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Pseudonimo dell’artista argentino Franco Fasoli (n. Buenos Aires 1981). Appartenente alla prima generazione di artisti argentini ad attuare il passaggio dal writing alla street art, fa oggi parte della schiera di artisti più ricercati dai festival internazionali ed è molto apprezzato per progetti e commissioni di grandi opere nello spazio pubblico. Nonostante una formazione artistica tradizionale ed eclettica svolta tra scuola teatrale, di ceramica e di pittura, il primo e decisivo approccio di J. con la sfera  dell’espressione creativa avviene in strada, attraverso l’attività di writer, che lo coinvolge a partire dalla metà degli anni Novanta sui muri delle strade di Buenos Aires. Fondamentale per l’evoluzione dal linguaggio della lettera a quello della forma figurata è un viaggio a Barcellona nel 2004, allora capitale europea di un arte senza codici imposti e liberamente realizzabile senza correre particolari rischi legali. Al suo ritorno in Argentina J. è uno dei primi artisti locali ad abbandonare i graffiti a favore della nuova tendenza, che nella capitale Buenos Aires può godere di un ambiente relativamente permissivo, simile a quello della città catalana. Da quel momento, e in particolare dal 2008, la ricerca artistica di J. evolve in scala – le sue opere possono coprire pareti di notevole grandezza – e in un repertorio tematico e stilistico molto personale che mantiene un proprio e continuo dinamismo interno. Identità, condizione umana, conflitto e dualità costituiscono l’apparato concettuale più esplorato, il quale viene declinato figurativamente attraverso motivi ricorrenti come quelli della lotta, del raduno in cerchio di animali o della simmetria compositiva. Le maschere, o comunque i volti censurati, riflettono sul tema identitario e rimandano all’occultamento del viso tipico degli hooligans argentini così come dei writer stessi durante le loro azioni eversive. Tali temi sono inoltre connessi con la situazione dell’Argentina, dove lo scontro e il dualismo sono insiti nella tradizione socio-politica, ed altri elementi fanno riferimento all’immaginario della cultura e delle tradizioni latinoamericane: è il caso della tigre, animale particolarmente presente nei suoi lavori. Determinanti sono i luoghi, che orientano le scelte tematiche e lo schieramento dei riferimenti sociali, politici e culturali operato dall’artista. Anche lo stile e la tecnica riflettono l’apparato dualistico e contrastante che connota e avvolge tutto il suo lavoro. La sperimentazione di materiali, che vanno dalla classica vernice sino al catrame e alla benzina, dallo spray sino alla carta, è funzionale a restituire effetti espressivi sempre differenti, anche all’interno della stessa opera, ulteriormente sottolineati da una conduzione stilistica che non disdegna sovrapporre elementi di tipo geometrico alla definizione realistica dei corpi. Il viaggio contraddistingue la recente attività di J., impegnato nella realizzazione di grandi interventi murali in molti paesi del mondo. Tuttavia, la partecipazione attiva in alcuni tra i più importanti eventi e festival internazionali, quali Living Walls a Atlanta (2011; 2013), non scalfisce un atteggiamento critico di base nei confronti dell’aspetto triviale, della rapida esposizione e del facile consenso temporaneo che molti di essi possono incorporare.

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