MEDICI, Isabella de’

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)

MEDICI, Isabella

Elisabetta Mori

de’. – Nacque a Firenze il 31 ag. 1542, terzogenita di Cosimo I duca di Firenze, e di Eleonora di Toledo.

Sin dall’età di cinque anni fu avviata allo studio delle lettere latine e greche sotto la guida di Antonio Angeli da Barga e Pier Vettori. Il suo maestro di musica fu Mattia Rampollini, detto Squitti, musicista di corte dal 1551 al 1554. Aveva appena nove anni quando Mariotto Cecchi la definiva «dotta» e scriveva orgoglioso al precettore Pier Francesco Riccio: «Fa [versi] latini che sono lunghi più che una bibbia» (cit. in Fragnito).

A undici anni fu data in moglie a Paolo Giordano Orsini d’Aragona signore di Bracciano e Anguillara, dodicenne, allo scopo di rinsaldare l’antico vincolo che aveva unito le famiglie Medici e Orsini con il matrimonio di Lorenzo con Clarice e del loro figlio Piero con Alfonsina. Il contratto di nozze, firmato a Roma dal cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora, tutore di Paolo Giordano, e da Averardo Serristori, ambasciatore e procuratore di Cosimo I, porta la data dell’11 luglio 1553.

La cerimonia religiosa fu celebrata in forma privata tre anni dopo a Firenze, il 28 genn. 1556, poco prima della partenza di Paolo Giordano per la guerra di Paolo IV contro gli Spagnoli. Il matrimonio, come riportano le cronache, fu consumato a Firenze il 3 sett. 1558, alla fine della guerra. In onore degli sposi Francesco Corteccia, musicista di corte, compose un mottetto latino e il compositore fiammingo Philippus de Monte un madrigale in cui definiva Isabella più saggia e più bella di Flora.

Sebbene Paolo Giordano, in seguito all’istituzione del Ducato di Bracciano da parte del pontefice Pio IV, avesse fatto fare importanti lavori al castello con l’intenzione di stabilirvi la propria dimora, i due sposi, per volontà di Cosimo I, continuarono a vivere a Firenze nel palazzo Medici di via Larga.

Dopo la morte delle due sorelle, Maria (1559) e Lucrezia (1561), e soprattutto dopo la morte della madre Eleonora (1562), la M. rimase l’unica donna della famiglia di Cosimo I. Non avendo ancora figli, fu chiamata, per precisa volontà del fratello Francesco, a sostituire la madre nella cura dei fratelli più piccoli, Pietro e Ferdinando, e soprattutto nella cura del padre, la cui salute, provata dai lutti familiari, andava progressivamente peggiorando. Finché visse Cosimo I, la M. fu la figura femminile di riferimento nella famiglia medicea, ruolo riconosciuto anche dalle altre corti europee nelle occasioni ufficiali.

Giovanna d’Austria, moglie di Francesco de’ Medici, intrecciò con lei un affettuoso scambio epistolare ancor prima del suo arrivo in Toscana e, a dicembre del 1565, fu ricevuta e intrattenuta dalla M. nella villa di Poggio a Cajano. Mellini racconta come, in occasione dell’ingresso trionfale di Giovanna d’Austria a Firenze, la M. l’avesse accolta circondata da una corte di cinquanta gentildonne fiorentine. A Roma, nel 1570, quando Cosimo I fece la sua entrata per ricevere da Pio V il titolo di granduca di Toscana, il protocollo del cerimoniere pontificio riservò alla M. l’onore dell’ingresso solenne subito dopo quello del padre, esattamente come era accaduto per sua madre dieci anni prima.

Nel 1565 la M. e il marito ricevettero da Cosimo I la villa di Baroncelli, il futuro Poggio Imperiale. Per arredare la residenza la M. commissionò sculture a Vincenzo de’ Rossi e Vincenzo Danti.

La posizione prestigiosa e la capacità diplomatica consentirono alla M. di partecipare alla fitta rete di rapporti che legava le mogli dei principi in un continuo scambio di favori e a quelle segrete alleanze che si intrecciavano fuori dai canali ufficiali, come è documentato dalla corrispondenza familiare. Queste doti fecero sì che la M. riuscisse a sfidare anche l’intransigenza di Pio V e il rigore dell’Inquisizione. Dal 1569 la casa fiorentina della M. divenne sicuro asilo per Paolo Ghislieri, nipote del pontefice, destituito dalla carica di governatore di Borgo, privato di tutti i beni e bandito a causa del lusso di cui amava circondarsi, e per Fausto Sozzini, teologo antitrinitario, che negli anni 1569-73 figura al servizio dei duchi di Bracciano.

Nel marzo del 1571, dopo alcuni aborti, la M. partorì una bambina cui fu messo il nome di Francesca Eleonora. Nel settembre del 1572 nacque Virginio. Obbedendo al volere di suo padre, allevò i due figli insieme con Giovanni, figlio di Cosimo I ed Eleonora degli Albizzi.

