CAROLINE, Isole

Enciclopedia Italiana (1931)

CAROLINE, Isole (A. T., 162-163 e 164-165)

Griffith TAYLOR
Giovanni NEGRI
Griffith TAYLOR
Francesco TOMMASINI

Le isole Caroline, che vengono di solito raggruppate con le Palau (v.), si stendono fra le Filippine e il 165° E. coprendo perciò uno spazio di circa 30° di longitudine, o 2000 miglia. A nord sono le isole Marianne, ad est le Marshall, a sud, assai lontano, è la Nuova Guinea. L'arcipelago è formato da circa 700 isolotti, alcuni dei quali sono solo picchi vulcanici dalle basi sommerse. La tendenza longitudinale del gruppo deriva dal fatto che esso rappresenta le vette emergenti d' un lungo rialto sottomarino, simile agli altri ripiegamenti che s'incurvano intorno al grande blocco resistente o "scudo" dell'Australia occidentale. La superficie totale è di appena 1000 kmq. Benché alcune siano alte e vulcaniche, la maggior parte delle isole sono coralline e generalmente deserte; i tre quarti della popolazione abitano le isole maggiori, cioè Palau, Yap, Truk, Ponape e Kusaie. Il clima, caldo e molto umido (medie annue 26°7-27°4, escursione annua 1°6), è nettamente tropicale, ma non malsano: le precipitazioni diminuiscono da E. (Kusaie, 6500 mm. annui) ad O. (Yap, 3000 mm.) e presentano grandi variazioni da un anno all'altro.

Le isole, scoperte nel 1527 dai Portoghesi (Diego da Rocha), vennero conquistate dagli Spagnoli nel 1686. L'ammiraglio Lezcano chiamò "Carolina" una delle isole settentrionali, in onore di Carlo II di Spagna, e questo nome venne poi esteso all'intero gruppo. Nel 1885 i Tedeschi, in seguito alla nota controversia (v. sotto), ebbero privilegi commerciali e nel 1889 acquistarono le Caroline e le Marianne. Nel 1914 il Giappone s'impossessò a sua volta dell'arcipelago, venendo così in contatto col dominio politico australiano, che in questo punto raggiunge l'equatore, confine meridionale del mandato giapponese. Questo ha la sede del governo a Korol (Palau) ed altri centri d'amministrazione a Yap, Truk e Ponape. La popolazione complessiva è di 39.500 ab., nei quali sono inclusi 1900 Giapponesi e 57 stranieri. Il prodotto principale d'esportazione è copra, poi madreperla, guscio di tartaruga e trepang (bèche-de-mer).

Facendo astrazione dalle Palau, la più occidentale tra le isole degne di nota ê Yap (Eap) con le vicine Map e Ramung. In Yap, sotto uno strato di basalto, vi è lavagna, ed a Map è stata trovata della quarzite; queste isole sono circondate da una scogliera di corallo lunga 56 km. e larga 8. Nell'isola principale, che copre una superficie di circa 200 kmq., non vi sono corsi d'acqua ma solo larghe paludi ridotte a piantagioni di taro. Il porto principale è Tomil, sulla costa orientale; la popolazione, circa 6000 individui, è pacifica, apatica, non però molto cordiale con gli stranieri. A NE. è l'isola tributaria di Mokomok; fra Yap e Truk è Uleai (o Woleai) dove vivono 600 indigeni.

Truk (Ruk) posta al centro del gruppo, comprende circa 70 isole in una laguna di corallo (della circonferenza di 225 km. circa e col diametro di 55) ove possono ancorare anche grandi navi. La maggiore di queste isole è Uola (o Wela), lunga circa 7 chilometri e composta, come altre del gruppo, di basalto. L'intero gruppo ha una superficie di soli 130 kmq.; pure vi abitavano nel 1916, 13.220 persone. Fu probabilmente avvistato da Saavedra nel 1528, ma reso noto solo nel 1824 da Duperry. Oltre ai soliti prodotti, se ne esporta un cosmetico giallo (taik), fatto con zenzero selvatico.

