INNOCENZO VI papa

Enciclopedia Italiana (1933)

INNOCENZO VI papa

Giovanni Battista Picotti

Stefano Aubert, nato a Monts presso Beyssac, giureconsulto di molto valore, professore di diritto civile a Tolosa, vescovo di Noyon (1338) e di Clermont (1340), cardinale (1342), vescovo di Ostia e Velletri (1352) e penitenziere maggiore, fu eletto papa il 18 dicembre 1352. Durante il conclave egli aveva sottoscritto una capitolazione che limitava assai il potere del pontefice a vantaggio del collegio cardinalizio, con la riserva tuttavia che ciò fosse conforme al diritto. E il 6 luglio 1353 dichiarò nulla la capitolazione, come contraria alle decretali di Gregorio X e di Clemente V, che vietavano ai cardinali durante la vacanza di occuparsi di altro che della elezione del pontefice. Provvide a limitare gli abusi nel conferimento dei benefici, obbligò i beneficiati alla residenza, diminuì le spese di corte, favorì la restaurazione della disciplina monastica: ne ebbe fama di durs aux clercs. Fece condannare al carcere e al rogo alcuni Spirituali; ma non accolse la richiesta del clero inglese che i frati mendicanti fossero esclusi dal ministero sacro. Difese contro Pietro il Crudele, re di Castiglia, l'indissolubilità del matrimonio e, rifiutando il re di riprendere Bianca di Borbone, colpì il regno d'interdetto.

Fece coronare da un legato Carlo IV a imperatore (5 aprile 1355), dopo che questi ebbe rinnovato il giuramento di non esercitare alcun diritto nei dominî della Chiesa e di abbandonare Roma nel giorno stesso della coronazione. Ma contro alla Bolla d'oro, che, tacendo, annullava il diritto della Santa Sede di confermare l'elezione del re di Germania e di esercitare il vicariato imperiale in sede vacante, non sollevò protesta, anzi, per desiderio dell'imperatore, riabilitò la memoria di Enrico VII. Mandò nel 1353 in Italia il cardinale Albornoz, insieme con Cola di Rienzo; e poté saper restaurato lo stato papale. Ma l'anatema contro le Compagnie di ventura e i provvedimenti di difesa non riuscirono a impedire che le bande minacciassero Avignone e che il papa dovesse comporsi con loro per danaro. Ebbe con Amedeo VI di Savoia relazioni cordiali e mise pace fra lui e il marchese di Monferrato. Ma tentò invano di comporre la Francia e l'Inghilterra, di riunire le due nazioni e di organizzare le crociate.

Fu uomo semplice e retto, sebbene non immune da nepotismo; favorì gli studî, fondò a Tolosa un collegio e a Bologna una facoltà teologica e nominò segretario ai brevi Zanobi da Strada, l'amico del Petrarca; ma vecchio, malaticcio, di carattere alquanto incerto, si trovò a disagio fra violenti ed astuti: i tentativi suoi di ristabilire la pace nella cristianità e di riformare la Chiesa non ebbero successo durevole. Morì in Avignone il 12 settembre 1362.

Bibl.: Per le lettere, vedi F. Cerasoli e C. Cipolla, I. VI e casa Savoia, in Misc. stor. ital., s. 3ª, VII (1900); Acta Innocentii VI, pontificis romani, ed. Novák, in Mon Vatic. res gestas Bohemicas illustrantia, Praga 1907; Innocentius papa VI, Lettres closes, patentes et curiales se rapportant à la France, ed. E. Déprez, Parigi 1909; U. Berlière, Suppliques d'Innocent VI, Parigi 1911; il registro del nono anno del pontificato in Martène-Durand, Thesaurus novus anecdotorum, II (1717), pp. 843-1072. Vedi poi Liber pontificalis, ed. Duchesne, Parigi 1892, II, p. 492; S. Baluze, Vitae paparum Avenionensium, ed. Mollat, Parigi 1916; G. Mollat, Le papes d'Avignon, 5ª ed., Parigi 1929; E. Werunsky, Italienische Politik Papst Innozens VI. (1353-54), Vienna 1878; W. Scheffler, Karl IV. und I. VI., Berlino 1912; art., in Arch. stor. napol., XXII-XXIII (1897-1898) e in Studi storici, V-VIII (1896-99), XII-XIV (1903-05). Cfr. M. Naumann, in Hauck, Realencykl., IX (1901), p. 132 segg.

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