IRLANDA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

IRLANDA

Claudio Cerreti
Livio Tornetta
Francesca Socrate
Carla De Petris
John Turpin
Stefania Parigi

(XIX, p. 544; App. I, p. 738; II, II, p. 64; III, I, p. 894; IV, II, p. 230)

Dopo oltre un secolo di regresso o stasi, l'I. ha registrato una recente crescita demografica (quasi l'1% annuo nel periodo 1966-88), raggiungendo i 3.440.427 ab. al censimento del 1981 e i 3.523.400 ab. al censimento dell'aprile 1991. Favoriscono l'aumento livelli di natalità ancora assai elevati (ma in calo: 15,1‰ nel 1990), rispetto a tassi di mortalità ormai attorno al 9‰ annuo. Inoltre, negli anni Settanta si è assistito a una temporanea inversione dei flussi migratori, con una lieve prevalenza di rientri. L'aumento di popolazione concerne tutto il paese, a eccezione dell'Ulster/Ulaidh e delle principali città: gli abitanti di Dublino/Baile Átha Cliath sono scesi da 567.866 nel 1971 a 525.360 nel 1981 e 502.337 nel 1986 (l'agglomerato urbano, tuttavia, è cresciuto ancora, accogliendo oltre 920.000 ab.); anche Cork/Corcaigh (rispettivamente, 128.645, 136.269 e 133.271) e Limerick/Luimneach (57.161, 60.721, 56.279) evidenziano, seppure in forma attenuata, lo stesso fenomeno.

Attività economiche. − Nel 1990 stime della Banca mondiale attribuivano al paese un prodotto interno lordo pro capite di 9550 dollari (stessa data, Italia 16.830, Regno Unito 16.100): nel decennio 1980-90 l'incremento del PIL, in termini reali, è valutato sull'1,4% annuo (1,1%, sempre in termini reali, è l'incremento del PIL pro capite).

L'agricoltura, nel 1990, contribuiva con quasi il 10% alla formazione del prodotto nazionale lordo, e assorbiva circa il 14% della popolazione attiva. Se il settore primario conserva un ruolo fondamentale nell'economia e nella società irlandesi, le politiche di piano hanno spinto verso una progressiva industrializzazione e un'espansione del terziario: l'industria, però, sia quella innovativa (elettronica, elettromeccanica, chimica fine), sia quella a maggiore intensità di lavoro (alimentare − birra, liquori, conserve −, tessile, meccanica), se occupa circa il 26,5% degli attivi (1990), presenta una fortissima concentrazione nell'area urbana di Dublino/Baile Átha Cliath, e poi presso Cork/Corcaigh e pochi altri centri. Agricoltura e allevamento caratterizzano ancora nettamente e diffusamente tutta l'I.: la popolazione attiva nel settore si attesta attualmente sul 14% (1990); pur in presenza di un restringimento delle aree coltivate (13,7% del territorio), le principali produzioni agricole sono in costante aumento (specie orzo e frumento); ma è l'allevamento la specificità dell'economia rurale irlandese e del suo paesaggio, come mostrano l'elevato e stabile numero di capi (7 milioni di bovini, 8,7 di ovini, 1 di suini nel 1990), e l'estensione crescente di terre a pascolo e prato (68% della superficie nel 1990). Le risorse minerarie, con buone produzioni di zinco (187.500 t nel 1991) e piombo (39.900 t), oltre a quella tradizionale di torba, dal 1978 comportano anche gas naturale (al largo dell'Old Head of Kinsale) e incoraggianti appaiono le prospezioni off-shore di giacimenti di idrocarburi; già oggi, gas e torba sono in grado di coprire il 41% del fabbisogno energetico irlandese.

Un cenno merita, infine, il settore turistico, che ha registrato un notevole incremento delle presenze (circa 3,7 milioni nel 1990), il cui apporto è particolarmente prezioso per le meno sviluppate regioni occidentali dell'isola, sommandovisi ai positivi effetti dei rientri d'oltreoceano.

Bibl.: J.-P. Marchand, Tourisme et contraintes climatiques, l'exemple irlandais, in Bull. ass. géographes français, 5 (1986), pp. 369-74; J. Brady, Population change in Dublin 1981-1986, in Irish Geography, 1 (1988), pp. 41-44; R. King, J. Shuttleworth, Ireland's new wave of emigration in the 1980s, ibid., 2 (1988), pp. 104-08; L. Carroue, Développement régional et politique d'aménagement en République d'Irlande, in Norois, 1 (1989), pp. 32-44; F. Farnocchia Petri, L'attuale quadro energetico dell'Irlanda, in Geografia nelle scuole, 2 (1990), pp. 105-11.

Politica economica e finanziaria. - Nel triennio 1980-82 in I. si sono manifestati forti squilibri. La politica fiscale è stata molto espansiva e il fabbisogno del settore pubblico ha superato il 14% del PIL nel 1982. Nello stesso anno, a causa degli elevati disavanzi accumulati nel corso del decennio precedente, il rapporto tra il debito pubblico complessivo e il PIL ha raggiunto il 100%. Nel corso di questo triennio si sono inoltre registrati forti disavanzi della bilancia delle partite correnti. Il deterioramento dei conti con l'estero è stato causato dall'aumento del prezzo del petrolio, da un sensibile aumento dei salari reali che hanno ridotto la competitività dei prodotti nazionali e dall'apprezzamento del tasso di cambio in termini reali. L'inflazione si è altresì accelerata, raggiungendo il 19,6% nel 1981, a causa della dinamica dei costi interni e dell'aumento dei prezzi delle importazioni.

A partire dal 1983 il governo ha adottato misure per ridurre il disavanzo pubblico, per frenare la crescita dei salari e per riequilibrare la bilancia dei pagamenti. Inoltre, è stata proseguita la politica volta a favorire l'insediamento di imprese multinazionali che utilizzano l'I. come base per produrre manufatti da esportare nel resto dell'Europa. In particolare, a queste imprese sono stati concessi finanziamenti a fondo perduto e agevolazioni fiscali.

Queste politiche hanno conseguito alcuni risultati positivi. Tra il 1981 e il 1986 l'inflazione è passata infatti dal 19,6 al 4,5% e il disavanzo corrente è stato ridotto da 2,6 a 0,7 miliardi di dollari. Questo periodo è tuttavia contrassegnato da una perdurante recessione che è generata dalla contrazione della domanda interna: nel 1986 il PNL risultava infatti inferiore di oltre il 4% a quello del 1982. A causa anche della crescita della forza lavoro, la recessione ha avuto pesanti riflessi sul tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 17,4% nel 1986. Risultati abbastanza modesti sono stati conseguiti nel risanare la finanza pubblica. Solo nel 1983 si è infatti avuta una sensibile riduzione del disavanzo statale grazie soprattutto a un aumento delle tasse. Nel 1986 il fabbisogno superava tuttavia ancora l'11% del PIL. Il debito pubblico è pertanto continuato ad aumentare rapidamente, rappresentando un vincolo sempre più stringente per la gestione della politica economica. Nel 1986 l'indebitamento complessivo ha raggiunto 1,4 volte il PIL. Un terzo di questo indebitamento era nei confronti dell'estero.

Nel 1987 si è registrato un sensibile miglioramento della situazione economica e finanziaria. Il tasso di sviluppo ha raggiunto il 5,2%, il livello più alto dal 1978. Questa ripresa è stata determinata esclusivamente dalla forte dinamica della domanda estera e dalla crescita delle esportazioni delle imprese multinazionali. Si è pertanto avuto un miglioramento nei conti con l'estero e il saldo corrente è stato portato in attivo per la prima volta dal 1967. A causa principalmente delle misure prese per diminuire la spesa pubblica, che hanno fatto ridurre il fabbisogno di oltre il 2% del PIL, si è avuta una contrazione della domanda interna. Malgrado l'elevato tasso di sviluppo la disoccupazione è ancora cresciuta in quanto l'aumento della produzione si è concentrato nelle imprese esportatrici ad alta intensità di capitale.

Queste tendenze sono proseguite nel corso del 1988. Sono state prese infatti ulteriori misure per ridurre fortemente il disavanzo pubblico, e la crescita è stata sostenuta dalla favorevole evoluzione della domanda estera a fronte di una domanda interna pressoché stagnante. Ulteriori progressi sono stati ottenuti inoltre nel ridurre il tasso d'inflazione che nel 1988 risultava pari al 2,6%.

