JACQUERIE

Enciclopedia Italiana (1933)

JACQUERIE

Raffaello Morghen

. Il nome di jacquerie fu dato la prima volta alla sollevazione antifeudale dei contadini (detti per ischerno dai nobili Jacques Bonhomme), scoppiata nella regione dell'Oise (maggio 1358).

Se anche nei secoli precedenti si erano spesso avute nelle campagne rivolte antifeudali, quella del 1358 assunse un carattere di speciale importanza per il numero dei ribelli, per la quantità delle vittime che essa fece nell'un campo e nell'altro, e soprattutto per il difficile momento che attraversava allora la Francia. Si era ancora sotto il peso della sconfitta di Poitiers (1356) in cui il re stesso, Giovanni il Buono, era stato fatto prigioniero (v. cent'anni, guerra dei); gran parte del territorio nazionale era caduta in mano degl'Inglesi che, col trattato di Brétigny (1360), raggiungevano il massimo delle loro conquiste sul suolo francese; a Parigi l'ambizioso prevosto dei mercanti, Stefano Marcel, a capo della potente borghesia cittadina, dominando, insieme al vescovo di Lione, Roberto Le Coq, gli Stati Generali raccolti per risolvere la grave questione finanziaria del riscatto del re, traeva profitto della momentanea debolezza della dinastia per imporre al Delfino riforme democratiche che dovevano fortemente limitare i poteri della monarchia assoluta. In tali frangenti la jacquerie veniva a costituire uno dei più tragici episodî della grave crisi abbattutasi sulla Francia durante il periodo più disastroso della guerra dei Cent'anni. Secondo alcuni (Luce) la causa occasionale della rivolta sarebbe stata l'ordinanza degli Stati Generali di Compiègne agli ufficiali regi di riattare i castelli feudali, che erano i maggiori strumenti dell'oppressione dei nobili. Secondo altri (Flammermont) - e ciò è più probabile - la sommossa sarebbe scoppiata occasionalmente per una rissa fra contadini e uomini d'arme che occupavano i castelli del Beauvaisis e dell'Ile-de France e avevano terribilmente devastato la regione. La rivolta, scoppiata il 28 maggio 1358 a Saint-Leu, si estese subito a Serens, Nointel e Cramoisi, trovando facile alimento nell'odio secolare dei contadini contro la classe feudale e militare in genere, e divampò tanto più terribile, in quanto gl'inevitabili danni di una guerra disgraziata dovevano aver accresciuto i pesi che gravavano sulla classe rurale.

Dai villaggi del territorio intorno a Clermont-en-Beauvaisis l'incendio si propagò ben presto per tutta la valle dell'Oise con episodî d'inaudita ferocia nella caccia all'uomo, con saccheggi, devastazioni, massacri, finché le bande dei rivoltosi si organizzarono in una specie di esercito di circa 5 o 6 mila uomini al comando di un contadino di Mello, Guglielmo Karle, uomo vigoroso, facile parlatore, esperto del mestiere delle armi. Le città in genere, come Compiègne, Senlis, Amiens, rifiutarono ogni aiuto agl'insorti, o se ne valsero solo per raggiungere loro fini particolari, come la distruzione di castelli feudali che ostacolavano la loro espansione. Anche il Marcel cercò in qualche modo di servirsi, per la lotta contro la nobiltà e il reggente, del moto dei contadini inviando loro in aiuto, all'assedio di Ermenonville, 300 uomini d'arme al comando di Giovanni Vaillant, prevosto della morieta, e con l'aiuto dei Jacques furono distrutti molti castelli di nobili tra la Senna e l'Oise. Ma ben presto il Marcel dovette accorgersi come fosse difficile dominare e dirigere l'orda selvaggia delle bande di Karle e ritirò gli aiuti inviati, tanto più che si era fatto campione della nobiltà del Beauvaisis, sfuggita ai massacri dei Jacques, dopo aver prima promesso aiuti ai ribelli, l'ambizioso re di Navarra, Carlo II il Malvagio, prigioniero del re di Francia a Parigi e liberato dalla rivolta capitanata da Marcel. Alla testa di un esercito di uomini d'arme d'Inghilterra e di Navarra egli affrontò le bande di Karle nel piano di Mello vicino a Clermont, con l'inganno fece prigioniero il loro capo e distrusse completamente i ribelli (9 giugno 1358). Per circa due anni dopo la battaglia di Mello infierirono le rappresaglie dei nobili che pareggiarono in ferocia i massacri dei Jacques e fecero circa 20.000 vittime. La Jacquerie, benché durata appena 12 giorni, per la sua violenza e per il carattere di spontanea sollevazione di masse, fu considerata poi a buon diritto quasi l'espressione tipica della rivolta delle classi rurali oppresse da secoli di servaggio feudale.

Bibl.: S. Luce, Histoire de la Jacquerie, 2ª ed., Paigi 1894; Flammemont, in Revue Historique, IX (1879), p. 123.

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