TAYLOR, Jeremy

Enciclopedia Italiana (1937)

TAYLOR, Jeremy

Ernest de Sélincourt

Scrittore inglese, nato a Cambridge nel 1613, morto a Lisburne (Irlanda) il 13 agosto 1667. Figlio d'un barbiere chirurgo, fece gli studî al Cains College, Cambridge, dove fu eletto fellow nel 1631. La sua fama di predicatore attrasse l'attenzione del vescovo Laud che gli procurò la nomina a fellow di All Souls College a Oxford. Nel 1638 fu nominato rettore di Uppingham. Allo scoppio della guerra civile, egli parteggiò per i realisti, si unì al re Carlo a Oxford, divenne suo cappellano e, stimolato dal re, scrisse il suo primo libro, in difesa della Chiesa, intitolato The Sacred Order and Offices of Episcopacy (1643). Nel 1648 apparve il suo Liberty of Prophesyng, eloquente difesa della tolleranza, indirizzata contro la bigotteria dei presbiteriani attaccata dal Milton in un famoso sonetto, e nel 1649 The Great Exemplar, vita di Cristo intercalata di preghiere e di esercizî devoti. Durante la repubblica, il T. fu privato dei mezzi di sussistenza e più volte imprigionato. Per qualche tempo tornò a insegnare; poi trovò rifugio con lord Carbery al Golden Grove, nel Montgomery (Galles). Ivi egli scrisse le sue opere più famose: Holy Living (1650); Holy Dying (1651); Sermons (1653), e The Golden Grove (1655), un manuale di preghiere quotidiane, alcune delle quali per bellezza linguistica sono superate in Inghilterra solo dal Book of Common Prayer. Durante questi anni il T. fece parecchie visite a Londra, dove godeva di molte amicizie, specie quella del diarista John Evelyn. Nel 1657 si recò in Irlanda sotto il patronato di lord Conway, che gli procurò una modesta cattedra a Lismure. Alla restaurazione ebbe dalla corona, in compenso della sua lealtà, il vescovato di Down e Connor, al quale tre anni dopo fu aggiunta la sede vescovile di Dromore.

Ma la vita in mezzo ai dissidî tra cattolici e presbiteriani gli riuscì meno confacente che non nella quiete del suo ritiro al Golden Grove. Sul suo ultimo libro, Ductor dubitantium, o Cases of Conscience (1660), il più elaborato libro di casistica scritto da un protestante, lavorò molto. ll T. pensava che a quest'opera rimanesse affidata la sua fama; ma il libro fu poco letto. Oggi la sua fama riposa unicamente sul suo diritto ad essere considerato col Milton e con sir Thomas Browne come uno dei più grandi scrittori di prosa adorna e retorica. Egli è un maestro nelle lunghe cadenze musicali; nella prodigalità della sua esemplificazione immaginosa, tratta dalla Bibbia, dai classici e dai fenomeni naturali, è inuguagliato. Tuttavia i suoi periodi sono spesso disordinatamente lunghi, e la sua fertilità nell'evocare immagini è così esuberante, che i periodi stessi risultano sovraccarichi e si soffocano a vicenda. Per questo difetto, egli non sfuggì a critiche, in un'epoca che già aspirava a uno stile di prosa più semplice e più logico. Ma le sue inesauribili risorse di fantasia furono ammirate da molti scrittori della rinascita romantica, per es., da Wordsworth, De Quincey, e Keats, mentre Coleridge non si fece scrupolo di mettere il T. con Shakespeare, Bacone e Milton, come uno dei quattro maggiori genî del sec. XVII.

Ediz. completa delle opere del T. (con una biografia e uno studio critico), a cura di R. Heber, voll. 15, Londra 1822.

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