Nel biennio 1989-90, la forte crescita della domanda interna, sospinta sia dalle spese per consumi sia dagli investimenti, ha fatto aumentare il PNL a un tasso annuo superiore al 6%. La crescita della domanda interna è stata accompagnata da riduzioni del tasso di disoccupazione, passato dal 17,5% nel 1987 al 14% circa nel 1990. Lo sviluppo del reddito è stato conseguito malgrado gli impulsi negativi provenienti dal proseguimento degli sforzi per ridurre il disavanzo pubblico, che nel 1990 è stato portato al 2% del PIL. Malgrado i notevoli risultati ottenuti in questo campo a partire dal 1983, alla fine del 1990 il debito pubblico risultava ancora pari a circa 1,2 volte il PIL, rendendo necessari ulteriori sforzi di risanamento.

Con la fine del 1990, l'economia è entrata in una fase di marcato rallentamento della domanda, con conseguente aumento del tasso di disoccupazione che, nel 1991, è tornato intorno al 16%. Obiettivo principale della politica fiscale è rimasta la riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL. Dal lato della politica monetaria si è avuto un abbassamento dei tassi e un restringimento dei differenziali rispetto agli altri paesi europei.

Storia. - Il nuovo governo del leader del Fianna Fail, J. Lynch, che si era insediato nel luglio del 1977, adottò nei confronti dell'IRA (Irish Republican Army) una linea meno dura rispetto a quella tenuta dal precedente governo, esercitando al contempo su Londra forti quanto inutili pressioni per il ritiro delle truppe inglesi dall'Ulster. Riguardo alla politica economica, dopo una breve fase di ripresa produttiva e di calo del tasso d'inflazione fra il 1977 e il 1979, il governo Lynch si trovò di fronte al riesplodere delle difficoltà economiche, anche in conseguenza della sfavorevole congiuntura internazionale.

I deboli risultati del governo del Fianna Fail sui due problemi più importanti del paese, nonché i dissidi interni allo stesso partito che nel dicembre 1979 portarono alle dimissioni di Lynch e alla sua sostituzione alla guida del governo e dello stesso partito con C. Haughey, si rispecchiarono prima nei risultati delle elezioni amministrative e di quelle europee del giugno 1979 (34,7% del Fianna Fail contro il 33,1 del Fine Gael, il 14,5 dei laburisti e il 14,4 degli indipendenti) e poi, definitivamente, nella sconfitta nelle consultazioni politiche del giugno 1981, quando il Fianna Fail ottenne solo il 45,3% dei voti, contro il 36,5 del Fine Gael, il 9,9 del Labour e l'1,7 del Worker's Party.

Assunse allora l'incarico di primo ministro di un nuovo governo di coalizione con i laburisti G. Fitzgerald, segretario del Fine Gael. Ma nell'arco di sei mesi la fragilità della stessa compagine governativa − che per raggiungere la maggioranza aveva avuto bisogno del sostegno di tre indipendenti −, accompagnata da una forte opposizione parlamentare alle misure economiche e fiscali proposte (il governo fu messo in minoranza il 27 gennaio 1982), e la ripresa dell'inflazione (che era tornata nel 1981 al 20%) e della disoccupazione (127.000 persone) portarono alle dimissioni di Fitzgerald (gennaio 1982) e a nuove elezioni anticipate (febbraio 1982). Questa volta il Fianna Fail riottenne la maggioranza relativa dei voti (pari al 47,3% contro il 37,3% del Fine Gael, il 9,1% del Labour Party e il 2,3% del Worker's Party). La grave crisi economica costrinse tuttavia anche il nuovo premier Haughey a sottoporre al Parlamento misure economiche e fiscali fortemente impopolari (soprattutto significativi tagli alla spesa per la sanità) e in linea con il governo precedente: battuto alle Camere nel novembre, anche Haughey fu costretto a dimettersi.

Le elezioni anticipate del novembre 1982 registrarono una nuova flessione del Fianna Fail (45,2%) e una discreta ripresa del Fine Gael (39,2%), mentre il Labour si mantenne sostanzialmente stabile (9,4%).

Il nuovo governo di coalizione − Fine Gael e laburisti, sufficienti a formare una maggioranza stabile senza l'apporto degli indipendenti −, guidato ancora da Fitzgerald (dicembre 1982), di fronte all'aggravarsi della situazione economica determinato dall'impatto della politica di austerità varata nel frattempo in Gran Bretagna e dalla crescente disoccupazione, rispose con il Building on reality plan, progetto di politica economica centrato principalmente sulla riduzione del deficit grazie a tagli sulla spesa pubblica piuttosto che a inasprimenti fiscali.

Quanto al problema dell'Ulster, i rapporti con la Gran Bretagna − rafforzati dal precedente governo Fitzgerald con la costituzione nel novembre del 1981 di un Consiglio intergovernativo anglo-irlandese, che aveva tenuto il suo primo incontro nel gennaio 1982 − avevano subito un peggioramento dovuto, da un lato, alla decisione dell'I. di opporsi alle sanzioni decise dalla CEE contro l'Argentina al tempo della guerra delle Falkland e, dall'altro, alla costituzione unilaterale, da parte di Londra, di un'Assemblea consultiva per l'I. del Nord, cui il governo Haughey aveva risposto con l'interruzione dei negoziati bilaterali fra i due paesi sulla questione dell'Ulster (ottobre 1982).

Il ritorno di Fitzgerald segnò pertanto una ripresa delle relazioni fra I. e Gran Bretagna (incontro tra Fitzgerald e M. Thatcher nel novembre 1983), e un nuovo impegno sulla questione nord-irlandese, concretatosi nella creazione, nel marzo 1983, del New Ireland Forum (la cui prima seduta fu tenuta nel maggio dello stesso anno), che prevedeva la partecipazione dei partiti dell'Eire (Fianna Fail, Fine Gael e Labour) e di quelli dell'Ulster (assenti, invece, tutti, tranne il Partito nazionalista moderato SDPL, Social Democratic and Labour Party), al fine di elaborare un piano di unificazione delle due Irlande.

Tale iniziativa portò, nel maggio 1984, alla proposta di un piano che, più attento che nel passato al punto di vista britannico, offriva alla discussione due possibili alternative, che prevedevano, rispettivamente, la costituzione di uno stato federale, o un governo congiunto anglo-irlandese nell'Ulster. Ma fu solo nel novembre 1985 che lo sforzo del governo Fitzgerald sulla questione nord-irlandese ottenne i primi concreti risultati: anche se in un clima di forte tensione, fra proteste e attentati, si arrivò infatti alla firma dell'accordo anglo-irlandese sull'Ulster (Anglo-Irish agreement) che stabiliva una serie di misure e negoziati al fine di promuovere un clima di maggiore stabilità nell'I. del Nord, di aiutare la riconciliazione fra protestanti e cattolici, di sviluppare la cooperazione tra I. e Inghilterra (adottando, per es., in varie occasioni il bilinguismo, come con le scritte in gaelico e in inglese nelle indicazioni stradali) e di rafforzare la collaborazione tra i due paesi nella lotta al terrorismo (grazie alla costituzione di una commissione mista per la sicurezza).

Il governo Fitzgerald affrontò poi un'altra questione nodale per il paese: quella dei rapporti con la Chiesa cattolica e la sua decisiva influenza sul terreno più strettamente politico, influenza che aveva dimostrato tutta la sua forza anche con il risultato del referendum popolare del settembre 1983, in cui il 66,9% dell'elettorato si era pronunciato a favore di un emendamento che inserisse nella Carta costituzionale le norme già operanti nel paese contro il diritto di aborto (il referendum era stato proposto dal Fianna Fail e aveva incontrato un'opposizione non particolarmente decisa da parte degli altri due partiti, il Fine Gael e il Labour).

