IRCANO II

Enciclopedia Italiana (1933)

IRCANO II (a quanto pare denominato ebraicamente Yōḥānān, ossia Giovanni, come l'avo Giovanni Ircano I)

Umberto Cassuto

II Figlio di Alessandro Ianneo, re e sommo sacerdote dei Giudei, successe al padre nella dignità pontificale (76 a. C.), mentre la madre Alessandra succedeva a lui nella dignità regia. Morta anche la madre nel 67, egli salì sul trono reale, ma il fratello Aristobulo lo costrinse a cedergli regno e sacerdozio. Da Antipatro, dignitario di famiglia idumea convertita al giudaismo, che desiderava di acquistare potenza in Giudea e riteneva opportuno ai suoi fini levar di mezzo Aristobulo, I. fu istigato a riprendere il potere con l'aiuto di Areta, re dei Nabatei. I. e Areta vinsero Aristobulo e lo costrinsero a rifugiarsi nel recinto del tempio, ove lo assediarono (65). Questa lotta porse ai Romani l'occasione d'immischiarsi nelle cose della Giudea e d'iniziarne la sottomissione. Scauro, questore di Pompeo, il quale l'aveva mandato in Siria mentre egli combatteva in Armenia si pose dalla parte di Aristobulo e ordinò ad Areta di ritirarsi. Nel 63 Pompeo ricevette a Damasco i due fratelli e una deputazione del popolo che chiedeva la soppressione della monarchia. Udite le ragioni delle tre parti, egli rimandò la decisione a dopo la conclusione della campagna che progettava contro i Nabatei, ma poi, avendo avuto motivi di sospettare di Aristobulo, marciò contro Gerusalemme e la conquistò, assoggettando così la Giudea al dominio romano (63). A I. fu affidato, con il titolo di sommo sacerdote e di etnarca, il governo della Giudea, ristretta entro limitati confini e sottoposta alla vigilanza del governatore romano in Siria. In seguito ai tentativi fatti da Aristobulo e dai suoi figli per riconquistare il potere, Gabinio proconsole di Siria (57-55) tolse a I. l'ufficio di etnarca. Morto Pompeo (48), Antipatro e I. si posero dalla parte di Cesare e gli prestarono aiuto militare per la sua spedizione in Egitto (47). In grazia di ciò Cesare confermò a I. il sacerdozio e gli conferì di nuovo la carica di etnarca della Giudea ampliata nel territorio, riconoscendolo alleato dei Romani; e ad Antipatro diede la dignità di procuratore (ἐπίτροπος) di Giudea, della quale egli seppe valersi in modo da far passare nelle mani proprie e in quelle dei figli Erode e Fasaele l'effettivo reggimento del paese. Penetrati i Parti in Palestina, Antigono figlio di Aristobulo si accordò con loro; essi portarono I. prigioniero in Babilonia, dopo mozzategli le orecchie sì da renderlo inetto al sacerdozio, e diedero ad Antigono la dignità di re e di sommo sacerdote (40). Diventato poi Erode re di Giudea, egli invitò I. a tornare in patria (36), ma poi lo fece mettere a morte (30).

Bibl.: E. Schürer, Gesch. des jüdischen Volkes im Zeitalter Jesu Christi, I, 5ª ed., Lipsia 1909, pp. 290-301, 338-354; Pauly-Wissowa, Real-Encykl., suppl. IV, coll. 788-791, e bibliografia ivi citata; B. Motzo, in Studi cagliaritani di storia e filologia, I (1927), pp. 1-18.

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