AUSTEN, Jane

Enciclopedia Italiana (1930)

AUSTEN, Jane

Emilio Cecchi

Nacque il 16 dicembre 1775 a Steventon (Hampshire), ultima dei sette figli di George Austen. ecclesiastico di buona cultura. Il poco che si conosce della sua vita, quasi tutta spesa in residenze provinciali, con qualche visita a Bath e a Londra, è sufficiente a darci un'idea assolutamente diversa da quella delle tempestose carriere letterarie contemporanee. Miss A. suona il cembalo, ricama; cuce per i poveri e compone sciarade per i nipotini; e il suo epistolario è tessuto di minuzie, fatterelli della vita famigliare, impicci, festicciole. I lavori di giovinezza, da poco editi, quasi non oltrepassano questa materia quotidiana. Son raccontini burleschi; caricature dello stile dei romanzi della Radcliffe e della Burney; prologhi ed epiloghi per recite infantili. Una o due storie d'amore borghese, finite in nulla, si delineano scialbamente su questo sfondo. Alla qualità della vita corrisponde l'arte: nitida, imparziale, tutta buon senso, senza slanci di sentimento. I tre primi romanzi furono composti dall'A. a Steventon: Pride and Prejudice, fra l'ottobre 1796 e l'agosto successivo. Entro il 1797, Sense and Sensibility; e Northanger Abbey nel 1798. Il secondo gruppo: Emma, Mansfield Park, Persuasion, fu concluso intorno al 1816, a Chawton. Mentre si affermava il successo per questi lavori (pubblicati anonimi), la salute dell'A. comincia a declinare. Nel maggio 1817, l'A. si reca a Winckester per consulto; e vi muore il 18 luglio dello stesso anno. È sepolta in quella cattedrale.

Nel Richardson, nel Cowper e nel Crabbe si possono riconoscere elementi dell'arte dell'A.; la quale, per altro, non esagera mai l'emozione, come fa il Richardson; non la carica di misticismo e d'intenzioni didattiche, come il Cowper; e, diversamente dal Crabbe, non porta la sua pungente capacità di osservazione sopra una materia truce e odiosa (Herford). Si legge, in una delle sue lettere: "La vita di poche famiglie in un paesetto di provincia: ecco, per lavorarci a fondo, l'argomento migliore". Con l'avvertenza che si tratta non di famiglie di contadini, ma della borghesia clericale e rurale, in questa frase sono, all'incirca, tracciati i limiti, esteriori, d'una letteratura che costituisce una sorta di tramite fra il romanzo settecentesco e quello ironico e critico del Thackeray; e attraversa le correnti romantiche, senza mischiarvisi, e senza perdere un riflesso del proprio sorriso. Più che sull'amore, lo spirito comico dell'A. si esercita sulle passioni intellettualistiche, meno immediate: l'orgoglio, l'ambizione, la vanità, i contrasti di carattere. Nel suo realismo non è niente di corporeo e carnale; ma un giuoco psicologico spolpato, come il giuoco di bielle e di leve in un movimento di orologeria. Tutta latina, oraziana, è la lucidezza con la quale essa tocca la sua materia. E per la perfezione del mestiere letterario, oggi, fra gli scrittori dell'epoca di Wordsworth è dei più ammirati.

Edizioni: L'edizione di Oxford resta fondamentale per le opere della maturità; ma si hanno numerose altre edizioni, ottime, d'uso corrente. Scritti giovanili, rimasti inediti durante un secolo, vennero infine resi accessibili al pubblico nelle opere seguenti: Love and Friendship and other early works from the original Ms. by I. A.; prefazione di G. K. Chesterton, Londra 1923; Sanditon, Oxford 1925; Plan of a novel and other documents, Oxf0rd 1926. Cfr. inoltre: Letters, edite da lord Brabourne, 1884 (ma molte lettere erano state distrutte dalla sorella Cassandra); e una scelta dall'epistolario, a cura di R. Brimley Johnson, Londra 1928.

Bibl.: Life of J. A., a cura del nipote J. E. Austen Leigh, Londra 1870; S. F. Malden, J. A., Londra 1889; W. H. Pollock, J. A., her Contemporaries and Herself, New-York 1899; G. Mitton, J. A. and her times, Londra 1905; R. Brimley Johnson, J. A., Londra 1928; E. Bassi, La vita e le opere di J. A. e G. Eliot, Roma 1916; O. W. Firkin, J. A., New-York 1920. Oltre alle opere di comune consultazione, e agli articoli pubblicati in occasione del centenario della morte, cfr.: C. H. Herford, The Age of Wordsworth, 1897; Orlo Williams, Some great English Novels, cap. VI, 1926.

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