Nel quadro di un processo di laicizzazione dello stato s'inquadra pertanto la politica sociale avviata dal governo Fitzgerald con una serie di riforme, di cui la più dirompente sul piano dell'opinione pubblica fu, nel febbraio del 1985, la liberalizzazione della vendita di contraccettivi a chiunque avesse raggiunto il diciottesimo anno di età (vendita fino ad allora limitata a chi fosse regolarmente sposato e munito di una prescrizione medica). Diverso fu il destino della proposta governativa d'introdurre il divorzio nella legislazione del paese: essa fu infatti sconfitta (con il 63,5% di voti contrari) nel referendum popolare tenutosi nel giugno del 1986, a opera di un elettorato ancora saldamente ancorato alla tradizione e alla morale cattolica, soprattutto nelle campagne.

Il problema della laicizzazione dello stato fu d'altronde al centro di un altro avvenimento della prima metà degli anni Ottanta, ovvero la scissione del Fianna Fail operata da D. O'Malley che nel dicembre 1985 formò un nuovo partito − Democratici progressisti − su un programma che auspicava una più netta separazione delle sfere di competenza tra Chiesa e Stato, nonché una politica di conciliazione nei confronti dell'Ulster, mentre in campo economico sosteneva la necessità di una riforma fiscale, di una riduzione della spesa pubblica e di un insieme di misure volte a incoraggiare l'impresa privata.

Nel gennaio 1987, quando il Fine Gael propose ulteriori tagli alla spesa pubblica, l'accordo fra i due partiti della coalizione governativa subì un duro colpo, seguito dalle dimissioni dei ministri laburisti. Le conseguenti dimissioni di Fitzgerald e le elezioni politiche anticipate del febbraio registrarono una significativa flessione del Fine Gael, che lo portò dal 39,2% del novembre 1982 al 27,1% dei voti (una sconfitta elettorale che comportò all'interno del partito la caduta di Fitzgerald e la sua sostituzione con A. Dukes). Anche il Fianna Fail, tuttavia, non fu premiato dalla lunga opposizione (passando dal 45,2% al 44,1%); analoga sorte ebbe il Labour (da 9,4% a 6,5%), mentre il nuovo partito dei Democratici progressisti con l'11,9% dei voti divenne il terzo partito del paese. Il Sinn Fein, infine, braccio destro dell'IRA Provisional, che per la prima volta aveva deciso di presentarsi alle elezioni politiche, non ottenne neanche il quorum.

Il nuovo governo di minoranza guidato da C. Haughey, improntato a una linea di politica economica di austerità che stabiliva ulteriori tagli alla spesa pubblica e alla sanità, conseguì risultati positivi, a cominciare dalla riduzione del deficit di bilancio che tra il 1987 e il 1988 scese dal 13% del prodotto nazionale lordo al 6%, a un aumento della produzione (4%), nonostante la grave situazione riguardante la disoccupazione (assestata al 17% della popolazione attiva) e l'emigrazione (che ha raggiunto nel 1988 le 40.000 unità).

Sul piano dei rapporti con la Gran Bretagna, il governo Haughey ha dovuto affrontare il difficile caso di P. Ryan, prete cattolico accusato di essere implicato in quattro azioni terroristiche dell'IRA, di cui la Gran Bretagna richiedeva l'estradizione. Ma l'Eire la rifiutò, motivando la propria posizione con il clima determinatosi nell'opinione pubblica inglese grazie a una violenta campagna di stampa contro l'imputato e con l'esilità delle prove fornite da Londra per motivare la richiesta di estradizione. Nonostante il contenzioso sulla questione sia rimasto uno dei maggiori motivi di contrasto fra i due paesi anche in seguito e relativamente ad altri casi (ancora nel marzo del 1990 Londra richiese l'estradizione di prigionieri politici detenuti in I.), i lavori e gli incontri dell'Anglo-Irish agreement sono proseguiti fino alla formazione, nel febbraio del 1990, del British-Irish Inter-Parliamentary Body (formato da 25 membri di ciascuno dei due Parlamenti), nuovo organismo finalizzato alla risoluzione della questione dell'Ulster.

La debolezza della coalizione governativa portò nuovamente, nel giugno 1989, a elezioni politiche anticipate, questa volta contemporanee alle consultazioni per il Parlamento europeo. Mentre rispetto al 1984 in queste seconde i due partiti maggiori, Fianna Fail e Fine Gael, registrarono entrambi una notevole flessione (passando reciprocamente dal 39,2% del 1984 al 31,5% e dal 32,2% al 21,6%), e il partito dei Democratici progressisti, per la prima volta presenti su scala europea, guadagnò l'11,9% dei voti, nelle elezioni politiche interne, invece, quest'ultimo partito perse quasi il 7% dei voti (limitandosi al 5%) recuperati dai laburisti (che dal 6,5% del 1987 passarono all'8%) e dal Fine Gael che su scala nazionale registrò un aumento di più di 2 punti in percentuale (dal 27,1% al 29,6%), mentre il Fianna Fail, partito di governo uscente, scontò anche in patria lo scontento degli elettori (dal 44,1% al 43,7%). Positivo fu, infine, il risultato ottenuto dal Worker's Party (dal 3,8% al 5,6%). Nonostante il risultato elettorale, comunque, dopo una lunga fase d'incertezza, fu di nuovo nominato a capo del governo di coalizione tra Fianna Fail e Democratici progressisti, Haughey (luglio 1989), che annunciò un programma basato sul prolungamento per tre anni dell'accordo siglato nell'ottobre 1987 tra sindacati, imprenditori e agricoltori, su un aumento della paga per i membri delle forze armate, sull'abolizione della pena di morte e su nuovi finanziamenti a favore dei malati di AIDS.

Nelle elezioni presidenziali del novembre 1990 fu eletta, seppure con uno stretto margine (ottenendo infatti il 51,9% dei voti), la candidata del Labour e del Worker's Party M. Robinson, che nella sua carriera politica si era distinta per battaglie antitradizionaliste a favore dell'aborto, del divorzio e della liberalizzazione della vendita di anticoncezionali. Così, nonostante la debolezza elettorale dei due partiti che l'appoggiavano, e grazie anche al discredito che accompagnava la figura del suo concorrente, il candidato del Fianna Fail B. Lenihan, è stato per la prima volta infranto il monopolio della carica mantenuto fin dalla nascita della repubblica dal Fianna Fail (le ultime elezioni presidenziali avevano infatti visto la riconferma di Hillary alla presidenza).

La vittoria della Robinson − prima donna, fra l'altro, ad assumere la carica di presidente − ha costituito per il governo in carica e per la stessa opinione pubblica una forte sorpresa, dimostrando un'evoluzione laica e antitradizionalista dell'elettorato e una sua maggiore sensibilità ai temi dei diritti umani e delle libertà civili.

È in questo clima che s'inquadra il nuovo programma del gabinetto Haughey − annunciato fin dal dicembre 1990 −, che prevede una nuova legislazione in materia di divorzio, di aborto, di controllo delle nascite e di omosessualità. Nonostante tale virata, Haughey continua a trovarsi in una posizione di debolezza sia all'interno del suo partito che come capo di un governo spesso posto in minoranza in Parlamento. Inoltre, mentre l'accordo fra i partiti della coalizione (Fianna Fail e Democratici progressisti) è stato sul punto di rompersi durante i tre mesi di duri negoziati fra i due alleati di governo sulla riforma fiscale (autunno 1991), il Fianna Fail ha registrato una significativa caduta di consensi elettorali nelle elezioni locali del giugno 1991, in cui ha fra l'altro perduto il controllo dei Consigli della città e della contea di Dublino. Il 18 giugno 1992 un referendum approvava, con il 57,3% di voti favorevoli, la ratifica al trattato di Maastricht sull'unità europea. Tuttavia rimanevano irrisolti i problemi derivanti dalla rigida politica antiabortista irlandese che si spingeva fino a porre limiti all'espatrio per evitare l'aborto all'estero e che sembrava contraddire i principi della libera circolazione nella Comunità europea.

Bibl.: R.K. Carty, Electoral politics in Ireland: party and parish pump, Dingle (Kerry) 1983; D.G. Pringle, One Island, two nations? A political analysis of the national conflict in Ireland, New York 1985; Politics and society in contemporary Ireland, a cura di B. Girvin e R. Sturm, Aldershot 1986; C. O'Halloran, Partition and the limits of Irish nationalism: an ideology under stress, Dublino 1987; P. Mair, The changing Irish party system: organisation, ideology and electoral competition, Londra 1987; N. Hardiman, Pay, politics and economic performance in Ireland 1970-1987, Oxford 1988; B. Girvin, Between two worlds: politics and economy in independent Ireland, Dublino 1989; J.J. Lee, Ireland 1912-1985: politics and society, Cambridge 1989; J. Fulton, The tragedy of belief: division, politics, and religion in Ireland, Oxford 1991.

