intelletto La facoltà, propria dello spirito, o pensiero, di intendere le idee o di formare i concetti, o il potere conoscitivo della mente (contrapposta alla sensibilità, alla volontà ecc.). L’uso filosofico del termine, nella forma greca del νοῦς, è inaugurato da Anassagora, che con esso identifica la divinità ordinatrice del cosmo. Platone, subordinando
Nell’età moderna, di i. parlano soprattutto i razionalisti, da R. Descartes in poi, facendone la sede delle idee innate e delle verità più profonde e certe, provocando così
L’idealismo del 20° sec. ha inteso eliminare il concetto stesso di i., risolvendolo in quelli di pensiero, autocoscienza, filosofia. D’altra parte, H. Bergson ha contrapposto l’i. all’intuizione, considerandolo una funzione adeguata soltanto nel campo della conoscenza astratta, ma incapace a cogliere la complessa realtà dinamica della vita. Di qui una svalutazione della conoscenza scientifica a favore della conoscenza filosofica. Nell’ambito delle correnti pragmatistiche e strumentalistiche l’i. è concepito, invece, come funzione organizzativa, strumento essenziale per l’adattamento dell’uomo alla realtà che lo circonda, a livello biologico, sociale ecc.