BARTHÉLEMY, Jean-Jacques

Enciclopedia Italiana (1930)

BARTHÉLEMY, Jean-Jacques (comunemente chiamato dai contemporanei "l'abate Barthélemy")

Luigi Foscolo Benedetto

Nacque il 20 gennaio 1716 a Cassis presso Marsiglia e morì a Parigi il 30 aprile 1795. Diresse, dal 1753 alla morte, il Gabinetto delle medaglie, annesso alla Biblioteca del re, e si devono soprattutto alle sue cure il primo riordinamento organico di quell'importante deposito e il suo imponente sviluppo grazie all'acquisto delle collezioni Beauveau, Cary, Clèves, Pellerin: per arricchire le raccolte reali si fece inviare nel 1755 dal ministro D'Argenson in Italia, riuscendo a riportarne, nel 1757, circa 300 medaglie oltremodo rare, quando non addirittura uniche (si vedano le lettere edite da A. Serieys nel 1801, ristampate nel 1812, col titolo Voyage en Italie). Al progresso della scienza numismatica contribuì pure con memorie speciali e su di essa si proponeva di scrivere un vero e proprio trattato: i frammenti a noi giunti mostrano più che altro la serietà e il buon senso con cui concepiva il compito di un "custode", come allora si diceva, di medagliere. La sua attività di erudito non si limitò alla numismatica: le numerose dissertazioni da lui comunicate all'Académie des Inscriptions (di cui fece parte dal 1747), i rendiconti da lui dati al Journal des savants, la sua corrispondenza con molti illustri eruditi del tempo (le sue lettere al nostro Paciaudi sono state pubblicate da Ch. Nisard in appendice alla Correspondance ined:te du comie de Caylus avec le P. Paciaudi Théatin, II, Parigi 1877, pp. 177-310), provano il suo vivo interesse per l'antichità in generale. Sono specialmente degne di nota, come prova della sua erudizione e come esempio della sua critica, assennata e tranquilla, spesso felice, la sua Explication de la mosaïque de Palestine (1760) e la sua Dissertaiion sur une ancienne inscription grecque relative aux finances des Athéniens (1792). Ebbe una parte notevole nei primi grandi dibattiti sull'alfabeto fenicio. Collaborò al celebre Recueil d'antiquités del conte di Caylus. Nel 1788 la sua fama, che prima era ristretta agli ambienti accademici e a qualche circolo mondano, divenne grandissima in tutta la Francia e in Europa grazie al successo strepitoso del suo Voyage du jeune Anacharsis en Grèce vers le milieu du quatrième siècle avant Jésus-Christ, vasta opera elaborata con amorosa lentezza per quasi un trentennio, ove, con l'aiuto di una tenue finzione - il viaggio di un giovane Scita attraverso al mondo greco all'epoca di Epaminonda, di Platone, di Demostene - è tentata l'evocazione, per il gran pubblico, di tutta la civiltà ellenica: leggi, religione, costumi privati, scienze, arti, letteratura, vita militare e politica, concezioni filosofiche. Non si sprigiona dal libro nessuna intuizione unitaria dello spirito greco; è essenzialmente un tentativo di volgarizzare, di rendere gradevole l'erudizione, un episodio di quella che fu chiamata l'Arcadia scientifica. Nel secolo di Winckelmann, dopo le vaste curiosità suscitate dalla scoperta di Ercolano e da quella di Pompei, un'opera come quella del Barthélemy, che, pur restando materiata di elementi concreti, ridava vita e parola a tanti personaggi antichi, che traduceva in quadri pittoreschi, in figure nitide, in conversazioni eleganti il fascino vago di un'antichità bella e augusta, trovava un pubblico preparato e parve un bel miracolo d'arte: si veda per avere la misura dell'entusiasmo con cui il libro fu accolto, il discorso con cui il cavaliere di Boufflers ricevette il Barthélemy all'Accademia francese (1789). Oggi l'opera ci riesce penosa e ingenua: sentiamo troppo che per avvicinare l'erudizione alla vita il Barthélemy si limita a trasformare l'accademia in salotto.

Opere: Øuvres complètes, Parigi 1821,4 voll., in-8. Tra le edizioni del Voyage da segnalarsi per la sua bellezza quella di Didot il giovane, Parigi 1799, in-4° Il B. lasciò dei Mémoires écrits par lui-même (v. Øuvres compl.; editi anche a parte, nel 1824, dal Lalande). É di grande importanza, per comprendere la mentalità tipicamente settecentesca del B. e il filone mondano, a cui il Voyage si ricollega non meno che al movimento erudito, il suo poemetto La Chanteloupée ou guerre des puces.

Bibl.: Si vedano su di lui, oltre alla notice premessa dal Villenave alle Øuvres complètes, l'Éloge historique premesso dal Sainte-Croix alle Øuvres diverses (Parigi, anno VI). Sul B., intimo del Malesherbes, famigliare, e in certo modo, abate-servente dei Choiseul, uomo di mondo, il più renté degli eruditi del tempo, sono da vedersi le corrispondenze dell'epoca: tra l'altro la Correspondance complète de M.me du Deffand avec la duchesse de Choiseul, l'abbé de Barthélemy et M. Craufurt, publiée par le marquis de Sainte-Aulaire, Parigi 1867.

In Italia il Voyage fu compendiato elegantemente dal Fabbroni (voll. 3, Pisa 1791); nello stesso anno ne uscì una versione completa a Venezia (voll. 12, in-8°), ristampata ivi nel 1825. La traduzione veneziana fu ripubblicata, con correzioni e con note prive di qualunque valore scientifico, da un tal Giuseppe Belloni (Milano 1820).

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