre contro le guarnigioni francesi dell'Annam e del Tonchino. L'azione militare, caratterizzata all'inizio da alterne vicende si è protratta con varia intensità per tutto il 1947, e verso la fine dell'anno le truppe francesi al comando del gen. Valluy erano nuovamente riuscite a controllare la situazione, ristabilendo la calma e l'ordine (v. anche viet-nam, in questa App.).

Bibl.: A. Gaudel, L'Indochine française en face du Japon, Saigon 1947; R. Gouron, The future of Indo-Chine, Institute of pacific relations 1947; R. Levy, L'Indochine et ses traités, Institute of pacific relations 1947; C. Robequain, The economic development of French Indo-China, New York 1944.

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