Introduzione alla scienza e tecnologia del Medioevo Centrale

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

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Introduzione alla scienza e tecnologia del Medioevo Centrale

Secondo la mentalità comune, per i contemporanei lo scoccare dell’anno Mille sarebbe stato foriero di avvenimenti eccezionali, forse della fine del mondo stesso e del ritorno di Cristo sulla terra. La storiografia degli ultimi tre decenni ha posto in dubbio la concezione romantica delle paure apocalittiche che avrebbero paralizzato principi, vescovi e plebei di tutta la cristianità. In realtà, per molti non-religiosi e per le popolazioni rurali, gli eventi annunciati prefiguravano il momento della liberazione dalla fame e dalla violenza, inclusa quella dei potentati ecclesiastici. Ciò portava i rappresentanti della Chiesa a metter spesso in guardia contro i falsi profeti e i falsi annunciatori del Cristo, timorosi che il fervore escatologico fomentasse il diffondersi di eresie e desse vita a movimenti fuori dal controllo delle gerarchie – come in parte accadde. Sul piano delle conoscenze, il dibattito sull’anno Mille spingeva alcuni intellettuali ecclesiastici a rinnovare i propri sforzi per stabilire con esattezza il computo degli anni e stilare tavole cronologiche. Più prosaicamente, gli storici di diverse discipline fanno osservare che intorno all’anno Mille diversi fenomeni indicano una significativa ripresa di attività produttive – dell’agricoltura in particolare – un aumento della popolazione europea, e testimoniano di quella rinnovata capacità da parte del mondo latino occidentale di approfittare delle conoscenze teoriche e delle capacità tecniche elaborate nell’ambito dell’impero d’Oriente e nel vasto mondo musulmano, che darà i suoi frutti pieni nel XIII secolo.

Anno Mille: incremento della produzione agricola e aumento della popolazione

Senza voler cadere nel determinismo climatico che affascina tanti storici – per il passato come per il futuro – non vi è dubbio che il clima dell’emisfero settentrionale divenne particolarmente mite intorno alla metà del X e dell’XI secolo e si mantenne tale sino ai primi decenni del XIV. Per alcuni storici della climatologia, le temperature medie più alte in assoluto degli ultimi 2000 anni, sino almeno alla metà del XX secolo, si registrano proprio nell’XI e XII secolo. Intorno alla metà del X secolo, i bellicosi Norvegesi si spingono sino a colonizzare la Groenlandia, anche se l’abbassarsi delle temperature medie del XIV secolo pone fine a ogni progetto di espansione dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame sull’isola.

Non si posseggono dati precisi per ogni regione geografica dell’Europa. Tuttavia, l’incremento del prodotto agricolo è netto, tale certamente da permettere un consistente aumento della popolazione, da rinforzare la tendenza alla relativa stabilità degli insediamenti umani, e all’aumento del peso economico e politico delle istituzioni ecclesiatiche (proprietarie di terre), dei vari ordini monastici in particolare. La proprietà della terra conferisce ricchezze crescenti, e dà vita a quell’accumulo di risorse senza le quali fenomeni quali la costruzione delle grandi cattedrali del XII secolo, le innovazioni tecnologiche quali il largo uso dei mulini ad acqua, la costruzione di castelli e borghi fortificati e l’aumento della popolazione e del potere delle città sarebbero impensabili. In altre parole, la rivoluzione agricola dell’alto Medioevo, lo sviluppo di nuove tecnologie produttive e belliche, lo stesso sforzo di acquisire conoscenze da vicini ingombranti come i potentati musulmani o da Bisanzio, non sarebbero forse possibili senza un aumento di produttività di risorse alimentari che le innovazione stesse contribuiscono a loro volta ad aumentare. Certo, intorno all’anno Mille Parigi non conta più di 20 mila abitanti (ne avrà più di 200 mila intorno al 1220) e Roma 35 mila, ben poco rispetto a Bisanzio, che supera la soglia dei 300 mila. L’aumento delle popolazioni urbane è un processo lento e non lineare. È tuttavia interessante notare che si assiste alla crescita del numero dei centri urbani di piccole e medie proporzioni, soprattutto in Paesi come l’attuale Francia, Germania, Inghilterra e Italia, che richiedono un numero crescente di esperti in questioni legali e patrimoniali, di personale medico, astrologi, uomini di chiesa, artigiani e addetti alle costruzioni e alle fortificazioni. Cittadine come Salisbury in Inghilterra, o Chartres in Francia, o diversi Comuni o piccole città-Stato dell’Italia del tempo acquistano un forte potere politico, religioso, culturale e tecnico.

Il sapere religioso e le conoscenze del mondo arabo

Nel settore dei saperi naturali e delle pratiche, sono sempre gli ordini religiosi e il clero secolare a costituire l’elemento più dinamico, anche se, soprattutto nel settore della medicina, fenomeni quali la Scuola medica di Salerno vedono la crescita di forme specializzate di saperi e di pratiche sotto l’egida di signori o di élite locali più o meno illuminati, certamente interessati a ribadire la propria indipendenza relativa rispetto alle organizzazioni educative e di trasmissione dei saperi che si rafforzano all’interno delle strutture ecclesiastiche.