Ponape, nella parte orientale dell'arcipelago, comprende un'isola basaltica larga 20 km. e numerosi isolotti e copre un'area totale di 347 kmq. (altezza massima 872 m. s. m.); il gruppo, circondato da una scogliera larga 80 km., fu scoperto nel 1595. Nel 1846 vi erano circa 15.000 abitanti; nel 1858, in seguito a un'epidemia, furono ridotti a 2000 per risalire nel 1915 a 3600. Vi sono in Ponape larghe distese piane coperte d'alberi tropicali: numerosi i fiumiciattoli che nel corso inferiore permettono la navigazione di barche. Oltre a madreperla, copra, trepang, vengono da qui esportati avorio vegetale e tartaruga.

Fra Ponape e Kusaie si trovano: il gruppo di Mokil, con 200 ab., simili agl'isolani di Marshall, e Pingelap, con 1000 ab., i quali coltivano belle piantagioni di banane e taro.

Kusaie (o Ualan), all'estremità orientale dell'arcipelago, è una delle isole maggiori, misurando 78 kmq. Nel 1915 vi erano solo 500 abitanti, raccolti quasi tutti nell'isolotto di Lele, presso la costa est. Il picco più alto, composto di basalto, tocca 700 m. s. m.; l'isola è ricca di legname prezioso usato a Shanghai e altrove per costruzione di navi e pali. Fu, paie, scoperta nel 1529 da Saavedra, ma resa nota solo da un incrociatore americano nel 1804. Kusaie è il centro principale della Missione americana nel Pacifico; vi accorrono anche allievi dalle isole Gilbert e Marshall.

Vegetazione. - La flora delle Caroline presenta le caratteristiche di povertà numerica e di scarsità di endemismi, proprie di isole costituite da formazioni madreporiche o tutto al più provviste di un nucleo vulcanico come Kunai, Ponape, Truck, Yap. A Yap, la terra meglio studiata dell'arcipelago, si possono distinguere una vegetazione costiera, comprendente formazioni di Mangrovia e di spiaggia sabbiosa, una zona delle colture, caratterizzata soprattutto da una cintura ininterrotta e profonda di cocchi, e un settore interno disabitato e incolto. La vegetazione arenofila è costituita sui bassifondi da colonie d'idrocaridee (Enalus) e sulla spiaggia dalla nota formazione della Ipomaea pes-caprae, così diffusa nelle regioni tropicali ed accompagnata da I. litoralis e Vigna lutea; la Mangrovia è dominata da due specie di Rhizophora (R. mucronata, R. coniugata) e conta inoltre Lumnizera purpurea, Ceriops Candolleana, Bruguiera gymnorhyza, Sonneratia acida, ecc. Spesso Verso l'interno essa si continua con una fitta boscaglia nella quale non manca mai una specie arborea (Pongana glabra) accompagnata da parecchie forme arbustacee e da numerose liane ed epifite. La zona delle colture presenta anzitutto, oltre alla palma del cocco ed all'albero del pane (Artocarpus incisa), coltivazioni di due aracee (Cyrtosperma edule e Colocasia antiquorum), di Dioscoraea papuana (Yam in tre varietà: Dall, Thäb e Dook), di Ipomaea batatas, Manihot utilissima, Tacca pinnatifida, di banane (tredici razze), Inocarpus edulis (l'albero più comune dell'isola), di canna da zucchero (poca), di tabacco, agrumi, betel, peperoni (Capsicum fruticosum), ecc. Fra le colture sono intercalati tratti incolti, rappresentanti la vegetazione originaria più o meno modificata con carattere di boscaglia equatoriale. Finalmente la zona incolta centrale, comprendente i tre quarti dell'estensione dell'isola è, nella massima parte, rivestita da una formazione eliofila erbacea di graminacee (Dimeria, Paspalum, Andropogon, Eriachne, Panicum, Manisuris, ecc.), associate a leguminose, rubiacee, ecc. nonché a parecchie felci. Sporadicamente s'incontrano bassi Pandanus, arbusti di varie famiglie formanti macchioni isolati, boscaglie molto fitte di bambù (Oxytenanthera Warburgii): e, sul versante di alcune colline o più spesso nelle valli interposte, compaiono anche veri consorzî boschivi, dominati dal Calophyllum già citato, oltreché da specie arboree dei generi Trichospermum, Melochia, Rhus, Sideroxylon, Buchanania, ecc.

