TREMITI, ISOLE

Enciclopedia Italiana (1937)

TREMITI, ISOLE (A. T., 24-25-26)

Goffredo COPPOLA
Carmelo COLAMONICO
Bruno MOLAJOLI
Giulio GIANNELLI
Raffaele CIASCA

ISOLE Il gruppo delle Isole Tremiti sporge dal Mare Adriatico a nord del promontorio del Gargano, dal quale dista (dalla punta di Torre Mileto, fra i cosiddetti laghi di Lesina e di Varano) 22 km. Il gruppo è formato da quattro isolette e da alcuni scogli; in base alla loro area, le isolette si succedono nel seguente ordine: San Domino, Caprara, San Nicola e Il Cretaccio; lo scoglio più importante s'incontra presso Il Cretaccio e ha nome La Vecchia. In complesso, tutto il gruppo ha un'estensione di 3,06 kmq.; esso costituisce un comune a sé, spettante alla provincia di Foggia: nel 1931 vi furono censiti 1135 ab., di cui 364 con dimora abituale. Le tre isole più grandi si allungano nella direzione NE.-SO. e nella stessa direzione si allunga nel Mare Adriatico la piattaforma da cui queste isole emergono; fra le varie isole, inoltre, il mare ha scarsissima profondità (al massimo 11 metri), onde è lecito affermare che in tempo relativamente recente il gruppo deve avere costituita un'unica massa insulare allungata, per l'appunto, da NE. a SO. Più difficile, invece, è ammettere che queste isole perigarganiche siano da considerare come un lembo della famosa area continentale, detta Adria, che, con prove assai dubbie, alcuni sostengono avrebbe occupato, in tempi geologici più o meno vicini, il bacino medio e settentrionale del Mare Adriatico e avrebbe congiunto la Puglia con la Dalmazia. Il gruppo è formato da un'impalcatura calcarea, del Cretacico, su cui riposano per vaste aree altri calcari, dell'Eocenico, e nelle zone pianeggianti una costa pure calcarea, attribuibile al Quaternario.

San Domino è l'isola più grande del gruppo (2,33 kmq.) e la prima che appare a chi vi giunga dal Gargano; ha la lunghezza massima di 2600 metri e la massima larghezza di 1100 metri; altimetricamente, essa va degradando dal sud-ovest (dove culmina, nel Lolle dell'Eremita, a 116 m.) verso il nord-est, dove si estende, a circa 50 m. s. m., una vasta area pianeggiante; quasi dappertutto, però, scende ripidamente al mare con coste dirupate e assai frastagliate; in molti punti, la parete rocciosa costiera è foracchiata da grotte come quella detta del Sale, la Grotta Menichello, e, dalla parte occidentale, la più importante di tutte, quella del Bue Marino, che sembra abbia avuto origine terrestre e sia stata successivamente ingrandita dall'azione del mare. San Domino è l'isola più fertile e meglio coltivata delle Tremiti: è occupata nella parte meridionale da un'estesa pineta, frammezzata da chiazze a macchia; ed è coltivata nel resto a grano, a vigneti, a uliveti e frutteti (fichi). Da pochi anni San Domino, che era quasi disabitata, accoglie una colonia di coatti, i quali erano prima concentrati nell'isoletta di San Nicola.

Caprara, detta anche Capperara (area: 0,60 kmq.), ha la forma di una scapola, ed è costituita da due piccoli colli, quasi della stessa altezza di poco più di 50 metri, collegati da una stretta insellatura a cui corrisponde una profonda baia (la cosiddetta Cala dei Turchi) dalla parte di O.; il colle settentrionale, che è di area più vasta (M. Grosso), manda in direzione di est un lungo sperone sul quale sorge il Faro. Le coste di questa isoletta scendono con ripido pendio verso O. e verso N. (quivi si apre la caverna detta il Grottone) e con pendio dolce dalla parte meridionale rivolta all'isoletta di San Nicola. Caprara è rivestita quasi dappertutto dalla vegetazione della macchia.

San Nicola, terza per area (0,48 kmq.) è la più importante delle Tremiti, perché l'unica per molti secoli ad essere abitata e quella che oggi raccoglie la popolazione libera. È molto allungata, con altitudine massima di 75 m., con coste generalmente ripide: solo nel tratto più meridionale la costa è bassa, e quivi si apre il piccolo porto (la Marina) e si raccoglie il centro abitato. L'isoletta è coperta da una rada vegetazione a macchia ed è coltivata in qualche breve tratto.

La più piccola delle isolette è il Cretaccio (0,04 kmq.), che sorge fra San Domino e San Nicola e che da una profonda insenatura aperta verso NO. si può dire quasi spezzata in due grossi scogli.

La pesca presso le Isole Tremiti è assai pregiata (aragoste e, in generale, pesce di scoglio). Le Tremiti sono collegate direttamente con i porti di Manfredonia e di Rodi Garganico da un servizio settimanale di navigazione; l'approdo si fa, per mezzo di barche che accostano il piroscafo, al piccolo porto di San Nicola.