Letteratura. - La storia di alcuni periodici letterari permette di seguire l'evoluzione della cultura irlandese nel periodo compreso fra il secondo dopoguerra e oggi.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale (1939) lo Stato Libero d'I. scelse una neutralità stizzosamente antibritannica: nato dalla secolare lotta per l'indipendenza dalla Gran Bretagna, esso confermava la rigida struttura nazionalista e confessionale. Quanto più si faceva opprimente il peso del conformismo provinciale e della più smaccata bigotteria − che avevano un efficace strumento di controllo nella censura varata nel 1929 − tanto più gli artisti irlandesi sentivano l'urgenza di confrontarsi con la cultura europea.

A questo scopo S. O'Faolain (n. 1900), romanziere, biografo e critico di grande valore, fondò nel 1940 il periodico The Bell, che diresse fino al 1946, quando, dopo un soggiorno in Italia di cui parla in A summer in Italy (1949), ritornò all'ortodossia cattolica. P. O'Donnell (1893-1986), intellettuale di sinistra, subentrò al vecchio direttore fino alla chiusura del giornale, avvenuta nel 1954. Per un quindicennio The Bell ospitò le opere dei giovani scrittori che, rimanendo in I., rifiutando di allargare le file degli artisti irlandesi "esuli volontari" in Europa, avevano scelto il percorso più difficile per liberarsi dai cappi, dalle "reti" con cui, secondo la denuncia di J. Joyce, la società irlandese imbrigliava le energie creatrici. Su The Bell e su The Dublin Magazine (1923-58), rivista più specificamente letteraria diretta da S. O'Sullivan (1879-1958), si sviluppò una critica vivacemente polemica nei confronti della vita politica e sociale d'I., punto di riferimento delle nuove generazioni.

Il 1951 fu un anno importante per le lettere irlandesi: se da un lato l'incendio che distrusse lo storico Abbey Theatre di Yeats e Lady Gregory segnò la fine di un'epoca, dall'altro l'iniziativa di un intraprendente uomo di cultura, L. Miller, che fondò la Dolmen Press, permetterà a poeti, primi fra tutti A. Clarke (1896-1974) e Th. Kinsella (n. 1928), di veder pubblicate le loro opere di dirompente originalità, inaugurando una nuova era con strumenti consoni ad affrontare le leggi del mercato e dell'industria editoriale. Recentemente, alla morte di Miller, l'editore Colin Smythe ha rilevato la Dolmen Press creando un forte gruppo editoriale con un catalogo quasi esclusivamente di letteratura irlandese.

Altro caso emblematico di come attraverso pubblicazioni periodiche, spesso di breve durata, gli artisti irlandesi cercassero durante gli stagnanti anni Cinquanta di crearsi un pubblico a loro negato dai canali dell'editoria ufficiale, è il Kavanagh's Weekly, che fondato, finanziato e interamente redatto dal poeta P. Kavanagh (1904-1967), ebbe vita brevissima (aprile-luglio 1952), travolto da una penosa causa per diffamazione. L'ingresso della Repubblica dell'Eire (1949) nelle Nazioni Unite (1955), la missione irlandese in Congo per conto dell'ONU (1960) e la visita in I. del presidente J. F. Kennedy (1963) costituiscono le tappe dell'apertura al mondo del neo-nato stato indipendente.

Da un punto di vista culturale è importante ricordare che nel 1957 s'inaugurò il primo Festival teatrale di Dublino, che fino a oggi ha fornito un esauriente panorama del teatro irlandese, accogliendo anche spettacoli internazionali. Nel 1961 iniziò le trasmissioni la rete televisiva nazionale RTE con il fortunatissimo programma Cisco Kid.

Il boom economico degli anni Sessanta non valse a mitigare il problema della separazione delle sei province dell'Ulster ancora legate alla Gran Bretagna; si creò un movimento per i diritti civili della minoranza cattolica dell'I. del Nord. La repressione cruenta di una marcia pacifica nelle vie di Derry, ricordata come la ''domenica di sangue'' (1972), ha segnato un punto di non-ritorno per la cosiddetta ''questione dell'Ulster''. Le pagine di un periodico, l'Honest Ulsterman fondato (1968) e diretto da J. Simmons (n. 1933) − uomo di spettacolo e poeta di incerti meriti, la cui migliore raccolta è Judy Garland and the Cold War (1976) − saranno la prima tribuna del dibattito degli intellettuali e degli artisti del Nord. Infatti la riflessione sul tragico dilemma tra violenza terrorista e inefficacia della via politica è alla base della splendida, inopinata fioritura di poesia, narrativa e teatro che costituiscono ormai il corpus di un nuovo rinascimento irlandese.

A questo riguardo un discorso a parte merita l'iniziativa di tre artisti del Nord, il drammaturgo B. Friel (n. 1929), il critico e poeta S. Deane (n. 1940) e S. Heaney (n. 1939), i quali nel 1980 hanno fondato a Derry − con l'attore S. Rea e il musicista D. Hammond − la compagnia teatrale cui si è affiancata l'omonima casa editrice che ha pubblicato controversi pamphlets sui nodi cruciali della società irlandese. È recentemente uscita un'antologia curata da Deane, che spazia su dieci secoli di letteratura irlandese e in cui sono rappresentate le diverse componenti della cultura dell'isola, dall'antica letteratura gaelica a quella angloirlandese dei colonizzatori britannici, a quella post-coloniale, divisa convenzionalmente in irlandese in lingua inglese e irlandese in gaelico (ma quest'ultima produzione negli anni Settanta e Ottanta non ha avuto sviluppi interessanti).

Nella prospettiva di un superamento dei problemi dell'irredentismo si poneva il periodico The Crane Bag, che nel 1977 aveva iniziato a pubblicare numeri monografici su vari aspetti della cultura e della società irlandese con l'intenzione, nelle parole dei due curatori R. Kearney e M. P. Hederman, di creare "una quinta provincia", quella della riflessione critica e filosofica, che avrebbe travalicato i confini delle quattro province della geografia politica. Nel 1985 The Crane Bag, che aveva ospitato il fior fiore dell'intellighenzia irlandese, da Heaney a L. Le Broquy (n. 1916), da Deane a E. Longley, chiude i battenti.

Il bilancio della rivista non è del tutto positivo: se infatti da un lato la cultura irlandese si era aperta al più vasto dibattito della cultura occidentale di quegli anni e nel pantheon internazionale nuovi artisti irlandesi affiancavano il grande vegliardo Beckett (1906-1989) − e suo successore è da considerarsi Heaney che, primo irlandese, ha avuto la prestigiosa cattedra di poesia dell'universit'a di Oxford (1989) −, dal punto di vista politico il fallimento nell'Eire dei due referendum sull'aborto (1983) e sul divorzio (1986) sembra precludere ai cittadini di fede anglicana del Nord una collocazione in uno stato unitario o federativo. Il risultato positivo del referendum sul trattato di Maastricht e l'apertura europea (1992) permetteranno forse una soluzione del problema. Nel 1986 una nuova pubblicazione dell'università di Cork, The Irish Review, sembra aver raccolto l'eredità di The Crane Bag, ospitando contributi su storia, letteratura e politica non soltanto irlandesi.

Nel panorama della narrativa una posizione preminente occupa F. Stuart (n. 1902), la cui complessa parabola politica rivive in romanzi di tormentato autobiografismo. Già militante nelle file dei repubblicani durante la guerra civile, Stuart trascorse a Berlino gli anni del secondo conflitto mondiale; poi, accusato di collaborazionismo, fu internato dai Francesi e tornò nel suo paese solo nel 1958.

