COEN, Joel ed Ethan

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

COEN, Joel ed Ethan

Daniela Angelucci

Registi e sceneggiatori cinematografici statunitensi, nati a Saint Louis Park (Minneapolis), il primo il 29 novembre 1954, il secondo il 21 settembre 1957. Prendendo le mosse da un cinema di genere e facendone una sorta di parodia, i fratelli C. hanno costruito una filmografia ricca e originale, che dal thriller e dal noir grottesco arriva fino alla commedia sofisticata. Se inizialmente Joel era accreditato come regista ed Ethan come produttore, dagli anni Novanta i due fratelli si firmano entrambi come registi e sceneggiatori, occupandosi anche a volte del montaggio dei film. Partiti dal cinema indipendente, di cui mantengono la freschezza e l’evidente cifra autoriale, i C. – grazie al loro talento figurativo, all’attenzione alla messa in scena, unita alla bizzarria delle vicende narrate e dei loro personaggi – hanno ottenuto grandi riconoscimenti in Europa, imponendosi poi anche a Hollywood. Sono stati per ben tre volte vincitori della Palma d’oro al Festival di Cannes, nel 1991 con Barton Fink (Barton Fink -È successo a Hollywood), nel 1996 con Fargo (che ha ottenuto anche un Oscar per la sceneggiatura) e nel 2001 con The man who wasn’t there (L’uomo che non c’era), mentre nel 2008 il loro No country for old men (2007; Non è un paese per vecchi) ha conquistato tre Oscar, per il miglior film, la miglior regia e la miglior sceneggiatura.

Esordienti negli anni Ottanta con l’horror Blood simple (1984; Blood simple - Sangue facile), il loro successo si è consolidato negli anni Novanta con una serie di film nei quali emergono sempre più i tratti stilistici tipici del loro cinema: i piani-sequenza, le prospettive paradossali della macchina da presa, l’insistenza delle soggettive. Tra i film di questo periodo, il thriller dalla singolare ambientazione non urbana Miller’s crossing (1990; Crocevia della morte); Barton Fink, noir ambientato negli anni Trenta, magistralmente interpretato da John Turturro e John Goodman e pluripremiato a Cannes; Fargo, detective story ambientata nel paesaggio innevato del Minnesota che ha ispirato l’omonima serie televisiva di grande successo (la prima stagione è stata trasmessa nel 2014). Spicca nel film l’interpretazione di Frances McDormand (allora moglie di Joel, vincitrice dell’Oscar come miglior attrice protagonista per questo ruo lo), nella parte del capo della polizia locale, in attesa di un figlio e senza particolare talento investigativo, travolta dagli eventi e dalla stupidità della violenza. Un personaggio simile, inadatto e straniato rispetto alle vicende in cui incorre, è il protagonista dell’esilarante The big Lebowski (1998; Il grande Lebowski), interpretato da Jeff Bridges, pigro hippy coinvolto suo malgrado in una serie di crimini.

Gli anni Duemila si sono aperti con la commedia O brother, where art thou? (2000; Fratello, dove sei?), divertente rivisitazione dell’Odissea con George Clooney come protagonista, mentre dell’anno successivo è The man who wasn’t there, rigoroso noir in bianco e nero, non privo di sottile umorismo, ambientato negli anni Quaranta e incentrato sulla figura dello schivo, quasi ‘invisibile’ barbiere Ed Crane (riuscita prova di Billy Bob Thornton). Dopo la sarcastica commedia Intolerable cruelty (2003; Prima ti sposo, poi ti rovino) e il divertente The ladykillers (2004), remake dell’omonimo film del 1955, nel 2007 i C. hanno realizzato la loro opera più premiata, No country for old men, ispirato al romanzo di Cormac McCarthy. Il film – in cui i C. mostrano fino in fondo la notevole capacità di esaltare le qualità visive della messa in scena, evitando però al contempo un esito manierato – racconta una serie di omicidi compiuta al confine tra il Texas e il Messico da un folle e violento serial killer (un irriconoscibile Javier Bardem, vincitore dell’Oscar come miglior attore non protagonista), braccato dall’anziano e ormai disilluso sceriffo Bell, reduce del Vietnam (Tommy Lee Jones). L’anno successivo, un cast di grandi attori (ancora Clooney, insieme a Brad Pitt, Tilda Swinton, John Malkovich, di nuovo Frances McDormand) ha recitato nello spassoso Burn after reading (Burn after reading - A prova di spia), mentre nel 2009 i C. sono ritornati ai toni malinconici, quasi dolenti, con A serious man, storia di un uomo ordinario, professore ebreo nel Mid West degli anni Sessanta, contro cui – come Giobbe, evidente riferimento biblico del film – la vita si accanisce fatalmente.

Nel 2010 i registi, con True grit (Il grinta), si sono confrontati con il western, realizzando il remake del film omonimo diretto da Henry Hathaway nel 1969. Incentrato sul rapporto tra la quattordicenne Mattie, desiderosa di vendicare l’omicidio del padre, e il burbero e ormai non più giovane sceriffo Cogburn (ancora un eccellente Jeff Bridges), accompagnati dal goffo ranger LaBoeuf (Matt Damon), il film, forzando gli stilemi del genere, è in fondo una riflessione sulla perdita e sul tempo che passa. A completare la galleria di perdenti, il malinconico Llewyn Davis, cantante folk destinato a non avere fortuna, protagonista di Inside Llewyn Davis (2013; A proposito di Davis), film asciutto e insieme struggente sull’arte e sul fallimento.

Scena da True Grit

Bibliografia: A. Mascia, Alla ricerca del senso. Cinema e filosofia nell’opera dei fratelli Coen, Fiesole 2007; A. Agostinelli, Un mondo perfetto. I comandamenti dei fratelli Coen, Nardò 2010.

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