Bibl.: G. Gasparrini, Descrizione delle Isole Tremiti e del modo come renderle coltive, Napoli 1838; A. Tellini, Osservazioni geologiche sulle Isole Tremiti e sull'Isola Pianosa nell'Adriatico, Roma 1890; S. Squinabol, Riassunto di uno studio geofisico sulle Isole Tremiti, Torino 1908; F. Cortesi, Contributo alla flora delle Isole Tremiti, Roma 1908; G. Negri, Contributo alla briologia delle Isole Tremiti, ivi 1908; G. Checchia-Rispoli, Osservazioni geologiche sull'Isola San Nicola di Tremiti, Roma 1926; C. Calzecchi Onesti, Da Manfredonia alle Isole Tremiti, Milano 1928.

Monumenti. - L'Isola di S. Nicola è recinta da un sistema di fortificazione al centro del quale, nella parte più elevata, sorge il castello costruito intorno al sec. XIV, ma vastamente trasformato nel sec. XV e più tardi, a difesa del monastero. Un complesso vario di costruzioni, adorne di portali e finestre sagomate con elementi decorativi intagliati, reca l'impronta del Rinascimento toscano, che meglio risalta nell'unico braccio superstite del grande cortile porticato, costruito al principio del sec. XVI. La chiesa abbaziale di S. Maria ha tracce di varie fasi costruttive: la più antica è rappresentata dai vasti frammenti di un musaico pavimentale policromo, a disegni geometrici e figurati, opera romanico-bizantina tra le più rare e notevoli, databile tra il sec. XI e il XII; di una prima ricostruzione dell'edificio nel sec. XIV si ha testimonianza nella cappella maggiore a crociera gotica; a una seconda rielaborazione, avvenuta verso la fine del sec. XV, appartiene la facciata adorna di un ricco portale, decorato di rilievi marmorei, sotto l'influsso veneto. Nell'interno della chiesa si conserva un grande polittico ligneo, intagliato e dorato, opera veneta della metà del '400, e un'importante crocifisso dipinto, opera greco-bizantina del secolo XII di probabile diretta importazione, e pertanto l'unico del genere esistente in Italia.

Bibl.: S. Squinabol, Ritrovamenti preistorici alle Isole Tremiti, in Bull. di paletnologia italiana, XXXIII (1907), p. 1 segg.; D. B. Cocarella, Cronaca istoriale delle Tremiti, Venezia 1606; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904, p. 487; M. Salmi, Appunti per la storia della pittura in Puglia, in L'Arte, XXII (1919), p. 162 segg.; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, p. 1083; C. Calzecchi Onesti, Da Manfredonia alle Isole Tremiti, in Le Vie d'Italia, XXXIV (1928), p. 930 segg.; B. Molajoli, Monumenti e opere d'arte nell'Isola di S. Nicola delle Tremiti, in Japigia, IV (1935).

Storia. - L'attuale Isola di S. Domino era chiamata, nell'antichità, Diomedea insula e questo nome, come quello dato a tutto il gruppo (Diomedeae insulae, Διομήδειαι νῆσοι), deve essere ricollegato alla leggenda secondo la quale sarebbe stato sepolto nell'isola maggiore l'eroe Diomede, in una tomba vegliata dai suoi compagni trasformati in aironi. L' Isola si chiamò poi Trimerus e Tremetis: vi fu confinata e vi morì Giulia, nipote di Augusto.

Per la loro piccolezza e la loro relativa vicinanza alla costa, queste isole servirono a lungo come baluardi della terraferma di Puglia. Vera fortezza fu la celebre Badia che fondata dai benedettini di Montecassino, visitata, protetta, perseguitata da papi, ribelle o sottomessa al centro dell'ordine, ebbe splendore nei secoli XII e XIII. Allentatasi la disciplina dei monaci, e accusati questi di soverchia amicizia coi pirati, essa fu affidata ai cisterciensi di Casanova, e da Carlo d'Angiò e da altri fortificata contro Saraceni e pirati. Più tardi saccheggiata da predoni che vi trucidarono monaci e difensori, la Badia rimase vuota e abbandonata, finché Gregorio XIII l'affidò ai canonici regolari lateranensi di S. Frediano di Lucca. Rifatta e rinforzata di armi e munizioni, resisté all'attacco della flotta turca (agosto 1567), poi decadde: Carlo di Borbone trascurò le fortificazioni, Ferdinando IV vi istituì una colonia penale (1792). Occupata dai Francesi, le Tremiti resistettero a forte assedio della flotta anglo-russa (1806-1807). Per popolare quegli inospiti isolotti, Ferdinando II obbligò i coatti a metter su famiglia. L'unico ricordo dell'origine della popolazione dai bassifondi sociali di Napoli è nel dialetto che non è quello pugliese, ma sostanzialmente il dialetto napoletano.

Bibl.: Fraccacreta, Teatro topografico storico poetico, Napoli 1818, i, pp. 65, 152; III, p. 39; IV, pp. 27-28; F. De Luca e R. Mastriani, Dizionario corografico del R. di Napoli, Milano 1852, p. 994; R. Caggese, Foggia e la Capitanata, Bergamo 1910, p. 58; M. Vocino, La Badia di Tremiti, in Notizie di storia garganica, estr. dalla Rassegna pugliese, Trani 1912-13; N. Serena, Le Isole Tremiti, Lucera 1916; G. Gay, L'Italia meridionale e l'impero bizantino, trad. ital., Firenze 1917, pp. 389, 400, 417, 524, 530, 543.

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