Aveva esordito negli anni Trenta (The coloured dome, 1932; The white hare, 1936), ma le opere maggiori sono successive al soggiorno nella Germania di Hitler (The pillar of cloud, 1948; Redemption, 1949; The flowering cross, 1950; il suo capolavoro, Black list, Section H, 1971); recentemente ha manifestato un nuovo fervore politico schierandosi in favore dell'irredentismo nell'Ulster in Memorial (1973) e The hole in the head (1977). Stuart ha elaborato una propria poetica in cui il ruolo salvifico dell'artista si realizza secondo un percorso purgatoriale attraverso i mali del mondo. La sua ossessione per l'idea di disonore è stata paragonata a quella di Beckett per il concetto d'inerzia, metafore entrambe della condizione umana e del microcosmo irlandese: all'artista non resta perciò che far lega con i reietti e gli emarginati.

La riflessione sul declino dell'antica classe dirigente anglo-irlandese e protestante, rappresentato dalla rovina della "Big House", domina le opere di A. Higgins (n. 1927; Langrishe go down, 1966) e di J. Johnston (n. 1930; The captains and the king, 1972; The gates, 1973; How many miles to Babylon?, 1974) e il conseguente sentimento di straniamento illumina in modo sinistro i romanzi e gli splendidi racconti di W. Trevor (n. 1928; Mrs. Eckdorf in O'Neill Hotel, 1969; The children of Dynmouth, 1976; The ballroom of romance and other stories, 1972; Lovers of their time, 1978).

La reazione ai tabù della società e del cattolicesimo imperante si articola su linee solo apparentemente ignare dello sperimentalismo di Joyce, Beckett e F. O'Brien (1911-1966): l'urgenza della denuncia esalta fino a estremi iperrealistici i legami con l'attualità in Catholics (1972), The great victorian collection (1975) e The Mangan inheritance (1979) di B. Moore (n. 1921), che rivelano per la loro struttura allegorica l'aspirazione perennemente negata alla trascendenza; il conflitto tra sessualità intesa come totale emancipazione e aspirazione all'amore permea The pornographer (1979) di J. McGahern (n. 1934) e The doctor's wife (1976) e The temptation of Eileen Hughes (1981) di Moore.

Il caso letterario più interessante di questi anni è J. Banville (n. 1945). Dal primo romanzo Long Lankin (1970) a Birchwood (1973), da Copernicus (1976) a Kepler (1981) allo straordinario The Newton letter (1983), da Mefisto (1986) al recente The book of evidence (1989; trad. it., La spiegazione dei fatti, 1991), Banville rivisita la filosofia esistenziale di Beckett e ripropone il confronto a tutto campo con la cultura occidentale auspicato da Joyce − numerosi i riferimenti a Nabokov, H. Hesse, Goethe − travolgendo i canoni tradizionali della narrativa irlandese.

Nel travagliato ultimo ventennio di storia irlandese la poesia ha svolto un ruolo insostituibile di riflessione critica e di elaborazione artistica, perché, secondo il critico S. Deane, "la poesia, più del romanzo, ha interpretato il passato in modo intelligente, perciò crea il proprio presente in modo autentico, affrontando le difficoltà più direttamente di quanto non riesca a fare il romanzo".

Molte opere sono state ispirate dall'esplosione della violenza terrorista nell'Ulster, da Butcher's dozen (1972) di Th. Kinsella a The rough field (1972) di J. Montague (n. 1929), da North (1975) a Field work (1979) di Heaney; accanto al dichiarato impegno politico gli stessi poeti nelle loro più recenti raccolte − Kinsella con Blood and family (1988), Montague con The dead kingdom (1984) e Heaney con The haw lantern (1988) e Seeing things (1991) − hanno proseguito una sofferta ricerca introspettiva, confrontandosi con i fantasmi personali e con i relitti della grande e antica cultura del loro popolo, misurandosi con la difficile verifica della traduzione: Kinsella con The Tain (1969) e Heaney con Sweeney astray (1983). Interessante l'evoluzione di poeti come R. Murphy (n. 1927; The price of stone, 1985) e M. Longley (n. 1939; Gorse fires, 1991). D. Mahon (n. 1941; Night-Crossing, 1968; Lives, 1972; The hunt by night, 1982; Antartica, 1991) più di altri poeti del Nord sente l'influenza del modernismo di L. MacNeice (1907-1963) e come Beckett sembra trovare un'ultima disperata affinità con gli emarginati, persino con il mondo vegetale e minerale. Impossibile ricordare tutti i nomi dei poeti di questa splendida stagione, da S. Deane a T. Paulin (n. 1949), da P. Muldoon (n. 1951) a J. Simmons, da B. Kennelly (n. 1936) a P. Durcan (n. 1944), da E. Boland (n. 1944) a M. McGuckian (n. 1950).

Le opere più recenti di Beckett con la progressiva riduzione ad nihilum possono difficilmente inscriversi in una qualsiasi tradizione drammaturgica nazionale. B. Friel può essere considerato il massimo drammaturgo vivente e operante in I.: nelle opere più recenti, Faith healer (1980), Translations (1981), The communication cord (1983), Making history (1989) e Dancing at Lughnasa (1990), grande successo internazionale, svolge in parallelo con Heaney, Montague e altri un'analisi delle implicazioni politiche del linguaggio, riflettendo sul colonialismo e sull'espropriazione dell'antica lingua e cultura celtica.

La vita teatrale irlandese ha il suo centro naturale a Dublino, anche se ci sono brillanti esempi di decentramento come il Druid Theatre di Galway e la già ricordata compagnia Field Day, che opera a Derry.

Fortemente influenzato da T. Williams anche a livello formale, Th. Murphy (n. 1935) descrive le angosce della ''profonda'' provincia irlandese in A crucial week in the life of a grocer's assistant (1969), The morning after optimism (1971) e nel suo capolavoro The Gigli concert (1984). Th. Kilroy (n. 1934) denuncia invece la solitudine e la miseria morale del contesto urbano, di una Dublino ancora "centro della paralisi", secondo le parole di Joyce (Death and resurrection of Mr. Roche, 1969; Talbot's box, 1979).

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Per la poesia: T. Brown, Northern voices: poets from Ulster, Dublino 1975; R. Welch, Irish poetry from Moore to Yeats, Gerrards Cross 1980; The pleasures of gaelic poetry, a cura di S. MacReamoinn, Londra 1981; D. Johnston, Irish poetry after Joyce, Notre Dame-Dublino 1985.

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Arte. - Nel periodo fra le due guerre mondiali, la pittura e la scultura irlandese si improntano a un figurativismo di tipo tradizionale, incentrato sul ritratto e la rappresentazione paesaggistica soprattutto della parte ovest del paese, riflesso del carattere conservatore e rurale della società e dell'idealizzazione della cultura gaelica occidentale.

La principale manifestazione dell'arte di quel periodo furono le mostre annuali della Royal Hibernian Academy (RHA), di cui il principale esponente fu S. Keating, allievo di W. Orpen: profondamente impegnato nella difesa di un ideale di nazionalismo culturale, Keating dominò l'insegnamento della pittura al National College of Art di Dublino fino agli anni Cinquanta. Il realismo tradizionale, praticato anche da altri pittori della RHA, fu proseguito poi fino agli anni Sessanta dal successore di Keating, M. MacGonigal. Figura leader della scultura fu O. Sheppard, che insegnò fino al 1937 al National College of Art, scolpendo nello stile naturalistico comune nel periodo fra le due guerre. Negli anni Quaranta seguì la scultura in pietra, leggermente più stilizzata, di L. Campbell.

In I. il modernismo nelle arti figurative ha preso piede molto lentamente. Dagli anni Venti in poi il principale luogo d'incontro alternativo alle mostre della RHA è stata la Dublin Painters Gallery, dove, a partire dal 1923, espose il maggiore propagandista del modernismo d'impronta cubista, M. Jellett (1897-1944).

Negli anni Venti e Trenta numerosi artisti irlandesi si recarono a Parigi per studiare con A. Lhote e A. Gleizes. La seconda guerra mondiale, se da una parte intensificò l'isolamento culturale dell'I., dall'altra costituì un'occasione per lo sviluppo del modernismo: alcuni pittori inglesi minori, che fuggivano dalla guerra in Inghilterra, insieme con artisti irlandesi fondarono a Dublino il gruppo White Stag, del quale fece parte anche il pittore e architetto irlandese P. Scott: influenzato da cubismo, surrealismo ed espressionismo, il gruppo fu un centro di dibattito modernista ed ebbe contatti con H. Read, teorico del modernismo in Gran Bretagna.