Bibl.: G. Volkens, Die Vegetation der Karolinen mit besonderer Berücksichtigung der von Yap, in Englers Jahrb., XXXI, Lipsia 1902.

Etnologia. - Gl'indigeni di queste isole, secondo Matsumura, si possono dividere per l'aspetto fisico in due gruppi: l'orientale e l'occidentale; gli abitanti di Truk, Ponape e Kusaie sono in maggioranza dolicocefali con faccia lunga e statura media; quelli di Palau e Yap invece sono mesocefali, con faccia larga e statura più alta; ma vi è naturalmente anche molta mescolanza; individui dai capelli crespi (melanesioidi) non sono rari a Yap ed a Palau. Ambedue i gruppi si tingono il corpo ma specialmente l'orientale, nel quale aveva maggiore sviluppo il tatuaggio (ora quasi scomparso); così pure gli orecchini sono più piccoli e meno barbarici a Yap ed a Palau. Nel gruppo orientale i capelli sono spesso tenuti corti, nell'occidentale quasi sempre lunghi; gli uomini, specialmente a Yap, usano grandi pettini. La tessitura è praticata ovunque utilizzando fibre di banano o d'ibisco. L'albero del pane cresce meglio ad est, mentre invece il taro è la coltura più importante delle Caroline occidentali, ove anche si masticano le noci di betel, mentre a Ponape si beve la cava. La ceramica è fabbricata e usata solo nelle isole occidentali. Le case, a pianta quadrangolare, sono costruite sopra un basamento di pietre e hanno tetti a spioventi con comignolo alto e sporgente in avanti, spesso dipinto artisticamente. Molto grandi e ornate sono soprattutto le case per celibi (club-house). Marinai abilissimi, per quanto ora tale qualità sia in decadenza, gl'indigeni costruiscono grandi piroghe (a Yap, sino a 12 m. di lunghezza) con bilanciere e vela di foglie di pandano intrecciate. Essi erano anche commercianti molto attivi: una singolarità di Yap consiste nei grandi dischi forati di aragonite misuranti fino a 3 m. di diametro che servivano come moneta. Tra gli oggetti più interessanti delle Caroline sono le rovine di costruzioni megalitiche esistenti in Ponape e Kusaie, testimoni di un'antica maggiore cultura, descritte ampiamente dal Christian. In Ponape, a Nan Matol sulla costa orientale, grandi prismi di basalto, ottenuti da varie parti dell'isola e trasportati probabilmente su zattere, sono stati sovrapposti alternativamente per lungo e per largo a formare mura ciclopiche. La cinta estema è lunga 56 m. e larga 35; le mura misurano 4,50 m. di larghezza per 9 di altezza. Una massiccia scalinata porta a un elevato cortile interno, nel centro del quale è il tumulo d'un monarca chiamato Chau-telaur. Una doppia gettata di blocchi si stende sulla laguna per lungo tratto a sud e a sud-est di questo interessante monumento. Una costruzione simile, dello stesso materiale, è a Pot Falat, in Kusaie. Le tradizioni indigene lo dicono costruito da invasori malesi e giapponesi; attualmente non formano oggetto di venerazione.

La cultura delle Caroline presenta punti di contatto con tutte le aree vicine. Può essere considerata di tipo malese per la forma della casa, l'arte tessile e la foggia dell'abbigliamento. Sono malesi o melanesiane nelle Caroline occidentali la fabbricazione della ceramica e la masticazione del betel; altre usanze riportano ai Polinesiani. Gl'isolani occidentali hanno naturalmente maggiori somiglianze culturali con le Filippine e con la Nuova Guinea.

Bibl.: F. W. Christian, The Caroline Islands, Londra 1899; O. Lütje, Beiträge zu einer Landeskunde des Karolinen Archipel, Lipsia 1906; Deeken, Die Karolinen, Berlino 1907; H. Meyer, Das deutsche Kolonialreich, II, Lipsia 1910; A. Matsumura, Ethnography of Micronesia, Tokyo 1918; H. Schnee, Deutsches Kolonial-Lexikon, Lipsia 1927. Carte: Archipel des Carolines, a cura del Service hydrogr. de la Marine, n. 5057 (1 : 1.800.000), Parigi.

