IWAN

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

IWAN

G. Ambrosetti

IWĀN. − Con tale nome si indicano abitualmente, nell'arte persiana, elementi architettonici diversi. Il termine sta propriamente ad indicare una sala chiusa per tre lati da muri, coperta in genere con vòlta a botte, ed interamente aperta sul quarto lato da un arco a tutta parete.

Viene ancora indicato con i. il complesso di più sale di questo tipo aprentesi sui lati di una corte centrale. Infine si può intendere semplicemente per i. l'arco o il vasto portale di facciata di uno di questi ambienti o di un edificio qualsiasi.

Il termine i. deriva forse dall'arabo liwan; in persiano significa "portico, galleria aperta, veranda".

Nella regione siro-irachena nella attuale architettura civile l'i. è la stanza principale della casa, posta assialmente sul fondo della corte interna e su essa aprentesi, spesso sopraelevato di pochi gradini. La vasta apertura e l'orientamento quasi sempre a N servono ad assicurare aerazione abbondante e difesa dai raggi solari durante la estate. Nell'attuale funzione, si tratta di un ambiente di soggiorno e di rappresentanza.

Si può parimenti trovare l'i. impiegato come atrio monumentale, sempre quindi con funzione predominante nel complesso architettonico, e senza che perda il suo valore di ambiente di rappresentanza. Se ne vedranno esempî più oltre.

Prototipi dell'i. sono stati indicati nella disposizione degli attendamenti di mercato babilonesi. Nel palazzo di Nabucodonosor appare un i., ma non in posizione eminente nel complesso architettonico. Padiglioni di caccia a galleria aperta appaiono pure in rilievi assiri. Un i. è stato identificato nel palazzo neo-hittita di Zincirli.

Nell'architettura classica si è voluto vedere un parallelo ellenizzato dell'i., mutuato attraverso la Ionia, nella esedra.

In età achemènide si incontra ripetutamente il tipico i.: così l'edificio principale sulla terrazza fortificata di Masgid-i Suleiman presenta una pianta a triplice i.: pare si tratti di uno dei più antichi edifici achemènidi. Simile disposizione di i. si trova a Bard-i Neshande. Anche nei successivi palazzi reali torna regolarmente lo schema del triplice i.; un tale complesso sembra fosse destinato ai pubblici ricevimenti del sovrano. Forse dalla disposizione dei palazzi achemènidi su piattaforme e terrazze è rimasta tradizionale all'i. la sopraelevazione su qualche gradino, per quanto più probabilmente si tratti di una esigenza funzionale.

Alla età parthica è dovuta la definizione dello schema fondamentale, che sarà assunto ed amplissimamente usato dalla architettura musulmana: la corte scoperta con quattro i. disposti sulla normale di ogni lato. È interessante notare l'immediato e tenace inserimento nella tradizione iranica di una forma proveniente dalla cultura parthica, un periodo cioè rifiutato e costantemente ignorato dal nazionalismo sassanide in poi.

Contaminazioni con forme di tradizione occidentale si osservano nel tempio parthico di Assur, periptero per tre lati, ma con cella aperta ad arco nella facciata libera.

Lo schema della corte ad i. si trova nella sua più tipica espressione nel palazzo di Hatra.

A forma di padiglione con vòlta a botte, che ricorda l'i., sono le grotte reali sassanidi. In questa stessa età si può indicare nel palazzo di Shushatar la grande sala quadrata coperta a cupola (che prende il posto della corte scoperta) attorniata da quattro iwān.

Esempio sovrano di i. è quello del Taq-i Kisra, palazzo reale di Ctesifonte. L'ambiente, di 46 m su 26 di larghezza, è coperto da una colossale vòlta a botte, e si apre su una scenografica facciata che si sviluppa simmetricamente ai suoi lati. Si tratta probabilmente della sala del trono. Questo impiego dell'i. è però inconsueto; lo schema più comune per la sala del trono sassanide è un i. cui segue una sala quadrata coperta a cupola su trombe d'angolo (Fīrūzābād, Qala-i Duktar, Sarvistan). Più tardi (secondo palazzo di Kish, Imarat-i Kosrau di Qasr-i Shirin, Damghan) appare lo schema di derivazione occidentale delle due file di colonne disposte lungo le pareti lunghe, a sostenere la vòlta, creando una specie di sala a navate. Anche l'ambiente più interno coperto a cupola, è spesso sostituito da altri tipi di sala di tradizione classica; ad esempio la sala absidata che appare a Kish, un peristilio (Qasr-i Shirin).

Bibl.: A. Huart, in Encyclopédie de l'Islam, Leida-Parigi, III, 1936, s. v.