Il rifiuto della RHA, contraria al modernismo, di esporre un quadro di L. le Brocquy (n. 1916) portò nel 1943 alla fondazione della Irish Exhibition of Living Art, di cui primo presidente fu M. Jellett e che ha rappresentato lo spartiacque per l'arte irlandese del 20° secolo. Sotto la presidenza di N. McGuinness (1921-1980), le mostre della Living Art sono divenute un punto d'incontro dinamico per l'avanguardia irlandese degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta. Sebbene rispettivamente l'Academy e la Living Art rappresentassero approssimativamente l'arte tradizionale e quella moderna, alcuni artisti, come J. Yeats (1871-1957), esposero in entrambe. Solo dopo il 1960, quando la RHA perse quella posizione centrale nell'arte irlandese che aveva mantenuto per oltre un secolo, la divisione fra le due istituzioni divenne radicale.

Nel dopoguerra una pietra miliare fu costituita dal rapporto The Arts in Ireland di Th. Bodkin (1949), che, prendendo in esame le istituzioni culturali irlandesi (gallerie, scuole d'arte, ecc.), rilevava criticamente la mancanza di un sostegno alle arti da parte dello stato. Ne risultò la costituzione, nel 1951, dello Irish Arts Council, organismo statale che doveva divenire un fattore primario della diffusione del modernismo in I., sotto la guida di M. Scott, il maggiore architetto irlandese contemporaneo, e del segretario padre D. O'Sullivan, gesuita e intenditore d'arte. Attraverso una politica di acquisti minuziosamente definita, fu favorito un piccolo gruppo di artisti emergenti, per lo più astratti, e fu anche promosso l'impulso modernista al design nell'industria con due esposizioni di alto livello organizzate in collaborazione con la Design Research Unit, della quale facevano parte M. Scott e L. le Brocquy.

Negli anni dell'immediato dopoguerra il maggior pittore irlandese fu J. Yeats, allora nella sua ultima fase espressionista, che la critica internazionale accolse con favore riconoscendovi qualche somiglianza con l'espressionismo astratto americano. Altre personalità di spicco che esposero alla Living Art furono E. Hone (1894-1955), autrice anche di vetrate, N. McGuinness, N. Reid (1905-1981) e soprattutto L. le Brocquy, che divenne il porta-vessillo del modernismo irlandese. Le Brocquy aveva studiato pittura nel continente e trascorse gran parte della sua vita nel meridione della Francia; inizialmente influenzato da Picasso, sviluppò un proprio stile profondamente pittorico durante gli anni Sessanta, concentrandosi su singole immagini semi-astratte, riccamente dipinte, emergenti da un fondo bianco; per molti anni si è dedicato a una serie di volti di scrittori famosi, come Joyce e Beckett, e ha anche disegnato con successo arazzi, per lo più tessuti ad Aubusson. Dopo J. Yeats è stato l'artista irlandese che ha avuto più risonanza in campo internazionale.

Durante gli anni Cinquanta nella pittura c'è stato un graduale abbandono del naturalismo tradizionale: ne sono esempi le intense immagini di D. O'Neill (1920-1974) e gli strani pagliacci e pierrots di G. Dillon (1916-1971). Tuttavia, la natura ancora largamente rurale e la mentalità tradizionalistica della società irlandese non accoglievano con favore i cambiamenti artistici, a eccezione di un ristretto circolo di modernisti dublinesi. Pittore tradizionale è stato H. Kernoff (1900-1974), che ha riprodotto aspetti della vita cittadina di Dublino con fantasia popolaresca.

Ancora più lenta della pittura ad assorbire nuove influenze è stata la scultura, dominata negli anni Quaranta e Cinquanta da un naturalismo stilizzato, come in S. Murphy (1907-1975) e P. Grant (n. 1915).

Le commissioni religiose hanno sempre avuto particolare importanza in I.: tra il 1950 e il 1970 sono state costruite molte nuove chiese cattoliche e, mentre la prassi tradizionale era quella di usare per gli interni ditte di arredi sacri, in alcuni casi architetti illuminati, come L. MacCormick, si sono rivolti ad artisti. Per es. O. Kelly (1915-1981), influenzato da E. Barlach e inserito in una tradizione profondamente radicata di arte irlandese ed europea, ha realizzato in legno numerose figure religiose per le chiese (Kelly è anche autore di piccole figure di animali in bronzo e in ceramica e di grandi monumenti pubblici a Dublino). Altri scultori di arte sacra, soprattutto in legno, sono padre H. Flanagan (n. 1918) e I. Stuart (n. 1926), di origine tedesca.

Gli anni Sessanta sono stati un decennio di rilevanti cambiamenti culturali in I.; la maggiore prosperità, l'industrializzazione, l'inurbamento e lo sviluppo tecnologico, in particolare l'affermarsi del mezzo televisivo, hanno portato a una società intellettualmente più vivace. L'accresciuto interesse del pubblico per le arti, visibile nella crescita del mercato per le nuove forme artistiche, ha avuto riscontro nella maggiore frequentazione delle gallerie e nel moltiplicarsi degli scritti di critica. La prima mostra internazionale di arte moderna Rosc, del 1967, così come le successive, ha avuto un effetto rilevante nell'introdurre il pubblico irlandese all'arte contemporanea e nel presentare agli artisti locali un quadro aggiornato della situazione dell'arte moderna.

Già nel 1962 un rapporto ufficiale di un gruppo di designers scandinavi, intitolato Design in Ireland, aveva severamente criticato le istituzioni artistiche irlandesi, invocando una riforma dell'educazione artistica nel paese. Le agitazioni studentesche del 1968 al National College of Art and Design portarono finalmente nel 1971 a una riforma del College con un'apposita legge del Parlamento: punto centrale della contestazione degli studenti era stato il rifiuto del tradizionale disegno e pittura dal vivo, e come risultato l'insegnamento delle belle arti nel College riformato ha assunto un carattere modernista, alla pari di quello di altre istituzioni all'estero. I nuovi Regional Technical Colleges, istituiti in tutta l'I. negli anni Settanta, comprendono dipartimenti d'Arte che hanno dato ulteriori stimoli alla produzione artistica, assegnando premi e riconoscimenti in differenti centri. Negli anni Sessanta la School of Art di Belfast, inserita nel sistema educativo britannico, ha per prima conferito lauree in arte, come fa, dagli anni Ottanta, anche il National College of Art and Design di Dublino.

Anche i mercanti d'arte moderna, il primo dei quali fu V. Waddington che fondò la sua galleria a Dublino nel 1932 per poi trasferirsi a Londra nel 1957, hanno avuto un ruolo importante nel fornire uno sbocco all'arte contemporanea. Dal 1944 al 1977 la Dawson Gallery e dal 1956 al 1983 la Hendriks Gallery, che negli anni Sessanta espose anche alcune opere straniere, sono divenute i maggiori luoghi di esposizione dell'arte irlandese contemporanea. Opere di personalità straniere di rilievo sono state talvolta incluse nelle mostre annuali della Living Art; molto hanno fatto per rendere familiari al pubblico le nuove tendenze la Dublin Municipal Gallery of Modern Art, sotto la guida di J. White, e la sezione delle belle arti dell'Ulster Museum di Belfast.

Il modernismo formalista comincia ad avvertirsi nell'opera di W. Scott (1913-1989), che negli anni Cinquanta ha acquisito una reputazione internazionale con le sue rappresentazioni di oggetti domestici di uso comune, estremamente formali e quasi astratte; il suo impatto sull'arte irlandese è stato però piuttosto debole, poiché l'artista ha vissuto prevalentemente a Londra. Nell'ambito della ricerca astratta, il primo pittore di fama in I. è stato P. Scott (n. 1921; senza vincoli di parentela con W. Scott), i cui dipinti, con la loro sottile applicazione di una lamina d'oro sulla tela, combinano austerità e ricchezza; è autore anche di arazzi. A. Madden (n. 1932), sebbene abbondi in richiami alla natura, risente dell'influenza dell'espressionismo astratto americano, come N. Sheridan (n. 1936), che si lega però a tendenze paesaggistiche d'atmosfera. Le piccole astrazioni di C. King (1921-1986), le grandi opere astratte di A. van der Grijn (n. 1941) e le rettilinee opere astratte di Th. McNab si collegano all'astrazione internazionale hard-edged. R. Johnson (n. 1938) ha portato l'astrazione a un formalismo matematico, e la tradizione astratta è stata proseguita da altri, come S. Scully (n. 1945) e F. Egan (n. 1952).