La questione delle Caroline. - Nel 1885 la Germania comunicò agli altri governi l'intenzione di occupare l'arcipelago delle Caroline e delle Palau. La Spagna, la quale accampava diritti sul medesimo, perché era stato scoperto nel sec. XVI dai suoi navigatori e perché suoi missionarî vi avevano svolto il loro apostolato, protestò contro di ciò ed annunziò l'invio d'una spedizione per rendere effettiva la sua sovranità. Due navi spagnole, che portavano funzionarî civili e militari, arrivarono infatti il 22 agosto dinanzi l'isola di Yap; ma esitarono a farvi un vero e proprio sbarco, che fu invece eseguito il 25 dalla cannoniera tedesca Iltis: fu issata la bandiera tedesca e proclamato il protettorato della Germania su tutto l'arcipelago. Le navi spagnole, per non esporsi ad un conflitto, dovettero tornare a Manilla. Quando questi avvenimenti furono conosciuti in Spagna, si scatenò una violenta indignazione: dimostrazioni antitedesche ebbero luogo a Madrid, a Saragozza, a Barcellona, a Cadice e in altre città. Bismarck, pure riaffermando le ragioni per cui riteneva l'arcipelago senza sovranità, si mostrò disposto a risolvere amichevolmente l'incidente. Il 6 settembre, il governo spagnolo, specialmente per l'azione del re Alfonso XII, decise anch'esso di prendere un'attitudine conciliante. Bismarck propose di sottoporre la controversia all'arbitrato del papa, raggiungendo così il doppio scopo di disarmare i cattolici spagnoli e di far cosa gradita a Leone XIII, a cui voleva riavvicinarsi dopo l'insuccesso del Kulturkampf. Ma il gabinetto di Madrid preferì che il pontefice, anziché arbitro, fosse mediatore: Leone XIII e la Germania acconsentirono. Il 17 dicembre Schlözer, ministro di Prussia presso la S. Sede, il marchese di Molins, ambasciatore di Spagna, e il cardinale Iacobini, segretario di stato, firmarono il protocollo che consacrava l'accordo. Bismarck aveva proposto che la Germania e la Spagna dichiarassero preventivamente d'accettare il parere del papa. Ma questi preferì che i due stati s'intendessero direttamente sui diversi punti, prendendo come base dei loro accordi il suo parere. Il protocollo si componeva di due parti distinte. La prima conteneva la decisione di Leone XIII sulla questione principale: riaffermava la sovranità spagnola sull'arcipelago contestato e fu firmata dal solo cardinale Iacobini. La seconda conteneva l'accordo in sei articoli, per cui la Germania, riconoscendo la priorità dell'occupazione spagnola, riceveva in compenso speciali vantaggi circa la navigazione, la libertà di commercio, il diritto di proprietà, ecc.: essa fu firmata da Schlözer e da Molins; Bismarck avrebbe desiderato che lo firmasse anche il cardinale Iacobini, ma Leone XIII vi si oppose, non volendo che la S. Sede assumesse qualsiasi responsabilità al riguardo.

Dopo l'infelice guerra con gli Stati Uniti, che segnò la fine del suo impero coloniale, la Spagna vendette alla Germania per 25 milioni di pesetas l'arcipelago delle Caroline, delle Palau e delle Marianne: col relativo trattato, firmato il 12 febbraio 1899, la Germania assicurava in esso agli Spagnoli lo stesso trattamento dei Tedeschi per il commercio, le imprese agricole e le missioni; essa concedeva inoltre una stazione di carbone per la marina mercantile e militare, utilizzabile anche in tempo di guerra.

Bibl.: W. Müller, Politische Geschichte der Gegenwart: XIX Das Jahr. 1885 e XXXIII: Das Jahr. 1899, Berlino 1885-1899; É. Lefebvre de Béhaine, in Revue des deux mondes, 1° luglio 1897.

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