LEIGH, Janet

Enciclopedia del Cinema (2003)

Leigh, Janet

Francesco Costa

Nome d'arte di Jeanette Helen Morrison, attrice cinematografica statunitense, nata a Merced (California) il 6 luglio 1927. Bionda, attraente, sottilmente sensuale, talvolta maliziosa, è stata molto popolare fin dal suo debutto, senza però mai raggiungere un reale status divistico. Non è stata una diva ma senz'altro un'attrice moderna, intelligente e duttile, brava sia nel genere drammatico sia in quello brillante, richiesta da molti dei maggiori registi della storia del cinema. È apparsa come il fragile simbolo della bellezza indifesa su cui infieriscono il crimine e la follia in due inquietanti capolavori: Touch of evil (1958; L'infernale Quinlan) di Orson Welles e Psycho (1960; Psyco) di Alfred Hitchcock. Per Psycho, in particolare, nel 1961 ha ottenuto il Golden Globe e una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista.

Iniziò giovanissima a lavorare come modella, attirando l'attenzione dell'attrice Norma Shearer che la segnalò alla Metro Goldwyn Mayer. Messa subito sotto contratto dallo studio, esordì in un modesto western, The romance of Rosy Ridge (1947; La cavalcata del terrore) di Roy Rowland, ma subito dopo affrontò con grinta un difficile ruolo drammatico, quello della giovane sposa di un reduce di guerra, in Act of violence (1949; Atto di violenza) di Fred Zinnemann. Recitando con grazia in ruoli di 'ingenua', si fece notare in diversi film in costume, tra i quali spiccano Little women (1949; Piccole donne) di Mervyn LeRoy, dall'omonimo romanzo di L.M. Alcott, e Scaramouche (1952) di George Sidney, in cui è la romantica Aline, dalla quale il pur innamorato protagonista (Stewart Granger) inizialmente si ritrae, credendola la propria sorella. Aveva già svelato un bel talento comico in Strictly dishonorable (1951; Matrimonio all'alba), scritto e diretto da Melvin Frank e Norman Panama, e in Fearless Fagan (1952) di Stanley Donen, ma s'impose al fianco di James Stewart nella parte della spaurita Lina nell'ottimo western The naked spur (1953; Lo sperone nudo) di Anthony Mann. Lasciata la MGM, girò con il marito Tony Curtis il film biografico Houdini (1953; Il mago Houdini) di George Marshall. Avendo riscosso il favore del pubblico, la coppia si presentò ancora in The Vikings (1958; I Vichinghi) di Richard Fleischer e in due piacevoli commedie, The perfect furlough (1958; In licenza a Parigi) di Blake Edwards e Who was that lady? (1960; Chi era quella signora?) di G. Sidney. Malgrado la presenza di John Wayne al suo fianco, si rivelò invece un insuccesso, forse l'unico nella sua lunga carriera, Jet pilot (1957; Il pilota razzo e la bella siberiana), iniziato nel 1949, girato nel 1950 da un ormai stanco Josef von Sternberg e uscito otto anni dopo. In Touch of evil, pietra miliare del genere noir, la L. recitò con finezza e senso del dramma il personaggio di Susan Vargas, la moglie di un poliziotto incorruttibile (Charlton Heston) che viene sequestrata e drogata da una banda di teppisti. Interpretò poi in Psycho una figura analoga, ma più ambigua e disillusa, quella di Marion Crane, ladra per amore, che finisce accoltellata sotto la doccia da un folle, in una sequenza che da sola è divenuta rappresentativa di un intero genere cinematografico. Accanto a Frank Sinatra recitò quindi il ruolo della comprensiva Rosie nell'allarmante e profetico film fantapolitico The Manchurian candidate (1962; Va' e uccidi) di John Frankenheimer e ritrovò un personaggio comico, quello della psicanalista Elizabeth, nello scatenato Three on a couch (1966; Tre sul divano) di Jerry Lewis. Dagli anni Sessanta l'attrice ha cominciato a diradare la presenza sul grande schermo, privilegiando il lavoro per la televisione. È tornata a recitare per il cinema con un efficace horror, The fog (1980; Fog) di John Carpenter, in cui ha affiancato sua figlia Jamie Lee Curtis, avuta da Tony Curtis e divenuta a sua volta attrice di richiamo, apprestandosi così a concludere degnamente una carriera costellata di film memorabili, alcuni dei quali sono ormai concordemente ritenuti dei classici.

Nel 1984 è stata pubblicata l'autobiografia, There really was a Hollywood, seguita nel 1995 dal suo romanzo House of destiny e da Psycho: behind the scenes of the classic thriller, che raccoglie i ricordi personali sul suo film più famoso.

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