Altri artisti hanno cercato di combinare l'osservazione con un'interpretazione astratta altamente pittorica: B. Cooke (n. 1931) e C. Souter (n. 1920) mostrano grande fluidità e sicurezza tecnica in un'ampia gamma di tematiche figurative. Uno degli artisti più originali è stato B. Bourke (n. 1936), che nelle sue figure e nei suoi paesaggi ha costantemente mantenuto un vivace interesse per la natura e per temi letterari e popolareschi. In qualche modo isolato è P. Pye (n. 1929), autore di opere a soggetto religioso; M. Kane (n. 1935) e S. MacSweeney (n. 1935), come reazione a una distaccata pittura astratta, mostrano nei loro dipinti una forte espressività stilistica.

La pop art internazionale ha avuto influenza nell'I. urbana negli anni Sessanta: alcuni artisti reagirono a ciò che essi interpretavano come preziosismo estetico del modernismo, con immagini legate alla cultura popolare. Tecniche grafiche commerciali furono sperimentate da M. Farrell (n. 1940), che si è poi trasferito in Francia, dove si è dedicato a serie tematiche come quelle del café o di Miss O'Morphy da F. Boucher. R. Ballagh (n. 1943), proveniente inizialmente da un ambiente di arte commerciale, ha prodotto opere molto diversificate, intensamente realistiche, mostrando particolare interesse per tematiche politiche e sociali, viste da una posizione critica di sinistra; ha anche realizzato molti originali ritratti e ha disegnato francobolli.

La pittura di paesaggio, profondamente radicata nella tradizione artistica irlandese, ha prodotto alcune delle più importanti opere del 20° secolo. Una forte tensione poetica e d'atmosfera è avvertibile nei paesaggi, interpretati con un elevato grado di astrazione, di P. Collins (n. 1911), T. O'Malley (n. 1913) e B. Blackshaw (n. 1932), mentre nei paesaggi di G. Campbell (1917-1979) e di A. Armstrong (n. 1924) si palesano le convenzioni del cubismo e dell'astrazione. L'opera di N. Reid mostra un intenso amore dei luoghi, rievocati con una semplicità quasi primitiva. C. Middleton (1910-1983) è stato un artista eclettico di grande abilità pittorica, spesso manifestata in paesaggi. M. Simonds-Gooding (n. 1939) ha dato del paesaggio della remota penisola di Dingle, dove vive, una particolare visione astratta. Artisti più giovani come C. Brennan (n. 1955) hanno rappresentato sia giardini sia più vasti paesaggi con grande vigore. Anche la rappresentazione tradizionale del paesaggio ha continuato ad avere una grande fortuna, in particolare negli acquerelli di T.P. Flanagan (n. 1929) e T. Carr (n. 1909), ambedue dell'I. del Nord. Nelle mostre della RHA artisti come J. H. Craig (1878-1944), James le Jeune (19101984), Th. Ryan (n. 1929) si sono inseriti nel solco di una tradizione accademica radicata nel naturalismo della fine del 19° secolo, mentre un'intensità di descrizione quasi surrealista mostra P. Hennessy (1915-1980); le stesse tradizioni appaiono mantenute nelle esposizioni dell'Irish Watercolour Society, per es. nelle opere di T. Nisbet (n. 1909).

Ritratti su commissione hanno continuato a essere prodotti da pittori tradizionalisti, come J. F. Kelly (n. 1921), D. Hone (n. 1928), Th. Ryan e D. Hill (n. 1916), e dal più originale dei ritrattisti, E. McGuire (1932-1986); ma un crescente interesse per il ritratto c'è stato anche fra i modernisti. A questo riguardo una delle figure di maggior spicco alla RHA è C. Clarke (n. 1936), i cui ritratti, paesaggi e nature morte si distinguono per la meticolosità di rifinitura.

A partire dagli anni Sessanta ha avuto un grande sviluppo la grafica, nel cui ambito si sono distinti J. Kelly (n. 1932) e P. Hickey (n. 1927). I due centri maggiori di produzione di stampe d'arte sono stati a Dublino il Graphic Studio e il Black Church Studio. Altri studi d'arte, come quelli presso il Temple Bar e la Mary's Abbey, che sono sorti negli anni Ottanta, hanno grandemente facilitato l'avvio di giovani artisti.

Un nuovo ''espressionismo'' in pittura è emerso nel corso degli anni Ottanta nell'opera di M. Mulcahy (n. 1952), P. Graham (n. 1943) e B. Maguire (n. 1951), con uso di temi sociali, primitivismo esotico e vigoroso sfruttamento di tecniche impetuose e libere. Al contrario la pratica di un meticoloso realismo caratterizza artisti come M. Gale (n. 1949) e T. Geoghegan (n. 1946), mentre una forte fantasia e sensualità si rileva negli acquerelli, di norma figure inserite in paesaggi, di P. Bewick (n. 1935). All'inizio degli anni Novanta si coglie un ritorno alla pittura da cavalletto e all'uso di riferimenti figurativi.

Il primo scultore irlandese che si è espresso con un linguaggio modernista è stato F. E. McWilliam (n. 1909) dell'I. del Nord, che ha studiato a Londra e a Parigi, dove ha incontrato ed è stato influenzato da C. Brancusi; la sua produzione, assai diversificata, di uno stile eclettico che risente dell'influsso di H. Moore, di Picasso e dei surrealisti, va da opere di piccole dimensioni a grandi sculture figurative in bronzo per l'esterno; pur avendo lavorato per lo più in Inghilterra, McWilliam ha sempre mantenuto i contatti con l'I. ed è stato uno dei pochi scultori a creare diverse sculture sul tema delle donne di Belfast (1980-81) come risposta alle agitazioni politiche dell'I. del Nord.

Durante gli anni Sessanta hanno grandemente colpito l'opinione pubblica i monumenti commemorativi eseguiti a Dublino da E. Delaney (n. 1930), che ottenne però i maggiori successi con opere di dimensioni più piccole in metallo saldato: la sua produzione, che risente dell'influenza della scultura figurativa inglese degli anni Cinquanta, ha assunto successivamente, negli anni Ottanta, un carattere più astratto. Altro scultore figurativo è J. Behan (n. 1932), autore di opere saldate e a stampo, spesso raffiguranti animali; nel 1970 ha promosso la fondazione a Dublino della Dublin Art Foudry, che ha finalmente reso possibile la fusione di opere d'arte in bronzo in Irlanda.

L'impatto della scultura moderna astratta si è avuto nel corso degli anni Sessanta: il primo scultore astratto a divenire famoso a Dublino è stato I. Stuart, che per le sue costruzioni faceva uso di oggetti di scarto ed è passato poi a sculture in metallo levigato. H. Heron (1923-1976) ha iniziato a lavorare col legno, ma dal 1950 ha scelto il metallo per le sue sculture astratte. G. Frömel (1931-1975) ha introdotto nella scultura irlandese il linguaggio del modernismo astratto internazionale; di origine cecoslovacca, studiò in Germania e si stabilì in I. nel 1956; le sue prime opere sono state animali di bronzo, poi negli anni Settanta è passata a sculture astratte e a monumenti all'aria aperta. A. Wejchert (n. 1920), proveniente dalla Polonia e trasferitasi in I. nel 1965, ha usato materiali nuovi, come il perspex colorato, per realizzare sculture astratte ricche e fluide, e ha creato anche imponenti forme monumentali in acciaio. C. Mulholland (n. 1944), dell'I. del Nord, ha prodotto ritratti tradizionali in bronzo e opere pubbliche figurative, ma si è anche espressa in forme astratte creando opere di carattere minuto e delicato. Sempre dell'I. del Nord è D. Brown (n. 1927), che si è dedicata a un'esplorazione interamente modernista dell'astrazione: avendo iniziato come pittrice, durante gli anni Sessanta ha trasformato i suoi collages in forti rilievi che talvolta incorporano figure in fibra di vetro. C. Fallon (n. 1939) ha lavorato con lamine metalliche, tagliate, forate e piegate a creare eleganti figure e forme animali con un forte grado di stilizzazione astratta. Il ricorrente interesse per gli animali nella scultura probabilmente riflette la tradizionale importanza della natura nella coscienza irlandese. La pratica della scultura in pietra in linguaggio moderno è stata portata avanti da alcuni autori, soprattutto D. Joynt (n. 1938).

