IPRITE

Enciclopedia Italiana (1933)

IPRITE

Guido Bargellini

Questa sostanza, che è uno dei più temibili aggressivi di guerra, è solfuro di β-β-bicloro-etile della formula

Fu chiamata dagli alleati iprite o yprite o yperite dal nome della città di Ypres nelle cui vicinanze fu lanciata per la prima volta dai Tedeschi (luglio 1917). Gl'Inglesi e gli Americani la chiamavano anche mustard gas per il suo odore simile a quello di senape, di aglio o di ramolaccio; i Tedeschi Gelbkreuzkampfstoffl perché contrassegnavano con croci gialle i proiettili che la contenevano.

Sebbene la sua notorietà dati dall'epoca della guerra, l'iprite era conosciuta già da lungo tempo. Fr. Guthrie nel 1860, facendo agire l'etilene sul cloruro di zolfo, l'aveva già preparata e ne aveva osservato l'azione vescicatoria. Più ampiamente fu studiata nel 1886 da V. Meyer che la preparò in altro modo, confermando le osservazioni di Guthrie sull'azione deleteria da essa esercitata sull'organismo animale.

Riguardo al potere aggressivo dell'iprite, è interessante osservare subito che il suo isomero, solfuro di α-α-bicloro-etile

non ha azione vescicatoria e che anche i composti che contengono un solo atomo di cloro e quelli che ne contengnno più di due, p. es.

non hanno azione aggressiva o l'hanno soltanto debolissima.

I Tedeschi prepararono l'iprite col metodo che era stato studiato e descritto dal Meyer. Si prepara prima la cloridrina del glicol (o alcool monocloro-etilico) facendo arrivare alternativamente anidride carbonica e etilene in un recipiente che contiene cloruro di calce e acqua

La cloridrina del glicol si tratta poi con la quantità calcolata di solfuro di sodio, scaldando a circa 100°. Si forma il tio-diglicol

che per azione dell'aeido cloridrico gassoso si trasforma in solfuro di β-β-bicloro-etile (iprite)

Il metodo di preparazione è un po' lungo, ma è adatto per fornire un prodotto puro senza pericolo per gli operai addetti alla sua lavorazione. Gli alleati prepararono invece l'iprite con l'antico metodo di Guthrie, consistente nel far agire l'etilene sul cloruro di zolfo alla temperatura di circa 30-40°

La reazione sembra più semplice, ma in pratica offrì gravi difficoltà tecniche a causa dello zolfo che si libera e, rimanendo mescolato al prodotto, si attacca ai recipienti nei quali si fa la reazione otturandone le condutture e determinando pericoli per gli operai. Per ovviare a questo inconveniente si pensò di saturare il S2Cl2 con cloro in modo da avere una miscela corrispondente press'a poco alla composizione SCl2 ma si vide che si formano allora insieme all'iprite altri composti più clorurati e meno aggressivi. Si provò anche a compiere la reazione alla temperatura di circa 60° in modo da far rimanere lo zolfo emulsionato nell'iprite che si forma; si riempivano poi i proiettili con la miscela ottenuta. Però si avevano in tal modo sempre liquidi con minore contenuto reale in iprite e quindi meno aggressivi dell'iprite quasi chimicamente pura che lanciavano i Tedeschi.

Negli ultimi tempi della guerra la produzione tedesca d'iprite fu di 1000 tonn. al mese e quella francese di circa 600.

L'iprite è un liquido oleoso che, quando è puro, è quasi inodoro. La sua densità a 20° è = 1,262. Bolle a 217° e si congela a 13°4, per cui, durante la guerra, a impedire che si solidificasse nei proiettili, si mescolava con tetracloruro di carbonio, clorobenzolo, cloropicrina, ecc. sostanze aventi anche lo scopo di facilitare la sua volatilizzazione. È quasi insolubile nell'acqua, solubile nei comuni solventi organici. L'acqua a temperatura ordinaria la decompone lentamente; l'acqua bollente in pochi minuti. Si ottengono acido cloridrico e tio-diglicol (che non ha proprietà aggressive)

Certe sostanze ossidanti (permanganato, acqua ossigenata, acido nitrico, cloruro di calce, ecc.) trasformano l'iprite nel solfossido e poi nel solfone corrispondenti, che non hanno proprieià aggressive

Si ricorse perciò all'azione del permanganato o degli ipocloriti sia per curare gli uomini che erano stati colpiti dall'iprite sia per distruggere l'iprite sparsa nel terreno.

Durante la guerra, l'iprite veniva lanciata in proiettili, che, scoppiando, la spruzzavano sul terreno circostante; e poiché sua caratteristica è la grande persistenza essa restava a bagnare e infettare tutto ciò con cui veniva a contatto. A causa del suo odore molto debole non era facile individuarne la presenza.

L'iprite attacca tutte le cellule con le quali viene in contatto, distruggendole completamente. Non solo agisce sulle mucose ma anche sulla pelle producendo infiammazioni, vesciche e piaghe assai difficili a guarire. Più violentemente agisce sulle mucose degli occhi e, quando venga respirato il suo vapore, sulle vie polmonari. Se con la respirazione i vapori d'iprite entrano nel circolo sanguigno, distruggono i globuli rossi, producendo rapidamente la morte. Per l'iprite l'indice di tossicità Haber (v. asfissianti, gas) è = 1500.

Nelle maschere destinate alla difesa antigas, per neutralizzare i vapori d'iprite esistenti nell'aria, si aggiungeva un po' di permanganato mescolato al carbone attivo contenuto nelle maschere stesse. La difesa contro l'iprite liquida sparsa sul terreno si può fare con indumenti e con calzature speciali (di tessuto gommato o impermeabilizzato). I vestiti antipritici hanno però il difetto di ostacolare i movimenti di chi li indossa e presentano anche l'inconveniente d'impedire la traspirazione.