Inghilterra

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(ingl. England) Nome («terra degli Angli») con cui si designa la parte meridionale della Gran Bretagna, divisa da quella settentrionale (Scozia) per mezzo del Solway Firth a O, del fiume Tweed a E e della catena dei Monti Cheviot nella parte centrale. Non fa parte dell’I. la sporgenza occidentale dell’isola tra il Mare d’Irlanda e il Canale di Bristol, la massiccia regione montuosa detta Galles.

L’I. comprende una superficie di 130.281 km2 (su 229.990 della Gran Bretagna). La prossimità al continente ha favorito, fin dall’età di Augusto, le relazioni, e quindi l’influenza degli altri paesi europei. La configurazione fisica del territorio, costituito in prevalenza di modesti rilievi e di pianure largamente aperte verso il mare, ha favorito, agli inizi, il facile accesso di popolazioni nuove. L’agricoltura, associata a un largo allevamento, vi si è potuta praticare agevolmente, e i prodotti del suolo e dell’allevamento erano già nel Medioevo oggetto di vivace traffico con i paesi europei finitimi. L’importanza mercantile assunta dall’I., in seguito alla scoperta dell’America, ha contribuito a stabilire qui il centro politico e il nucleo vitale dell’arcipelago britannico. Più di recente le diversità fra I. da un lato, Scozia e Galles dal lato opposto, sono venute attenuandosi. Le industrie per cui è tipica l’I. centrale, grazie anche alla presenza di bacini minerari, si sono irradiate nella Scozia meridionale e nel Galles orientale; gli scambi sono moltiplicati, inoltre, dalle moderne vie di comunicazione. L’I. rimane però la regione più popolata della Gran Bretagna, con un numero di abitanti pari a più dell’80% dell’intera popolazione del Regno Unito (comprese, cioè, l’Irlanda del Nord ed escluse le Isole di Man e del Canale).

Battaglia aerea d’I. Ebbe luogo nella Seconda guerra mondiale dall’agosto all’ottobre 1940, quando la Germania scatenò una violenta campagna di bombardamenti aerei sulla Gran Bretagna in relazione al piano di sbarco nell’isola (operazione Leone marino).

Nel primo periodo (8-18 agosto) i Tedeschi effettuarono attacchi diurni con massicce formazioni di bombardieri scortate da velivoli da caccia. Furono condotti contro convogli e obiettivi costieri, con lo scopo di impegnare la caccia avversaria, che però si sottrasse al combattimento, indirizzando l’azione alla decimazione dei bombardieri. Il comando tedesco, di fronte alle perdite subite (oltre 600 velivoli nei primi 10 giorni), ritirò gli Stukas dalla linea e volse l’attacco su aeroporti interni e fabbriche di aeroplani. In questa seconda fase (24 agosto-6 settembre) gli Inglesi perdettero 200 caccia, i Tedeschi 560 aerei. Nella terza fase (7 settembre-5 ottobre), il comando tedesco portò la battaglia nel cielo di Londra. La RAF (Royal Air Force) britannica reagì con violenza: il 15 settembre, giorno cruciale della battaglia, si ebbero 705 sortite degli Hurricanes e degli Spitfires inglesi contro 600 assalti tedeschi; contemporaneamente i bombardieri britannici attaccarono in forze il naviglio d’invasione concentrato nei porti da Boulogne ad Anversa infliggendogli gravi perdite. Il 17 settembre Hitler decise di rinviare l’attuazione del piano Leone marino a epoca da stabilirsi; in realtà l’invasione della Gran Bretagna non fu mai più tentata.

La quarta fase della battaglia aerea d’I. fu costituita dall’attacco contro Londra (6-21 ottobre) con bombardamenti diurni massicci: il comando tedesco, abbandonato quasi del tutto l’impiego dei bombardieri (di cui era stata fatta strage), impiegò aeroplani da caccia che, scaricato l’esplosivo, potevano poi impegnare e sostenere il combattimento con la caccia avversaria. Cessato il primo effetto della sorpresa, gli apparecchi tedeschi intercettati tempestivamente grazie al sistema di avvistamento e controllo messo in piedi dalla Gran Bretagna, furono costretti a sganciare le bombe sul canale, mentre i caccia inglesi, ottenuto lo scopo, si sottraevano al combattimento.

Il 31 ottobre la battaglia aerea di Londra si concluse con il netto successo tattico della difesa. H. Goering estese i bombardamenti notturni massicci sulle grandi città industriali del centro e del Sud e soprattutto contro i porti. Questa quinta fase durò dal 1° novembre 1940 al maggio 1941, ma la caccia notturna e la difesa contraerea inglesi proseguirono un’opera efficace. L’aviazione britannica aveva perduto 850 aerei, la Germania 2500 circa. La Gran Bretagna aveva resistito a prezzo di 41.650 morti e di oltre 48.000 feriti.

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