Gli anni Sessanta hanno visto l'influenza della scultura inglese della New Generation, guidata da A. Caro, famoso per le sue strutture astratte in acciaio, e di altre rilevanti tendenze internazionali, quali l'arte concettuale e le installazioni ambientali, nelle quali la tradizionale collocazione dell'oggetto è sostituita da un approccio più sperimentale alle idee e allo spazio.

Questa varietà di nuove tendenze è riflessa nelle opere di D. Winters (n. 1942), B. King (n. 1942), M. Bulfin (n. 1939) e J. Byrne (n. 1945), che spesso nelle loro semplici strutture in acciaio hanno fatto uso di colori brillanti. King è passato poi alla land art e all'environment. E. O'Connell (n. 1953), di Derry, formatasi a Cork, fino a circa il 1977 ha lavorato unicamente l'acciaio, poi ha iniziato a produrre opere astratte in pietra e carta pressata. Suo insegnante è stato J. Burke (n. 1946), al quale soprattutto si deve che Cork sia divenuto un importante centro di formazione di giovani scultori.

I due principali esponenti irlandesi dell'arte concettuale sono J. Coleman (n. 1941), che dal 1970 vive a Milano, e P. Ireland (n. 1935), che si è stabilito a New York. Coleman è autore di installazioni basate sul tempo, che incorporano il suono; Ireland ha creato austere installazioni, intellettualmente provocanti, in cui l'idea domina sul materiale. Per le performances si devono soprattutto ricordare A. McClelland (n. 1950) e N. Rolfe (n. 1943), ambedue di origine britannica. Anche A. O'Kelly (n. 1955) ha creato performances e installazioni, incentrate su fogli tessuti, eseguiti sul posto, e accompagnate anche da interventi vocali. Negli anni Ottanta K. Prendergast (n. 1958) ha fatto uso di fibre di vetro e di altri materiali, V. Roche (n. 1953) ha prodotto costruzioni saldate in acciaio e vetro, J. Aiken (n. 1950), di Belfast, ha messo in opera grandi installazioni in cui le forme vagano sul pavimento e si arrampicano sulle pareti. Uno degli scultori di maggior rilievo è stato M. Warren (n. 1950), della contea di Wexford, che ha studiato a Milano, grandemente influenzato da Chillida, e che, dopo il suo ritorno in I. nel 1975, ha prodotto opere di possente monumentalità classica in un moderno linguaggio astratto, usando blocchi di pietra, acciaio saldato e fasci di legno.

Nel clima pluralistico post-moderno la gamma della produzione scultorea è molto vasta: all'inizio degli anni Novanta si assiste a un ritorno alla creazione di oggetti, spesso con riferimenti figurativi. Vedi tav. f.t.

Bibl.: B. Arnold, A concise history of Irish art, Londra 1969-70; The Irish imagination 1959-1971, Catalogo della mostra, Dublino 1971; K. Jamieson, Painting and sculpture, in Causeway, the arts in Ulster, Belfast 1971; M. Catto, Art in Ulster, ii, ivi 1977; A. Crookshank, Irish art from 1600 to the present day, Dublino 1979; Irish art, 1943-1973, Catalogo della mostra, a cura di C. Barrett, Cork 1980; The delighted eye, Irish painting and sculpture in the Seventies, Catalogo della mostra, a cura di F. Ruane, Dublino-Belfast 1980; R. Knowles, Contemporary Irish art, Dublino 1982; The Allied Irish Bank collection, Twentieth century Irish art, a cura di F. Ruane, ivi 1986; The NCAD decade show, Catalogo della mostra, ivi 1986; B. Kennedy, Irish art and modernism, Dublino-Belfast 1991; A. Crookshank, D. Walker, Catalogue of works of art, The Bank of Ireland, Dublino (senza data).

Cinema. - A partire dagli anni Dieci si avviò in I. una produzione regolare di fiction con il sostegno di capitali britannici e americani (Kalem Company).

S. Olcott, americano di origine irlandese, realizzò alcuni film storici che apparvero polemicamente antibritannici: Rory O'More (1911), For Ireland's sake (1912) e soprattutto Robert Emmet - Ireland's martyr (1914), che venne vietato dalle autorità inglesi. Nel 1916 J. M. Sullivan, tornato in patria dopo un periodo di emigrazione in USA, fondò la Film Company Of Ireland (FCOI), che divenne la più importante casa di produzione del periodo muto. A essa si deve il primo lungometraggio irlandese, Knocknagow (1917) di F. O'Donovan, un dramma contadino ambientato durante la grande carestia del 1848.

Nel 1919 J. MacDonagh, regista d'opposizione, probabilmente dell'IRA, realizzò il secondo lungometraggio della storia nazionale, Willy Reilly and his Colleen Bawn, che affronta, attraverso il rapporto d'amore tra un giovane cattolico e una ragazza protestante, il problema del settarismo religioso.

Bloccatasi negli anni successivi all'indipendenza (1922), la produzione riprese stancamente con l'avvento del sonoro. Soltanto alla fine degli anni Cinquanta vennero fondati, con il concorso di capitale pubblico e privato, gli Studi Ardmore che tuttavia svolgeranno un ruolo irrilevante, quando non addirittura oppositivo, nella promozione di un cinema autenticamente nazionale.

Negli anni Sessanta il settore documentaristico ricevette un discreto impulso: tra il 1959 e il 1961 G. Morrisson realizzò, per la prima volta in lingua irlandese, un dittico dedicato alla storia nazionale, composto di due lungometraggi-documentari (Mise Eire, "Io sono l'Irlanda", e Saoirse?, "Libertà?"), in cui ricostruisce il periodo delle lotte d'indipendenza degli anni Dieci. Tuttavia soltanto verso la metà degli anni Settanta si sono poste le basi di un cinema autenticamente irlandese con l'esordio di registi quali B. Quinn (Caoineadh Airt Ui Laoire, "Lamento per Art O'Leary", 1975; Poitín, 1978), J. Comerford (Withdraw, 1974; Down the corner, 1977), C. Black (Wheels, 1976).

Nel 1981 la costituzione dell'Irish Film Board (IFB), che introduce un sistema di sovvenzioni statali, dà l'avvio a una fase di relativa espansione finanziando film come Angel (1982) di N. Jordan, Anne Devlin (1984) di P. Murphy, Pigs (1984) di Black. Si affermano inoltre in questo periodo autori come J. Davies, coregista, insieme a Murphy, di Maeve (1981), P. O'Connor (The Ballroom of romance, 1982), P. Ormrod (Eat the Peach, 1986) e il documentarista A. Gilsenan (The road to God knows where, 1988).

A questa generazione di cineasti si deve un cinema fortemente problematico, legato a questioni d'attualità sociali (condizione femminile, emarginazione, violenza, emigrazione, religione) e culturali (identità e tradizione nazionale), analizzate con un nuovo sguardo critico che ribalta l'immagine di un'I. stereotipata, mitica e folclorica, per anni veicolata dal cinema anglo-americano.

La chiusura dell'IFB nel 1987 ha nuovamente posto l'annoso problema della mancanza di finanziamenti per una cinematografia che, in presenza di un mercato interno troppo ristretto, ha davanti a sé soltanto due alternative: la protezione statale per i prodotti più difficili e meno commerciali o la via della coproduzione e quindi della competitività sui mercati esteri, con la necessaria resa ai meccanismi spettacolari imposti dall'industria. È questo il caso di My left foot (Il mio piede sinistro) di J. Sheridan, insignito di Oscar nel 1990, che costituisce un grande successo internazionale del cinema irlandese.

Bibl.: AA.VV., Il cinema in Irlanda, quaderno informativo della xxvi Mostra internazionale del nuovo cinema, Pesaro 1990.

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