ITTERBIO

Enciclopedia Italiana (1933)

ITTERBIO

Guido Carobbi

. Elemento delle terre rare con simbolo Yb, peso atomico 173,5, numero atomico 70. Dà il nome a un gruppo di due elementi delle terre rare: l'itterbio e il lutezio.

J. Gadolin nel 1794 chiamò itterbia l'ossido di un nuovo elemento separato da un minerale, l'itterbite (l'attuale gadolinite; v.) trovato da S. A. Arrhenius a Ytterby (Svezia). A. G. Ekeberg, confermando la scoperta alcuni anni dopo, propose per il nuovo elemento il nome di ittrio che rimase nell'uso. Ma, come avvenne per tutti gli elementi delle terre rare, non si trattava di ittrio puro, bensì, come mostrò in seguito C. G. Mosander, di un miscuglio di almeno tre nuovi elementi: ittrio, erbio e terbio. Nel 1878, J. G. Marignac separò dall'erbio, per decomposizione frazionata del nitrato, un nuovo elemento che denominò itterbio. L'omogeneità di questo nuovo elemento era però assai relativa. E nell'anno seguente, L. F. Nilson separò da esso lo scandio. Infine, nel 1908, L. Auer von Welsbach, frazionando con l'ammonio gli ossalati doppî dell'itterbio di Marignac, isolò due elementi che propose di distinguere coi nomi di aldebaranio e cassiopeio. Quasi contemporaneamente G. Urbain frazionando (con 15.000 cristallizzazioni) i nitrati in soluzione nitrica giunse allo stesso risultato: egli adottò i nomi di itterbio (neoitterbio) e lutezio che entrarono nell'uso, mentre i due precedenti passarono in sinonimia. H. Blumenfeld e G. Urbain prepararono, nel 1914, itterbio assai puro.

I sali di itterbio sono incolori e in essi l'elemento funziona da trivalente. Dalle loro soluzioni gl'idrossidi alcalini separano l'idrossido Yb (OH)3 che calcinato si trasforma in ossido. L'ossido viene rapidamente attaccato dagli acidi a caldo con formazione dei rispettivi sali. L'ossalato di itterbio è insolubile in acqua e quindi può essere usato per il dosaggio quantitativo dell'itterbio in assenza di altri elementi delle terre rare; si scioglie facilmente negli ossalati alcalini.

Per la ricerca dell'itterbio in presenza di altri elementi delle terre rare è necessario ricorrere all'analisi spettrografica o meglio röntgenspettrografica. Lo spettro di scintilla ha circa 500 linee con lunghezza d'onda compresa fra 2300 e 3500 Å. Sono stati esaminati gli spettri di fosforescenza catodica e gli spettri di raggi X.

Bibl.: S. J. Levy, The rare earths, Londra 1924; J. W. Mellar, A comprehensive Treatise on inorganic and theoretical Chemistry, Londra 1924; L. Rolla e L. Fernandes, Le terre rare, Bologna 1929.

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