I contemporanei la giudicarono bellissima, colta e saggia, la raffigurarono come s. Caterina d’Alessandria, la paragonarono a Minerva. Attorno alla M., negli anni Sessanta e Settanta del Cinquecento, si muoveva il mondo intellettuale senese e fiorentino: letterati, musici, poeti le dedicavano le proprie opere. Così fece Beltramo Poggi, che nella sua opera La inventione della Croce di Giesù Christo…(Firenze 1561) dichiarò di averla scelta non solo perché «fra l’illustri et le più rare donne del mondo, ma anche delle più devote et spirituali che fra noi si ritrovi» (dedica). Nella raccolta delle Rime di Sozzini vi è un sonetto in forma di acrostico che celebra in Isabella il tema, caro a Dante e Petrarca, della donna che si fa tramite della luce di Dio (Rime, a cura di E. Scribano, Roma 2004, p. 37). Anche dopo il matrimonio di Francesco de’ Medici, la figura della M. continuerà a prevalere su quella della sovrana straniera: «Di corona real degna e d’impero» cantava una canzone composta in suo onore dal madrigalista Stefano Rossetti e pubblicata insieme con Il lamento di Olimpia (Venezia 1567, p. 47). La M. svolse anche un ruolo di patronage femminile, incoraggiando la carriera professionale di Maddalena Mezari, detta Casulana, celebre madrigalista, che le dedicò le sue composizioni (Il libro primo de’ madrigali a quattro voci, Venezia 1568). Girolamo Bargagli, grande animatore dell’Accademia degli Intronati, dedicò alla M. il suo Dialogo de’ giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare (Siena 1572) e Mario Mattesillani l’opera La felicità del serenissimo Cosimo de’ Medici granduca di Toscana (Firenze 1572). Il cosmografo Egnazio Danti, che tra il 1562 e il 1566 fu suo maestro di matematica, le offrì il testo per il suo corso tenuto nello Studio fiorentino (La sfera di Proclo Liceo…, Firenze 1573). Sebbene i contemporanei lodassero spesso la sua bella scrittura, l’unica opera nota della M. è una composizione per liuto dal titolo Lieta vivo e contenta, trascritta nel libro di canto e liuto di Cosimo Bottegari conservato a Modena nella Biblioteca Estense universitaria (C. 311, c. 25v).

La M., provata da febbri intermittenti, morì il 16 luglio 1576 nella villa medicea di Cerreto Guidi.

La notorietà della M. è legata alle circostanze della sua morte, che una lunga tradizione letteraria e storiografica ha attribuito all’uccisione da parte del marito. La causa dell’omicidio sarebbe stata per alcuni il suo tradimento con Troilo Orsini, per altri l’innamoramento del marito per Vittoria Accoramboni, per altri ancora entrambe le cose. La storia dell’omicidio della M. ebbe un’enorme diffusione in tutta Europa. Nel The white devil, la tragedia di John Webster rappresentata a Londra nel 1611, la M. muore baciando il ritratto avvelenato del marito. Nella sua Storia del Granducato di Toscana (1781), Galluzzi fu il primo a controbattere su basi documentarie tutte le accuse contro la famiglia Medici, ammettendo che la morte improvvisa della M. fu talmente strana da dare adito a voci incontrollate. Nella sua Storia d’Italia, dichiarando di utilizzare come fonte la pubblica fama, Botta contribuì a costruire il mito della M. perpetuato nella letteratura ottocentesca: incarnazione dell’ambiguità del male, vittima e carnefice, innocente e perversa. Aprì così la strada ad Alexandre Dumas che descrisse, inventandola nei particolari, una presunta relazione incestuosa tra Cosimo e la figlia, a Domenico Guerrazzi, che fece della M. la protagonista bella e perversa di un romanzo storico, e a Domenico Gnoli che, confessando anche lui di basarsi sul pubblico grido, riprese da Webster il movente dell’uxoricidio nell’amore del marito per Vittoria Accoramboni. La versione dell’assassinio della M. per mano del marito, sebbene confortata da tante autorevoli voci, oggi non sembra più proponibile, non solo perché è emersa una copiosa corrispondenza che attesta il solido legame matrimoniale della M. e la sua lunga malattia, causa probabile della morte, ma soprattutto perché quella versione non si fonda su alcuna testimonianza attendibile. La pessima immagine della M., e soprattutto di suo marito, è stata costruita e diffusa da cronache antimedicee, libelli calunniosi opera di fuoriusciti fiorentini, carteggi diplomatici di potenze ostili al pontefice e al Granducato, tutte fonti di evidente matrice politica. Tra le numerose relazioni manoscritte sull’omicidio della M. si segnalano: Tragico fine della s.ra Eleonora di Toledo moglie di Cosimo primo de’ Medici e d’Isabella figlia d’ambidue e moglie del sig. Paolo Giordano Orsini e di molti altri cavalieri seguita gli 11 luglio 1576 (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 2098); Casi tragici occorsi per lo più in vari tempi nella città di Firenze (Arch. di Stato di Firenze, Mss., 165); Memorie fiorentine…compilate da Francesco Settimanni, nobile fiorentino e cavaliere di Santo Stefano (ibid., 128).

Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. dell’Opera, Registro dei battezzati, 229, c. 163v; Arch. di Stato di Firenze, Ufficiali della grascia, reg. 192 (necrologio 16 luglio 1576); Misc. Medicea, 580, c. 233v: Donazione dell’anello matrimoniale a I. figliola di Cosimo primo fatta da Paolo Giordano Orsino duca di Bracciano in dì 28 gennaio 1555 (stile fiorentino); 958, c. 1; 360, ins. 3; Roma, Arch. storico Capitolino, Archivio Orsini, voll. 157-158 (in particolare 157, n. 80; 157/2, nn. 148, 155); Archivio notarile Urbano, Sez. I, vol. 464, cc. 627-628: atti del notaio Massa da Gallese, 11 luglio 1553; C. Firmano, Della solenne incoronazione del duca Cosimo Medici in granduca di Toscana…, a cura di D. Moreni, Firenze 1819, pp. 6, 19; D. Mellini, Descrizione della entrata della serenissima regina Giovanna d’Austria…, Fiorenza 1566, pp. 4, 9, 68; R. Borghini, Il Riposo, Firenze 1730, pp. 126, 488; D.M. Manni, Lezioni di lingua toscana, Venezia 1757, pp. 163-166; I.R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana, Firenze 1781, II, pp. 101 s.; IV, pp. 60-63; D. Moreni, Pompe funebri celebrate nell’imperiale e reale basilica di S. Lorenzo dal secolo XIII a tutto il regno mediceo, Firenze 1827, pp. 136 s.; C. Botta, Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789, Capolago 1833, IV, pp. 201-204; F.D. Guerrazzi, I. Orsini duchessa di Bracciano, Firenze 1844; A. Dumas, Une année à Florence, Paris 1851, p. 394; D. Gnoli, Vittoria Accoramboni. Storia del secolo XVI, Firenze 1870, pp. 42-66; G. Saltini, Due principesse medicee del secolo XVI, in La Rassegna nazionale, 16 ott. 1901, pp. 553-571; 16 dic. 1901, pp. 599-613; 16 febbr. 1902, pp. 618-630; 16 maggio 1902, pp. 209-220; 16 sett. 1902, pp. 227-241; 16 nov. 1902, pp. 169-191; G. Pieraccini, La stirpe de’ Medici di Cafaggiolo, Firenze 1924, II, pp. 163-184; F. Winspeare, I. Orsini e la corte medicea del suo tempo, Firenze 1961; G. Carrara, Donna I. M. Orsini, duchessa di Bracciano, in Nuova Antologia, dicembre 1961, pp. 517-524; V. Celletti, Gli Orsini di Bracciano…, Roma 1963, pp. 91-117; G. Fragnito, Un pratese alla corte di Cosimo I. Riflessioni e materiali per un profilo di Pierfrancesco Riccio, in Archivio storico pratese, LXII (1986), p. 40; L. Riccò, Giuoco e teatro nelle veglie di Siena, Roma 1993, pp. 68, 186, 223; D.G. Cardamone, I. M.-Orsini: a portrait of self-affirmation, in Gender, sexuality and early music, a cura di T.M. Borgerding, New York-London 2002, pp. 1-25; F.A. D’Accone, Corteccia’s motets for the Medici marriages of 1558, in Words on music. Essays in honor of Andrew Porter, a cura di D. Rosen - C. Brook, Hillsdale, NY, 2003, pp. 36-73; E. Mori, L’onore perduto del duca di Bracciano. Dalle lettere di Paolo Giordano Orsini e I. de’ M., in Dimensioni e problemi della ricerca storica, 2004, n. 2, pp. 135-174; Id., La malattia e la morte di I. M. Orsini, in Roma moderna e contemporanea, XIII (2005), 1, pp. 77-97; Id., I. de’ M. e Paolo Giordano Orsini. La calunnia della corte e il pregiudizio degli storici, in Le donne Medici nel sistema europeo delle corti (secoli XVI-XVIII). Atti del Convegno internazionale, Firenze-San Domenico di Fiesole…2005, a cura di G. Calvi - R. Spinelli, Firenze 2008, pp. 537-550; E. Graziosi, Fra letteratura e storia, ibid., pp. 579-587, in particolare pp. 583-585.

E. Mori

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Guido ascanio sforza di santa fiora

Cavaliere di santo stefano

Accademia degli intronati

Paolo giordano orsini

Granducato di toscana