I monasteri, fino al X secolo strutture relativamente autosufficienti e localizzate fuori dai centri urbani, tendono a divenire strutture attorno a cui i centri urbani stessi si organizzano. Al tempo stesso, molti ordini stabiliscono monasteri o case all’interno delle città, dove diviene sempre più conveniente – economicamente e politicamente – offrire servizi medici, tecnici, educativi. Alcuni ordini religiosi specializzano le proprie competenze in settori quali la metallurgia e l’utilizzo della forza motrice dell’acqua, o la preparazione di medicinali e l’applicazione di tecniche alchemico-chimiche al trattamento dei metalli o delle sostanze vegetali e animali per usi farmaceutici. I Cistercensi, ad esempio, sviluppano nuove tecniche di lavorazione del ferro per la costruzione di aratri, di materiale bellico, e di tensori in ferro utilizzati nella costruzione nelle grandi cattedrali gotiche. Il frequente spostarsi di membri dei vari ordini da un monastero all’altro garantisce la diffusione relativamente rapida delle innovazioni e lo scambio di conoscenze. Gerberto di Aurillac, papa (non senza violente opposizioni) dal 999 alla morte con il nome di Silvestro II, benedettino, peregrina di abbazia in abbazia, dalla Francia alla Spagna e all’Italia, entrando in contatto con la cultura matematica, astronomica e tecnica araba, che trasmette ai confratelli e alla cristianità.

Intorno all’anno Mille la cultura medico-naturalistica e tecnica araba è ancora in pieno rigoglio. L’elemento di novità è costituito dal crescente interesse di molti dotti della cristianità per i saperi coltivati con successo nel mondo musulmano, nelle città della Spagna araba in particolare e in Sicilia. Gli scambi si fanno intensi e a partire dalla fine dell’XI secolo, in particolare dopo la caduta di Toledo (1085), una delle capitali culturali della Spagna araba, cresce il ritmo delle traduzioni, tanto che alcuni dotti disperano di poter aver il tempo di assorbire quanto viene tradotto e trasmesso nei circuiti religioso-culturali dell’epoca.

Nei primi anni Quaranta del XII secolo Gerardo da Cremona si reca a Toledo, e consacra il resto della propria vita a tradurre dall’arabo opere fondamentali per la cultura scientifica europea dei secoli successivi, quali l’Almagesto di Tolomeo e le Tabelle di Toledo, una preziosa raccolta di dati astronomici. Intorno al 1087 muore nell’abbazia di Monte Cassino un altro grande traduttore, soprattutto di testi medici arabi, Costantino l’Africano. Anche se non è possibile stabilire un legame diretto tra Costantino e la scuola medica di Salerno (che ha il suo massimo splendore nel XII secolo), è certo che lo scriptorium di Cassino continua a produrre traduzioni e opere enciclopediche da cui traggono beneficio i principali centri di cultura naturalistica e medica dell’Italia meridionale e del mondo latino-cristiano.

Le conoscenze sul mondo naturale non si distaccano molto da quanto tramandato dalla tradizione classica, e la Storia naturale di Plinio, o le compilazioni enciclopediche carolingie, come il De rerum naturis di Rabano Mauro, completata e illustrata a Cassino nell’XI secolo, conobbero una notevole fortuna sino alla fine del Rinascimento.

Le principali novità nel campo dei saperi naturali e delle pratiche legate alle tecniche sono dunque costituite dal diffondersi di innovazioni di cui è difficile tracciare con precisione le origini, e dal diffondersi di una letteratura di ricettari e consigli tecnici che conoscerà una grande fortuna sino al XVII secolo. Le principali invenzioni dei secoli XI e XII concernono le tecniche agrarie, in particolare l’introduzione di aratri pesanti i quali, anche grazie a nuove forme di utilizzo della forza animale, permettono di coltivare estese superfici di terra, e l’utilizzo dell’acqua come fonte di energia grazie all’introduzione e al perfezionamento del mulino. Non vanno tuttavia trascurate le rinnovate capacità architettoniche che si esprimono nella costruzione di imponenti cattedrali e fortificazioni, a opera di maestranze tecniche e progettistiche di cui poco si sa con certezza. Il concentrarsi di saperi teorici e tecnici, di biblioteche, di conoscenza delle lingue classiche, dell’arabo e dell’ebraico nelle varie istituzioni del clero secolare e negli ordini monastici conferiscono loro un monopolio di fatto sul sistema educativo di tutto l’alto Medioevo. La fondazione delle grandi università del XIII secolo vedrà membri degli ordini religiosi e del clero secolare giocare un ruolo di primissimo piano nel fiorire di importanti settori della ricerca naturale, fisico-matematica, astronomica e medica.

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