NEGULESCO, Jean

Enciclopedia del Cinema (2004)

Negulesco, Jean

Pedro Armocida

Regista cinematografico romeno, naturalizzato statunitense, nato a Craiova (Romania) il 26 febbraio 1900 e morto a Marbella (Spagna) il 18 luglio 1993. Come altri cineasti europei trasferitisi a Hollywood, nelle sue opere N. riuscì a far emergere pregi e difetti dello studio system. Autore prolifico, realizzò film appartenenti a generi diversi, privilegiando nella prima parte della sua lunga carriera il noir e nella seconda le commedie sentimentali. Avvicinatosi al mondo dell'arte, nella Parigi degli anni Venti, come pittore e decoratore (una passione che lo accompagnò per tutta la vita rendendolo un collezionista e un intenditore), si trasferì nel 1927 a Hollywood, dove iniziò a lavorare come scenografo, autore di storie e produttore associato, prima di dedicarsi alla regia.

Dopo essere stato regista di seconde unità, per es. in A farewell to arms (1932; Addio alle armi) di Frank Borzage, in cui diresse le sequenze di guerra, realizzò una cinquantina di cortometraggi. Il suo primo film importante fu Singapore woman (1941; La femmina di Singapore), ma la sua carriera di regista non decollò fino al 1944, quando la Warner Bros. gli affidò le realizzazioni di film quali The mask of Dimitrios (La maschera di Dimitrios) e The conspirators (I cospiratori), che segnarono entrambi il consolidamento della coppia di attori Peter Lorre-Sidney Greenstreet, già interpreti di The Maltese falcon (1941; Il falcone maltese o Il mistero del falco) di John Huston. Proprio a questo film N. si ispirò per la sua successiva opera, Three strangers (1946; L'idolo cinese), nella quale diresse ancora i due attori. Pur se con esiti altalenanti, N. continuò a esplorare le atmosfere noir e i meccanismi della suspense in Nobody lives forever (1946; Una luce nell'ombra) e in Humoresque (1946; Perdutamente), un dramma hard boiled caratterizzato dalla profonda capacità visiva del regista memore della lezione del Surrealismo. Dopo il melodramma Johnny Belinda (1948), che gli valse nel 1949 una nomination all'Oscar per la regia, e il suggestivo noir Road house (1948; I quattro rivali), N. decise di passare alla 20th Century-Fox dove, senza rinunciare alle sue doti narrative, cedette alla nuova linea produttiva della società che, con l'avvento del Cinemascope, aveva iniziato a scegliere storie sempre più sentimentali e convenzionali. È il caso di Three came home (1950; ...E la vita continua) e di Under my skin (1950; La sua donna), tratto dal racconto di E. Hemingway My old man. Dopo una breve parentesi nella commedia con The mudlark (1950; Un monello alla corte d'Inghilterra), girato interamente nel Regno Unito e considerato da N. stesso il suo miglior film, tornò nel 1952 alla narrazione drammatica con Phone call from a stranger (1952; Telefonata a tre mogli) in cui la sua passione per la pittura è testimoniata dalle solarizzazioni che aprono e chiudono i vari flashback. Con l'episodio The last leaf (L'ultima foglia) del film collettivo O. Henry's full house (1952; La giostra umana), N., nell'affrontare il tema a lui caro della funzione fondamentale che l'arte è in grado di svolgere nella vita degli uomini, raggiunse l'apice del suo romanticismo cinematografico attraverso la vicenda di un vecchio pittore astratto che si sacrifica alla pittura naturalista per ridare speranza a una ragazza morente. Nel 1953 girò Titanic, uno dei primi film direttamente ispirati alla tragica vicenda dell'omonimo transatlantico, riscuotendo nello stesso anno un grande successo con il brillante How to marry a millionaire (Come sposare un milionario), interpretato da Lauren Bacall, Betty Grable e Marilyn Monroe e secondo film della storia in Cinemascope, che segnò per N. l'evidente passaggio alla commedia, confermato l'anno successivo con Three coins in the fountain (1954; Tre soldi nella fontana), del quale, dato l'inaspettato risultato, avrebbe realizzato un remake dieci anni più tardi, The pleasure seekers (Mentre Adamo dorme), ambientato in Spagna.

Successivamente, dopo il musical Daddy long legs (1955; Papà Gambalunga), si dedicò al genere avventuroso con The rains of Ranchipur (1955; Le pioggie di Ranchipur), debole rifacimento di The rains came (1939) di Clarence Brown, e con Boy on a dolphin (1957; Il ragazzo sul delfino), secondo film di Sophia Loren a Hollywood, per poi ritornare al melodramma con The best of everything (1959; Donne in cerca d'amore). Concluse la sua carriera dirigendo Hello-goodbye (1970) e The invincible six (1970; Sei dannati in cerca di gloria). Nel 1984 pubblicò l'autobiografia Things I did… and things I think I did.

Bibliografia

J. Campion, Jean Negulesco, in "Films in review", April 1973.

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